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'ola non contenta tanqua delpoco, O famem ordidi ricche luande, si ual ranio mar, quat si Antano e loco , Oue tu a ricercar cibi non mande
Oanto piis obiis Genet altrofocosiuella prim esca, quelle prime blande
Dellis Olabi diletio a pena ottiene is passa breuessatio, e pol molent ab Senti linauci sole noto bene, Asa corpo tutio egraue e si ne renti: E 'a ad esse uos uir conuicne, i I puo leuarsi su ubera, e re ta, et i oppreso, escurato it suo bellume, Morta rimans ad otiose piume. malabatro Sirio ic ei liondi, Ele membra che vale unge Enhora 'Tu che di muschi , e di et ibetio abbondicis, che preda nefandestrari, e 'ora In aulapi et D tua sinascondi, Che poco odora chisensen re odora Adunga, intrecci lcris , ponti lagonna, Checi 'astroluopo non bai per esse donna
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I armonia delle et oci, e la dolcet a Di cetra eguida balli astion di ira, gue dat a chio peti uniforter es, Et a Uciuia a poco joco it ira. Per quest Europa a regna prima uuer D.
Amara, e luta eruili son ira E a Grecia poco hamadreci Heroi Sol cu lo dire borba pecore, e buoi. Che,iceu dagii cchi astro che annosiuei chesolgi r gira a uel b ag gradat Superbia, odio, destre, inuidia, a annosiuinci ne mento cor conuim he cadab Et ei medesino con occulto i anno Adopria ferir se a proprias 'ada. Cosi id Eua e polgusto que pomo, C 'infelio tuttigit altrim v olhuomo. D oro, e digem me accolio empto te, auro, Rende ii suo possessor tri Ies, e mendico C 'bgua mente laesito cresce con 'auro, E cura ob a se pus il fatemico. Non porche portici luit Indo co Mauro,
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DELLA MORTE. A arche graui diis sori apporta
Oro uni torno emouere si chi ama. Ad Cni altro de so hi fata a porta, Etlbina uor he 'oro altro non ama. AI era vulta, a cui douitia apporta Re rigerio non gia moete, trama L hauer poco acquiritatosi querela, Et a iugua agna correndo anhela. Mortat bella, ch'icori incauti ancide,
Altro certo non e che vento, humbra.
Ne di fortuna pro perande, e millegratie sue breuhora Combra. Tal rosa presso a rio su 'alba ride, E 'odore, e hec loco Tombra Asa e pompe conuien ch sera asce, E sinuecchia que di proprio che nasce. Ovesen τὰ quella bella ob sole Spesso a mente altera, pie fa vago toti se et an is peris almondo sole, Eu rubini, onu 'astrui tanto su vago ZEcco 'arisce dese tu occhi ii sole,
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Di orpora vestir, diserui appre o
Plango ordine hauer immi che oua Se tu ne sei da maggior cura oppresso, Ala salit, onae' ni aura Omoua Viue lieto agrant raro . concesso, Chela gran dominio gran dolorsi troua. Semprode aliun nuouo romor odioso, i euolae prende ma onno, o ripso.
Mis se se da desii di gloria punio
Stender oltrodo, e Gange i nome tuta Horsis concede suo che visagiunto, Emi ri lenda anchor, chelara pol ZRiguar aut telo erroverraria' punio E querat orbe, che habitis dinoi E 'aura popola liparra vile, Eonche ti odi anchor Pultima Thib. Sia pur magno, famoso Inome caro, critio in carte, 6 riti in monumento , Ch dis ratio ira de tempo auaro
E adra, come a verse ennaro Eponda, ct 'a uanto contrant colienti; Che ien morte seconda esta a poloe Le vite e nomi, UVimosa inuolue .
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a feri nol, ch'a vanitate intenti, Dὸlla sua dignita 'almas Eliamo, Creati a domina fere, serpenti Fattisimili a DIO serui amiam, Ene attor potendo esse contenti, Pur datis creature illen cerchiam, Onde Uu, vero bene a cor ura, An illo se nossende e a natura. Sequeno mondo rio tutiosaue Edolces se pur deurias rea Orsi:, Pol hefermeetiara alcuna in se non have, Onesi donisuoifugaci, escarsi. Misanco it folle in diuitando egraue,siuat, o quanta di uis a de a si 'Fuggi si deue e ripula per nulla siue nio ben, b i seruisuoi tractu a. Di ei ches ra norbe have te piante Dagli antichi linia, elisca viene, Di ei ch 'in esse leue, sol co lante Eque Io, se chiama si de pur bene. appi h in riuolgere, embiante Di tento hatti a lascia con e manliene
Che ederio albo non ti . concesso.
