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della repubblica che con leuita, e non per tirario in inganno, Sisacevan con tu queste pratiche, si auxis non osse a vere in non cale quella prosserta, e celata mente in Casas giolo si con-dusse uti gloria che vi si do eva rovare anelie iero e opoavere oti esso in torno alle condiZioni della citi molio rogionato non si seppe recisa mente di quali cose, perche la morte di iero sece che te non si potessero ridui re a termine' subito se ne torti via. Densi tuti gli storici si accordano ell asseruiare che, se iero avesse potui vivere uulche torno id avrebbe ri-
messo luit gli scit in patria, per lilaerariam col configlio O coni armi a tristi ad amis geria congi urati. a gli, sponto ii vigore delia natura percia violen Zarael male cheigni di si saceva pili grave, quando e i suo e i Comune se si consideri pili 'diis
chera mala ilia , men et Oxeano aspellare, mori. Piero de Medici come ella prudenZa e ne Seiano, coS nella magnanimita e ella costunga non a se quanto Osim suopadi eo in gni ultra virili gli su pari di splendore o di magnificenZa ella ita privata, O secondasse in questo ii suo genio si accomodasse a tem p che splendore e magnificenZa maggior ri chiedevano, alquanto o nutaggib. Leu men rillo di se comoquesti che ebbe mei tempo di segnalarsi e perch visse quasi luti ala ita col adre , a cui gloria parve assai uocere nil Iode de silliolo e perch sem pre insermiccio dou chiedere in gra-χia a magistrato di bada pili a se che alia patria Mopo amorte di Cosimo ter per poco esse ii Comune', a non limen si go vernis in modo che elle gravissime contes civili ben-ch molti ciliadini cospirassero in sieme per perderio, egi non Iasci desiderare ii sorteZZa ne costati Za Deli nitiministragion delle cos pubbliche, si senia ne vigore ella dis a dei suo talo, tib sorZa n impegno et caecia gli a versurii Le quali cose ut te
egi sece per proprio suo moto, e lo oderati si delibe di vir
iuOSO e prudente O per Onsigito nitrui, o uel tu si meritis di iii ,-derato ei equo, come uom che cauto Deilo seegliere gli an cipare per natura accomodalo de pari e a sare a modo dei mi. glior e a comandare a se tesso. che iani pili aversi
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sulta atque ignoratione besse Decessit annitin natus I III eum liberos Iulianum et Laurentiam reliquisset quorum huic propterea quod fratri aetate anteiret , et mirisicam semper virtutis indolem prae se tulisse , et domesticae et publicae rei adininistrationem vivens adlinc magna ex parte tradiderat. Qua ille Suscepta, ita semper se gessit, ut parentis spei et suorum responderit hominum expectationem atque exterorum in primis, qui bas minus erat illius virtus explorata, longe etiam industria et
Per eadem fere tempora, quibus ea Florensiae agebantur in magno totius fere taliae otio Paulo secundo Pontifice Maximo septimo Pontisi catus anno decedente , in illius locum xystus quar
tus sussicitur, maiore quident vi quam aliorum admirationes cum neque illuni nobilitas , non obscuro solum sed sordido loco aliam , neque excellens virtus ut cruditio , neque probitas morum utque elegantia, sed sacerdotum umbitio, atque ex ea ingens inter eos ortum dissidium, ad eam dignitatem eve-
Η gi delio ella resurione heri nostro lorico h palese mente v verso a Pontende isto IV ondeche quant utique io, anche col pericol di esse ripulato tradultore poco sedete, si per studi armi di interpretur ne senso mi gliore io che da luis serive intorno a questo Pupa; pure fovente mi avVerr di do ver imostrare con nolech Michel Bruto a parer mio non diceri vero. Comincia egi da sar carico a Sisto IV deli esse nulo di vi sangue I non Oglio notare che questa circostanZa, invece didisonorare, accomanda angi a Postericia memoria di uel Ponte fice peroccho senet unmerito risguarde votissimo inuasi impossibile a ui oscuro Claustrale it pervenire ove Sisto perveniae Solo diro non sembra vero che Sisto nascesse di quel sangue vilissimo che Michel Brulo asserisce Ilaec chelti, diligentissimo