Vetera monumenta Hibernorum et Scotorum historiam illustrantia, quae ex Vaticani, Neapolis ac Florentiae tabulariis deprompsit et ordine chronologico disposuit Augustinus Theiner,... Ab Honorio pp. III. usque ad Paulum pp. III. 1216-1547

발행: 1864년

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seere assai di quosti humori, io stimi quasi superfluo questo geriver mio. pereho N. S. et V. S. da lagua viva voco intenderanno quesio eoso large melioch io non ho potura signiscar loro eon la penna; pur non ho voluto anco manears di questo ossitio per consolation mia, et per testimonio dei partar suo, dat quale intenderanno anchora in elie trava-glio io mi truovo et do la mento et dei corpo, perta quasi eontinua in similia mia ea ala da la intem. perie et inconstantia di questo aere, agi ta conia poca contenteria de l'animo, pur andoro drioto sacendo it meglio α' io potro, non maneando quanto si stenderanno io mis sorio dot debito mio Se ivo eho N. S. si duolo et non pud immaginarsi come aia pro dula elie questi habbino havula speranga cho Et susse per revocare quel Brovo di

Iulio, et che sopra questa sperama sono stati manis

dati si Oratori. et elio S. S. harehbo desiderato cholasse stata lagitata loro questa speraneta ete. Nun posso gia, Signor mio, stimare, massimct essendo

eo eio d'omi mia Milone, eho Sua Santita et V. Si oria in elo mi votiono dare imputationa Meuna, et mi stimino di eost Deo eon et mento eli' io non sapessi ebo non vi era ordino cho S. S. saeessatia diehiaratiotia di nullita, eomo questi desideravano. Pero con animo piu sicuro timetis V. S. alle reia lettere, dove rilemendolo trouera eh'io ho seripto ha- vero di qua piu volu dsitis eho ora impossibilo choobtonessino is desidetio loro ei rea questo da S. S., ne harei poluto eon mamiore emeaei a dissuaderloro ebo non laeessino tes dimanda, metundoli solioli oeelii tuita Ie ragioni elia mi Oeeor vano, donde polavano v edere la impossibilita delia eosa. Et d' ab tro canto dieevo loro eho so stimavano ehe it Brevolasso salso, Messino sie uti ebo in processu la salsita si eonoscerebia, eho puro ho studiato tanto eli' ioso quello eho no serivano ii doeloti, et eome si harubia a considerare et ritro varo la salsita de la leuare apostoliche.

mi fieo a che almeno una volta, se non piu, supresenta quando io mostrai toro la impossibilita dolo dimanda eho saeeuano. Et messor Franges o nostro eho vione eon questa si seordera che in presentia sua, quando ii Cardinale a tui et a me repli- eava lo parule eho spesso suot diro amora Dot saeiat Ponti sex pro Sermo ruge meo, et eximat nos ab hiis anxietatibus, io ii repli eat eho te dimando loro erano impossibili, eomo aneo attre veste gli havevo detis. Et non obstanto eho di nuovo intendano, et si dicaloro questa impossibilita, onde δ eausato the N. S. non habhia potuis satissare alli loro desiderii, pure stanno in questa saniasia eho N. S. possa, et di nocho et dotiora Stephano in hoe eonvineit et Cardinatod' ehona et ei Simonetia, peto prego V. S. che vinglia certisseare S. B. dei vero, quanto si xede perto mie letura, at eho dat eanto mio non si h potura levare questo peso, ehe io l'harsi satio molio volentieri, et ebe is non habbi potula divortim questa pie , credo possiata conoscet sactimento della ve. homentia di questi oratori, eonsiderando se musti

pene obruunt vos, come mi de io trouar io eliol dat Re et Eboraeense ogni giurno sono comhailuto. et V. S. si renda coria che appresso di eosiore ogniragione 4 vana et ei nessun momonio eho non sacci per loro . et messer Franeeseo eho tuito ha visis ot laeeo eon mani, spero che sata testimonio det vero, io per l'avvenire non manchoro di quanto potes , comoho satis per il passato, no mai si o data loro da maule una sporaneta, solo gl' ho assi eurati della bona monte di S. S., dei debito eho S. B. Heo nosce, et

deΑideris lebe) ha di satis sare a Sua Maesta, eo moV. S. piu voltu ha seritio, se ive et repli ea di novo, et eomo per l' ultimo mio li gerissi an hora di eono h

ver sperama, et interpretano Ogni minima parota a

loro modo, et inter alia hanno ponderato quella pa- rota in te loturo di N. S. . dovo diea vellemus statimessicere posse, quod nune postulas pla. dieendo, nota statim, ergo tempore poterit, non obstante cho quelloehe seguo in ta lettera denoti la resolutione. et quella

parota omnis non nobis minus est. laeendo dilatio emgo ei e et similia. Quanto con S. M et Revmo si h communieato quanto V. S. gerivo det Brova ebo N. S. volea scri- vero a Cesare, et et a li Oratori non se ne sono contentati, ma lo uoleviso imperioso ete . si fisolvonoehe piu non si eumno eho S. S. eorchi di havorto, oteha Io Imperatore lo mandi o a Roma o in Inghilum ra, et clo percho dubitatio et e eon questi prinei pii si venissa a lovare la eausa di qui, et impedire i' autho-rith de Logati. et hanno notato dove V. S., se usa peris ehe non si dovea se rivore quel Breve imperioso, como

ieor vano ii loro Oratori. Che aneh'essi per questo potino diro ehe Roma li is sos potia eo me ii Imperiali die anti d' Anglia, et a quanto si e dotis, elis ii Imperiali hanno parati ii protosti ete. dimandano eho

non sieno ne admessi ne uditi. Si h replieato loro opportunam te a questo, ehe non si puo prohibito eho te parti non usino Io loro ragioni. et maximo eirea it protestare, et V. S. si renda certa ebo semis pro si h salto et si sarh. data oceasione, o i oppo tutio ossitio, perehe eonos no che S. S. non si is rimasa di sire quanto dimanda vano ii Oratori per di-setto di h na volonta et desidatio, eho lasso in teidi gratis eare a questa Maesta, alia quale nessu naragione vuolo cho S. B. sugge ingrata. per gratiss- arsi eon alui. havendo ossa Maosta eon let infinitimeriti. et l'altro piu resto diversa ragione, ma choeost volsa la justitia. Il mio sperelario rei diee eho pariando eoi Ra in questo proposito, S. M. gli replieo: Istud quidom admittimus, verum metus quandoque agit homines ad ea, quae ipsi minime vellent: a elie tui replied eho in questo putea eortis caro a S. M., che justitia sola et rei impossibilitas obstabant.

La M. S. disso di pol ad esso mio ge retario, ehe cegare in Spagna nol suo Cona lio ha traliatodi questa materia matrimoniale, et hanno concluso.

se N. s. permet tuta ebe la eausa vi giudiebi qui in Anglia, di appellare ad suturum concilium.

