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Vedi, este, quantoci sole Risplende qui, quanto la notis adombra
La terra d'umid'ombra, I cor si lagna duo leCon aiant concios piri e comparolq; che languidi omai
Sono quest oechi e per latena inseris: E se non so dolermi Quant io 'omest, sat Che tua pieta et mi error vine Sinai.
queste note mortali. Come alium dei die Suole sese ombra, alle miserte mle; me otio a duro e grave seio des dolor iniet, l'alma meschina Gli Sitti omeri in china, i
di ea de si pave, Se tua honta di te pieta non ave. Sgravata, signor mio, Si che fra tante note uidi respiri Fra si fieri martiri; E non porre in Ohblio
Misero plango anchyio Le gravi eolpe, ond e I cor cinis intorno con a Setto pio Chieggio perdono a te, signore emio. Μ tu, lasso, non senti I suo di mere indegno
De dolorosi miri duri lamenti:
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vissso. spesso uno, a te, M. e poss'io se Paudace. Senso tanto possente Iulia post ali collo, hio go aspis e tenace: oime, he non consente e stabit Mi tuo amor si is mi mente lNe pugnare absenso Valua fragi natura, Falto si forte e di valor si immen
Se non piglicia cura Tu, adre pio, di questa tua saltura. Semplice e pura agnella,
Vaga in torno per la selva bella Laseia solaci pastore, Ella e rapita, ed ei danno lice dolore. Dei, non lascia in preda' Quest alma poco accorta Al suo nimico, si cli errarda,eda, Sola e seneta tua scorta; onde ne resti lacerata e moris.
Per in preta lasciare a que maligno serpe una eosa amis fare a tua si eam e grata' Vincati deste mla Miserie oma pietate, E di man tommi a queste erude a te Cure derisondo ipgrate, secelle non moj in tanta indignitate.
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PER S. STE FANO. Se degit avi intesor, che siceome Ombra
Se ne pari veloce, Ur con felici sempiLa mari emptosse a fervidi nipoti; Io fui monte, lae a rombra Disaia'antie Dee, Certo ch ergere Tempi A te, sacrato Stesano devoti; da remoti monii, ove natura
Pili vagii marmi indura, Tarrei eolonne, e mille fregi illustri Udotii serri desie scuole industri quanti per lo irren sorti no hieri, o chelao sonore, ehe di mere avaes,
Arando an gli occidental confim; Quanti da regni theri Piegan t 'umide prore Neg Italici mari, Da lunge i tetit mireri an divinit Et quivi in chini a tuo favor celeste Per te oscure tempeste Pregheriatio a lor corsi aure se, ne Sacrando voti in siille patrie arene.
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et abrem. Ed allor sors in rimembra tuo nome Sorgeri iugo i shonqDeci tuo martis cooenti, Che virtu somnia a mella innuita; si si direbbe, come, Simile net perdono, primier ne i tormenti, Spirasti in terra, at tuo signor, la vita; o tu rapita da furore inferno stirpe iudea che siserno, Che strage est obbrobriosa stura Deli Alma Santa, immacolata e pura ZQua per egit oechi altrui strano diletto
Se in te atro si chiudeTra rei veltri superbi. Cervo innocente e miserabit sera, or at Danco, or a petio Sent ei te labbia crude, Ne que cessano acerbi
Finet, s atterri lacerato, e pera
Tali dati altera Solima bspinto Tra mille plagii estinio Stesano adde in sui terre singulano, spirito sacraeissimo benigno. chestra it furor delle percosse amare Alio 'Poechi cortese, si eo alma tranquilla Murci duri ueeiti pregb elemente.