ricercalore ella storica verilli, ii quale pia qualche olla lacere a hella Posia ei che non gli iova it narrare, a iam maidice a bella posta fulsit. dopo avere accennat intorno alla condi Zio di Francesco dellamovere pol isto IV. Opinione che ei osse estratio dat infima plebe, e che ilsu Padre e ess ancora ella Sua functulleret Si Procacciassero it illo colla pe-Scagione, aggiunge Con tutiocio Sappiam che il adre e Pao de medesimo Goe ano ostenui te magistratur di Saoona Oro atria per a qua cosa, quando anche non si Oglia discendenti deuia nobi fumigii deIIa Booere, dooeoano per loλλreno essere di onesta e Pulit condietione Stor Dei quattro ultimi secoli della Chies: Lib. X f. i.). Chelo Sisio IV. non osse uomo dolio, Michel Brutot haradrillo ma si s che nolle Selei Te che convensono a u Papa era ollissimo. I Muratori istesso, ii quale d altronde
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in regio quanto pili si conVeniente a uomo principe che lienei freno de popolo guardarsi a temerita inconsiderata ora ignoraneta Mor dii anni, e lasci due sis livoli, luliano e Loren
Eo LorenZ era i maggiore 'ctis, e avea mostrato mirabile virtuosa indole Psicche iliadre ancor vivo in tui avea rimesso iragran parte ii reggimento delia famiglia e de Comune : o ο-rengo, tollos queSto carico, Si goVern Sempro per modo heben rispos alle sperange et adre e de suo l nitrui spe t-tagione, quella specialmente degli Stranieri, che prima non cono
Scevan quani et Valesse, Seppe con a sua destreZZa e con a sua viri Superare.
Quasi ne medesimo tempo, mentre queste cos in irenZeavventuano essendo in rosenda pace pressocii tulta Italia, mor
Paclo II Papa ne settimo anno de suo Pontificato. Sisto IV gli su dato in successore e pili che altri de suo in algamento me-ravigii egi medesimo, come quegli che nobi non era m anZi
nasceva da vile pili che da scuro Sangue, o non si ripulava ne per virili ne per Sapere ne per anti e gentili costumi eccellen
te ma mediantera' ambigione di quelli che elegge vano nati Dalor gravi dispareri, ulla sedi di tetro miravas collocato. Pe
uoti l . punt favorevole, persatissimo lo consessamella Teologia mei sacri Canoni, erili da lode di om di gran vere e senetaria testimonianeta de Muratori I sappiam dat satti Perocchis in varie dispule, e specialmente in una su preZioso angue de Redentore , gli si era satio valere come uomo sommo uella sua scienZ9. DE se sali dat asso talo alte pili norate dignit de suo ordine e della Chies , certamente dou in gran parte queli inalgamenio alla sua dottrina. N trovo negli torici che acilode di veridici punio satia menetione en ingens dissidium di che paria Io Storico Che arie ossero te seulenze che vi avessero auche is quelli che pote vano aspirare a soglio Pontificio omini ambi Ziosi, heri suffragi in principio osse divisi questo ci chesuole a venire in qualuiaque adunanZa non eccet uate leui sante Della quale con diverso opinare si dispula ella somma elle cose Ma che pol lutti i voti si rivolgessero, come consessa oratorico, in uno solo questo, anche che Vogliam per unmomento dimenticare ei che Don deve dimenticare u Cattolico, io qua Parte
prenda i Cieto elP eleZione de Capo della Chiesa, e come sappia olgere a suo siniim perscrutabili e passioni e gi' in triglii stessi degli omini, in os di tanto momentoperes Chiesa questo mal si crederet, he derivato dat Pambietion de'sacerdoti piutiostocho da n merito riSguurdevole Deli Elello Chi pol osse autore dei rei casi onde Italia su amitia solio it Pontificato di isto IV, se ii Pontende ora emici de Ponlefice lo
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xisset Vsque eo autem cupiditate exarsissi di euntiar, ut eum muno non mallet χν instinam etiam fortunae domine sibi ue e pluit Pontificatum referri, rittam tb qui pari dignitate esset, sibi videri ereptum, omnium fere in unum collutis suffra-uiis, eodem consensu illum, malo quidem Italiae fato, futurum
