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SIGNOR DON VIGI CARRA FAPRINCIPE DI STI GLIANO
Vanto ii Padre D. Bene ictio deli' Uua habbia ella poesia epraue inseme dolcedo sit te, non selo dallei te molle, erare compositioni, Deliandi da queste poche Otiaue,ch egi invia ali'Eccellentia V. pub cono cersi facit mentes egi per eser se in pre chiaro elle sententie non Perde punt di maei a ne per sparge nello pressu sensi seueri, strati dati pisi intimi luo glii delia filosissa, o puedella diuina scienZa diu tene pero rigido, in qualch parte os curo, a in Od conosciti toda oochi, si pud dire, che a sua prauit si pia ccuole, e checla sua iace lolcZZasi gratae, me zo veramente difficile a Utrouarsi per unire uies remi, si che partecipi 'v de 'altro lasci di re quant'eglisa iuditioso ne far a cella dei leua ii voci,
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voci, quanto felice in far ch 'elle hoc propri mente hordotio translato,d metasora vestinoi concelli Pesoluanto e raro artesice net locarii, sche con armoniaco moto irino te menti di chilcgge a marati gliae laletto, mi taceris anco et spirito ardente di poesia nato, enodrito sic insin dalle fasce, e desinitIalire bellisiime parti necesarie alia poetica facti ita, e quali sciet hanno felicernente congiunte inqui. o che questo non ὀ uogo delle odi di persena cos da mondo lodata, diro solo che 1 odo die siὀr ministria pre-sintare in EccellenZ V. una si dotia, vaga pe- retia , non hauendo sin qui per a sterilit dei proprio ingegno a te donata cos de lisio. Prenda etiata con animo grato 1lm O RU T E O da ei bramato, aspelli col tempo da si raro, e nobiliOeta doni aggiori, i l Eccellenpa bacio lemani. Da Capua ii di primo di Aprile ossi et . Di V. EccellenZa
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Lissi genti , he de Peta nouellaCon lenia ri coIltimi adornat ore. Ardea per miseeramente, ch'ella O redda oschiva, o cupida d 'honore Lasciando ii tenti suoiso iri in reda Eugge is non degna pur, b Cliti eda. O quanto it ore ad adolciris intes, O quante voci ad arrentaria parse,
Ella o in se ostreas ollo, o non Pintse, O te ri sponi ur dubbiose, esca se ala be sestedda tu forte i accese Efuggitiva a lui pii bella parse, Lia j Ia acerbetia Uieme, e vaga Piu profonda ne corio se a plaga.
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ni modo tento , perchem tesse De lariel fit rigido pietate, Ma que nobi diam te non simpresse Daltra imagine mai , he d 'hon late Sotto ninuido esse re compresse Pol ne conobhe cio de chiome aurate, Et Amor os siuardo inse accolpe ZD mmiferi mentre feris nol volse. Ferito la=gue, , languis non troua
rior ia' a medicina, equenta manca;
E mancando , ii martis dolpia erinoua, che prodasa delia virtvgia flanca. dis lamentas, ne taceriugioua,
Amille tolle, torno arrossa e imbianca Par che unge da ei ne oco glaccia, edis ede possubito Ahiaccia. Cosita vita sua tenendo a iis, Choresta schisolitarios ende, E, enfando a b Idolsu gentile
Seue amor ungo, cliuiliis Maccende
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IL DORO TE O. Lisi che fa quisset, e perche vana
Cura nodrisci, b d error ii pasce 'Cura chesola in rimita hinnanaD occhi e da dolat parolette nasce, ridi che te da testes se alloniana, E fa che adombri te tu e luci fasce Apoco apoco vn tenebros, vel , e in condete non te tedihil telo. Di doli furto lusit hie stemera m besi attion isti lia 'alma,
O quanto aggrauit intellitio, e t preme D'ίn ignobil amor terrenas alma,
Huom, chesottogra ascio anela e gemeCom poispera da cie corona, palmai Per te consci, he V su non sale Auget, che verso i Sol non stighi 'ale. Ten ali da ola legyiere, e senellemitu che te ii die natura amica, Ma conuie com horion candide e belle,
D'amoroso desio tenace intrica,
Ache 'intrichi si tenace viscol deprimi voti . maggior dubbio, e sco. In
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In quesi'eta che primauera it tollo Tydi pinge di ο, mrmigii e blanchi, Piu temer deici 'amor in desii olio Che con vanipensier a mentestanchi, Ch se dochi e re armate in meta tollo Mille 'ade nemichelausis anchi,
Es instidie dique falso arriero. So quel che pote, e que che pote in quenti
Anni, a cui 'eta noua accresce lena. Stilauno armato dipens ieri honenti
Rigido si ince e suo des iri a ena,
Bensidenno a consui premi celenti, Et honor bello, grande, gloria plena, Piu che se 'arme temerarie e segni TClisse in campo a rebellanti regni. Come per me mede imo iose comprendo 'n te odando, confermo luci 'uno A rido popola radasacendo II dolceos etio tuo 'amica Vnuno, Eiten dat ure tigrido anco crescendo Chegiovi a molli non udendo aliuno, Aggiungi a cortes a cortesia noua, E placido anco ille,scmpre titro . I ite
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I Dite et irili, nolligo, anno in testanca, che qui di nouerarie non ἡ loco, Ziiὸlli habiti uolso temperanetba A qiunei si nil amoroso foco, Habbi uena virili che non 'auanet a Dassarne pili molio ne poco,
Ut saperde ii conuie quesi attre ancora, Se que la non e compie e non 'b nora.
Vincite flesso, e non far ne deforme Tante elle virtu livn vitio solo,
quest, quella maluagia meretrice,c 'a granilio dictove apparue innanabi, Egli prom e lituo caminfelice, Amille dolo, di diletti auantat, nisi da di ei ci che ii diced Cnid infer mi, e sola e di romanetbi, Ch lesue vi neis sonos re e torte,
E portan 'huomo precipitio, e morte.
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E porge in vas d 'or cibofunerato, Membra copre deformi, e maculose siue erico dis ora habito intento, Atinge iliolio qua id di rose, Loiuo, longia chesembri honenio, Ha diserpi i cssei, hepaton d 'oro Pur dat cui toluom cade, e dice, o moro .
sensi astrui con diletteuo 'ombra, siue dolaesuo, mente acquinta, assanNa. qui fato , degi 'occhi ilium adombra Comesi perde, ason ira condanna I corpo se re, e di dolor 'ingombra, siumcison is queret , e quincii tanti Delia misera turba degi amanti. . virtu hingisuanetio adorni,siuantog 'occhi antener da que chepiace
Non inua isti, elso di pochigio, ni Tiscoprira, b'era it placer fallace C si 'a tardi a rimiraris orni, Priuo tedrai de rogosuo vivacessiis or, se ut mattins puniand uora