Veracemente uri mare D'ingiurios omes Spegne non pud scintilla In alina pia di caritate ardense: F vera mente daci superni giri Entro inglusti martiri Non lascia anima Dio leneta mercede; qui aggiri ineor, s attrito crede. Ecco i macigni, on de Capriro infumi
Che de bel l angue aspersi Or sensi cari in sua memoria e suitii
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Fero the incens e fumi ethior Se volano alle stelle, tuo ni almi dive si, A versi nyaletari Vaticano e canti: Dus, Regnanti a venerarne nitorno Guidano potnpe in torno, Esee i Mondo riverente dora Gli Altari ' sempini et, di luid'onora. Ed ei de Ciel tra fiam megglanti lampi Dascorre almo te cime,
Fulgidissimo in seseuammiribile porpora contini;
La per Etere campi Trionsator sublime Guida eserciti egregi, lavitti a Mondo entro mariti funesti. Gauda celam, ine n sorte assale, spem ora mortale, Lunge divisi dui placer terreno, Di desce involio e Samare*eta Plano.
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Che sonae mi rictheetete Inni Dari: lor a Cetra consacra miliaeque, sia, hestra suo eanti Pes di poverta meno 'aggravi Dunque a rason, victo brami liuo spirio Tebano
scioglier la voe arguta: Sento quat micile iami Almo furor, che in vano Un euo Febeo rinuta ,
La dove hanno gli Eroi sede immortale Sola virtute Φ guida, Cheli degli astri e pia de Sol risplende: Per questo ii cor, cui nobil spem assida, Del suo peniter tuli ale Fuor de terreni oluaggii volo stende. Su caduca Belleeteta riguarda non prendo, Colmo Sardor la mente: Che mal traggo vagheeteta Di quello, ondrio 'accendo, Per po parti dolente.
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Nel senti ero de volgo imprime rome Non δ saggio consigito: de huontra quaggi pleeola selliera: Che ederivo a n ibi rota di cisio Cangiarsi in mille forme La turha adulatrices, e lusinolem. Altri da Stigio hiostromita Discordia δ duce, spargendo empto veleno: DInvidia orrido ostro Altri a turba nyadaue
Uel di Virta semio. Dunque o miro is fiammanti stella In odio avrd la Terra, me di granae Alme insidioso albergo. Deli cti mi togite a si funesta guem, E si mi voglie, que Ana Virta, eo Aii 'innideto, Mergor D'Alcmena illustre prolemi relebrae mon ode,
Apportasser quaggius e stratio, e morte: O splenderis ne Ciel tremula a Cinto de raggi suoi Ancho Dionigi in crudeli olim te Chi regna entro se steta, Queila invitio alare Coglier potri corona: Feho dat bel Permesso M' di consistio aliore, Pereli ei cosi regiona. Che, di bell' oro aberi tess. Huri inda' ri riverito seeuru :
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tem e Dissertagioni reliminata alia TraduZκione de Sa I mi
L. inle Vos, te dini queret I sospiti tun misero com
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mhaiae gli, siletos signore, Deli tuas colla, mi Padre, mi Rel Ne perigli, ne gravi simenti te corro, Aecorio a in chlido: so per prova locitato, is odo, me pieres,sii sempre con me.
Mai non periisederii plaeatochi a tuo cenni resistere ardisce, False voci ehi sparge e mentilae contro uae alma innocent e sedet svehe tu odi chi simula, e fingetieis volio, ortes parcle, Et te mani pol macchia e si tingemae amico nes langue credet. ii V.
Ala, che sors non merito an clino Starii appreta pur en go, e non temo,
in te spero, he erbi, o mi Dio Per me semprea stessa bonia. Questa spem e che vive net petio, Nel tuo templo mi guida e conduce,
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Tu mi rego, he illiust cammino Non sinaulica, o varilli nisi pla.
in sol cor non trovo sincero :Con me tuiti son perfidi ii vero Ne lor labbri si orca e monis'.
m. Qua aperta voragi prosenda Fuit absorbe, consuma, e divo ,
Talua boeea de perfidi εE mai saetia non e Singriar. Come eontro di u misero oppreM, Comesaguetetan. le tingue mordacii Tu signore si tollari, e laesi Tant orgoglio non vlani a domarrGli eondan , he perfidi sono Fa, he vano festa illaisegno, No, non ςrtanae colpe perdono, Vadan pure laniani di te. Troppo, si troppo 'irritano a Megno, Tai non sono quo fusti, di misertu sola diseso, e sinegno, Waltra speme per loro non M.