In morte di G. Ugdulena, A. Gallo, E. Salvo e N. Musumeci illustri letterati e soci dell'Accademia di scienze e lettere di Palermo di Giuseppe De Spuches

발행: 1873년

분량: 16페이지

출처: archive.org

분류: 시와 노래

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dii clis a te rasei ben et in si seste Quest fortio gradito, Bel aia pii bello non comparve Inia D'oriente sui tuo; Quia descinondo cina, quia de lai a0 campo, valle, o nuine, O monte ita, cui celebra si bello Fuor di tutio costumea Ma ben si a Mice agit, dici logia a vanis, chytri prima capion de te virtuti, Fur imum uod uti. Ove non ropre Ι'improbi nemicicam insertam ii minuscet cruento; Ν deli negire rinni, Cui sono ingratiust inni, Risi nam tu lamenti, cisivi inco iis impronis e rodio mordace. Orit vivo aere eccelso Piaccia spirar, cli su per salte cinae

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O per i olivi rei, Bove oliscon si Venere Proseti,clis da te nive inani Versa noem odorosiua atrinanimi cos omisi che giova Ualu carinida prora 'Quia sensost monte o perbo mute alleua '

ta sapiungam di virili educam. Ancocii cor dei celestiGraa ecla, gloria e laicerca presti iridolii rombre, comessues cervet Iri perenne sontana. di te prima, o Salvo l), Magno testor decla canZOn romana Clio si rammenta dine cui non rarae Diiovorta lacinano inmorata; NDil maggiore dei danni

Scioli ad citium per cuin, per presera complange la Musa,

Te di Linura novissimo cantore;

colla diva aggiungerit suo dolore Et, che pupilla dei latini vasti Disse ne carini ornativum litis di Melloto sacra

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Presso it halgido aggio Fipiant della Musa it in partire; Ma astri duo Grandi olino periti anesi essi

Palla, plangendo, mi Sospinge B illae. Te pria, Musmeci, esplicator sonano

Dei commercial diruto; cui semita n lamento di lar timcli han gli,guardilogi astri, e lian ne nutu

Volan des inarda torbida planurix. se deplora, alii pena i

in sapiuneta e di virtu las assi, Inun tia Ugdulena. Nullari placitus corruumni cosa; Ne quello cla agi umani utile torni Spregio tua mente uti,fa e sis legitosa, Clae visse sol pensando Quesso che sine prisclii ne presenti giorni, tutio seppei genio tuo ammirando. E come sole rombra dolia nouexto selliania, des fulmine alluinarsi, Boisitorno cosidalia parolis Schiaristi nelle tu pagine dotiis. Ma quas in presso altaria Mona mova armonia 3

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Vanto e splendore di Sicilia, e quanti Fe chia riclo scalpello, o ramor de te seste, Missi pennella. Poscia dei son in Oro, E que cli pose a Cerere sui crine DIIn astro, fulgidissimo decoro. Nyinam illi te com est dine

Resse, erit iova ne sorte, che per la patria an lo contro ad morte.

Con superbo pensiorODietro a speranga, che bella Uaccende,

Ma non si aggiunge mai. Viruina de la inngo

VOratrice dei popoliis doliero Propugnator dei struto e de la tume, Clie Pindia correme. ci cuidi lauri, o queres Incoronato, O di perpetui nori

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Gallo, clis G dihinori,

Agilissimi spirit a te foras doli 'edera e dei inlati, O di rosa novella Frari petali odorati, Li'eterea lor natura oggi mutando In venusta apparemiso diasvi sarsalle, O d' ignes clis canti in erina valle. Tulli, comerii disio gli agita, e allieta, Acclamano a poeta Gme benimo, che volsel pensiero Solo atronesto e M vero. rammentande sculte effigie eri segni Ond'ebbe gloria Ognuidi loro exondecres,lis ronore dei sicani ingeges. Ε Gallio uibactava or es t 'eva

Badiis baci da loro . . . .

Mentre Apollo it cingeειχ'inclito alloro. Coti trionsa e My ultimi compagni Noli'alia gloria assunto Egli 'aggiunhe ara spiriti mami Sila soglia dei cieto, inpio Dive belle e vereconde,

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