Pontine em renunciarint. Superiorum enim omnium longe ambitiosissimus, cum oblitus , quam ex humili fortuna emerserat, eius modo quam esset assequutus meminisset potestate summi imperii multo quam ceteri impudentius avdacilisque abuti ditandis au
senilisque suis instituit. Erant inter familiares, qui maxime auctori ate et gratia excellebant Petrus et Hieronymus fratres Rin-rii , ab eo, ut ferebatur, cum adluic geret in Franciscanorum familia , liberi suscepti ac suo minor parentis infamia esset propinquorum honestiore nomine, liberaliter quidem et honeste, sed nondum tamen in spem tantam educati uorum alterum, qui in eodem ordine sacris initiatus esset , adeptus Pontisientum in cardinalium collegium, quanquam reclamantibus itque invitis omnibus, cooptavit id quod Ticinensis , respirmat, cuius magnatum auctoritas inter principes eius ordinis habebratur alteri Forum Liviam Fluminiae Oppidum, pulso per in Antonio orde-Iupo , adiudicavit cuius maiores perdiu in eo principatum obtianuerant. Ac cum magna hominis cupiditas in novi Pontilieatus initiis animaduersa ingentem illi admirutionem apud Principes cone iliasset, qui pares adiunctas ambitioni tures formidarent: omnes
sibi iam ad illius gratiam et aditum quaerebant. In his for
I salto deli occupaetio ili Forti h liti es presso con una quasi ire mali Ziosa concisione per a quale rica de sui . pa tu lancia li uri impudente prepoteDeta Eccone Γ breveraeconio, che i Muratori in i valo dat Diurio armense da ali re antiche memorie.
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Poculi raceonta si vi avesse assa necantinent seu gli letiori sic. elisi in se uno di loro voltu che gli osse debitor de Papato unuom della pili assa condiZione piutios Ioch vellers et tolto aqua leuno cherali aggua gliasse in dignitis: Onde uvvenue che quasin pleni voti, per mala fortuna d'Italia, tessero Ponte fide isto. Fuquestim primo rari Papi, b delle grandeZZe terre ne assui pili vago che i suo predecessori , dimentico a bassa fortunaonde era orto , Sol a quella ponendo mente nil quale ora ve- devasi pervenu to , e reS ad Sare per arrice hire e crescere in
poter a Sua gente con pili licenZa e ardimento che leun dei Ponte fici iis stati, ii suurano imperio Aveva gli nulla sua sumi-glia Piero emirotum Datelli iuri , aliti presso lui in nutu rit e savore grandissimo. Iuli Aiosa sum diueva cheali osse piliche ni poti, nati me ut re era an eo tra Franee seani e che, per non
sar paria male di se sottora' onesto nome di ni poti elle norato e liberali discipline, non per altro a s alte Sperat Ze gli aveSSesalli nutrire. ssunt a Pontificato condiisse ulla dignit di Cardinale iero, uncti esso rate Francescano sacerdote, dranta chetuit i Cardinali, come asserina que di avia, che rari primi de Sacro Collegio era allor in gran ri putaZione, levasse queret e non volessero. Det te pol mirotam Forti citia di Romagna, po ich ne su uectato Λntonio Ordelusii, i cui maggiori eranodi quella terra iungo tempo stati Principi. Questa manter di operare con che isto accennava di mirare assa olire sit da cum in clamento de suo Papato, i se' pili stimare a Principi 'Italia, quali in tui pari te surge a foverchii desiderii congiunt paventa vano 3 Oudeche iascuno cere di intrari; li in gragia. Fra questi
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tia, quo illo amico in omni fortuna firmiore uteretur, catherinum siliam ex pellice susceptant Hieronymo in matrimonium colloca. Dit: lotis nomine illi Foro Cornelii, urbe item Flaminiae mi. nime ignobili, attributa. Erat Galeatius ingenio praeceps ad ea omnia , quae ambitiosum animum spe rerum novarum levissima etiam occasione ostentata moverent: cum quidem ad ea tentanda, quae concupisset, praeser insitam animo cupiditatem , plurimum illum aetas et domesticarum virium aestimati adiuvaret. Itaque eodem usus
consilio, Joanni Galeati sidio adline puero, Labellam Alphonsifiliam Calabrorum Dueis despondit, qui erat Ferdinando patri
