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Ricordaleui Signore, che non per altrosete venulo a patii tanto neI mondo , che per saluar l anime nostre, dunque adesso, che vi si porge occasione di saluare questa anima non I abbandonate; ma rice uetela nella Vostra gratia. Quaerens me fedini Iastus , sedemisti crucem passus , tamius labor non sit cassus . NCnosia in vano spela tanta latica per me ma s te mi Signor partecipe di una sola gocciola dei vostro sangue , accio I anima nata si , salui. Signore io mi pento d'hauerui osseso, Quid iaciam tibi, ocu ros hominum , non debbosconndarmi; ma spero in voi. Eben'cheio non meriti la Vostra gratia,& la salute; ad Ogni modo la spero des-Ia vostra pietosa mano almeno per far dis- petio at Demonio;quai non vorrebbe,clievoi mi perdonasti. Dcle imquiιatem meam, amplius laua me Domine. Fate Signor mio, essio senta quella dol- ce parola, che senti la Madalena ἱ mittun- tur peccata Iur, vade in pace: o Anima da me creata, ii ho perdonato tutu i tuoi peccati, Vattene in pace alla sania gloria dei Paracliso. Illumina oculos meos , nὸ Snquam obdormiam in morte : ne quando dicat mimicus meus , prauarui aduersus eum . N n. Osrimela
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metrete Signor mio , che ii nato, & vostrone mico habbia parte alcuna sopra di m
vostra creatura, che pentita a voi ricori h&in voi spera perdono,& salute. Fate Signor mio, che rorecchie inie sentano quella vostra dolce voce, con la quale chlamate at Clelo Ilanima,con dire: Veni electa mea,Veni formosa mea,Veni,& coronaberis, tutio pero per gratia Vostra,Sonet vox tua in auribus meis; ma voce di carita,
voce di pace,voce di perdono, voce di mirusericordia.. Ne proijcias me a facie tua; perche,Manus tuae fecerunt me,ad imaginem,& similitudinem illam. Whauete fatio con te vostre mant,m'h Uete creato ad imagine,& similitudine v nra;nshauete dato it lume delia Vera Fedrimi clarete anche la salute. Vbi me aliscondam a vultu irae tuae,quia peccaui ' Dentro at vostro costato, mi na-kondero. & tui saro sicuro desii mici nemici insernali. Se tardi m accorsi dei nato errore; non son gia tardi a riceuerit perdono , ne tardisete vot Signore a sarmi misericordia; perche mi hauetae promem,che, In quacunq; hora peccator ingemuerit iniquitatum eorum non recordabor amplius. δ' Vt
Senon sono ii primo con gli Apostoli;
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mi contentaro Sess r l'ultimo col bu Cn .Ladrone,che ait vitimo dimadandoui per- dono; gli dicesti quella dolce parole, H die mecum eris in Paradiso; degnate ut Signormio di ponermi net numero, & per compagno di questo felice Ladrone, accio cheio senta i a paterna vostra voce I che mi diail Clelo per gratia, glache non to merito pergiustia. Promettesti Signoro, & vi sete obligatodi parota diuina,che ogni volta che domadaremOaiceveremo; Quando cercarem oriti Oua remo; quando picchiaremo, ci s rebbe aperto: Petite accipietis; Quaerite, σinuenietiri. Pulsate, o aperietur vobis. Hora vi domando it perdono de mici peccati: Cerco la gratia,&amicitia vostra,& picchio alla porta dei Clelo , accio mi sidia ringrcsm; Et serina mente spero nelletis vostre promosser Memento verbi tui, seruo Iuo,
Se it Medico da la medicina corporale , ne pretende, & spera la sanita deliinse mo: Et voi Signore,che mi hauete dato te-po diriceuer tanti Sacramenti, che sono medicine spirituali;non ne deuo sperare lasalute certa deli anima nata φMemor esto verbi tui seruo tuo , in quo miti t. pem dedisti.
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Fede conten uti nel Credo , & de chiaratida Sacri Concilij , perche , corde creditur ad linitium,confessio ore autem fit a salutem, pero, Credo in Deum Patrem omnipotentem,credo in Iesum Christum. c. Educ de custodia Animam meam , me expectant Iussi Signore libera l'Anima nata dat carcere di questo corpo , accio net fiorito campo det Faradiso vi possi lodare in eterno;doue ii Santi,& Spiriti Beati in aspellano in eterno. Giesu Maria, salua quest Ani
Dimenticatevi, Fratet into,di queste co- se dei monilo,aspirate a quelle dei Clelo,&dite:cupio dissolusis esse cum Christo. Iesu esto mihi Iesus . Giesu vuot cl1r Saluatore,dunque Giesu mio , sij a me Iesu, cloe salua rAnima mia, Quam preιioso sanguine
' Niuna scala fa salire at Clelo pix facit
mente, se non quella dei patire, pero Fr tel mio habbiate patienZa in quesso vostro mater prendete questa morte per penitenode vostri peccati,& at sicuro Visara Vna sc la di Giacob, per la quale gli Angioli scenderanno per rice ueri mima Vostra. Iusta:us sum in his quae citctasunt nuru, iris domum Domini ib1mus ; questa Vita non e casa nostra, ne habitatione nostra, No ira OM. cm convel αιο in coelis 6ὶ ; Quella que
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Ia E la casa nostra, e la patria nostra, tui sono in ostri amici e parenti,che sono ii san-ti,e Sante tui e la nostra madre Maria Vergin che Vi aspelta. Inie Dominesperam, non
Designi qua proximam spiritus ex ba.