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Anci quando a te viene, e che i ride, Comincias in 'albo miser, arte, Che o timor, ege, e pol 'Sccide Con a 'ada de duol, quando si parte Perche pregi contei 2 perche tens de Sed sancia ne sal, se ne ait 'artei Sesai 'e inessorabile e protervas
Ech a chiunque epis sede non serua Hor,' cosi, pria chesi glanga alpasso,
Ch'a colui ne adiisse . tanto duro, Pieta di nolle occhi, e passo passo, Dalpresente voltianci a ben futuro Grando homai mentre ne lice, i passo Atlas, ada 'ba beto, sicuro. Anci tanto a forni facile, de ira, siuant, at cominciar torta, alpentra. si dissidi alcun perche talis hamin: eglis dat 'at uerserio antico, Ch per entcguerrier sua 'una volta inse, res cor gio nemico E corona porto fragente molia Lotiator, che per eo ne campo aprico Eb'hie cadenti, hoggi risorgi, e edi
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NA perche ne i Egeo ruppe a barca Lascia istanc nocchie di nauigare, Mastalma ligno, ima diluouo arca, Enuouo altro eis cerca ac ruinare. Forse a man dii Ioedebole, o parca, Aspanderi prinoi si egratie rare Anci coni ardebl foco, egira it telo, Copis inpr gli digiouarneba et elo. ADturaimente Enhuombrama, desita Felicita, Κὶ vita eternas e beta Lis quatha uti quel chauerpotria, Lisensi, e 'alma interamente acqueta Mase non pu gia questa aues in via,che morte, it caseo, elafortunatiuieta; Anci perche non ve ragio ci moua Acercaria cola doue si troua. In riel alberga DL perfelta, e vera, Ed 'alme in ederi lo beate rende. 'acqui lato vel in pili non sistera, Ne desiderio humano oltra vende. Et tema che uel bensi cangi, o pera, ossessorisuoi mal non ossende. Per chelcaso non puo ne morte ha loco In quesi alma citia molli, ne poco.
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Citta felice, che e mura intorno mci in dia pro tra parent , intero, Di riciae pietrepretiose adorno Ne cede a a materia ilia intero Oro lucido e tutioignis giorrio, Orole piat e Sognisu enitero: Dodici portesue grandi reali, Sonui ridici peris orientali.
Albergo sempiterno tui ha lalisia,
Inimica di agrime e di cure Ene discaccia suo con ogni nota Lesollicite, e pallide parere. Scende raro qua tu, tanto Pannota Lis dubitas r te delis os impure. Di attende a te dantis, Haudi , ' canto, Beata compagnia, i e se re accanto.
Ouel iuer beato , esi inuerri, Nonsteme vento mai, pio: gia non cade, Tenero bosco marchiome non perde. Ne di potuere Sirio empie lepra te, Nel erno occide te viole, et terri. Ceprimauera terna, et ui Uaprile,
Cheu'odor large a Citta gentile. Chiara
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Chiara fontana 'acqua cri fallina, Che pol tutia Pirriga inmeta nasce Elii ob cors su planta diuina Di stulto almo vitat anime pasce. Huvo nonia di luce peregrina, Perche nolle di tenebre non fasce La icta altrui. Notiese di Labandita, e in umina DIO luce infinita. Pace, tranquilla senetba alauno ast anno Di guerra, betasse in intorno i muro,
Gioi soaue, cui minor non fanno
Ne uolpresente, ne timor futuro Acqui locii sorsuora' ni anno, Esen a dubbi alcun statos curo B per dir breue, e tutio uisi troua Ob heluo destiars, e iis hegioua. Di disciolia da corpore nodo Lalma e diserua honia libera fatia VIa e sue potentae in pluse modo, Et ad Cnirsia D IO tulte adatta Non come ringe ignos egno i chiodo O come in loco in animal rapplatta Ma come di color lana imbeue, O a luce deis, 'aria ricet e.
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qua D tale niongioia derive J mio, ne d astruis antas narrario α'indarno per alcu paria, scris , S 'humana mente ancor non pu penseris Lanime, che a suis falle diue Sole posso aper chel vero io paris O fortunato hi, si nita parte Quando chesia di cola vita ba parte. Vita cara, e genti , felice bene,
Che nonia male alaun, ne puo te hauerto ,
Da fonte terno lsuo diutio lene, studio astrui bisognas manteneris :L'anima sempretio ne gli occhi time, Ne mai flancine sati, di mederi, Ne mengode dilui, perche o brame, Chella sempre abboniana a e se re fame .siuesta vita creosanta vaghet DPer Eni et de in mille anime, e milli
Anci a mondo in tutio dipartille Ond inflammate disuperna allecta, Da 'armi, e foco uecor, licte, e tranquill Aste da terra, ostra morta contumὸ, 'Volaro altiel confortunate piame.