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Ser ire et Osthoras di tanta dimora,
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Con Amor , coniadonna, e con Fortima
M'habitrouato in cosi era gloserasse, nonia torno chiar, o noti bruna, Non hora , non momento , ch'io non prout Da lor tulte te pene ad ina ad na. trouo altrarme , he concior mi ioui, Salvo cheio sereneti, e cor humile, In quantunque rio case is mi riti oui. wico col crudo arrier, e la gentile L dolo mi nemici che con quelia Inritabit mel conuien motirar virile.
4Amor mai se re con te sue quadrelia Misere ii ores e per magnior mia pena , Meci'arde anchora in uis altera , etesia. 1arinna, che con sua ista serena
Me ne potria sanare is et felice La mi dimotira gni hor disdegno plena. Ucio 'ogni altro pluit, che'nfelice Sia L mia et ita se re is pii de gli occhi Lagrim , e tu de cor se pir-'elice
Fortuna tuita via , perch'io trabocchi
Mi L certe an te in modo tale Che suente legarimm i inocchi. . E se non osse i mi porre in non calecto 'elia inqua mi seces, homai finita Saria a tela de mio iuersale: besen a diibbi par A'est'baggia inita Tuttacia foret sei, tutio' suo Vegno Per trionser dentia graue uita
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O Ira si gran nemici quasi in segno D cadere hauut'ho, qua seprauo etto , La lettra orira , che ri mi, Hegno Ferche Piso , chebbi in quelia lettoi moriro essere siegro , eluet , in parte 5 gombra di s crudeli assenni Epetto ;E presi ardis di frui in que te arte intenderit i len , ch'elia 'ha dato r ii mal che mi Bruti a parte a parte. perchesneta suo contrario a lato Non si puo ben morira cosa chesa
Conuenulo 'e dirui anchol mio salo.
UPosia be seno iunia anchora esse Volte misen a quesio , e quasi a stro
Intro' cor te irtis itali oppresse. 'sa di quecto non piὰ Mi place miratio , Ghauete s buon tempo4 e che perate Anchora col mulio si ne baratio se , men a moi, che so .ch'assai m'amate Eiceuendo hora prose , Or hora rimes Scemera de mi malua feritate .
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lipata, Io io non bene timer Che esse παgro placer qualunque nota Non pur siema, man tutio anchora opprime. ob'a me dian is se Mosi e tota, Credete'le perche'n uer per amico ovi tegno 'Di terr per si 'io mola. cassa per finiri homui Direte a misGiganti , he cos quel ch'e' ta ora Promettes non de uria porre in obli, L milmente a Ragninis che fora De ver 'ei mi secesse have de uoi, Non de poemi serui , com'ha fati'hora L priuermi tui uolta nonis annot.
Ho prouato , apo chesno in sagno , ii serui concie mi rime pales
ma non ob qua de ii, qua si risFe , he ebo non volpe a pri hi misi Giama menire in parte , uel io. Apriuo dei suo tuto , is non potet, L non seni misere n me se sto; Se ben tu cariem re in tutio sei. GD che quanto placere , e quanto volo
Senti si alboras lusio a moi pensere ;Pbitae sol de membrario hor misconsolo.
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Mata uans ob mai non a pote a trouare.
On 'io hier tanto a fatica fingegno Euanto Ara ciὸ Adibo 'era presse Che giunt di patetia sul ero segno s
I cauea corona in re onde pendente Si medea tuo in si a te merdi figlie
Percheimi disse ii dimoseri inseno Volendo in questa mia de mondo parte Poetar seni V mio suor Uranor onsa , che' mi state qui non puo arte Aluto sis che di te nusia gli pes Polche col mi messido pri ques'arte 'Rivo i ii occhi in uer la ostra impres Dico Godentis e medra bene, Che a me, non a tui, deesser se a 'i, oue selsi gua , 'non conuiene Ad ultro Dio, ch'ὰ me 'esse Signore: D'aruto unque in me ponti gnis ene. V eb olea diriperdona i tanto errore, di Semele, e Gioue altero seme s
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pense dici e si res eae notos tutio' mi potere et go , e schivo. Studio in alba gni di ci , he compose Arisbtί de logicali intrichi Chiaue di tuti te cetioni sese.
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Piu 'hora inhora, em Pan meis asstichi.
sedi sic suo di casis e prendo tota
Di di, primiero in Chissa almen ii Credo; si bi di dare 'pie trausilio, e nota. Toi, nil de mangiare si tempo Pedo VClio baia hor a ques ho da queri, Non dissuto ma lori , asser o, e cedo. Uo posita a prandi sis, θ' ritrouo presio, Laium flaccio ma non si che perarches la pes mi conuisne a se . Et indi i rimanente i nota sera Horio in aere ca Iesias , ho milioco Co Fresi Vlia, o coibas, Dcon pii in Abiera. rua sὶ che' mio ioca nome di ioco
Di che non deue 'Dn'huom esse mi lasso ru gli risondero, cha misi tortis L ne ii mosi ero con pis di cento Chiarissime ragion, aliis e forti. I gia di ori Piue alcun contento Non posse rarre: 'Iperche rit sὰ cia nos Che facit Acca non a plena H uento. Leve concesso, e seloia digiuno Α'l an quei, che medulo hanno Emio mise, De ogger 'o'lpalo, assisto, e brum.
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Non ama altro che ioco , isse , e seria Α' conuiene Obbedir necio suo Aiato. 'enosa , che persona o graue , o memma non si ab ma pensierata, Vieta θ' ad Cni sola otio prenia. Eius fur deuria, θ' ni sereta Almata a mira lor 'accommodasse in parte almen , per far la sua quieta.
olendo is sol si tante masse Di Baccanti molesse ei fare ii dotio Udi fur si mrli , come 'pa fasse.
la ornando a camin s Tost chestio L 'ondeis' onde it Sol, me ne ritiro In casia mpur de P que a primo botto Inunt a cena o di ualiter 'adiro
Hor de mastro Simon mi bes rido Et bor diuisabella ho gran martiro E albor , di chi pars in Ogni idoLe sue dolo ire , e osti paci , odo O pur , di bita Ruggier die pii alto rido. ivo' preda mi lusit uisenno in modo che ae ni mi ben quasi a coimo me o , Ultra e , seu, quanto mai fui, tuit'odor
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E quantunque iam piis non ritorni I temo , b trapasias is non mi Clio P rau mente per sypoch giorni. m. io, per gran placer , he prende Alio