V ir si certam normam in hac materia a,ri dare nemo possit, cum adhuc peritos medicos viderim non raro falli: Aliquando enim morti ad horam,vel semi, proximus videturipost diem autem moritur: Et sic e conuerso, multoties vidimus accidisse Haec omnia namque improuiso accidenti; vel casta,catharri fluxione,breui mUtantur. V sum tamen mihi fuit,utile fore,aliquas regulas generales ex ijs- quas alias obseruaui, hic adducere, e quibus non mediocris cognitio in hac materia eruetur. Haec autem volui in fine huius libri su nectere,Vt valeant Sacerdotes, qui haec signa in infirmo agnouerint, illum maiori, ac validiori auxilio iuuare,ac prorsus fior seserant:Domestici vero magis curent Sa cerdotes vocare,qui infirmo praesto sint in nimae auxilium
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3o 6 De Signis prox. ad mortem
'Quia vero etiam secularibus aliquando ,- necessitatis causa,hoc munus adiuuandi infirmos morti proximos commune est; Vel. fillem circa corporalia illis administranda; Placuit ergo,haec communi,ac vulgari ii gua explicare, Vt omnibus commune sit, quod omnibus commendatur.
Primo si da per regola infallibile, Ia per
PrudenZa pero,assistedo ut it pili che si puOle, quando si vedesse ii peri colo dubioso:
Seconda Regoia r Deuesi osseruare la mutation dei polso, la qualita della respia ratione,& is color dei viso, quali sogitono
Variare ne i quattro tempi det glorno naturale;cio e la mattina allustir det Sole, ilmeaeo giorno, lasera,& la meza nolle; Et secondo sara la mutatione, si potra fare ilgiuditio. Teiina Resola : Deue osteruare i motidella Luna,quale dominando gli elementi inferiori , caggiona anche mutatione allicorpi composti: che percio vi sono li Luna- Πj,che questo insegnano:&in tali mutationi non si acue abban donar i insermo, chorochissima virlu liene. Quarta Regola: Dcuebauer mira alia
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qualita deli inserinita : Attcso in ditursimo rhi,diuersi sono i segni proximi at spirare, come appresso diremo ne'mali particolari.
cia,O Hidropitia; si deue auertire, cheque si ordinariamente molono fauellando,&con retto giuditio ; sempre cercano da b re,& uam angiare, Et questi scappano fa-calmente dalle mani: mancosto rosideu auertire la poca virtu dei polso : il sudor Hella stome,il liuor della carne, e delle lab-hra,la Dede a deli estremita, come mani, Orecchie, naso e picui: rassanno frequente, Sit non poter sputatar il catarro: questi sono segni di campar poche liore: ne deuenclimente lasciat lo. Sesta Regola: Nella pontura: quandollaifanno cresce, per la respiratione impedita: se havera poco viriti,con liuore alle lab-hra,&punte deli edita, fra poche hores ne morira, an cor sauellando, e mouendosi, come hauesse gran virtu: non si lasci, se che corre te post
Settima Regola: Se I'insermita e di febre maligna, quatriduc e a morte ii patiente et se vecta,che resta di cibars: non dorme,nequieta: hara ast anno di cuore ; va sacendo sospiri profondi; non Vuole altioche bere
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3os De signis prox. ad mortem.
A questi si deue osseruare it mancamento dei pol ,con rintermi Ilion di quello; la a respiratione non libera, ma affannosa. ; gliocchi inuetrati: Et quando stara vicino al
. henche vi sta molia Virtu , non imeno upolso e tanto veloce , che Philum sese ιentum durabileisi che passata deita Inqu1e-- ' tudine, clopo vn hora in circa, si mettera in Agonia : & sta poco spatio se ne muO-
' . Non a Regola: A questi sebricitanti: qu doli verra via'occhio gonsio , &li Verragran sudore in laccia con affanno nella te- spiratione : qu indo i I sudor va mancando, ' verra vn lamento quai mentre andrast mando,l'inserin o s'andra auuicinando alla, morte: Et quando da tanto in tanto Va r
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Decima Regola : A questi febricitanti,
si e osseruato via alti a cSsa, cloe, che qua do hau ranno quel assinno nel respirare,& il poso intermittente , se sera Vn motodi una spatia da tanto in tanto , morira fratre,o quatit 'hore in circa . Et se quandocostoro hauranno finito di far moto colcorpo,& sequitera it continuo assanno; s non faranno motivo nessu no nessi occhi, ne net viso quando se ii aspergera con l'a qua bene deita,questo e segno,che han persa la virtu sensititia, &sono destituti dalla viriti vitale,& fra due hore in circa soglio
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vecchleaenZa polso, sono state aq. hore in agonia,che pareuano Voler spirare da limra in hora;pero non si deueno lasciare. Decimaterra Regola: Se i inserinita sara di ferita in testa, non si fidi nel polso ga-- gliardo ; ma attenda alla vivacita delli oc-chLal rettogiuditio, & alla respirationi; perche quando havera perso i sentimenti, congli occlii inuet rati, glisogitono venirspessi accidenti,&sinto mi in modo di malcaduco quali come sono troppo spessi, pre- sto morira con uno di detii accidenti; & in Vn tratio perde ii polso,&spira. Decima arta Regola : Se rinsermomuore di gotia, b gocciola, che toglie lata, meta dei corpo,n perder la Duella: &alli pleni di carne, da morte;a questi sisserua Ia virtu dei polso, & rati anno della respiratione,& quancto ferinali moto dei corpo, come vi ramredando,& manca it polso, pre
re di susso di sangue, o per la serita, o per
rottura di vena , & il sangue sequitasse ad
Vscirin aboladanza: questo morira senZa Polso, senZa moto, re quietissimo,che appena se ne potranno accorgere; pero bisognastare attento come, e quando manca it polso, quale quando manca,non lo lusci.