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LIBRO SECONDO 6 ie ambigioni, si assati cavano per tirare Ploro cit ludini a ui partitocli a Comune restar Iovea somnio anno. E in urit vi ave va unupeste proprio capitale e detestabile, particolarmento in citi libere controcia quale, perchb appulit ic ava alimento a foverchia au-
VIII. a prima origine deis autorita Pubblica in questa societ non dipendedia consentimento delia arti che la compongono GlaCCh8, amena questa unione 'indi iidui o di fumiglie, strette alia necessit della OeSiStenta ad una rec*roca Comunicatione, Si tropa formata, questa unione qualunque si Ia forma amministrarione prima di qualunque conSens delle parti chela comPongono, hain preciso diritto alia sua conseruatione, e per conseguenta ii diriti di stabilire e regole, e direρrimere gli traSgressori, ella qua cosa consister autorita pubblica. IX. Sicchp. se questi indiuidui conoenissero tuti instem Per u Patio evresso di non olere distendere da alcuna autorita ubblica; questo atto Sarebbe nullo, perch contrario a diriti naturaleri tendendo ad annullarem metet deitato allanatura medesima Per a conseruatione d Irae essere deI genere mano. X. 'autoris puἷblica che risulta a diriti di conseroaetione in una societis sarebbe inutile, se non fosse annessa ad unistere castac di iunire te forae particolari per farie concorrere a bene comune della Societis. Oichys concestiam questa autOrit come dispersa in un comρlesso 'indioidui senetam centro di iunione , scorgesivertamente che te polonia e te orae articolari, heu tangi dare agire concordemente, si altrauerserebbero ira loro vessisSimo, e ella Societ non risulterebbe che disordine e conis Sione. XI. In qualunque manter quest 'autorita surana si collocata, ella non 8 in sestessat risullat di uniareo, col quale gPindioidui componenti una societ acconSentano a Vogliarsi di una parte de loro diritti e delia loro libertis per conseroare fa tra L autorii soprana, a endo it olere di iunire e dirigere tuti te foret particο- Iuri per I conseroatione delia sociatu i diritti di questa autorita e lacior estensione derioano a se tessi a diritto naturale delia conseroatione inerente allo stat di societis. In ogni societis a sco numerosa di essumus SareZbe Iaiubblica autoritis, se attriόuita non fosse ad uncindioiduo itu corρο morale capace di dirigere te forete Particolari. Questo Potere os concentrato non angi di naturas a sua iattributiones
queis indiuiduo is uel corpo morale uo essere 4 etto, ua consentimento dei membri delia societis, a non percio ella raeci suo diritii da quest consentimento: ella li Possiedeser quella necessaria concatenatione che o 8 ira illotere incaricatodi egliare I legam delia societis, e tuitici meati legittimi necessar ed utili Pergiungere a quest,ine. XII. La potest so rana ella socia' δ unque stabilita sulla legge di natura: Siccome a legge naturale a Dio per autore, bisogna conuenire che a PotcStis SOorana 8 fondata suis ordine tesso stabilito a Dio per a conseroatione ed ilhen essere de genere mano Qui potestali resistit, ordinationi Dei resistitu tale Ora- colo deli' Istolo. Riguardo pol alla origine ella societu, non tanto Delia uilitella Pera quanto uel-l'altra 'uom sotto impero delia legge O insopra Iodato critiore spone in O-slaneta a se guente dolirina. uia salio che Vomo Dasu nello lato di societ 1, cr- n ch Dasce nullo lato di sumi glia Pe questo e uno lui di societa visibiliuente conso ue
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lis piares vires non asscrrent tum Sensim civitates con ti, et
in ense in dies metu vehementius mali omnibus impendentis leues seribi et iudicia magistratusque constitui coepisse, quibus
