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Machiavelli Nondimeno, per id che spetia a governo della guerra, ne narrarne ii cominciamento ne P uno ne i altro embra daquello discordare. Dicono heri Commissarii, partita se loro I impresa, conduSSercle genti Λstorre ella Lunigiana risoluto di len-
sino a di VII di questo. Ma adveniae che is inque de hancho mi comandornoch io portassi loro certi ricordi che io avexo de Capilano della guerra, onde iopartendomi i di opo mangiare a Buondelmonti da tu care per undare in palagio, Io vid di in platet assa citiadini infra quali ora oriandino de Medici, et Bernar dod Andrea di M. Iamanno di che non sappiendo altro domanda che usse. Dissemioriandino Gasim era ostenulo in alagio, et che mi roga a che o andassi sino M. Bariolom meo oriandini che venissera partare . ignori. I senZa domandare altro vi andat, mrova hirsuti Michel Bernardo i lamanno che mi disse uel medesimo di che o rova M. Bartolom me o oriandino suo ralello et dissilo oro, dipo an latis Buondet monti et senti pol come Cosim era confinalo ut o verardoi perche veggendo questo procedere ulla Sigriori di chri sui sem pre divolo quanto a Dio andatis otteglia dimichelino Caccianti Gandammociis passo et vela ne i solio sensale Hora i ho avulo righa agit ollo di vardia per andare di nolle trio mor- morio, et sui visato mi Olevo pigliare e guardie si che o me ne anda a S. Gio- vanni ian Oc a passo per suggire an inconia, o non checlomon olessi sem pre ubhi-dire alia mi Signoria Sa bene i vostro Cavallar mi rovo ne tello, Io mi xi acco- mando non mi mari oriale, Io vi diro sempre a verila diroVvi anche uello mi o restat che non mi ammenio cos In norallo h prima Alla parte cherio crissi hieridi oreneto de Mediciis Milano dico tu che Se Giovantii a Volterra Che era suo Cancellier mi disse uti di in casa Cosimo che mentre che Loren 1 fura Milano preseco Duca lania si rella amicitia quanta su possibile a dire, et che non era a nolle Dessuna che u segretario de Duca non venissi h lui, et Phe tenea che Lorenro Sisussi accorat di noli co Duc infinite volle domandandolo o di quello trulla vano mi disse non O sape perche orengo non 'era mai aperto con tui, et quello chesussera serive a Cosimo qua in una cisera o Domi have vano Insieme et che opo lutornata egit havea sentito ire Loreneto che non urebbe si gran alio che o richie-desse che non usse servito et che o Io lenessi per certo Alla parte de salio di M. Giovanni Guicciardini adiungo che accioche i capilano sacesse ioche Cosim o verardo volessino che mandorono Ser iovanni a Volterra a erug Malal est de Baglioni a M. Ruggieri per ellere che stringessin il capitano a sare quant Cosimo gli diceva, et cos Loreneto che sum uella cosa che die tu salica . . Giovanni clieniuna altra. Αlla parte delia impres di Lucca ne hebbe omnias Barba tori danari acciOcche consentissi, a non o quant ira credo ne si ancora debitore di Cosimo silla parte che io vi scrissi che verardo mi avexa delio che raeva a Michelello utile grande me disse tu volt lanio che o compres che ovessino essere or cent ii meSe, , pluo pol agionando elle os de mondo tu volt mi disse tu vano elle grandi gie et utile e quali due cos non si polevono havere se non ut tempo della guerra et chi dicesse altro non a intende, e questo e uello che Ι so ni Orno di cost oro, se altro sapessi sig. iei lo diret. Appresso si g. mie Tinoro et Guido mi comun lorono per vostra parte che o do*essi ad visare te signori vostre de caso che Interveniae nitempo di iero Boneiani, quello che o ne supessi quando e sumon saloniere dici ustilia
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omnem ditioni Lucensium parebat , Itina Idum ad laevam ad ea loca recipienda , quae per evolensium vallem, quam re pellant, Lucensem agritru attingunt, copias adduxisse. Hinc Iannum longius ruressum ac Massa oppido potitani, ad La
