La Napoleonide

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XVII.

soldata.

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o DE XVII.

Un Cheto sonti e placido Le membra asperse di leteo licoru

Ρiu heu tu vigilie Fors ti stati di gloria Brevi istanti di calma e di sopor.

Aure amicti scherZeVoli, Sude pium libratevi, E state it raro evento ad ammirar; Sin che fama veridica, Stupor deri tardi posteri, Celer lo vada intorno a divulgar.

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S'adatta P arma inutile per te. Quel che natura debile H duopo alfin d 'esigere Et meditando allor giva tra sed Μ chol uir desto palpiti, E coti dogliose lacrime Solchide go te eril sen Non dei temer. Ah dest 'Ero magnanimo Ascollaci sensi facili, E l corri' in otidi un tenero placer Miser, t accheta : Libero Vanne Ch pur di fragili Spoglie vestiti ancori uerrieri son 8 a). Umunit pia evole Sorride, e Clama fervida II Figlio mi tu sei, NAPOLEON l

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XVIII.

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o DE XVIII.

Siccome dardo vola Becat 'io che serra Quest, glio, o guerriero, e la ConSola.

Estitit caddo it tuo destrior alliano λΕccoti l mio, tot prendi Cho diabbi ancora E vano It tuo ritegno, ed alti sensi intendi. Di ricco don non , si Pur sublime, Un guerrier Franco in legito Sempre di spoglie opime Il difensore decla patria hiegno.

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Concla calda de l'estro fantasia Te veggo in sul destriero Segna per Ι'ampia via

Narra a P insubre suolo it generoso Eccelso corii tui, E ad' antro USCOSOBipeta Eco sonorari merti sui. Ιl macedone eroe la Grecia onora Per uti eguai virtudes 85), E di Cesare anCOI a Grata ilioni Farsagii ad' aura solitude. II qua volgendo it cupid occhio intorno La Grecia e in uia Farsalia,

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XIX.

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et es inquante mille homines euient te tournerdans cette position tandis que Provera, VEC ne forte Colonne, se porte impcliueusemen vers Man