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Dε I'andata dat Bavorando Nastro di casa in is pagna pare non si contentino molio, porcto h glauiore dipinto per Importata. Io ad altro proposito pri. lma, et hora it mio secretario hilhiamo satio inton. ldor loro es' sit h porsona degna et da hens, hon lservitoro di N. s. . et seneta altra passione o eumohs di servire a S. S. et quolia Santa Sedo. Et eire: la Indueio non ei hanno risposto altro. Al giungor qui di Baiona subito si leuia qui sa-ma che era conelusa la trema fra Cesare et it Christianissimo per xviii. meri, et praei ehi assem ava haveris udita publieare in Franeia in divorsi luosthi. il lebe pero h stata bugia: ma la eausa de la vonuta sua ἡ stata per sare intendero a quo sta Maestit choat Christianissimo ha pratim di Deo eon Cesare,

eonsenso de la prelata Maesti . la qualo per quanto iha detis at prelato mio se retario, et eone orda eon quollo ne ho gia seripto, eredo eho cesare in questo praticho non vada dirottamento, pereho tuti ia ha lprattea anchora eon s. u. per levario da la eoniunetiona det ChriAtianissimo. et sa olim it medesimo eon alis potentati et signori do la lega, soggiungendo ehe dubita molio elio Cesare si a piu per noeero amieo elio nimico, per ho spera per eoncordia

haustro dot millioni d'oro n li quali potesa se ireli disogni suci, eho sorgo non segnita, nh puo so- ire per salia da danari. Poro S M. si risolvo chequantunque per attre vis inienda di Franeia eho Cesare ha mandato a Madama Margherita pleno man. dato alia paeo, et ii Christianissimo l' ha dato a Maiadama la Regento sua madre, eon prefixione di teinpo

eome per altra via intendo, nol quat tempo verisimil- mente ponno haver risposta di qui puro non ii paraehe tanto negotio de amento si traiti per mano didonno, et non vuol par nienis ebo si saeria so non e mano di N. A. Per questo effetio la expoditione det Doea di Sotaleo ot eompagno, la quato si an-dava prolungando, subito si h satia. et partireno lu- nodi alii xiti. . ot credo snderanno in diligentia. Et perche Sua Maestv ha regionato ad longum con M. Franeeseo. V. signoria da lui intendeta illatio. Quosla A quanto ha riportato ii mio secretario. Io mi trassetiris a Reelamondo per aqua dove visno it Cardinale, es partando con S. S. a spero intendero se ei sono altri partieulari, et di tuito daro viso. Potrebbo esser anchora Ae qnesti movi mentida la para. sussero salti maggiori por pungere que-gii a dato it solito sumidio, at quale pare ano an-

dare molio intiti, ehe di gia sono passati piu di tramosi olito it tormina elio dovea ossere pagnia una

parte.

gnore, nondimens dipol eol mio foeratario ha moliodannata l)andata di Sua Santita in Spagna, at dieeeho alia per niente non ut douere e undare, matrasseripsi in Arignone, es principalmento perche qum

mento elio Sua signoria Reverendissima non passarii ii maro nisi hae musa expedita et absoluta. Et nondimeno penso puro ebo so Sua Santita sata questo viaggio, non delibia ricusare di venire a sua Beatitudine honebo die ano eost. non dieo eho vonga in Spagna, ma in qualebe luogo dove si trovi vel stato et sorro di Franeia, pol piu in ta Sua Santiti, eon-ehiudais sosto quello elia li parta opportuno. Io inte-Ηm non mancaro di Ogni bono ossitio in questa parte, como V. S. mi eommotio Serivendo questa ho intego eho il eavallam ebesu spaceiato di qui et porio is mio di mi. 3'Aprilo

h ritornato questa nolle, et andato alia corio. non so so harii portato mio leuero, et so io na haro ointonderii coga aleuna avanti it partiro di Moager Francesco, no daria adviso. Io, benelie no Aeessiali hora diligentia. non potesti intender la eausa pesn-eipale de la ex poditione di dotio eavallare. Hora quosia Maesul l ha dolia al mio sae relatio elia lo expedi per augumentare la saeuith et podosili da li Logati in questa sua eansa, eon commissiona ehe so

impetra vatio ii dosiderio suo. Besam ritornasso porto posse; se non, it medesimo eavallaro ritornasso, si eho questa vagi ono h netis, posgo arguiro quelloelia n' δ in universali. pur spero prima eh' io ehi ala presenio intendere piu avanti Bagionando it mio Meretario eon questa Maesia

sopra la parto dei Abbato di Farsa. qnella gli fisposa,

eho a eio si era provisto por it Christianissimo, et elio non sii M di sapitia. nh di volonia sua, et et e lo g stigar. talmente, eho Sua Santith ne reatarli satissatia. Il me desimo m' ha dotio it Voseovo di Batona r gionandone io Meo. et quanto alia eosa det Signor Malatosta era molio solieitala da li Imperiali. onde Sua Beatitudino essendo amica a quella Maesia do-vea essere seu eontenta ebe si sussi aestosfato a les.

Franeia havea pariato sit salto querela appresso ilchristianissimo, et cho Hi havessa fis posto ut supra. Credo V. Si oria hara intego che qui si troin uno oratore det M Ioanni d' Hungaria dello it Staii-lio, et nominato vi Veseovato di Transilvania, si qua-lo h stato alia Corte di Francia gia h uno anno, si haes portato des Christianissimo in eontanti dueati xxx. mila per Medorso det suo M. do ii quali tui ha dueati xv. missa in mano, et ii alta xv. mila ha uno Spa-gnuolo dotto is Capitano Rineon sorvitore det C stianissimo. ii quale va eoi deuo Oratore, ei di noporta aneo modo per lettero et alui morti di subue. ni eo a quel M sino alla summa di e. mila dueati. Ilo ra sono amendue qui per passare di qua in Dalia, peruehe non ponno andae sietari per Alemagna. Io ho e

nosoluto ii datio statilio in Hungaria, et mi h parso

persona molio assentita. Egli mi A venula a fit rora re, et dopo un lungo preambulo, dimo strando havermotio pensato se eon me dovea sar questo offito et fi

volarmi quanto havea intoso, finalmonte mi disso etiale parolo des Christianissimo expresse et det serenis

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simo δ' Anglia non expresse eost da longe havea, eli' ol Christianissimo pensava, quando non potesse tirare Sua Santita sit desiderio suo, di sare un' altro papa, at ebo ara suffulto da molli antichi et ampli priuilegii , ei quando inito manet assa, eho la Bolla di Iulio hastava, et pero pregava et dicto Oratore ope-li m di Polonia et Datia volessero adherire eon Sua Maesta. ot preM anelio et vieto A age latore,

cho nel passar suo volesso partare, et sarne operaeol Bo di Datia, a eho tui fisposo non potero, Inaehe operaria heno eh'el suo Re mandasse oratori a questi Ba a tentare la opinion loro, et se ne advi.

soria. Et mi dieo et a lui eo mo bon Christiano et

digsegnato Vegeovo non era maneato di dissuaderquesta eoga, ficordando ebe era hon sorso in liberiudi darii prineipio, ma non saria gia pol di darii s.

ne, et che eio seria metiore una gran ruina su laChristianita, ne altro manearia ad eius perseetamdhsolationem.

Io io ringratiat et eommendat molio di questo

offit o. reostrandoli eho eio era suo debito eome persona peelesiasti a. iuxta formam iuramenti. benehelui non sta anchora conseerato, ei per esser la cogado la importantia che h, non ho voluto laseiara didarne adviso: anchora eli' io pensi elio saetimente gli polrebbe essere salto saro questo ossitio per incutero maginor timore, pensando eon questi moretidi consoguiro quello elio intendo no: tutio per ad viso. Ringratio summamento vostra Signoria de ropera satia con sarmi pagaro la provisione de la Sibgnatura, et di quello eha per sua benignita mi pro- metto operare per quella de la Logatione. la qualocome ella dice. essendo maggior summa, h di mag-gior imporiantia, et a me tanto piu necessaria, pure, eome per l' Mira mia si ho seripto il hisogno mi onon e de I' effetis. Io la prego a pensare in the ter.

mino io sono, dova sono, et per cho causa sono,

et eoma io mi debhio ritrovare hora, essendo gia passati einque mosi eh io non ho uti quatrino do la L gatione , no potendomi seomo h thiaro) valere quidi aleuno straordinario. Poro di nuouo eon tutio ileore me li raeeomando. et la prego mi raeeomandi filii maiisaimi piodi di N. S. Et selieissimo valent. Non havendo anco chiusa la progento, ii Rivo

Eboracenso con una sua leuem mando a ehiamaroil mio foerotario, cho subito montasse a cavallo insterno eon M. Franeegeo et si Daeso, et sussino imnangi noue a Windesor, porche havea sileuna eosa

di imponantia da dirit, et questo su per la venula dei eavallaro eli' io ho della di sopra: cogi secero.

ot sutono la es eadere dei solo, et trovarotio S. S. Riua a taxola, eho tuito si glomo stra stata eia Re .la qualo seeo die loro ehe era straeea. et pero elio tornassino la mattina alle Ix. hore, it cho secero, ei

presentandosi selia su hier mattina) a sua Si oria

a ne to Meir di eamera, essa non disse loro altro, ma li eondusse alia Maesta Regia, et essendo