in Neapolitano Regno successurus in obscuro involventibus fatis, per earum nuptiarum faces quandoque Italiam magna eius Regiae ruina conflagraturam. Huius enim ridovicus patruus, nefarius homo, et, quod omnes falentur, memoriae semper nostris hominibus detestandae , cum adolescentem per tutelae Simulationem principatu pulentissimo spoliasset veritus Alphonsi arma, qui se bello generum a tam gravi iniuria et contumelia vindicaturum non obscure prositebatur, Carolum Gallorum te-sem in Italiani vocavit, ad quem pertinere Neapolitani Reyni iura dicebantur unde nobis oris et principium ingentium maiorum extitit, quorum adlinc sinem nullum videmus. Eodem anno, quo est Romae xystus Pontifex ereatus, inter Ludouieum Regem Gallorum et Carolum Bucem Burgundiae, cum ad ceteras simultates , novis semper trinque causis exorientibus, diu fuissent in armis , de pace agebatura maiore populorum studio in praesentia, qui grave ac diuturni bellum perpessi lium et pacem respicerent, quum in posterum Spe , ubi inter eos convenisset, diuturnam pacem sirmumque fore.
Nun Caroli quitaniae Dueis, qui idem et Ludoviei frater et
inimicus erat acerrinitis, mors consecuta, et res illius penitus Mubilire, et nimiet ire debilitare, et spem omnem pacis adeo tollere repente est visa. Erat enim Ludovico inyens metus -
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su lo serga clio, per verto in gni sortuna pili sermo amico, deite in uilli a Girolam Caterina sua fgliuola naturale Perdote gli assegn Imola, citi pur questa non ignobile delia no-
Era GaleaZZo per natura precipitos in appigliarsi a que partiti che gli movevano P ambiZioso animo con a speranga di no- ilis anche che gli se ne presentasse occasione di momento lievissimo: ed a lentare di sodissa te sue arame, est e la natural cupidigia lui spigneva violentementera et eda grande estimaZione in che ave te domestiche sorZe Ilierch se e pure sposare a Giovari GaleaZZο, suo figliuolo ancor sanctullo, Isabella nata dialsons Ducadi Calabria ille ovem succedere a Ferrando mel regno di apoli. Era aliora vvituppato elles tenebre deli avvenire quanto suoc per queste consigilate noZZe si accenderebbe in Italia con
GaleaZZo, Odovico uomo a delia di luti scellerato e di memoria sum pre agi' Italiani esecrabile, posti di quel principato opulentissimo i misero giovinetio ipote sotio colore di pigliarne Ia tutelae; poscia temendo te armi di isonso, che palesemente prolestava di volem vendica con a guerri ib suo aenero a cui si Taceva latita in giuria exoltraggio, chiam in Italia Cario ne di Francia, ii quale era voce avesse diritti sui regno di apoli onde potu ori gine erit principio di normi sciagure che ancor non volgon allor fine. eli anno medesimo in hemisto IV su creato Papa, Da Lodovicomedi Francia e Cario Duca di orgogna che erano
stati Iungo tempo coli armi in mano, iacche se inpre orgeVanoda ambe te parti agioni novelle di cresce te nimisi antiche, si veniae gli accordi: e id per Iaaram che di presente ne mos tra- vano i populi i quali possati da grave e diuturna uerra Ole Vanori posarsi e non perch si sperasse che dopo aver satio que due pacerra Ioro ossero per lungamente anteneria La morte poco opocivvenula di Cario Duca della hienna, Datello instem e numico cerrimo di Lodo vico, parve istabilisse sermamente la potenga det ne, indebolis se te large de suo avversario, togliesse di repente gul
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demptus, non solum Burgundo destitui magna virium accessione, sed dirempta Henrie Hispaniae Regis innitate euius Ioannam filiam Carolus in matrinionium duxerat, magna spe fretus ubi ad ceteras vires Hispanorum auxilia accessissent, bello instaurat fratrem se de Reyno rursus dimicare coacturum. ne qui penitus in Europa malorum essent expertes Henricus uia spaniae Rex eum sorore fabella, quae postea Ferdinando nupsit Tarraconensium Regi viet iam Alphonis fratre , eum is diem obiisset, bellum gerebat B cum multis aliis flagitiis infamis, ac maxime suis invisus esset passus uxori stuprum inferri, quod minus ipse aptus liberis procreandis haberetur, natam ex adultero filiam Reginam imponere Hispanis constituerat. Deiecto enim spe rineipatus Alphonso, qui hereditari iure ad Regni sue.