Come Pol APele a que temporio ero Doliij de X. Vella talia, ista per des succendo grandi noti inles altro se Don et di della ruit de riori essendo gran mormori chisiasse ratio, ullo a tralia i rova Ser Martino e pur lava con verardo con tuliano, o Vero con Cosim, sors pol rei errare mamn di loro si ne ita Camera de dibalia che ne ea di che o gli domandui che uole dire questo che o sentito rata-mani, a rispost fu tu edi, questi no Adversari hau no lanio Apulo sare che e save de gli arte fiui una gran parte si sono rivolle, et Veggium non ut mediando me Segui-rebberi dissa cimento nostro, i perche no habbiam ordinulo che se susse ratio GΟΠ- saloniere ulla parte nostra di In gegnaro di sorti incarsi si che no u scissimo di questo sospello, a tu edi ob glie tuto ratio Gio vanni R illa se altrooemi chelollo di Baldo)si che Don e parulo da et tercisi, dissem se Martino che have vacin casa gli de santi trecento, O, Piu, et quello che era Cou tui, o Cosimo, , verardo, he non mi ricordochi susse mi disse che ne ave va grata quunt ita se os quasi lutit ili ramici Horo, et cli erano veniati In Pia ZZa con te armi operte, et Pariando glirio meo di questa materia venne uno de Ginori, non o se sumtuliano, o Simoneo dire loro non che et tirogli a parte Di pol enne iovanni di Puccio ch era de . . it perche o mi pa iij e anda in Cancelleria, tu Cosa pol si racchelo h o Doli me ne ira vagitat. Pol si se e X. Duo vi, e que de catast e Conservadori, Iulli quasi surono della parte adversa di os imo in tanto che gli hebbon os pello di non essere disi alti et a questo misse Averardo grandes industria ab tempo tello et di pol quando I. a. vovi se non sussi
salii de X. late certi che in quella mortalita verardo e Cosimo non si partivono, et eos non si parti mai verardo i Mugello, e gni selli mana veni v in Firen Ze Questo quatit i so di questa cosa Ma uccio et cier Gio vanni Martini ille have vono Fanti in Casa e ne diranno quanto ne u che o non o altro di quest O. Dissem ancora inor Guascon voleva vi hiaris, degli Inconvenienti vidi sare a questa guerra diro quello ho edulo. I sui nolui de X. quando me surae Murtino, eletio Comessario storre di diccolo latini in questo tempo an dares L Lucca ulla parte di Libra salta, et M. Rinaldo alla parie di escia, have va seco florres M. Ricci ardos ornatu et Ridolso de gli Oddi e havendo into et Ponte a S. iero, Astorre come Valente uomo conobbe heri modo 'avere presto Lucca era di hiudere la via donde soccorso venire e Potesse is questo era, o di vincere OZZano, o di porre i campo a tetra sania, et crissene . . di che gli risposono che facesse quello che edesse chesiisse bene ii quale storre come desideroso di honore non os tuti te, che susse di verno, susse impossibile stareo campo pure si osse con que Capilani Funt o unda vara Piet rasanta, Perche inta quella MoZZano era pol perdulo, non sim troppo Iempoche res Massa et lue ali re Castella hau eva a palli che veni v a pigliare in pochi di Piel rasania. Era in que tempora verardo de Consoli Mel mare et venne u . . colmaggior rumor iei mondo et dicea che se voleatio vincere ii et rasania et PerderPisa, che, i, lucohesi gni ima valca vano in que di Pisa, et checlli portano Perieolo, et
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lar o castella in tutio uel iratio di paese ogget te a ne mici; in nido a manca, per si curarsi di que tuo glii di Vald inlevole chemias nati co territorio lucche se. Quindici Gi anni avangato si idolire e insignoritos delia terra di Massa, serm it campo solioche si rimandassi h gni motio peros torre Hora mi par ch'i. . t ulli havessi pauradi tui, et sul illo senZa oler in leniter altro rimandor per Astorre colle pili villane tellere de monilo it perche hos torre su di necessit. 