Sua Reverendissima Signoria stato prima eoi Bo, liseee chlamare, eloἡ Messer Franeeseo et it mio se-e retario, douo ii Beverendissimo tratiosi da parte imgeio eho it Ba partasse loro, si quesct volto a Messor Francesto disse: Non vi rieorda elio la prima volt aehe mi partasto, mi dicesto elio Sua Santita ora porsare per me tutio quolio che potava, etiam da plenitudine potestatis, et ehe 'l medesimo an eo mi dissoli Amo Camponio' Meordando it luogo doue si tro-varono, et te circumstantio et modi elio usareno aliora. A eho Messer Franeoseo rispose: Serenissimo

Re . io mi Heordo it tuo . et ii tempo, et la sustan. tia di tuito quello et 'io pro post a Vostra Maosti, in nome di Nostro Signore, et speetat mente ch' ella era per sare per tot tutio eis eli' ella potesse . ne la qualopro posta et ambagetata mia, so io maneat in ale una parte, sit ch 'io non dissi sorso tanto, et e la pron- terra dei animo di Sua Beatitudine verso la Maesta Vostra. quanto mi pare haverno compreso: ma eli iousassi questa limitata forma di parolo gia non mi fi- cordo, no manco eh' et Reverendissimo Campeggio lodie osso. Et qui es eordando i iin t altro la eo in ot di.

sputandolo, sopraggiunso it Cardinale, eomo in me. eomo per ridurro a memoria questu parole. et disse pur a Messe e Franeegeo : Non vi ricorda elio quando

si dieeua ebo Sua Santita sarebhe per ii Bo mio tutio quollo elio si potesse, eho su dimandato questo potere, ehe eosa e Si puo per via di iustitia. et si pudes authortia et di podesta: et eho su risposio in qua-lunquo modo si potesse ebo non manearebbe, volendoeoncludere, che se 'l promptiore tutis quello elio pud Nostro Signoro inelude plenitudinem potestatis. si ἐloro obligata delia plenitudine. Ondo Messer Fran- plenitudine, o no, et che questa si arguisca da quel. lo, noti disputaret in hora: so iano et 'io non havea questa limitata parota in eoiniri issione, ne pote vo ha verta. perehe quando io parti da Sua Santita non si eonsiderava questo punio, et det te piu ultro molle parule sopra questo passo. Sua Maesta disse: Sopraquesta promessa de plenitudina tu spaeeiai it Dolior

Stephans. et per lui ho dimaudata a Sua Santita eo eho li suoi medesimi hauno eonsessato che de proni

sto punto ha mostro a deiti misti oratos una letiora det Rino campomis, ne la quale serive elio nδ tui,

nδ M. Franeeseo ha promesso una tal eosa, aneti ehesem pre sono stati su por generalibus, et dato paroladove non sta attaceo est. et se ivono te parole MN mali, eonio dieano ot mostratio: ma in Inglese, ei

rela, et deito che non sono da tenere in parolo n/in generalibus, et che non sono termini da usare eonun Re, nῆ eon amici; dovo Messer Frangeseo Hsposo per la sua parte Beeomodatamente, et dopo lui it mio Recretario sentendomi tanto gravare disse: Sacra Maesta. io vegio in questa querela due capi pertinentiat Patron miti, truno eho in nomo di sua Santita ha bia promosso alla Maesti, vostra questa plenitudine,l' altro cho habbia aeripto elio non ha dato a Vostra

Dissili ed by Corale

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CLEMENS PP. VII. ANNO Ilias.

Naesta se non parolo ove non sia altae eo et super generata hus. At primo dico et 'io non so quello elio S. signoria Bitia pro metiesse a Vostra Maesta in pro- sentia di M. Franees . ma ella ne darhsem pro huoneonto et a Nostro Signoro et alia Maesta Vostra. Alaetando elio habhia dato parolo et generali, et traitato eon vostra Maesta malitiosa mente, questo non

si trovata inni elio habbi salto o seripto, ne tui h ditia sorte, ma huomo libero et sincero eon li piu vili

hu mini che sieno. non che eon tanto Prinei pe qualoo Vostra Maosia. ot eon uti tal Prelato qualo h il Rilio Eboracenso. Et essendo questa eosa dilaga ga-gli ardemonte prodii ero te lettero det Dottor Stopha no, et volsero reditare te parole modosimo elie li oratori haveano lette ne la mia lettera, ma eomo h detio erano in Iugleso; pero si distoxa ehe non vi si poteraben sermar sopra. peret, o h verisimile eho vi lasso di serentia et varieta ne to interpretar eosii lo nostro, et queato qui, et tanto maggior, quanto ei lasso piu passiono. Pure andarono tanto eoreando, che tro varonoebe ne la mia lettera era ebe noi non havevamo pas. sato li termini. ot a questo disso it mio see retario, ilnon excedere ii termini non solo non e crimen legae

Maiestatis. ma δ ossitio et debito di elii v uole exequirheno quollo eho gli h eommesso. A eho dissero elio lsatilinente erodo vano che in me lasso humo animo, et eli' io si si butino amisto a sua Maesta. nh erede- vano ch' io avessi seripto quelle parolo, o eho te ha- vessi seripto a iti lior fine et intentione cho non era. no interpretato, et eho M li suoi oratori non si lassino opposli gia har te avoeata di qui la causa. et satione at Rivo Eboraeensa et a me ianio carico, et

tanto ol tragilio at liet et qui ii Cardinato si di9toso tanto cho non si polrobbo dire, dolendosi di Sua San. tita ebo lenesso poeo eotito dei M. det Regno, et

maneo di tui et de la vita sua. ma che nunquam desereret eaugam istam . et laetet et dieet eum Prinei pi-hus quello elio pol piu eommodamento riserita Messer

Et porcho it Cardinato multa egerabat in volere movero invidia dove debbio perpetua obedientia et

servitu, si mio speroiario stitit mente a tante querelo et minaccio risposo eosi: Serenissime Rex, et Domine Reverendissime, vos debetis consideraro, quod Dominus meus Reverendissimus hie est apud vos Apostoli eae Sedis LM tus, Cardinalis, Iudex, servitor et micus Maiestat s et Reverendissimas Dominationis

Vestrae. et quod nullis verbis aut rationibus poterit deduei tib osseio Legati. honi Cardinalis, iudieis atquo amici et servitoris vestri, ae in his omnibus, et apud

ipsum semper potiora erunt et praeponentur, quorum ratio et eausa aliis anteferri decens fuerit, se Sua San. filli non eomptaeo la Maesth Vostra, se ne scusa percho non δ di iustitia. ol scirebbe in praeiudicium tertii; et risposono che non erat in alieuius praeiudiei umquae pellabantur. Hor vudasi so parimente anchora non si potis dire elio I tioeo non sta ealdo. Fines mento non pari imito da sua Maesta eli' olla in summa ad

ambedui disso: Sitis mihi honi amiel et miseremini mei. Et di molle altro parole che eglino hanno havulos eon sua Maesta et Reverendissimo insieme, et dimiecti Sua signoria Reverendissima separatamente, non diro altro a Vostra Signoria, percte da M. Franeeseo sata raggii agitata dei tuito, no harei scripto, se non

elio gli hanno detto eho vo iano elis tui expetit --l ebor qualelio giorno, et Ogli h in desiderio di partire.

et pare a me che possa venire, et non aspeltae piu.

Pero do vendo io essero domani a laeelamondo eoi AmoEboracenso, tiro opera che egli possa venirsene, senon, questa verta con messor Silvestro Dario, ii qua- te hanuo licentiato. Si or mio, mi restava a dire dei mostrat lo mi oleitere qualche eum. cir ea lo quali gerivono eho vostra Signoria non volea et e si mostrassino, et dieono havervi letto elie eoatore accreseono reni minima p, rota ete. Ma vorrei the la Signoria Vostra da se eonsiderasse dove io sono, et in che manegio odioso, et quanto ineommodo et danno pontio musare eotestimodi a me, et alla causa, et dat altro eanto quantopoeo stulto, aneti quanto di sordine possa segit ire, do-ve costoro m' habbino sospetto, et ponsino eb' io dialom parolo. Io na ho tanto dispiaeere et dolore, clienon posso pariarne piu. Il regio dith Messor Frane

seo es suo arrivare.