,, Ite intenrioni delia natura. a societ di famiglia presenla subito unione conjugalem et Puomo e delia donna e per quanto questa societ si composta di due persone, didi uolemn capo e quest o uomo. a natura, sormundo i due sessi, deite a maschio, una distinia superior ita di agione di coraggi di soreta, che o come i litoto delia sues, periorilli doli' impero e delia diregione, che quella avrebbegii altribuit in questa sola tela. Tullo invita P uom a rimanersi ella sumi glia in che acque e se egit ne, parte, io deriva sol tanto alia necessiti di sor mare Una uova sumi glia , che conser- Ver sem pre u Iega me ei una corris ponden Za con a famiglia ad re alia qualem egi esci Tale ora ordine ella propaga Zione de genere mano, e quest ordine sco-m re in una manter lanto semplice, quanto odissu cente 'origine ella societh Lu voce es, di tuitici popoli, i sentimento unanime dei sapienti e de legislatori et Pantichil con- , vetigono fra loro in tanta verilli di fatii e gli ora coli delia rivelagione consermano, , plena mente quest comune Sentimento e de silosofi e de popoli. v No non leggiamo, dice Bossuet Elei Metioni a Dio a delia . sestimana che gli animali discendano da, , uti solo, o che Dio gli abbia ridotii subito nulla loro origine ud uti sol maschio e , ad una sola iam minara a Diosce damn solo a progenie titia degli nomini che abib, asSe tutiastiantila Stensione delia terra Atti pici c. I . v. 26.3. Questo forma, una elle pili belle e osservabili singolarila ella crearione deli' uomo. 'uomo solo , formalo tutio alle mani 'Ιddio, dat Puomo Dio forma e trae a donna, questa assog- , gella alia potenZa deli' uomo, a quale disse: Tu e comanderat. I figli perci sonora per una agione Pili sorte solio ii potere paterno di damo Inolire Dio prima dit, creare a do una condusse ad Adamo tuti gli animali, onde come adrone di tu ilio, ponesse loro illo me conveniente. Tullo unque bidotio a Dio ali'unith, e tutio o
Da tutio questo deduco dunque coimerdit, chela societis ha cominciat co genere raman Per meret deli stato di iam lia, e questo stato presentam carattere di Superiorit da n lato, e di subordinatione alli altro, seneta regiudieti della egua-gliana di natura. Come pol l egua glianeta di natura fra gli Domini sussista Delia societ senZari egua-glianZa 'indi pendetira tra loro, lene ampla mente dimostrato dat Gerdilielle due sud dei te opere et io, per non scire ui limili di una nota, orma troppo lunga, ne ripo ter alcune dotirine, e quali iunile sono sufficienti a mostra rne Ia verilli. I. 'di uti gli uomini sono guat mente omini, cio partecipano tuti della mededi, Sima natura e delia medesima origine La dignit delia natura mana ecla sua superio-M ita sopra gli animali ora medesima in uiti. In questo senso sol tantora' ultimo degli: schia vi o guale lino. Questa eguaglianet o inalterabile; essa sussiste malgrado I dis- serenge, heci ordine sociale suo introdurre. E cias cun uomo, qua Iunque iacit grado chedi si abbia tu socielli, deve riverire in clascun' altro uomo i suo simile ed ii suo eguale: in natura ii quale percili a ii dirillo eguale alia propria sussistenZa, alia conSerVa-ον Zione delia sua vita exat libero uso elle sacolt, conformemente ait' oggetto per ii quale tuto dolato di queste alia natura ossia, per Oti sessione dello stesso Hobbes, cousor memente alia reli rugi0ne miscors a sum Gomo'. π
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tori tu dei privati, bis0gnava adopra seni pro assa provvedimenti ecautele cio che omini potenti, da cupidigia di lirannide invasati, ni bene loro la libertis os ponessero della repubblica o de citi ad ini. Ma cra pur ver che gli omini, i quali natura cive a fulti in dignita tuiti pari, si eran odiit in principio tuti a la lor liberili; in pol, sicco me in impunit c licenZa omina di offendersi a vi
cenda, i pili deboli iroxavan si spost alle ingluri de pili potenti,
perche non eran pari a questi di serZe Onde potessero contener .