'ubbidire o lasciare t impres quasi vinia, si florre ne si rivocalo che have va hau lo quasi la villoria di Luccha, partendosi det te a via a Conte Frances O di che eguit amolia che no havenam cli si lata ca-Hone di ulli o mali. Eglino gni cosa fac evotio perche la guerra sussi Iunglia come vi Scrissi hieri che De uadagna votio assai delli illudini L altro in eo veniente su perquello ieri vi seris, M. Rinata degit Athi Et fu audato in Valdini evole et in Val-diluni et a qui, lo uelle terre vi vicine , et portu vas per modo che io senti dire Averardo chel lisse a Ser Mur lino costui si urehhe tropPO grande avendo tanto honore, vole votio che Alamanno Salviali vi audassi Ser Martino i disse in mia preseneta hisogna o saccinoma a Signoria e Collegi orranno xi vadia i illosio Neri di in operche o prati cono vi vaditio ulla dua Insieme et cos si iace, et M. Ri Duldo undod quella Arte ove era storre hos torre se ne torno Indrielo ora Neri valea assui, et con iecolo Fortebraecio Deea grande a quislo. Verardo sentendo Uest torno a Ser Martino disse che facesse in modo che Neri susse rivocalo in driel O. Ser Marti nono est elle mai di sare seri vere . . lettere si villane come si velle ancora tollere di sua mano ne qua derno elle copte in modo eli Neri orno lumniano rimas e po-ses a Capannot con Nic colo Forte braccio et con Bartholo meo de Gualdo si quivi circa di est dua o eZZo he nulla non si se ullo per venire ii sine di prolu rigarela guerra come desiderava Cosimo, et verardo, ricco Alamanno che xi uadu gno Un tesoro se Dra quelli che i ava ii Comune per e sue spese M. Rinaldo era a I'altra parte di Lucca o viris ponte letiora gni di era su e porte di Luccara sarebon bardare ceva a se ullo che se a 'altro lato fiasse talo it simile oti venia che Lucca s havessi, ma a mulignita di os imo e di verardo ne sit agione per poterpili aggraveZetare o nimici suo con quella schisa Λc o ZZoron simos imo, verardo, o Ser Martino h secioni rivocare o mandovvisi ruosino a Verra Zano, solo Porche M. Rinaldo non acquis lassi sum . non si tacessi grati de pii di loro Volle tu questo tempoandare Neri dimino apponi cor Nic colo Forte braccio, e di ea crede assor Zarsi, et in lai luoghi chel Conte Frandes m che di gia si dice volea assare Don Saret, be potulo passare. Non o consenti mai verardo insinora minacciare Ser Martino in mi presenZa , e quesiora iacea fare os imo, et licea Cosimo, et Io conoseium Oh o Neri, se egii pigilassi proda egit acquis terebi, lanio ut opolo, che On uon iren Ze chetant susse alio 1 Caecia rei quanto ut Alamanno vi si a bene luscia levi tui, et peret 'io m oppos a questo com incio ronora non si si dare di me, o Ser Mari in tot se Ser Bartholo meo Ia Pralo Vecchio, o a tui estion sare di molle eos segrele o di grande Importaneta a lor modo eri io su e Ancora o a M. Atilonio Busioni che contui me De olsi perche molio con Ser Martino conversa va gli verae pilo bene sare v- visati. I terZo inconveniente grande che vi si se si ch undando pol pur Ner ira campo
strignendo Lucca in modo che bisognava che la pigi iussi partito Cosimo h Ser Martino per prolungare o meeta, di illippo di Ser Brii uellesco Irovorono di sare 'ar-
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Dentiam, situm ad Macrae fluminis ostium castellum , positis eastris consedisse. Id cum propediem in potestatem redacturus videretur, uno maxime verarit Medice contendente, qui si ita per viros fortes et rei militaris peritos bellum administraretur, brevi, id quod minime volebat, confectum iri non ignoraret,
in urbem Decemvirum decreto revocatum, Successoremque eL
Alamauum Salviatum Medicum perstudiosum hominera clele
gine che su agione di ulli 'mali che ne egui questo se Cosimo 'venne is dispulario et ostrario et Ser Martino vi daVa exequilone Io come vi dico ero quasi a sospello, perch io iaceu Pili che non hisognava tuti di mi dolevo con M. Antonio et conosce voci fine et non vi pol evo riparare si che non su mi dilatio, piacciavi Magniffici ignori domandare M. Antonio et ed rete quello vi dira Tolses at soldo iniericla Fregho con CCCC ' cavalli et inqueeento Fanti che si pol eva manda via con qualch danari che gli sussino tali ali per everaggio, e questo suo laneta di M. Gua-sparre da erugi et Osons tuti te prestange in sui ancho dimosimo che vi stellono pili di XX mila fior seneta costo tu i dua anni, et cos anche degraltri assai Sentii