Illersera sui qui in lactemone et ritrouxi elis 'lCardinale havea expedito un eorriora por Roma et si Dottor Bendiuus, quale altro volto su destinato eon et Dottor Chenit oratore qui, et pol ritornarono per lavenula dei mitor Stephano, et quata rivocandolo hora

mandano eostui, aceto elie adsit rebus eorum. Non sim aravi gliata Vostra Signoria se allo arrivare loro non

haverti mio lettere, perelio non ho sapuis do la loro partita, olim quello eho eoti l attre tae ho seritto: diro hora quanto io intendo, et prima com io ho tro valoil o Eboracessa molto alterato per la ellaeione salia alli oratori di questa Maesia, eome quello e non intenda it stilo da la eorte, et pargit la eosa molis strana. nient edimono havendo in teso da me eomepassano qui te eose de la Iustieia si h aequotato. et simit monio do la donogationa eirea la rivoeationa delBreve, et mi son soretato in sarii conoseere cha I non havere Nostro Signoro satissatio a questo loro desiderio e proeesso dat non poterio sare eon iustieia, et seneta grandissimo scandalo: di modo ehe di quesio vanno quieti, at eomo eontenti, et intortoquendum ilCardinale mi ha deuo, ehe per te parole quali piuvolto gli ho detis. havavatio dotio at Eo elia quelladi manda non ora honesta, et non si potΘva sare, maelio Sua Maesta ha voluto, eho pur si tentasse. M presento trovo Sua Signotia Bitia, et per relatione sua la Maesta det Re tuiti suspe si eirea questa avo catione, et mi pars sieno enitati per il seri vae do lioratori loro in non mea suspieions eh' io l' hahbia solleeitata et sollieiti, et sopra questo bravano molio, eome piu a pleno intendeta V. Signofia da M. Franceseo cho sera lo apportatore di questa. Reercatoda sua signoria Rma quid eredam di tale avocati ne, dicendomi elie N. S. sapova la musa et inter quos agenda, quibus committebatur, et in quo loeo,

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et elio oltra di questo per suo seritis promisit non

avocare, sed confrmare ete. et eho se Sua Santii avolendo satis&r a Cesare la avocava, et velit hoe modo destruero Regem, Regnum et Suam Rctam Dominationem , eho non to comporioranno, et sata oldita multa, eome piu a pleno lo dita ii prefato M.

Franeegeo a boeeha: et in ollaetu nullo modo possunt sibi persuadere che Sua saniith gia per avoca la. et sono doliberati cho si proceda in causa. Io non

manehare, dat dobito mio, in reliquis mi rimetto si sapientissimo eonfiglio ot doliberationo di Sua San. tita. la qualo spero per sua prudentia, eonsiderati ligravissimi perleoli in utramque partem, pigitara la mi-gliore et maneho seandalosa via. A quel eh' io pro

sento, credo Aranno sopra et o serivero at Christianissimo, et ardentemento: et per emor M. Franeeseo

dol tutio honissimo informato non surd piu lungo.

elio hanno eommissione et modo ei rea tu eoso do laguorra, et cho se Cesare veniva in Italia, ehe omninonneo it Christianissimo ei venita, et gli daranno una

buona banda de Inghilesi, da ii quali saranno con-duitori ot eapitani li prosati, et elis in effetto havendo a sexuiro la guerra volo sare quello ehe si pudipercho una volta sieno o vineilori o uinti. cires quello elo is serissi do la paes, piu otmeglio informato do la eosa intendo, ehe un Guliel. mo Harensis Borgognone, favorito di Madam a Mar. lglierita. rit orno do Hispa a. ot alia eorte dei Christianissimo ha detto haustro sumetentissimo mandato per la pape universale eon buono eondieioni per tuiti lii Oonsedorati dei Christianissimo; ma non ha dotio altra parti larita, perelio essendo la eosa eommossa alia prelata Madam a Marcterila, non gli pareva eon. veniente prima eho tot it sapessa proeedero piu a. vanti. It Christianissimo non gli ha voluto dare oree chio. eomo quolio cho sorte dubita non sta eosa senetasondamento. ma solo per divertire te provisioni, et eomo quollo elio si a determinato passare in Italia pag. sandoei Cesare: nondimeno it prelato su rimesso a

Madama la Reggento. la quale per quanto intendo h ardentissima de la pace, et dopo la partita di datio lGuglielmo intando elio hanno expedito un liuomo nMadama Margherita per intendere ii sunto di questo uatiato, et eostui deve suhito fitornare es Christianissimo, et seneta indugio avisaranno qui, per he si .no deliberati non soguir cosa Meuna nisi eo nicato consilio et di commune volunta con questa Naesta

benelio per quot poeo eh' io inundo it Cristianissimo Meh'egli desideri la paee, per riuauere ii stiuoli Per la tonta des desto Gugii olmo est. su expedito qui Mon signor es Baiosa a communiears il tutio, et ii Cardinias mi ha desto havor satis buono offeto par

Nostro Signore, et cho vorrebbono ehe per mano di Sua Beatitudine seguisse deita paeo, continuando Sua Santita nol proposito satio di volor personat mentevenire a proe aria; non vorret beno pero coma hoseritto cho Sua Santita andasso in Hispania. ma ehaaeeage un convenla in quale he luogo di eontae, et per quello eh'io iniendo, non paro eho debba esserodisseulta ne to eondidioni, si ha Cesaro et it Christianissimo, eoma per si dueato de Milano. et de larestitutione di cervia et Ravenna, perelie intendo chaheneho innanes ii ritorno dei pretato mandato a Madama Margarita. Franeta non se sta eommunieata laeosa alli oratori, nondimono eho per hnon modo interrogati tuiti applaudono a o i modo ehe si troviper haver paee, et ebe'l Christianissimo sia da li suoi oratori da Venetia, eome da quelli di quel Illiso Dominio ha, eho Venetiani non meumranno dotis restitutione, vero h elie dimandaxano esaro liberati dauti 200 mila duras ehe dehono es Christianissimo perte eontributioni elio doveano tare. Et boticho questo tentare di paea per via di Madama Marghorita nongia seneta suspicione et, e sta eosa vana, pure intendo

per buona via et e gli h qualeia Andamento, et hapoehi inorni spero ne saremo chiari, et Dio vogliache si conduea a quatile buon fine, et omnino mi paro molis es proposito, che la cosa si taee o permano et eon auto ita di Sua Beatitudine. cho quando per altra via seguisse eoneordia, pol rabba importare molio, et tanto piu se questa Maesth lasae mal con- tanta di Sua Santita in questa causa matrimoniale,

la qualo por il proeodem in eas a Dio voglia non portiqueselis interturbatione a tanto bene.