gli in overe, cominciat ave vano gli omini tessiis poco poco a sabbrica citia e sicco me gni giurno pili vix stretii gli
a. a per egua diriti di natura gli omini sono eguai mente in dipendentiet lim omini sono eguali per natura, a Per natura sono an ora sociabili dunque i di illi , , della egua glia Z debbono combinarsi con a diversit delle sutietioni, che si ge or D in sociale per corrispondere a disserenti oggelli delia societh, e procurare it meglio, di color chera a compongono ora queste sun Zioni non Possono seguirsi conveniente- mente senZa subor lina Eione Sono necessarii percio per il uon ordine olla o leth, , superiori per ordinare ei inferiori per obbedire ed seguire L 'uomo solio si nρ. M v. 6. ed . addia. is 3. , a natura medesima irre iden diis late ordine naturale di societ ne is or-
dine ello talo di famiglia, ne quale luit gli uomini nascon per Iegge di natura. , Tulli gli omini nascon figli, e tu ilici gli nascon Delia dipendenga dat oro e , nitori. Questa di pende ueta non son data sulla eboleaga degli uni e sulla orta, , degli altri; a sopra uia rillo, che i adri e te adri anno di educare i loro, figliuoli e uindi di go vernarii, struiri e correggerii diritio che importa n ove, re relativo ne figli di soggellarsi a questi particolari,fieti de loro genitori Discors. 2. . Quest autorii paterna non indebo lisce egua glian et di natura che vi o conci glim oggetti, raria contro questa alientalo aneti a rende pili si cura ne suo diritti, iac- ch i diriti della autorii paterna includono i overi di ve gliare alia conserva Zionem e a ben essere dei figli, e su regnare is loro a concordia e la pace mora Otto imρ. . . . . . Os Per a soggegione alle leggi nella societ si pia dire , , o Falosos Romano Sero legum sumus , ut liberi esse possimus Cloi P. 3 c. i. 4. lanio si sorte e viva ina pressione naturale di una tale idea negli omini, , che essi sono portati ad intro luria e ad imitaria in qualunque loro associarione., COSi a Vecchio, Venerando Per es perienet e per epulaetione 'integrit e di senuo, Q, diventa in ut villaggio 'arbitro natural mente de suo eguali in modo che ad essori si icorre ne dubi, con fiducia, e te sue decisioni sono rice vute come oracoli DiSC. . ' 5. Concludi amo unque , he a societa a cominciat con it genere iam an Dello stato di famiglia che 'autor illi paterna e 'ordine di famiglia 4 il primo abboeteto digo verno che a natura a presen luto gli omini di pili particolari famigii unite in- sieme; qui nil che 'autor illi ubblica, in quale aut vestita diis potere legislativo h inerente per Iegge di natura allo lato di societh, in cui nascera' uomo, e a quale tende
natural mente. Percio, dice Gerdit, che ali crit lori, i quali dono sopra questa dea
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inoui etiam homines, cim minit Sua sponte ad pacem atque ad otium inclinarent, parere cogerentur. Nunc converS quodam ordine rerum, unde urbium condendarum causa extitisset, inde evertendarum dissolvendariamque initium exortuni videri.
Ubi enim maiestate legum soluta, pro hominum libidine iudiei alterens, die erentur de tepub. sententiae , foedera inirentur,
conciliarentur amicitiae, decernendis certis nominibus pecuniis, exhauriretur Reipub aerarium, in unius potestate et moderatione omnia erferentur, tanquam continuo esset aesunt de communi salute, abiiciendum civitatis nomen, et concedendum in solitudines et deserta loca esse Privatis studiis quondam Atheniensium nobilissimum civitatem, cum magna gloria pars Graeciae principatu storentissima diu ac potentissima Niguisset, tum vero in qua una Imperii orbis terrarum domicilium effloria per tot saecula fuerit Itomanam Rempub concidisse. Nimium civibus indulgendo, tradendo extraordinaria imperia, studia fovendo, paucorum voluntatem et gratiam respiciendo, amitti in civitalibus libertatem retineri eamdem diversis studiis, aequabilitate iuris , Ieyum observantia, iudiciorum severitate , concordia or dimini tuenda, summa denique vi imperii maiestas a civium ambitione vindicanda. Quibus rebus omnibus cum in praesentia certorum hominum cupiditas atque audacia obsisteret, nisi illi de medio tollerentur, quo minus qui haec perferre possent ac quo animo, servitutis iugum subirent longe acerbissimum , haud Sane recusare posse quod lumen exorsum tantum in Repub. malum, ut procul a se averterent, si se viros esse ac natos in ea civitate meminissent, quae loria aliquando, vibus , polentia in Istitia florensissima habita esseta tandem sese colligerent, atque ultro hominum cupiditati, quandiu illa intra eos sines consisteres, ut non incere magis quam vinci posset, obviam irent. Ita enim et privatas singulorum res et Rempub universam tutam ab imminenti exitio et ruina fore.