cessionem aspirabat, non ita magno negoti se armis sororem
prohibere sperabat magni animi feminam et maiore in suo iure persequendo onstantia quae se Regni Principem frequenti Omnium ionventu declarari curaverat, suo nomine ab Mispanis Regni successor futurus appellatur. In Anglia indoardo Rege possessione Regni deturbato Henricus summa sentis gloria Lutetiae Parisiorum olim Gallorum ex inauguratus, eum ad i. sesimum et quartum annum ouilini carcere inclusum egisset: dignitati regiae restituitur, ae paulo post magnitin fortunae ludibrium futurus, ab Edoard victus evite plectitur. Insigni tantis cladibus anno, orsius quoque errariensium Dux in Italia decessit, melior princeps habitus vitae exitu, quam initiis prin-eipulus, quem insigni uerculis fratris iniuria, ni successio debebatur, occupaverat. Eius autem ignominiae delendae causa, ferunt illuni consulto a nuptiis abstinuisse, ne charitate liberorum prohiberetur, quo minus liber iudiei in principatu fratri re- restituendo uteretur. Ace edit ad haec Georyli mors Noemoram Reyis Romani Pontificis hostis neerrimi, cuius res gestae tum ab aliis onscriptae, tum a Pi secundo Pontisice, atque a Ia
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di Spagna Ia cui sis liuola Giovanna si raciotta in moglie Cario, pleno della speranga che quando alle sue sorge si lassero aggiuntequelle des ii pagi uolt, rimessa in piedi a nerra avrebbe dinuovo contrastato it regno modovico E perch non vi avosse in Europa popolo de tutio scevro di guai, Enrico ne di pugna, gia into e mort Λltans suo Datello, sacev I guerra a Isa- bella orella sua, che pol pos Ferrando ne di ragona. Questo Enrico, per molle malvagit ed infami odiosissimo a suoi, lascibi altrui alia in sua donna, perch egli era iudicat inabile deSser adre, e posci deliber di su regina di pagna una gliuola nata damueli adulterio. E levato di speranga Λlsons che per diritto di redit aspirava a trono argomentavasi di non Vera dura gran pena per allonianarne Isabella Ma questa era don-na magnanima, e anche pili che magnanima costante ne disendere te sue agioni laonde, in plena assemblea generale si se proclamar Principessa de Regno, che Principe otiolo col quale liSpugnoli appellan clii si per succedere a trono. In Inghil terra,
halgato dat soglio Eduardo, Enrico con somnia gloria di sua gente salutato u lempo in Parigi ne dei Francest, Op essere stat perventiquastro anni prigione in Londra bestituito a trono e pocodopo, come uom destinat ad esse ludibrio della sortuna, intoda duardo h decapitato. In un anno insigne per ante Sciagure mori in Italia anchemors Duca di errara, viato migliore eisne chemel cominciamento et suo principatos glacch con solenne ins iustigia vova usurpata a signoria Ovula per successione d Ercole suo fratello Per lava questa macchia gli a bella posta, secondo che dico no non olse donna, iuncti caritis di ad re non I acciecasse tanto da non rimetiere in trono i Dalello. tutio cibaggiungi la morte dii ne mico acerrimo de Papa, dii iurgio nodi Boemia i cui salti suro narrati a varii storici, da Ino Isingolarmente e da Cardina di avia.