Bogri e gionto qui nno mandato da Madamat Marghesia. sorso porta ale una eosa ei rea la pace, et i lo oratoro di cosaro Veseo di Burgos A' h partito per fitomare in Spagna, serius da Calos hauor let. toro de xxi de Aprila da Cesare, che gli eommetraebe proeuri per il merro di questo mo et questa Maesta di hauere salvo condulto da Franeta di potermandaro qui un suo oratore, aeeio eho venoi piu

Havondo seritio applano per Upgger Frane eo campano quanto mi oeeorrena, et venendo lui insommato di inito, non mi necadova hora molio da serivere, se non sare eerta V. S. . ehe dopo it partire diu. Franeoseo, et Oh alti rivi. des passato hebhi la .ual dei primo di Magio, eon to due altro suo di vi et

viti. , te quali tulte vennero sotto eoperta dei Musis

suo figliuolo. et quanto alli protesii et eitationi satis per ii Cosarsi alli oratori di questa Maesta, et eomeli dissi. su vom ebo li oratori eosti di questo soronissimo supra eio expedireno eum gran suria qui, et eredo arrivasso quoi eavallaro in x. giorni, et ei sumolla elis dire sopra quella citatione. eome quelli chanon sanno ii stilo et modo do la Corto su loro Romato serissiὶ Atto intondera si tutio, et restorono bensatig atti si do la eitatione, eome dei non havera con-eesso la loro di manda eon it Brevo, et nondimeno allarieeuuta de to sopiadetto di V. Sig. ritrouandomi in Rieelamondo eia Cardinato, Lei di nuovo l'ossitio eoaS. Sig. Rilia, et per parer suo stet eli' ol mio foetota fio ando a Vindesora a sare it mades o eon Ia Maost Regia, et eommuniearli etiam to nuovo che V. S. miseriue, et quelle ane hora ebe mi setiue ii mo suo

Diuili do by Coos l

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sgliuolo. eho iusto moktro ii susso gratissimo, dieo si' uno et a l)Miro. Benetis it mio socrotario mi riseri-sea eho it Bo non si aequieta molto sopra la eitationosaita eosti alli suoi oratori. dieondo essore informatocho non si sogitono ei laro li oratori do ii Prineipi, aetio li su risposto elio era malo informato, et cho lasantita di N. S. non to pote va prohibire, et ii eursorisaeevano questo ossitio geneta licentia et sapula di Sua

Beatitudine, per essero ossitiali publiei deputati a quo-sto offito. Quamprimum mi aeeadeta travarini cons. Maesta non manearo di nuovo saro buono ossitio. et spero restaranno hon satis satii. Fu dato loro una

dolio eopte de la supplieations produeia in Signatura, et dei protegio, et satio loro conoseero elie havendo liImporiali auanti la venuia di Messet Fratieesco satio

instantia sopra la avoeationo do la eausa piu volte, ei ora sidendo it simile eon protesti, como vedevano, eraassai et e S. B. fino ad hora non havosso satia questa avocatione, como V. S. prudentemento seriue . Mi di

manda pur spesso ii Cardinato quollo et 'io eroda ditato avoeationst, et mostra potersi per ne sun modo persuadere eho S. S. la taeeia. Io li rispondo eli' ioveggio lo regioni elio si allegano molio gagitarde, otia instantia et, o so no sa essero infinita, si elis Don soquello no habbia da sonuire, eost ii laseio inter spemot metum. Il Cardinato mi dice non potero credere elis N. S. rimandi it Doetor Stephano, si per intondere quanto per I altra serissi, et si anchora per v eroso da S. sani ita hara riportato altro. Si sono risolutiche omnino si proeeda in eausa, ot eosi l'ultimo didet passato saeemmo it primo atto. eho su di sarei presentaro la holla do la eommissions. aeceptare onus in nos ob revereutiam sanctissimi Dtii Nostri, deputare notarii, nune ii ad eitandum, et tu decreta la eitationoperemptorio per ii di xviii. dei presente, elis sata invenerdi, et eosi sono stati eitati lo Maegili dei m et

mitia per li Epi Uneolniense et Bathoniense nuntii ad hoe deputati et jurali. et paro eho li suoi savi comeludatio ehe quanto alia prima parte de la Bolla do,

ranno omi diligentia elio quanto si puo piu presto sive liga alia conelusione, et intendo benebe non to ga' pia certo cho sanno consuliare it easo alia Aeeademiada Theologi Parisiensi. Cirea i' andala di Cogare in Italia, questi qui

stanno in serma opinione elsella non possa seguire, et dieono ossero informati ehe non vi sono prepara- metiti neeessarii.

Da ta paeo molio si regiona cto Madama Mar-gherita et la uadro dei Christianissimo conveni ranno in Cambrai. et serendo ale uni a mereto it meso presente. It Cadilinale mi diste di no, et elio prima si ribsolvoranno li partieulari, et elis etiam tui vi antiis,ma non vuot partiro se prima questa eausa non h expedita, eho aspellano ano hora di intendero quollo inebo si fisolvera N. S., dimostrando haver molio desiderio ebo per mano di Sua santith si concludesse, po- tendo quella semiro ii suo proposito di venire in persona a imitaria, o non potendo si risolvesso di mandarvi eou risolutione di quello che a S. B. paresse chel por intorasso di quella s. sedo et eose puhlieba fisso

conveniente, et per essere it Reumo suo figlinolo appresso it Christianissimo, mi rendo Grio eho V. S. pili partieulamento infanda in eho tormine 4 la eosa. Il speretario Franeteso ehe per M. Francoseo serissiera iunio, ritorno gia sono alcunt giorni, et disso ad aleunt qui, che sperava la eose da la pace passere,

bono hone. Alia sua di vi, non aeeaddo altra risposta, se colui des eui inieresso si tralia eompari rh, o Heuno perlui: non mandaro di se ire quanto V. S. mi eom molta, et in tes materia non mi sono capitate altro suo lettere.

Qui φ iunio un gontit homo Polono cho ri tornan servitii det Christianissimo, et e cognato d' uno Lasko Ungliereso, ii quale e stato a Costantinopoli peril Ro Giovanni, eostes riseriseo dopo la sua partita ha-vora visio lettere di mano propria dol Lasko. per loquali serium eh' et Tureo et tutio si suo exercito, a-vanti la partita di datio Lasho da Costantinopoli, oradi gia inulato eon duo mila huc mini da salti, at eho

deliberava mandarne una parte et la minore in Un-gheria, et eoi resto per duo vie assaltare la Germania, hi eh et Tureo havea intelligentia eon molli Prin-eipi di Germania, li quali gli prometravano che non si

moverobbono, immo eho se tui desse qualebe eosa piudi stipendio cho non sanno Germani, haveria a suoi servitii quanti Alemanni volesse, et serius ch et Seronissimo Ferdinando ora in grandissimi travati, et ehel voleva ire in persona a Cesaro, simulato habitu, per exporti in che termine orano te cose, ma eho tu di suaso da li suoi consiglieri. So questa venula det Tureo δ vora. veggio is eosa di Germania in granruina, et beneho per la loro ribellione da la seda ea- tholiea meritino omi male. puro est maxime dolent dum eho la Christianita vada eost in ruina eonni veniatibus Prineipum oculis Iddio per sua infinita elemontia ei metia la mano. Qui andi amo mehora vestiti dolo vesti do la invernata, et usimo si laceo eome di Gennaro, mai non vidi it piu ineonstante tempo, et lapesto comineia a laedare sortemente, et meo si d hila dei sudoro. Io non sono hora astretto a stare in letto et a gridare, pero mi pars di star hens.

Coti quesia sari ii dupplieato do lo ultima Hai elio suro de iiii., peto non ho hi gno di repliearoquello elis me indusso ni hora a seri vero eho su i ha vere dato prineipio a questa nostra eausa eon ly h vere decreta una eilaetono a quesii Semi M per lixviii. di questo mese, lo quat termino non em aneorgionio a quost' hora cho serivea, pero non potovo ei rea la eomparitions dirie altro, se quosia lettera non

essere a questo termino qui propinquo, et u ruinanes passare oltro passo l' nequa, et ven ne a ritrova mi, et per gratia de to mis podagra che a questa volta hanno eon esse in ecmpagnia is meo di xlυ-

ratione di febri, sino es tella assai anxia et perplessa

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ne east suo i. et la eagiono di questa soa venula supor dimi elio ii aduoeati sues eho doueano venire dimandra non ventuano, perelis parova cho Cesare ha-vesso Atto intondere loro elie non volava, perebo laplaga non e sicura, et pero ehe si vedova destituta do elii didosso la regione soa, cho bene he havesso qui Meuni altri eonfigliori assignatili dat M. pur elisera saeti eosa a eredore ebe in tutio mirorebbono pluat volero dol M, eho at higogno suo, onde mi di- mandava aliato εt eonsilio: io rispondendo la consortes ad havero huono animo ot no la iustitia delm, et ne la conseientia et dnt trina de questi Prelati cho lo sono assignati per consiglieri. et che stes.so sieura cho da noi Legati non si sarobbo se non quanto suggo di iustitia et di ragiona.