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volt a serive log g o ad ordinari Itudigii e magistrati, ni qualiniiche quelli che non vole vano, perche poc per Se tessi inclinati ad aver pace e quietare, lasser ostretii Mobbedire. Ora per
si dicovano in torno ulla cosa pubblicate SentenZe, Si Stringe vano I alleange, si acquislavano te amiciZie, collo tangia prox visionisisse si uotava l'erario, a repotenZa eri governo di un solo a ceva e dis ceu tutio a Suo talento ignor col pretest, Mella salveZZa comune; non bisognava pili cerca citiis, edera meglio
in remoti e deserti luogbi riparare. Per te private ambiZioni indrritentes repubblica dopoche, a ut con assa gloria it principato Della Grecia era salita in si grande auge di potenZa angi per esse eadde anche a repubblica di Itoma, 'uella in che si antenne per lanti se doli it domicilio i instem, 'a gloria deli impero delmondo. λ eccessivo condiscendere a privati, L concede poteristraordinarii, i da ansa alle aram immoderate. 4 rispetiae de volonta di pochi, percheaenvoluti, spegne I libertis Daci populi: Ia malitie ne i serba pubblico favore diviso, l' egua glianEa dei dieitti l 'osservanga delle leggi, a severit de giudigii, a con-eordia degli ordini il lare insomnia gni Ossa per campare lam aest doli imperio dati 'ambiZione de citia lini. E siccome attual mente a tutio questo opponevasi tu cupidigia est' audacia di talunt,
se os toro non si levavari di meZZo, hi poteva tollerarii tranquit. Iamente di certo ricusar non potev n logo di servaggio piis clieacerbissimo Osoggettarsi. Facesse dunque, conchiudevasi sacessercuore una voltu quelli che erui di ignorius da oro tessi scia gura si grave orta a danno dei Comune distornassero, Seppursapevano rimembrare di esses nati in citiis , lx quale per gloria per potenZa per orge axea iis aviata riputaZione di soritissima; ede cupidigi assontasse de prepotenti, mentre queste eran ancorachius in tali termini, che non avrian oluto esse piis prest vit-loriose che in te Cos e privati e repubbliea alia sciugurata ro- vina imminente avrebber aSSicurato.
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In hane sententiam cum haec atque huiusmodi alia multa dicerentur, itanquam haec iam opimo animis hominum insederat, ea studio partium adversus Medices iactari, quae res
elevare magnopere adversariorum auctoritatem videbatur Petrus tandem experrectus, veritusque ne si ea perfferet dissi mulare, res , id quod nullo modo erat permittendum , in aper tam editionem erumperet, quae aerere postea sedari posset occurrendum primo quoque tempore inimicortim audaciae hac oratione existimavit.' Video adversarios eo artificio in dicendo usos ut dissim cilen plane mihi ad respondendum rationem reliquerint. Navi cum eorum esse sententia visa sit, ut civitatem a novo fa- ciendo foedere, ac stipendio decernendo averterenici re illio, vera multitudinem seditiosis concionibus solicitatam, in mem unum eius sententiae 'sctorem concitare, desertamque Rem '' ub patrocinio bonorum, a quorum ego ScnSu DNnquam sanem patiar me abduci in voluntariam servitutem abstrahere per m Summam iniuriam, scelusque conantur. Atque quo ego minus' ostenderem sta e Repub. esse quae probare meis civibus la--1 1 oro, salis callide illi quidem publica causa cum ea privata ob implicanda, ne scilicet es in hanc recentem invidiae flam
didi man coniectus, de communi Salute magis procuranda , quum m de meo periculo depellendo solicitus essem, Pstraverun mis-
et rum mihi impedimentumque afferre. vi autem hoc eorum re consilium, sive id vitio orationis acciderit, eui illi eupiditate
di atque amentia elati minus moderari in dicendo potuerint, di sive hominum contempsione, quos non iam sibi insidiis peten- , di dos sed vi aperta censent, minime obscurum. Cum enim illim animadserterent, eae nova hac Reipub coniunctione firmiorem, Alani a fraude infestina fore Domnino speraverunt, non solum , quiq mihi Sse de mea salate vitandum, me ab illa tuenda , deferrere sed etiam Si maiorum institutum et consuetudinem sequutus , ulla in re de illa perdie rem bene mereri, omnia in ' deteriorem partem interpretando odium mihi atque invidium, nisi i X aequius esset benevolentiam me et charitatem
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Queste e molle altro cos diciat manter si dicevano contron partito che proponevasi is, comecche la gente aveSSe ferina opinione Deli animo suo che in lal modo si partasse per studio diparte controci Medici, Io che pareVa scemasse mollissimo 'aut rit de loro avversarii nondimen Pier sinalmente svegliatositem che, eguitando gli a dissimulare, non Scoppiasse aperta sedigione, a qua potis satica poteSSe sedarsi, coSa che non erapiant da permetieres e si uvis di oversi senZaraitagione p- porro nil audacia de Demici, in lal guis partamentando. Gli avversarii iei hanno adoprat tanto artisZiomel dire, che mi resta proprio malagevole it a risposta Peroceli essim in apparenga ha disconsoriato a cili dat rinnovare i capitolim con Galeaggo e ali assoldario; in in reali contro me solo,r che questo consigilat, si sono sorgati di iEZarcia moltitudinem sollecitata con aringlie sedigiose erat trascinare con modi sommam mente rei e cellerati a servaggio volontario a repubblica di
, , serta de patrocinio dei uoni, a quali non saris iam maim heri possa indurmi a sentire diversamente. Massi noli io maldi potessi dimostrare esse ben et Comune quello di che mi assa.
