Anecdota litteraria ex mss. codicibus eruta. Vol. 1. 4. 1

발행: 1773년

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lara , percia trinato annesso alla CanUne sessa, ebe porta ii seuo nome in uu antico m. apparteianente gia es celebre Monsig. Felice Cometori, come pure gli Atri due , che sono βulla morte dei Cardinalmielloetu Vitelli, di cui parto in una nota , e cheprecedono la indicata cingone nello sesso Ms., da mie questa , e quelli io bo tratio . Ti parerat ii primo probabilmente M po trono gelante ς ma cosὶ par- levasi a que glomi calamitose. Loda ladio cor . noi , che semo nati in m secola piis tranquillo , e godine a vantaggio delle lettere, e degli amici.

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RE INA DI FRANCIA

DELL ANGUILLARA.

ALMA di sede armata, e di quel tume,

Che te cose discorre, intende, ed Opra, E perch' e raro in te, set rara in terra, A cui die t 'Arno gia per patrio fiume, Quando t' accinse quei, che regna sopra Al' opre u mane, alia terrena guerra, i Pol dove it Pireneo con l'Alpe serra Quel regno fra duo mari, anZi quel mondo, Che da perpetuo omagio ai Gigli doro, Dal sento Concistoro Fosti a portar eleua ii Regio pondo, i Ptia d'Enrico Secondo Consorte fida , ed or dei Nono Caeso Diletia Madre, per tua gloria ascolla et, che di nuovo io parto Del valor, ch'io cantat pili d' una volta.

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Mirabit fra te doti alme, e reali, Ond' it tuo senno ornar' natura, e Dio, Sopra ogni altra virili se la prudenZa, La quat' e dono in te patrio, e natio,

Che in questo i Padri tuoi tuiti sur' tali, Che se ne gloria anch' oggi Arno, e Flo

le ha splendor questa virili, che senZaLa luce sua, te sue sente Brelle N' andrebbon come cieche es proprio De l' abito persetto , obietto E non si mostrarian si vaghe, e belle, Se te virili son quelle,

Che di glorie immortali ornano vn'alma. Felice te, che tanto orni it tuo nomeDi quella unica, ed alma Viriti, che tuite l' estre illustra, e come Quando l' eterno Dio ii se Consorte Dei sempre invitio, e gloriose Enrico, A pien se noto it tuo valor, e merio ἀMoli' anni si mostro non molio amico Al tuo selice Franco, accio, ch' il forte, E lasgio animo tuo ne suile aperto ,

E qual

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E quat poteasi aver segno pili certo

Dei tuo costante cuor, polche con tanta

. Fede at tuo Sposo, e Re desti consigito, Che per l' aurato Giglio Facea , che d'altra piu felice planta Alia sua regia, e santa: Stirpe , cercasse farsi un nuovo Padre ΘMa Dio , che tanto fida, e tanto accorta Τi scorse, ii se Madre , E lal , cli' invidia ognaltra oggi ii porta. Τaccio con quanta dignitade, e senno Al magnanimo tuo Signore, e Sposo, Mentre visse fra noi , iusti consorme , E come sol da te nacque ii riposo Dei regno, allor che l' altrui gare deiano Nove leggi ai governo, e nove Arme, E come sola tu prendendo i' orme Piu dritte, pili lodate , e meglio intese , Che ti mostrava ii tuo natio discorso, E in un Bave morso, Per raffrenar l' ingiuste altrui contese, Perche queli alte imprese Bramo, che siano ii mio novo argomento,

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Che dopo it mio partir fur la tua lode, E per quel, ch' io ne sento, .. Fur tali, e son, che fan stupir chi r ode. Quando la sella empta, importuna, e nova, Al suo Re guerra, ed es tuo Figito mosse, E in Francia partori tanta ruina, Che se dei sangue uman te glebe rosse ;Quel tu me interior, che par non trova, Cli' in te loco la Maesta Divina , , Τale, e si dolce far seppe rapina Di tuiti l cuor, che Ι'una, e l'altra parte Τ' ebbe per giusta, e di sincera mente, Talche la tua prudente Maniera at fin placo quel crudo Marte .s La tua mirabit' arte Pili volte allemplo stuot freno l'orgoglio,

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bene.

Ma ben t'ispiro Dio 1' onor, la pace, E et vero, e 'l sommo ben degli aurei Gi-Quando per nuovo Proteuor prendesti Dei regno Franco , e de' suoi propri fi

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Spirio fra tanti Eroi seeglier sapesti, . Ch'olire , che fia r ingegni accorti, edesti Forse oggi e it primo , olire t suoi veri

modi , nde conduce a fine ogn' alta impresa; olire , cli' ha l' alma acce a Di somma carita , di somme lodi, Qual langue e , che si lodi Di tanti egregi Cavalter' invitii, Quanti n' ha il ceppo suo prudenti, e. sorti, Quanti Marte n' ha seritii Fra quei, che son per laureo Giglio morti

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Questi nuovi Africani, e nuovi Marti, Di eui ua ii Tebro aliter, di cui si glo-

In alte imprese, e d' immortat memoria, Non men , s' uopo n' avrai, son per gi

. - Del movo eletio Proteitor Romano iE s' egli oprar sapra net Vaticano Con arte, e con discorsi accorti e gravi, - Fra quei canuit Padri it sommo onore ' Del Regio aurato Flore IQuesti altri pronti avran cavalli, e navi Contra gl' inglusti, e pravi, Che at chlaro sangue tuo vorran far

E ben con Ι' occhio intento di Minerva Quanto sia ben hai scorto A farti tal miliata amica , e serva. L' δ ver, ch' a gran klicita n' induceL' amor' universal, la fama , e 'l grido Che partorisce maraviglia, e laude.

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Alma non ch' alberghi in mortes nido, Pili selice di te, pol ch' ogni luce D' immortat gloria at tuo gran nome aps plaude, Superata hal l' invidia , e l' altrui fraude; E se mentre talor n' avvenne ii peggio. Dei darii colpa alcun is pertinace, Oggi o ti Ioda , o tace.

Se Cristo e sempre teco i, Se tuite r opre tue loda il lar fine ZSe perch' io non tornassi altri ta incolpa, Camon di, che la colpa non tu mia, Che la nuova di Dio nemica ista Tutia sangue, e vendetia ,

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Potrei passar tant' Alpi, e gir si iunge e

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