molte volt dire limosimo oraverardo ch i modo h munienersi grande era o strignerei mercato uouo u danari e pol restare a Comune ch erano sicuri et uadagno grande si a popolo parea essere servito da oro, sicli segue oro 'utile, e honore grandeZZa o alteχχa L 2. volla che io fui notai de X suora su con Loreneto de Medici et con Luca di M. Maso che volessi dilio ch io non sussi lato co-nohhi in quella voltu tre grandi inconvenienti. I p fu i sinistrare che se Micheletio con a Coinuti illi nostra, o non voler a sermars con no essendoli proferte molle os honorevoli et grande quanto potessino essere, et egi si sece sem- pre indrelo et clites cose a curare ii sole, era con tui verardo et parendo me che questo non Potessi essere edulo, i, litoli, i honoranae et ly utilita se ii proneri- vano, ne crissi due Volte in singularila ad verardo, et malis' hebbi risposta et lornando potis irenet io gne ne dissi, a risposta che mi se Ser Niccolo egi era Capitano vo gli togitet questo honore is si conviene istora conci utile e e Micheletiorachi si coiiviene fure qualch dono, et evi livo . hi si conviene far i simile, et evui tale e quale che pendendo fior. o δε acconcerebbon te Cose Hora dissi che mi Pareva che lasse troppo errore et che si saceva tu che non si conveni v althora lientra in quelle parole di sapere che utile ne iraeva gli mi rispos per quella formache di sopra o scritio che mi tolse gni via di pariarne pili conraui, anai parendomi una cosa tanto coneta ch a Dio his monilo oves, dispiacere. o pol sui ordinatore che Francesco ornabuoni vi audasSi , ma in vano suo ulto questo ch gi' era vvisato per i popolo quello che egit havessi h lare. Ι a. inconveniente i di non fare maiservire Niccolo a Tolentino havendo a viato danari a meteto ebriij sinora di XXuprile circa di fior. LIIM he ma pili in questa guerra , ne ne passato his solo Si pago tanta somma, di tutio su agione Cosimo, o Lorengo Bernardetio che come sene agionava venivonora metiere tanta aura mosi rare lanii pericoli che non era al- cun Si animos che non impaurissi ii anno che ne egui a Comune apreicio molio hen dire se io dicessi fior. O . non mentire mura utile che ne eguit loro io non O
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Lavenga, castello assa bucca delia Magra E mentre parea che osse licii per avertos medianti te righe specialmente di ver ardo Medici ci quale en sape va che, secla guerra osse retia da ea pilani sorti e perti elle saccende militari, presto sarebbe stata compluta, o che non voleva su richium at a FirenZe per ordine de Dieci, o gli su letto a succedere con mandato di or tarsi L campo lili presto che potesse, Alamanno Salviati, dei
glache se non sussi altro che pure i tenerii, Io h gia udito ire che P utile che face- vano de suo non si overo uomo che non arricchissi. I 3. inconveniente si suquando gli filiali de bancho mandorno Cario di gnoto and olfini hondrea dirae v Lando richie dere Micheletio che scri vessi is verardo ne en ne sura. X. o disse laniecos o ostro tanti Pericoli che sarehbera dire hibe che in qua tiro sogli non si scri Verebbe, o son certo io che gli avis Iu che si tacesse esse di oro, o scrisse nera Francesco ornabuoni che si rovava a che non Iasci assi far quella russegna, o in tanto Vennei verno Micheleti su paga lora interament o senet alcutio disello e tengli di certo io en che verardora me non O volessi consessare cheraverardo lasse agione o consortassilo h sare quella regu co nimici che sece accioche di qua per sospello o iussi pagato comes su olire agi altri infiniti anni che ne eguirono a comune di chera verardo anco en i sold O. Non oglio lusciare indrelo a staneta di M. Marcello tu quale sem- pre orenet sos lennera dispello di luti is compagni che quanto ella susse rejudicabile a comune mandate per hi era in sua compagni o Ved rete ii anno de comune. ancora vi posso ire magn signori te che quultro lettere i scrissi clo ossi sem- pre per i utile de comune bench in verila pol egi conchiuilessi a lega o Papa ches si osse fallo quello si oveva era agione di honore vole sine alia nostra uerru is sui ut loci contrario. ora io vi ho et to mago signori iei quanto ho in teso, et quatilo io O senZ havere risguardora hi si occhi come o vellete et se altro sapessiche ovessi essere 1 grado alle signorie ostre si a te certi cli io sare libera mente inta solere che opora Dio . Diu altro chera colesto glorioso patagio mi par esSere obligato, conosco cherae sono gravi et abomine vole cose, , siale certi cli a me elle non piacquon mai et avendo potui riparare 1'hare salto conosce te che non era in in potesta che in quest i ho avulo dis placere di assellione e sede iti verso i mi comune non e nessu no mi passi inaneti prego vi per i amor de Di vi si raccomandato, et che o nouo Oglia te che a pena si dove non colpa et adremio M. Io Gon salo- Diere su sem pre di Colesto patagio o degit con vo antichi di Cotest reggimento , et vo M. Io Gonsaloniere me glio che altrici sapete e quanto it mi glior uadagno Obtro Avolo su di tui, I ho satio simili mente in quello ch i ho sapulo h potulo e mais troverra contro a Palagio io facessi uri callivo pensi ero ruovom in questa miberi et non O Perche che molio tu volentieri ad viso presente arei critio a dello si chepe I amor de Dio piacciavi volgere verso mera ocellio delia misericordia cavarmi di qui, o haver mi per accomandalo che vivero schias di Cotesta ignoria ne si oPPres
Examina di Ser Niccolo Titi ucci notaj, de . . Talia mel talagi, de Signori di bre. 433 copiala sedetinente damna scritia in ello tempo.
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clum, alque ad exercitum , primo quoque tempore ire iussum. In principi cum minus magistratus decreto, quod vi extortum et per uetionem Medicum diceret, parere annus videretur, multis ad illum nuntiis terra marique dimissis, tum iudicii gravi denuntiatione adiecta , ni dicto audiens statim ad urbem rediret, celerem atque expeditum ictoriam, re infecta discedere inimicorum imperi ab exercitu coactum e manibus dimisisse. Ita maiore parte hiemis consumpta, cum in omnibus fere Lucensium oppidis, tentatis per colloquia oppidanorum animis, propediem deditionem facturos sperarent : hostibus spatium sui colligendi, utque intere re auxilia undique vendi, per eum interiectam moram dederunt quae res ut maxime fuisse Lucensibus stiluti fertur ita una I en Rempub universam evertit Mugna quidem querela bonorum, maiore Decemvirum invidia, id contigisse aiunt qui dignitatis suae existimationisque obliti, addictique paucorum cupiditati atque imperio, impigro homine, et scientia rei militaris praestanti, e medio cursu
reriam gerendarum avocato, in magnum rerum discrimen civitatem adduxissent. Nun brevi postea Lucenses Francisci fortiae adventu, cum is accepi a Philippo commeatu, per speciem Nevolitani Regni invadendi, in Etruriam descendisset, axacto Paulo vinisi urbis tyranno, libertatem recuperaverant et acriore posthac cura bello gerendo intenti, Nicola Pieino duce viarum misso iis a Philippo ex Insubribus auxilio , Florentinos magna ccepta clade profligato , ac maiore parte copiarum impedimentorumque amissa, retro, urbis obsidione soluta, redire coegerant. Itaque factum esse improborum hominum cupidate atque avaritia querebuntur 3 ut foris resp. infelici rerum eventu, domi immani ac non ferendo imperio a magistratibus oppressa , in liueorum servitutem adduci potuerit. A de Astorgio eadum reponius et inutius, diversa plane ab illis Maehiauellius tradit. Num de illa Sarranezensium clade quam ir non indisertus, obsequutus ingenio, consulto videtur auxisse eum minime res digna esset, quae ab his ita dissimulanter praeteriretur si quidem eam unam causam ait mussistratui
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Medici studiosissimo partigiano. on pureva sulle prime che lGianni volesse obbedire a decreto de Dieci che egi diceva per sorZa es torto, ed opera della saZion de 'Iedici: ma polch gli surono spediti per terra e per mare molli messi, con ilicia minaceia di