lic a persuadervi, glino, abbastanga caltri, la causa pubblicam, On a privata an confuso; perch io, scotiato da queste recentim odiose acce, non ossi sollectio di procura it comun megii pili, , resto che di respignere it mi privato pericolo e speraron moenermi cos a bada e impacciarmi. E queste oro intenhionim ess te hanno scoperte evidentemente, o ci avvenisse per di-- setto delia loro rugione, ella quale res dii calda e inconsi- derata bramosi poco potevan moderarsi , o per i nullo conto ' in che anno gli nitri, mentre pensano non pili ad insidiarii, s ad nssalirii con larga perta. Ne si avulsava costoro' che per quest amiciZia novella pili saldo starebbe i Comune ' contro e rodi intestine ; e perci non solo si confida ron di gomenlarmi alia dises di questo, col armi adare a salvarm me tesso ma di pili anche, qualora, eguitando i sistem cm a consuetudine dei te antenati, avessi continuato alen meri-
' lare ella patria per qualch verso crudeli ed iniqui, interpre-
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meorum civium referre, crudelissime iniquissimeque comparare., , Nam illam partem rationis, ita tota singendis criminibus constat, tum diluere refutareque aggrediar, cum ostendero, quibus rationibus adductus, confirmandam cum fortia silio', veterem amicitiam, ac decernendum eidem stipendium censue
m rim quae res illis criminandi ansam dedisse id quod Deilem fuit, semel iam sua sponte animis male fetii maxime vis ab , est. Quod tamen antequam facio illud vos etiam atque etiam' oratos obsecratosque velim, ut quo me minus attente audiatis Μ, de ep. disserentem, haud plus apud Os criminationes et D maledicta adversariorum, quam veritas ipsa e causae ratio, , possit ita autem statuatis, nisi certo mihi constituto loco ea, , omnia a me diluantur, nihil iam amplius causae subesse, quin me esse eum putetiS, quem ideri maxime adversarii velint. Est autem hoc imperitorum hominum institutum, a quo qui' dem vos semper, pro in gulari vestra prudentia, abesse existim mavi ut quemadmodum de eo sentiunt, qui verba facit itam ea, de quibus agat , sibi probari patiantur. Prudentes qui ' dem homines, non solum quam ille bonus pudensque habea-- tur, sed quam vera etiam conducibiliave ast erat, spe elandum , sibi iudieandumque putant. Nam et saepe ab optimo animo, m cum aut prudentia aut rerum usus desideratur, parum sana di consilia proficiscuntur; et vir improbus et nefarius, qui idem , callidus tamen prudensque sit , posita ad tempus vetere per- ' Sona, salutare consilium petenti dedit. Quae quidem si istim vidissent, a ratione sibi potius esse ducendum principium, ' quam a contumelia et maledicto, statuissent. Nam quod initio ' posuerunt, esse viam certissimam fallendi homines, quae λο, viatione ossicii tanquam latebra malam sententiam tegerent, ' utere autem illam maxime cum de Repub disceptaretur, qua ' quidem in re male etiam sentiens civis ratione probabili qui- quid sentiret tueri posset: non possum equidem satis mirari
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, , lando ullo ne modo it pili sinistro, si argoniciatnion id appa- reculi inrita cos odio c. invidia da ' iei ii tudini, per stelli didi cassioni per te quali ovi ci ni Ziis erini in contraccambio more benevolenZa Io prenderis a confutare e distriis gere quella parte , ella lor ornZione che e Stata tu ita calunnie, quando auris o V, sl rato per quali motivi avxisui cli bi Sognasse conformaran mi- , ciZiu concio sorκ figlio, e assoldario; lo clie come oveva av- venire in chi si nucva Γ animo di per se inchinato a maligna rei