Pol mi dimando de litis pendentia, et eome si

potesso innovam ale una cosa pondondo la eausa in

Roma inangi a sua Santita. dimandandoini quot eh' ios ossi di questa eosa, et se la causa era advocata, et lo ris si elio a me eonstava per lettere de xv.

dei passato eho per instantia che no lasso satia. lacommissiono non era signata, et per questo ebo lacausa non pendeva in eorto. ot ehe havendo S. S. depulati duoi Legati a questa cognitione non seneta usiglio et laudamento he non la rivoearia, se non in grati diserotione et eonsiderations. La eonfortata pregar Dio elio Ia illuminasso di piliare in quesia tanta disseulta qualelie bona via eonsiderando heueil stato suo, et ii tompi, et it sino do to eose, donando a Dio o fulta, o la mamior parto di questi

sunt allanni, et benehe sia religiosissima ot de ins-nita patientia, in questa tribulatione pur a questi eeimni de relligione non se aeeosta punio; ha per gransollovatione la mento goa, et per butino Andamento della goa iusticia. Questo che ab amplexibus primi viri aceesserit virgo et ineorrupta ad huius eoniunctionem. quod persanete iurat . atque olim dixit, et tubtora dico et inerma, etiam ipsi Regi, quao res pareche saecla qualebo serupolo a Sua Maesta. Parinulosida me andeito a uia suo allogiamento qui in Londra,

ora in Ampioneorto, et hora et prima non son man.

ehato di oecorroto a quello che sinistramente haveano seritio li oratori la prima vesta, quando laron eitati, et a quello eho pol haue ino potnia seri vere, et hostlatti eapaei turii ebo por nitin modo Sua Santita po-

no salto questi Cesarei, tanto eho Meuni di questi nostri qui consessano, che iid it m modesimo in qu sto regno potiebbe prohibire simit alto di iugiicia. E vero ebe pensatio eho Sua Santita non gia per signaro la commissione. nh per avocaro la causa, et

pero di qua sanno oga' instantia ebe si proeeda et

expedis .

Cho eongulio habbia la Reina in questa eo m- paritione non se intendo, pero ebo aleuia stimano chedeelinabit loeum, Meuni iudiem, seunt l' uno et l' a1-tro, altri cho non compa ira, altri elio allegari, pondentia litis, o altro gravamo et impedimento, et fratro glomi no saremo etiari; io non ei manearo contuito lo ingegno mio per semie quello che io eon georo essere l'honore de la iustiola di questa Sania Seda et di Sua Santith, benehe in questo stato gla ses impedito dol eorpo et da ranimo, et cho appresso I'altra perturbationi arrivi questa elis eosti onon sia momoria di me, o si pensa et 'io possa vivere d'aria. o de to saeuith oha mi ava aes ne leealamitii di Roma. Il miglior et it piu duro Maio chosia non regio o dura piu eho puo, nδ io posso tarsaliramente, et sono gia su i 'extremo, supplieo V. A. eho a questo saeeia qualelie viva et pronia provisione Melo eho di satis non eada in qualebe grati di sordineo dishonoro, indehit domi et mendicando ovo non

Il teso toro di questa Maesu ebo passo es Christianissimo ces Duea di fossoleti alli vitii. tu qui diritorno sopra lo pratiehe di questa paeo, perelis a quot ebo intendo instano eho si risolva, et qui notii ei e quel ealoro eho potreMe essere, et vasgi a mi oparere portando inanes per vedere it fine o almeno uti buono indirieteto a questa causa, si questo Riuo sal ogni opera, perelio si eonet uda eon autorita di N. S. . ot it Chri Atianissimo sit it suo Ra per quanto mi dicet desidorano Mani che si conduea a questo traiiaio in

l daremo di compagnia, et non se ne partiremo se noni eon grandissimo honore et satissatione di S. B. . madi questo V. S. devo havere amplissimi ragvuli pae

Ps. Ragionando eon questo mo de la paee. et dei venire di Sua Santita es tuogo do va si sileo seonvento, per conduria mi disso che Sua Santi in so-gondo li avisi ebo havsa di Franga non si eondu-robbo, perebo domandava ale uno eonditioni eho ha-veano des duro, et tra te attre di havere per sicureaeta sua no te mani o Marsilia o Roano, et io rispost eho non mi parova verisimila ebo Sua Santita di mandasso simit eosa, pereho tiδ dat Christianissimo, nδ di co-sare havea alenna suspieione, ne ostandomi a quello

otio Vostra Signoria attre volto mi ha seritio do laeon fidentia et u ha S. B. in t una et i altis do lorol Maesta, et eosi passamo olire: tutio per ad viso.

Α quosis Massili et Rilio 4 multo piae tuto quanto la se rivo eho te protostationi et eommissioni do Cosarei eogi se flavano, et non to have va signato, et

elis messer stolino et Briam dicti areriano. in elie tam mino laseiano la eosa, et S. M. spera molio da li prosati sentir qualebo eosa bona per se. Cirea la eo soLutherano, sono sopito et non se ne paria: ho satio looffeto eum Sua Maesta, et eum et Rilio rengratian- doli ete. ol Ra rigposo: Expstdiamo hoe moum negotium, ni possim applieare animum, et omnia saeiam Credo elio S. M. omnino seri vota, eo me per quellamia da quatteo d' Aprilo disti.

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dore in elio termino gia la eosa, qui par se inunda loeose go vadino stringondo, et elis Madam a Margarita, at la Rogonio madia dei Christianissimo dohano eonvenire in Cambrai, et intendo da ogni parte la rogahavere grandissimo sonda monto. Questa Maesia vo-ria elis il Roumo Eboracenso an das sp n questo eon venio, ma elio prima M ox pedisxo questa sua causa,

a la expedition do la qualo intendunt omnibus viri

la mi commanda, et sin qui restano ben satistitui; maperobe ponsano otio la Regina omnino mandata a Roma, volono expedire otiam loro por sustear a N. S. non volgi sar la avoeatione de questa causa, et inter alia allega eho N. S. ogi in manibuA Imperialium, et ehe a tui non orit tutum litigare Romae.

na habbi et rigeontro per leuore do Venetis. pur mollo satissa a questi intonder etiam per avisi da Roma. Bo h uto grandissima eonsolatiouo di quello miserivo V. s. dol bon star de N. S., eho per loliore da Venetia so in tondovano eserto malo novete, et ebomi saepvono star molio suspem et di mala voglia.

Io serissi ultimamento alii xxii. et havendo datola lotiere, la sera modestina a vis it Dollor Stephano et Megaer Arian. ot por quosio si sostenne ii eorriore, eho sno a quest' hora non ἡ partito. ondo ho havuto da saro allo dolis istitore questa gionia. Il Mumo Ehorae origo mi ha mostrato lettero dimano di N. S. a Sua Signoria Roma et at m, ne laquali / una elausula erodentiato in me super premissis et aliis negociis publieis, et porehe nh da osso Dotior Stophano. nh da Tadon et e δ ares valo non ossi noti ho havulo altro lettore da V. s. poro a questa parte non ho sapulo elio ris pondero altro do prosenii,so non eli' io non ho lettore, ma cho per aventura de-vono esse re in eam ino sotio inditiam dot Assio Logato Salviati, et ebo quanto a quello premissis et quale non mi parova cho si dicesse so non per quosli negocii delso. eli' io non hausa eho diris altro elio eotila artiquello elio tante altra volto gli havea desto. elog ehego N. s. non havsa satio ei rea it Brevo et altro loro di mando quello ehs haveriano voluto, eho non proe deva so non ebo Sua Santith eon giustitia et honesta

nol potea sare, et quanto allo eoso publiebs eho io glifieo ava eho volossino honora ii studio de la prote-etions et disensiono di questa Sania sede et di S. S., eo ma havea satio per il passato, et come era la speraneta es sede cho havea in queata Milesia Sua Boaiitudine et maximamente hora in questo traitato di paeolo qualo reni hor pili si stringo a quel oh 'io intendo, et eirea questo non maneo di tutia quella diligentiaeho mi h poggihile. Intondo eli' ol ch istianissi ino desidera elio Mon. signor mo Eboracenso si trovi a questo imitato in

Cambrai, et eost anco quos a Maesta, rea non primaeho si a expedita qu0sta eausa, pero la sollieitano Oltra modo.

Ilieri si tu alia audientia et su la quinta, dovo pro-l eedandosi atrusato in eontumaciam Rhinae. lo EI

Roffenso eomparse, et eon aeeommodata oratione di

l so, ehe havendo udito in nitra audientia la Mnestis des

m. eho disserendo de la eausa havea leuisseato eoram n mnilina, eho la intentione sua non era se non elie si

saepsgo iusticia, et che si levasse ii serupolo ehe havea in la oonseiεntia. invitando si ii iudiei et elase uno altro a portae qualelie tumo alia investigationa di quos averita, ehe per questo tenova i anima sua molio stretis et illaquonta. so a questa oblationss et mento di S. II

egit in publieum non prodiret, ei manifestasse quello eho eoi studio vehomontissimo do dot anni est in quosla materia havea trova o. onde si per non sare in damnatione do i anima soa, si per non essere infidetol at suo Ra et manet, ars in eosa di tanta imporlantia diquello ometo elio devo silla vortia, si apprestava inanetialis Signorio loro Reume pste dirit, asserm hesi, et eonvixe ragioni dimostrarii eho hoo matrimonium Regis ot Reginae nulla potestate humana vel divina potest

dissolvi, pro qua sententia asseruit etiam se animam positurum, sogiungendo elio Divus Baptista olim extimavit so gloriosius oppetere non potuisse, quam pro causa matrimonii, quod eum eo tempore non esset adsto sanetum, sieuti nune est per Christi sanguinis effugionem, ardentius ei st meaeius poterit ipsum ad quodlibsit magnum et extremum pserieulum mai re eum fidueia evocare, eon molle altro pariae aeeoinmodate . et in fino obtulit libellum a se eongeriptum super hae re. Et duo lui Episeopus Assavensis o . Minorum in eandem sere sententiam, licet oratione non admodum e ulla et hreviori nonnulla dixit, et quosdam commentarios obtulit. Post quos un Doelordielus Doeanus do Ateubus praesectus curiae Cantuariensis in juro dieondo allogavit ex saeris eanonthus nonnulla in favo rom matrimonii, quae non multum urgebant. A tuiti risposo it Mho morae ense primum miratus, quod do reponto adeo eos adorti essent,

j dein quod illie stabant et sedebant omnia au/ituri ad causam pertinentia, et pro iustiola saeturi quod dii vina sapientia eos inspiraverit ese. Di pol si prodesset ad ulteriora, desernendo Reginam ob non eompaestionem contumacem, et nihilominus eam citando semel pro semper, et dee reverunt examinari testes supeream, ohlatis articulis quibus Maj. Regia iam respondit et per proenratorem reliquit responsionem apud aera, et eosi si examitiano ii testimonii et vassi di longo. Quo- sta eosa di Roffense su inexpeetata et improvisu, et i pero tenuit omno in personam in admiratione, quot elissam. vedremo alia giornata, et Mi gia in tondeto quescte δὲ pensate quel ehe puo se ire, et perche it mes-go non dk indueto, et io sono occupatissimo, pero non

i tina havondonii satio portaro si luogo dous tenemo ill iudieio per soruare it tormino δ' horai, et douendo

dare a questa Bogia Maesis it giuramento super pol sitionibus et articulis, is diovammo in una ea mera li

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propinqua, et dupo expedito l' alto, essa sua Maesta mi diade un paeelietto det Ritio Legato di Francia di xviii. des presente eon te quali ora alligata la ultima di V S. di ui. detio, et benelia io havessi indovinato. pur rit vaneomi in presentia di S. II. li eommunicat quanto olla mi seriue, et aneo lo soggilansi quanto mi parvo opportuno in i uno ei P altro eapo. Et quanto ulle eose sue, de preteritis, S. M. non dice altro choquanto ho seripto, et mi illeo haver risposto alli suoi

oratori, eho quantunque N. Si . havesse potulo sarquatile eosa per lui, pur rosta satissatio, dummodo Sua Santita non Leeia Meuna cosa etintra di tui inquesta avocatione, et m' ha mostraio una letiora dati suoi oratori do uti. dei presente, per la quale scri-xotio si ragio motito liavuto sopra di eiu eon N. S. in persuaderit eho non ureli alterare l' animo di Sua Maesta, eho non sarh eosa ale una. Di pol soggiungono in detin lettera cho Sua Beatituditio ha no lauaesta Sua mollia sudo, eho in questo irat lato di paeo non habbia a mandaro di quello elio sempre ha salto in saxoro et honestio di quella sania Milo, et eboipsi iusserunt Sanetitatem Suam bono animo esse che questa Maesta non muneata, purcho Sua santita non innovi iacuna eosa in quesia musa eho habbi adeste raro l'inimo suo; et e S. B. se Muso loro cho non

dubitasseno di eio, eho piu presto ora per patiro Ogni lyan rosa in persona sua. Raecommandandoli io loe e di quella Santa Sede et di N. S. rico reai S. M se mandaria aleuno a questa Diota, soprasinite al- quanto, pol mi disso che non havea an hora deliberato, ma che manderia ii Cardinale expedita questa causa: et dicendoli io cte non era possihil e che questa exppestione si laeesse in tempo, mi risposa eli' et Chriglianissimo havendo lui satio tanto per S. M. nonii manearia di prorogar la cosa, et parvemi eho po-nesse questo pro constanti, inrmando eb'ol eonventodi questo Madamu non sarobbo alii xxvi. eomct serive o di Franeia, ma se prorogaria; et mi disse piucho per lo intimare la guerra eho emo havea satio a Cesare tuito lo loro eapitulatioui eranti rotis et sta ite, et pero che nou basterobbo eho in questa Deo dat Christiauissimo iusso ehiamato eo me Consederato, ne aneo si puteva saro elio gli si intendesse eompreso conte eapitulationi antique, perche non expediebat eis, et maneo at Christianissimo, essendovi molle eose chesariano contra di tui, perelio quelli trauati suron salii eoi traitato des matrimonio de la Pritieipessa con Cosare, et inter alia cho li haveano pro messo disendero eum in possessis et possidendis propriis expensis. Et in satio la in ento di questa Maesti, mi pare tendere quanto puo, ebe eosi presto non si proceda a conclusione in questa Dieta, volere viaer prima ii suo diquesta sua enum, et pol mandaro ii Cardinale et tiron uti tempo medesimo nuovo eapitulationi con Cesare, et proe uraro elie si concluda la paeo universalo. Ioda ogni parto intendo elie Madam a Marghorita multo iusta a questa Diala, et che ogni di cresce la sperangade la pace. Io sono stato in qualebo opinione elio digia legare et ii Christianissimo sussino tu eoticordia, et ho presentito cho questa Maesta et ii Cardinale ameo hanno di eio dubitato, pure hora mi pare eho molis si prometiano do la dilatione, et ebo non si lata senga conclusion do te eoso con Cesare, si interloquendo n horaeenso mi disse: Quando Galli aliter laeerent, nos haberemus modum providendi, eho per comporro connia sono in Flandra li mandati ampli. A qu ita dilatione cho loro procurano, pret dono etiam questa

eausa elio par loro elio eosi si impedita la venula di Cesare in Italia, et non obstante lo provisioni elio sivedono, di ono cho non ha denari, et non puO passare seneta questi di Francia, et per questo procura la pace ad ollatio etiam che l'armo dei Christianissimo cessino in Italia. perelie uno do ii eapituli eoutie ne questo. Nonso dir altro, salvo elio io progo V. E. eonsideri honein che travulto mi trovo, et che non hasta diro do lasententia contra et Re, et per la contumacia de la Bo-gina tit modo loro di proeodoro salino it proeesso in

modo, eho Aeeundum dedueta non se potin sare se

non es loro modo per molli capi.

Nella eausa di questo serenissimo uo si preeodo eon tanta solicitudine ebe ella non putria pensar piu, et ponsano omnino lia xx torni venirne es s M. LaSorma Regina pol che interpose lo sue appellationi non compare piu, et pero hanno it eampo largo et expedito da sare es lor modo, et coneluder ii processo eon tuiti quelli meri elio possono portar la eosa es lorsavoto Seri si cte ii Curdinato mi havea deuo ebori voe ano et Duea di Sotalebo, et l'altro oratore thesoriere, pol ho melio in logo. che in ovento eboil eonvento di Cambrai si disserisse, ritornassero, othora si ha per levere di Franeia cha ritomano, it eho signifiea, so h vero quanto mi ha destio, ebe la eosa

si debbia di Mesre. I eho poro V. s. dat suo Amosiiuolo douera havore piu certo adviso. In satio puro intendo elio Madama Margheriis sa grandissima instantia, ei manda eontinuamento messi a Madama laRegente elio voglia venire, et si trova a Valene ina.

t Siti qui per te podagro di Sua Maesta et altro eause si h disterito, et o per la instantia di questu sermol Ra. ii quale non vi vortia mandare questo o, mal prima expedire la eausa, it cho non vedo como sta

t possibile.

Il Cardinale doso eli' io mostrai a Sua signoria

Ritia et ut m l ' ultima di V. s. . dove serive cho N I S. con un bordono dolibera audaro a quosti Priae ipiso sorse se divertisse questa pace, disso eho molio liplaceria che S. S. sussu in questa opinione, et elio ellato saee o intendere at Christianissimo et anco a que sta Maesta di volersi ritrovis tu questa compositione di paee, perche ii daria l) animo con quasio intrateianero elio hora nou si lacesso conelusiono, rea si disserisse, et potessino eoti pili pommodita intendero a

questa loro causa. et mandarvi pol ii Cardiues s. ilquale mi ha progato eho di eio scriva a N. S., et spacti per la via di Francia. Il Christianissimo per il suo oratore mi ha satiosare molis raceommandationi per questa causa matri.

mouialo in favoro des M, eou molle amplo oblationi in genero, et mi dico ch'ha mandato per lo poste

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l'Episeopo Tarbienso a N. S. per questo esseito, a supplicario eho non voalia rimovere di qui quos a causa. eon offeririi ii stato, persona etc. so sorso sua

elio S. B. per sua prudentia in questa eoga non hactrispetio so non a Dio et alia iustitia. postposti iuuili altri rispotii, et lo suplieo volia eonsiderare in elio

termino mi trovo.

I 'oratoro di Franeia mi diea elio ii dotior ste- sano riseriseo elio Sua Santita li ha dotio et Brouo

omnino egger salso

Postseripia. IIo intoso questa Maecli, gere in molia consulta eoi Bino Eboracenso, pensando elio S. S. Acta pili non possa an dare a tempo, di mandaro a Cambrai it Voseouo di Londra, porgona dogna et divalore, et ii Moto lateo persona di dot trina et valore similmento, non an pero quello sieno per risolvere, M li mando ranno non manearo di proeurare quanto

potio, eho lo eose di quella sania Sede et di N S. lisieno raeeommandato, et pol la prima ad Horo del

dol passato avisai V. s. in cho termino stava questa eausa. et como si procede va eon Rean estierith, et eon magetiore instantia. et eosi per la medes ima via sta-mo eaminati a gran passi fino a questo di, et vassituitauia piu eho di trotto, di mantem elio Henni aspei. iano una sententia ha x. glomi, et bonehe et simo molle eosa da saro. geriit ure. allegationi et proe sida vedero et examinare, pur la instantia et diligontia 4 tanta. eho niuna coga h sussietonte per sare cho conun poco di pausa respiriamo. ot non e et, 'io non die ait parer mio, et quot eho mi pare che fossa piu eonveniente, ma poco in a.

Io non manearo dat debito et offeto mio, nee prudens aut volens eommittam eho aleuno di me sipossa hiasi mare, et vonendo a sententia non havoro

altro cho Dio inanes ii oecti et l'honoro di questa

Santa Sedo.

Partireno di qui in Veseovo di Londra et Mona. Moro at primo det mesa oratori di questa Maesia per

ticolae commissione di assistero allo eoso di N. S. si de la Sede Apostolica, et erodo ne saranno huono u scio. perelia et eon la Maesth des Ra et eon ossi natio satio tutia quella diligentia e ho mi h stato possibile: alii ti su dolio qui do la presa di Mons . di SanPolo. la quale pol si o eonfirmata, non go che mutatione havera satis quest' alire sue esso.

V. s. sata stata molti giorni seneta mio letters et la musa 4 stata eho havendo in prima seripio piuvolle, et capitando qui a diversi lettoro seneta ni una a me. nh di V. S. nh d' altri, pensat eome anchoreredo, cho olle mi sussino tutoreom, bonehe aneliora por l abfetitia dei m et Rino Eboraeengo io non ha. vassi eosa de a d ' aviso: havevo aneo notitia delavo atione, eitatione et inhibitione, etiam per edictum, eonstito de non tuto aeeessu, ondo aspeltavo pur ebo te latiora ei Bravi authenties eapitasgino, et si potesso laro talo auo. eho nobis Legatis o qnt ligatae manus, elie is altro non mi restana da sare, per poter dimandae licentia, et eosi non mi polouo moliero a seri vero, et stando in questa expectations sui Heereato dat mo Eboraeense a tragiarimi ad una sua villa desta Mors. douo ha un hellissimo palario, at emi ui antii, et ii vi sequonte do la mia venula, eho su alli v. dei passato, da la eorte det M a s. s. Ima tirono mandati dui Brevi sotio la medesima data, erodo di xix. di Luglio, l' uno sopra la eonfoderatione salta eon cegare, l' altro sopra la avoratione. et vellendo in trum et in l'altro eredeneta in me, et non eompa ire altra linere, mi alterai atquanto, et si foeo ogni diligentia per ritrovarie, ma non vi suordino, Musandosi essi eho a lora mani non eranoeupitato. Tamen ii deui brevi ven nero in tempo, pedicho sopra essi si labrieo modo di sare la intimationado la a voeationa ad effauo eho nobis Legatis essent omnino ligatae manus, et qui tu da eonsultare assai, et pre parto Regis, et pro parta Reginae. Tandem si coneluso una forma di intimatione, la qualo per unprseuratore de la Reina ei su salta in buona Arma quanto ad hunc effoetum quod non possimus, nee aliquis nostrum possit ultra quicquam attentare. Fauo quesio mandat a di mandaro audientia at Re la quale

per I arrivo di uno oratora di Cesare in quelli gloriami su ri tardata una soptimana, et intanto eapilam

pitulations eh'ella seriue haver mandata, et havor aduigo eh' ello haveano passato Floroneta non compar-vem mai. Andat dunque a la Maesta Rogia at tam postatuto, et volse la buona sorte eho quoi di modo-simo avanti eho te pati si hahbi lo due ultimo di V. S. di xii. 4'Agosto et v. di Septembre eoi Breve a S. M. eirca la revocatione do lo eensure et pene pol euniario, ot suspensiono do la eausa sno a Natalo,ot sopra di questo esse sui a iungo ratonamento eons. 11. . eommunicandole et riserendola da la testatos quanto mi parve a proposito: la qualo cirea la eo

sederatione non seee molle parale, nee laudavit, nee vituperavit. Ma ei rea la avocatione de la eausa perio eoso proeessa mostro etiam molto dispiacero, ma

so do la auocations mi disso queste parale formali: Vestri optimo seiunt aceommodare verba tempori, sed

et vos seitis. quod mihi tuit signis tum ab Urbo,

i ut deberem proeurare sententiam, qua lata res postea esset altorius naturas. Io li ris post prima eho quantol a mo mai no dimita mente ne indirettamento mi orat pervonuto a notietia cosa Meuna di queato, et di N. S. t erodauo es medesimo, perche pure no harei intego qua, eho eosa: eha so da altri si era stato seripto questo. io non gapeva no potova ronde me ragione, et di isono stato in dubio ebo qneso cta serisse da Romail Doetore Stesano haver da eommunicae eon S. M. di molia importantia, quesia sua eum non Rage unates eosa, benehe io non me no habbia potulo veri-

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