stretio ulla operchieria ella Setia emica a partirsi ut campo, non comptulari impresa, ebbem lusciorsi cappar alle mani una Sbrigativa e spedita vittoria. Consumata cos tu maggior parte deIVerno ella Vana SperanZa che quasi lutterae castella dei Luc-ehesi, tentati per via di abboceamenti gli animi de castellani,sossero per arrendersi di gior no in torno; de iter i Florentini ainemici, perci' indugio che vi cors di meZEo tempora riaversi di raunar a gni parte fulici Io che dices salvasse Lucca, quasi ovinasse irenZe. Grave ammarico di i ebbero lationi,pi grave blasimo i Diecta peroceli questi delia lor dignit eriputaZione dimentieti e venduti alle cupidigi e nil lirannide
patria E di salto poco opora Lucchesi essendo enuto ad vjutarii Francesco sorEa, ii quale accomi atatos da Filippo, solio colore di invadere 1 regno di apoli, era sces in Oscana, caeciato Paol Guin igi tiranno, avea ricuperata tu liberi intest quindi a sar guerra pili agitarda e pili iva, res per capitano iccol Piecinitio che Filippo mand ad tutarii alia Lombardia, avevan ostretto i Florentini, opo aver dato oro una grave confiit e satio perdere it pili elle ruppe e delle aga-glie, a leva i assedi e a rilirarsi. Facevasi dunque lamento che, per a cupidigia est avarigi di uomini rei, a repubblica, mori dadisastros a veni mento, dentro con impero enorme ei in tollerabile da magistrati oppressa, cos di pochi iasse dive nuta Serva. Ora da sapere che intorno ad storre narran 1 isiesso ilCapponi erit Tinucci, tutio a ovescio iliachiavelli. Erat quella sciagura di SeraveZZa, scia gura che quello storico piutiosto Io.quente, abbandonandos a suo genio, par che abbia a bella posta cresciuia, quantunque osse a satio da non poterio dissimulando
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fuisse, Astorylum ab exercitu amovendi ne verbo quidem meminerunt Quid vero, a re foedius immaniusve poterat confingi' Cum Iesatus vix exercitum ad sine admovisset, ac Sarravezen ses, homines loci uetes et cum primis domi suae honesti obviam advenienti progressi, se illi suaque omnia dedidissent id quod barbaro hoste vix bello victis expectandum fuisset in sacras
aedes confugere coactos, ac ne suis opem ferre possent custodiis septos, omni ab illo genere iniuriae et contumeliae Uectos, milite cuneta praedae habere , ferro atque incendi vastare, non aetati, non sexui parcere, qui resisterent intersicere omnes crudelissime iusso. Nec me tamen fugit, non viribus maioribus bellum quam animorum contentione gestum, ac multa avare atque insolenter in Lucenses excogitata, quae vix hac aetate, actum eorruptis moribus, digna id videri possint cum ipse percunctando de maioribus natu, qui id dicerent se adolescentes patribus accepisse, aliquandiu in ea urbe moratus, audierim: ingenuas mulieres vestibus ad femina praecisis, quo ad ceteras clades, laetura pudoris vehementius angeretur, milites remittere ad suos, libidine expleta , consuesse. Sed haec acta per omnem
Lucensem grum, et ubi deditionis spe adempta, infesta omnia hostiliaque ostenderentur, in dedititios tantum sceleris, Duces admisisse, nemo, quod sciam, seriptum praeter unum Machia
Dellium reliquit. Eodem periunt, quae de invido Albitio ab illo triaduntur, cuius Pud utrunque menti perhonorisic habetur, cum expugnatis ullis Lucensium oppidis , ad Pontem Tectum, quem vocant, pene in Suburbiis castra haberet, omissis belli eonsiliis,
avaritiae ac praedae studere, unaque nominis iactura, exercitus Reipub legatum, forum, quo venalia iumenta ac pecor , qttae aut a suis abacta, aut empta a militibus divenderet, habere pessimo exemplo instituisse. Ita multis non in suo minus, quum
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pretermetiere se questo su come ei dice, i motivo peroli ilmagistrato rimosse rusto ire dat campo que due non ne secer nep- pure parola. a qua sola pili ruit o pili grossa di questa ZEra appenaci Commissario propinquo conra' esercito a Ioro consili, quando i SeraveZZeSi gente ricca e OrreVOle quanto qua Iunque altra Delia sua patria, saltis a tui incontro, se tessi e eeos Ior gli avea dat in mano e ovean o aspellarsi uel che appena da n barbaro emicoci vinii, di esse cio costretti a
risuggirsi ne templi, era sulti prigioni, perch non potesseroni Suo porta soccorso, edersi conmgni manter di asseonti e di inglurie malirattuli; perciOech i soldato vexa ordine crudelissimo di or tutio a sacco, uti mellere a uoco e serro, non rispariniare, et is sesso umbi resistesse da morte mon ignoro che con rabbia maggior elle orge si se quella guerra, e chesordideZEn e insole Ea contro i Lucchesi molle os imagino, allequalici et nostra, ench lorda di costumi tanto corrotti, presterebi, appena sede e io tesso, irattenutomi uti tempo in Lucca, curios di saperde eos detret passata, dii raccoularmida alcunt, come iovineti sapiat avevan dat adri toro che isoldali eran usi rimandare a parenti te bennate donne, VanZOdi lor libidine, opo vere a quello corciat fi dove me conVE-
niva a gonnas percii cosi, in aumento de gli altri guai, te pun- gesse pili vivamentera onta dei violato pudore. Ma beneli queste turpi cos si lacessero per ultorii contad lucchese e dove pili non isperandos resa, conigni accanimento i nemici si truttavanoda emici cheri Capitani si scelleratamente Oltraggiassero hi si arrende a limachio elli solo, che io suppia, Io lasci seritio. Ed da teners il medesimo conto di ci che narra per ri-
speti a Binaldo degli ibihi, et quale sanno gli altri due tu pili
stella de Lucchesi, alloggiato a Ponte Tetto, quasi Dei subborglii della citiis, piis non badando a provvedere allu guerra, sol di vada gno e di reda era sollecitos e Commissario deli egeretio della repubblica con grande insumi e pessimo Sem pio, meSSE Sumn mercato ove vendeva P iumenti eri bestiami che o a 'eva re dato
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ia hostes avaritiae et crudelitatis editis exemplis, cum se eorum infamia Florentiae laborare, ac maledictis et conviciis laceraria multitudine audiret, sua sponte ipsum nullo expectat magia stratus imperio, ab exercitu discessisse. Id unum modo inmtius, quod infortatus certa ratione et consilio bellum serendo, eisitati , quae belli exitum et sinem spectaret, celerem de hinstibus victoriam sponderet Medices , qui ea suae potentiae fum clamenta iecissent, ut eam firmari belli diuturnitate, pace atque
otio tolli, his rationibus, quae sunt superius a nobis demonstrotae, non dubitarent, deligendum Alamanum Salviatum qui si tim ei succederet per decemviros, ex quibus semper erant quos sibi Inryitionibus emancipassent, curarisse. Additum autem ei eumdem Nerium Caponium collegam , qui illum longe usu rerum ac bellicarum rerum scientia antecelleret, adversariis quibus
Alaman fides esse suspeeta, negantibus summam nempub dispeἁ-
Iimo illius tempore uni esse committendam, cum ei Medicum iam diosi belli administrationem mandarent, qui praesertim bellicae viri uis nullum antea documentum suis cisibus dedisset uine cum ad exercitum profecti , coniunctis copiis ad Capanulas, qui ieus circiter passuum tria millia Luca abest, constitissent Nerirem
quanquam collegae consiliis ac rationibus exploratis, sua aucto
ritate , quoad poterat , ne quid novi onsilii iniret, in osticis contineret cognito fortiae adventu, qui venire per Ligures
Apuanos Lucensibus auxilio dicebatur, castra inde movenda, atque itineribus insessis, ei ultro obviam eundum censuisse , ne o silium maxime Reipub salutare atque oportunum expediret, collega, qui ex eiusce rei eventu hominis auctoritatem et gratiam nimium apud populum uetum iri intelligebat, id enixe sm Medice vente, prohibitum esse Ae de Nerio illud etiam
addit eum quidem cum nimium sui iuris esset, ac facilius m-nium quum dignitatis suae et existimationis oblivisci posset ab adversariis tametsi gratia et auetoritate perfecerant, ut is intelligeret, nequicquam se cupido atque ambitioso collegae Ῥ-Positum esse, quod adversus storytum Verant, tegulione fere se abdieare eoaetum eum is animum inducere non os et, ut