, , Ma di et principio vorrei, quanto S c OSSO, Pressarvi e Seon iura rvi, stineberi sulse accus erae malitice Ee de in iei non, iei di non saccinii O meno attenti, a nZ valgala verit e la ra- gione per indurvi ad scol tarmi mei ire discorro della repub- , blica; o qualor et suo uogo, ove ho meco fesso ordinato dim consularc gli nuversarii iei, a me n0n riesca di purgarem litterae loro calviante, ri putatem pure, ita non saris pili motio, γ' quale costOro vorrebber a gni pati sarini appari re Soglion at ignoranti, i cui costume se in pro stimui che vol ' orniti di singola prudenZa schissate secondo it concello in chem hanno bi parta, ni proVarem isapprova quello dilabo egii a di , tona Ma gli omini savii non solo alla modestia o nil bonia , , di tui, mn nche alla veritis e alia convenionga di id cho pro pone pensanVOVerauni dare, elo sar giud Zio Conae spesso in- , , sulti uom di ottime intenZioni, perche non Vea Senn e periendi' a basievole, Sugger poc sani provvedimenti cos tutor uomo ' tristo ribaldo, a Scaltro e veggente, cessando per quotcbes, tempora surd'antico suo personaggio detiora elii glie richie leva
- , ero Seco fossi seruiat di movere ii discors da ragioni, non da ' villani e u vituperii. Erat alto comineia rono dat ire che lardi in pili sicura per in ganna gli uomini si h i coprire con onestu ' Simulata consigi perniciosi is chera specialinente aperta quandom, deliberas de ben ubblicos potendo allor uncti it tu ad ino
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- , allidos, ut sibi videntur, domines se νω esses illos uiuia tui , , probos intel ligo, tib hoc principio orationem instituere nodis luisse Etenim cum de re agitur, qua de re probabiliter diei multa possunt: non dicensis urtisicio , sed ratione pugnandunt di ac vi arffumentorum est Valet hic mos in concionibus et in , , iudiciis, cum quidem concitandi invidia, denevolentim con ilianda. laudando, vituperando, permovendo, ut multitudo
di imperita aut iudex fallitur: quod haud nitanopere didicite
di egi, cum ille non de sua sed de iliena r e, non de publiea ' sed de privata, atque adeo ubi parum reliuiosam sit, mullum ' ratiae, Parum causae tribuens est sententiam alious. Alia di est in summo civitatis consilio dicendae sententiam ratio : cum, sapientes homines, Reipub principem, dubiis praesertim illius temporibus, de bello et de pace consultant qua in re de coni m muni salute et de privatis publicisque simul rebus agitur. I Dii
quidem parum adiumenti est in dicentis eloquentin omni re di certa ratione sumenda, nullus rationis fucus, nullum urtisicium, verte et dilucide modo quicquid esse e suscepta causa visum,' si explicandum. Cum autem alia inania parce attingi tum ' ornamenta maxime ac lumina orationis, quibus diserti hominis di eloquentia elucet, negligi penitus e consentu potius debent. Inter quos enim ambigitur de publicis rebus eousque dono', in licet ab aliis dissentire, it cum sit communis omnium consensus in communi salute procuranda, improbo homini, et cuius sensus minus recti in Rempub sint, locus nullus relin- ' quatur, dolo ut urtisici orationis, quenquam in suam senten--m iam araducendi. Est hominum caeca cupiditas ambitio, γ' qua ubi praeceps animus fertur, tum sese magis prodit, cum ' later eam magis ac fugere hominum conspectum elis nulladio quidem ratione et modo, ubi semel e a victus animus est , cou-
tineri amplius coercerive potest Q cd porro isti voluerunt quid' hic tantus orationis apparatus quid haec in principio statin ira nos concitata invidia Nani si hoc nomine sunt homines ple- ' tendi, quod tuto quos velint, fallere atque abducere a rectis consiliis possint, ratione probubili malam sententium tegendo: