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1244 Tado sol conto di Tolleratio is dissem che et dici papa devesse mandaro ambascinior a tui impertoecho volo variare pace concla chiesin. Et popia flava nil Civila Castellana fiun. J o quoslo dilo mando do iniba sciatori or imperatos con au-lliorita, cho possiano scire la dicta pace di confirmares iuniitolii proprio. Ita imperatore havendo ii dicti imbaseiatori in sino non volso suro pacem papa. Et papa indegnat se pari illa Civila Castollan et undo ad uiro. li vi se inconsigito con li suo cardinuli e con Romani domandando loro luto. Li Romani promisero luto et pol nollo observarono. olpopa indipnais di luto e di si lacla costii como homo pro V dulo si is ando ad Civilii vocchia fiun. 29J. t ii vi rovox gale di Genovesi et tui coli dieci cardinat enlro elledicto galeo et undossine ad Gonova. si sece uno grundo consigiis c commis ni cardinule Ranior et govem di ulla Tos nais de duculo di puleio et ulla marcha Λnconae cos lo se vicarii e rectoro. Lo imperatore avonii cio sentito presia monte se ne undo ad Pisa e comando ad Vitalod Aversa et qualo ora capilunio in discanella, in Montesii Scone, cho lacesse grande guerra ad Vilorbesi. In quo anno si leva in Vilerbo uni compagnia chia mala peZ ill gagiiurda ii quali seria una curraria ad Monlesusconco enarra certa proda, a quale condussero nili torre dilania da Ferenti. Et italo 'Avorsa monio ad cn vallo constrando Xercito cisa unico in quo di Vilerbo e pigito certa pred di pecore L Vilorbosi rassero con suria in sin al-rospitulo di Rosissiolo. Mi Vitulo edendo si man tralia
comando ad ullo te stento suo e strecte et serrat si deSS-
raron ad asso ali Vilorbesi. Onde si falla gran balinglia. In lino si Vilorbesi urno rocliis cessu morio uno sunt ad piediel sumo igitulo X Vil orbos o monali ad Montesascono. quosl suis di vi di iugii di moreordi. Et a di xxiiii dingos loci Vilorhesi andarii ad Vilorchiano e ingliarii tuli
l vigneis arsero, quanto cappaniae orano di suom.
Anno domini in .ce.xl v. si potesta di Vilerbo ubo da Bolognais ordino, chelle misur di mulinari iussero facti dira me; o cos si laclo.
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LE RONCHE DE UTERB0. Tl 5Νe dicio anno Innocentio papa iiii passo lira i montici 245 con tulis In sun corteis andossine ad Leon sopra Rodano. Ii vi ordino et consilio con tuli li cardinali salvo cho loves VO Ostiensis emesser Stesano presbγlero cardinale commiso in vico sua in Roma, messer Ricardola Ancona cardinato commise in vice sua in Campagnia, messor Raniere diachono Iconiiniso in vice sun in Toscana e duculo di Spoleti e laniarcha Ancona. In quello anno surono molle Ovalculo epredii trii li Vilerbes e gente derimperaturo. et patriarcod Antiochin o lo patriarca ae Aquilei andarito in Francia et raciaria pace tra' papa et rimperatore, ii quale imperatore flava nili agni di Peggulo per certa sua infirmita. In uel meZgo Pandulso diffusanella o Vitalo Aversa capilani del-r impera loro serno πrande exercit contra Vilerbo e asse diurno in uno loco chia malo Rotolla calectero oci dii guu- Slaria ni boriis vigile, quanto vi orno. Pol l veniae mollii genio dii ream e andarii ad tunstar nellii vallo di sancto
Antoni per cinque i. t ii dicti patriarchi sentendulo si lu-
montur mi imperatore, che trullonio tu pace non ovevnsuro si grando guerra alle erre de papa. t lo imperatore mando cher assedio si levasse a Vilerbo. In queli nnnoli Vilorbesi serno te carbonare intorno ad sancia Maria in Gradia di comandamento di messe Ranior cardinale. Ne meso di glutenodo di di sancto Iohunni baptista et dicto papa Innocentio iiii ne concilio de Leone supra Rodano secei processo contra r imperatore. E in quo tempo Vitulod'Aversa se una cavulcata ad Cornel o pigito molli predue xliiii prigioni e monolli ad Montestascone. In quel anno nolines di novembre et custello di Pilruentino si dissueto dii
Vittitora ΛVPrSI. Anno domini m. cc. xl. vi di comandamento de imperatore mando ad Corneliini si volo vano lare ii comandamenti derimperatore quando non to lacessero, ut inpiccaria ulli quelliprigioni Li Corneliin rispusero, che questo non flava in loro
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l246 liberin Per inritia risposta, dicto Vitulo inpiceo xxxii diquelli Corneliini che leniva priscioni. Ne dicto anno ne meso di inareto Grossolo ora delinimperatore, o Pandolso ora con rimperatore dentro in Grosseis. UTebaldo di Francosco foverito ulta Puglia o misela ni imperataro. Seniendo questorio imperatore hobbe grando ira. Pandulso per aura fugi a Grosset nndossine ad Corneto ponando ad Roma Iacobo da Morro anche si ne suos ando ad Romu imperator nil uno grando exercito eando per aquis laro Puglin. Iebaldo Francosco hebbo eranpaurum ando in una sui legeta con bona amunitiones rimperatore rando assediare. Li Perosint edendo, hocio imperatore non votiva sare liminandamenti de papa, di omnia damento di messor Raniere cardinato seria grande exercito is undar contra Foligno e comballerno e li Occiam in sino a porta e lagitarito levigno et arbori assai. Uno duca , he flava in Foligne perio imperatore usci suor con tulis la sua gente e con tulto limpolo di uligno o pugno contra li Perosini e oppeti epigitoria circa sello militi e uociferno uerirne assai. Erat exercito di Perosin xx milia ulli erili. Ne mos di muto li Romani andaro contra Anguillara epigi iam et castello o pigiturno et conto Pandolso ei menario prigione ad Roma. di xvii di eiurno veniae Vitalo d'Λversa contra Vileri,M must lo vigno ullo grollo delitello pol torno la sera
di xxiii di uelio su ullo u gran romor nella piaZZad sancto Stolano i ii do Dalelli carnali cio e messe Bora odi . . . Farolso e Pietro suo Dalello e secero instem granquestione. Alia quale irasse ii podesta con molli in suo aiulo mis gran voce, che iussero piritale. ella quale mischiasu seriis uno chin malo Lamberlo nilli nilaro delia dicta chiosa Vitalo 'Aversa, havendo sentit si laclo romoro, semosse a Montelia scono con e suo gentiis secorandando pensando che Vilerbo volesse lare mulatione di lato, et
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ratore per cho non si posseu piu tenere, Qui erit sol sequaci urno obbali e nrsi. In quo anno si si grande sume in Vilerbo cli molle a
melli se ne sugivan per non Ossor Vivere o Sparaemsi per lullo it palese in lorno. Di dicto niano che si ne didi sancti Angelodi septembre sepl. 29J furno electi quali rorellori de popolo ci cinniere Gallii in nuccio di Iovanne di occio Iuvnn ne di Ferenti e Iacobo di rogorio det Rosso ii quali floclero ne dicto ossilio esserito sarci muro di sancta Maria Magdalena in sinois in portocolla dolitano di suncio Iustino. - ho dicto in prima Vilerbo inlullo periva di
sume o imperio Icche non sirimvnva cosa da mangiare etera si grati sume cli per te chiesei per molli luchi obscuri ran wOvalide creatur morte. O quanti guaianvivii et dicto populo donne o sanciuili mulli grandi o piceoli Ε comousci vano suore desse mura della cilla erano pigitalo dati inimici. lulle queste penuri sollerson per antenorsi nello statodi sancia chiesin. Mecli vano loro si glioli in luchi seri ali nccioche non nndassero stridendo per a lerra el quando li anda vano ad Vedere, noli ne ii ova vitia morti per ii diserti et salini mangiali dii bestie. Per in qua cosa molli se ne sugi vano di nocte tempo per pitur di inimici e cus in cilla Se Veniva consumando Alcuni cis crano trovali da inimici suore te mure, sugivano per certe caverne, e rinimici sace-van e sumo et nil lacu vali dentro intra ii quali ne usucurno in ut di xiiiis ultro di viiii ira maschi e semine. Anno domini m. cc.Xl.Vii rimas lania pocli genio in Vi-lerbo che per nullo modo vellevano posserto guardare da
nimici imperioreheditiovani erano fugit per la fame et lassati loro putri et matri et nitro famiglie Onde uulti ochi. ch'erano rimasti muraro lullo te porte di Vilorho fulvo luporta di sancto Sixto et in porta di sancta Maria Magdalena,
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l247 una ni levant Taltria ponenio. Et sequente meso di s raro inesse Alexandro disse nil itale com Vilers era usidisolato et i di di sancta Maria candelora Iseb. 2 vennem con ullo exercit ad comballe in quel distincto. per re vensero Bartholome di Ioanni di Ferenti sciolsor ilsuo castello Ela imperator levo e sol radicto Vitale delia commissiones volso, ch et dicto Alexandro lasso su commissario. Potes dicto Alexandro ando ad combaltero Biedae por oret tu vens et dissetis. Vondevasi ne dicio mese et hinno, vi sol ciociet mesed'aprile Lisilerbes eluxero ancho quailro boni copiadini elidonei cho ovessero suppliro nil bisogno della cilia. Et sumessor Αχalilio di Clarint,nido Ioanni di Ioanni di Forenti Ioanni di Bartholome de Monio, o combi di Glitorio. In uel ompo certi genti homini et prodi dolia cilia di Vilorbo si partirn s andurno ad odi. t et nolite di loro
sonia Iud. nitro In Dordinaro con uno chia malo messer Foderico .cho se oves intermollere cona imperatore chevolosso haver Vilorbo per recomandato e chora volesse
surria bolla dolia remissione di Ogni in giuria, checli Vilerbosira vessero acta e con questa bolla loro spera vano che Vi-lerbo si desso ar impuratore Onde cho incontinenlera dicto Federico nilo rimperator o rem una bolla di remissione
fugellata confugello 'oro pondonio. quali dui illadini hi vendo tu dicis bolla si ii'andar di terra in terra, Ove fla- vano ii Vilerbosi nolificando in dicta remissione et ad ulli piaeque. Dcus se ne adunaro una grai quantita nessa cilladi Orvioles serno nolo ni dicio messor Λlixandro di avelli. Et ullo et laeto nil inesse Λlixandro pincquo assai e ordinarno ventro ii dicti estiadini presso afvilorho ad una abadiachia mula sancta Maria di Pulen gann o furno circa mille cil-tudini. E mandarno nildiro nili Vilorbesi cli erano denim in Vilerbo lullo et salto. Per in quo cosa I hobbem tanto ad male, clio serirnora messaggi, villiini glanduli li acciorno viii. suis di vi de meso di mugio chora populo levo Gan rumor o sciria suor ad cavallo et ad piodi contra quelli dilutengana e quanti ne giongevano serivano e loro sugii no, hi qua hi lii Lo imperatore in que tempo tene
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nil ortini e ordino e suo seliolo Curio signoro ol re di ulli 2i7suoi nos di qua con ulli li stuli cheis inlitulava tui. pincquo tilla sua maiusta di mellero in mano di inesse Sinibvld tulla in pacem concordia dellii illa di Vilerbo o lui se parti, se ne iando in Lomburitia. a sequente nocte lornaroli dicti illadiui in Polongana et di uox o lenturno uellidentro che ovessero consentire nil quella volunt a per bonoe pncifico sint dellii dicta illa. a uelli dentro temivanos arto, che questa cos non lasso facta nil sino di dissuro incit in in nrinali ulli serrui noraullo te porte ei posersi adgunt doro cita piaχga di sancto Silvestro ol vel arno chen ullo ovesse partaro con quolli di a longana dicendo: Guardarnone da loro como a nostri inimicis ut ulli sen indiam alla porta di suncto Sixto nil lam in guardin e lislcitor in sino ad vespero. Et sequent di, di in rcordi Inani J dui consul cio messe Aggolino o messe Ianni a Foronti di volunta se consimonio di Runiori Gullo et di Raniori di anni Coccio loro compagni monaria con loro et hiatiodo coniuno e Liudice, o andorno in lino ni ponto Bussiano
et mandaria uno messo nil inesse M. et nil ultri, che orano
in Palengana che ovessero venire ni dicto ponte nil parturecon loro Allor et dicto a Ia con ulli quelli di Paleiagana Vennero ni dicio loco, o quando sui no . unli Oro lavano Vors Palengana ora consuli verso iterbo et o ponio in meκχo. Dicano ii consuli me roteleroitu noi Loro rispo sero Volemo es bene e la pace et la quiem de la nostra cilla. Ε mollissime parolo dissero uiuilissima mente Li consoli vole- vano vellero in bulla. I loro dice vano La rolem Dystere presente e populo. Hi consuli non vole vano e cus torno Ogniuno indriclo. sequente di nndarno molli cilladini ad Palongana ad vellere loro parenti et amici, e comparaVi node panum altri Pulli con gran es in E quel, che costavit in Pulongana uno denaro vendovano in Vilerbo cinquo denari.
L'nilro di ventior quelli di Palengana ad sancta Muria in Grada. In fine sui no lassali enirn dentro in Vil orbo o di pol molli occeclioni stridui no ulli Pace Pace E cus su facta in pace edo figliolo det impurniore Venno in Vilerbo cis monione suo puluκκo, ovo pol si iuruli sedella da ullo et populo,
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se scarcaro e case de cardinale anieri adpresso ad sancto Bartholomeo a Vilerbo per minandamento di dicis Cario seliolo derimperatoro. dicis imperatore, invendo pol conquislata tulis Italiachi per larga e chi per amore, si parti con suo genuis ando alaione, vo flava et papa mi concilio e cero pigliare et papa per larga dentro Lione. Et papa Hulli li cardinali et tuitici prolati di stima se coniravestim e geclamo loro abili e scognosciuiumente sugimo hi la e chi qua Et e papa sen' ando alia illa di Venelia ecli vi s' aconcio per coco di canonici regulari ella chies delia Carila Era et dicis papa delia illa di Gonova. 0ra et dicio imperatore and pere quilando lulla la chiericha o uisio colui che se lasso nominato prelo: o quesio saceva per dispecto det papa. Et dum
questa persecutione re anni et meggo.
Tenendo imperator si lacla vita multiplicarno lanii lipeccati suoi che dio non volse abandonaro in sancta chiosa. ne anchocli sol sideli Cho essendo et dicio imperatore tornato in Italia ando alia illa di apuli, ocli vi mando cercando elsigliolo, o miselo in maro contra Venelia conis vi gal armale. Pol si parti di aput o mises in mare per andare ad Valenga L qua partila sentimo limenues e miserat in ponto con X galeo. armale, o assatimo imperatore, e pi-gliario per larga e menario prigioni Pol mandarno amba- sciatori or ullo it aese, si si potesseramvare et papa. nolificando como havivan prigione imperatore. mcunidissem, che si anco pigliato e miliel figliolo do rimperatore ad presso ad Venetia con xxxvi galoe Uil dici figliolo ratio pace col papa o mi r imperatore L papa era Stulo cognosciuio da ui Francios essendo ravestim 'nbilo canonico regularo nella chies delia Charila L novella otionis allacilla di Venelia, como rimperator erat priscione ad GenOVa. Subilo li Veneliani mandarito uno badimento, che, qualunehericognoscesse et papam nuntiassero a loro, uadagnarebbe mille forini d'oro. Advenite, che uno glorno dicis papa StaVaad scopare la pinget di sancto Marco in Venelia, uno corii- sciano anticho I ricognobe e guardo con hi lornava in sancta Marco. Et facto ne ad visuis et regimento di Venelia loro mandarii cercando lo canonicho et coco, o cus tom
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nndarno su et dicto papa riceulo con grande honore, et qualelui assa ficusava. In fine i semo venire innangi et dicto
cortisciano, non possendo pii negare, consesso et revestilo honoralissimamente e messo in uno grande et magno pa-
laeteto. cului che rhaveva palesalo gli donum mille norini e vestiri di mulo vestimento. usi per ulla a Christianili su sparsa in novellii Elionia che si ad Genua li Genoves menuria rimperatore prigione ad Venelia e presentalo inungi ni papa si ilaginochi e bus0lli et piede et disse: Non sibi sed Petro. I inpii si levo in pistile e poseliel piedo sui colli passo oltra e disse Super aspidem et basiliscum ambulabis et conculcabis leonem et raconem. Εcus si relenulo in sine, cho effodi assegno lulle e terre dola chies cloe Romagnu 'a Marcha, et Ducato et Patrimonio et Campagnis. Et restri cardinale Raniori torno in Vilerbo colle commissione che haustu haut prima ch et papa lasse discucciuio o se lamire in hiesin di sancta Maria in Gradu dove lar ordine di sancio Domenicho. nc et dicio cardinale escar re te caseis te torri de palaggo deir imperator suprata chiesia di sancta Maria delioggio. per cuscione, ched quel luto erasilerbo songa mura se suro et muro castellare per meggo de dicto palaχχ dissecto e meχgo ne rima se suore delia illa e megeto dentro nellu dicta illa. Lo dicto imperatore da pol le dici cos ii si laclo grande honore dat dicto papa equi vedendo havere commesso grande errore per sulissure si suci peccato dilibero undare contritii Saracini in Soria. collo niuio de papa e di Veniliani e
Genoves e con in possvnga sua ando e conquisio assa terrenetines divi erusalem. Et essendo in quelli riumphi Oltra mare ii si ribellurno molle deli terre suo per conducta delre de Boemia ora alui signori. Percia qua cosa tui lassor impres di oria e torno nolla Magna e gastico ulli quelli che rhavevano sultilo. Prisso questo imperatore nolla sedis
Et papa si parti da Venelia con ulla la corio che reranoandali nil trovare quelli pochi cortisciani cli' erano in quello tempo ii quali eran andali lappinando re anni o eZZO. Et e papa torno ad Roma e se nuovi cardinali e visse pot
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anni Monaesi vi, di v. Hora comincia a cilla di iterbo nisi gliere uti ochesel salo. Duodendos havere bono entrale deliberarno lare una belli pingetu ne meχχ della dicta cilla. comparavano dapersone privulo obo diro nisi persone pluis pii casamenti, o ulli li scarcarno. serno una iugga isella quale serno uno pulaggo per lo capilanio in capo delia dicta piareta. ad piodo delia dicta plagga semo uti palaggo per ii consuli. L quali consuli in que tempo si suci vano per uno anno Diiola che in sino ad quel empodi ossiciali orano stanti in un0 paluχgo ad presso la chiesia di sancto Silvestro Paliri in uno pul aggo nil presso la chiusa di sancto Simone. Dcus ii dieii ossici uti surno reduci nella dicta pinget sucis di nuovο nella luuio sertio una sontana et uno boverator da cavalli. Ηaveva tu dicia illa in uel lem po solio di se pili chec castelli, consiliando a lium dolae vero O Valdilam Canino o dii muro di Montallo insino ulla olla, alii conlini di opo e di ortu e quosli ornii li consuli delin tela cilla. Ancho su et loro Radicolanti Procon o nitri castellecti
in que paeso inperto chel et dicto papa Innocenti assa id
bonisico per restauration de russedio che havevano ii Vi-lerbosi ostenulo per a sua sanctilia Molle ultro cos hotro vale scripte nella cronicha dolio dicio Langillollo dellequulo uoi ho facto memoria imperloccho dicevano 'altrifacti cho dolii dicta cilla di Vilerbo annuatim. Νol dicio Langitolio secondo te suo scripti ire hori Valo. lui esse stulo valentissimo homo e bono grammatico e bono versificalore eclo suo libro ei a scripto in carta di cuoro equi sorano asse croniche dei dicio Lungilollo.
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Νeit 2 anni l lie 1267 si 1277. Anm. . das ah l2M M iri hesia ligi dureli die Anii Colmar maior. Fontes 2. l. M. G. Ν. 7 212. Selle isellera lassato Tossa te s. . - 2 3 more. - 13 18 das comma nacti sugalis Ei lileen. - 13 34 misericordia. - . 17-32 in derseiten uberschris Diessenti ven. - 17.l Ruthenensi aluge. - 23.35 l Eli Atili - 28 9 die s. at wirklich l. nichi Ludewicum te osserat ebl . - 29 33 actos. - 2.3 auctoritale. - 39.14 devastata. - 44,22 habundantia. 4 3 n cel liratione. - 1 25 et honoratus. - 53 l Wo se comes de berna de eras voti uinule si diirsto violle icti Salmast. Salina 2 lesen et n. - 53 34 erepto. - 57 24 Anno quo supra wird Woli mit osse tu ipsen et n. - 4 25 recedens. - 4 34 Molii Zii Iese superbiam. Hi litisse hal. - 5 si degebant. - 65 8 hee. 69 2 dyocesis. - 73. 1 unde communis tristitia et vini. penuria sunt stibsecuta, et hoc amplius per Sueviam quam per inferiores partes Beni. ubi vites non sic vastabantur. 76.l se. - 79 20 die A. at monsi M. 90.2 municiones. - 11. 1 filia hal aucti distas. - 15 30 morum fiat
memorie. - 14 3 u sep 1 Geroldus com aus dem abdrucke ellersnach Zutrage n. - 144 35 Benedictus pus MetensisJ. - 145 19 Embrico. 158 25 illis. - 159 36 nniani. - 162 33 speciosissimam. - 162 37 perlerrili. 166 25 eum. - 72 22 ex eo. - 207 36 ohemie. - 209 7 rapituli. - 219 26 proposito. - 2l9 28 in. - 219 34 is Woli mi derVita eniastens id sept. xii Iesen da quinio non de ersi sept Ware. 231 2 altemplatorum. - γέ regis. - 256 23 eciam. - 265 abscisione. - 266 3 purpura. - 276 29 is molito lese Argentinensi et Basiliensi episcopis v te aucti Urst. at. - 282 is die and Zisser