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,. non prima , ehe at tempi di silla useὶ moro sineido , e gua to allari luee degli uomini . La malignita ε' E implegata a dantio de' buoniis Serit tori, o per odio universale eontro la glori delle piu eelebri,, narioni , e contro lo splendore delle bucine lettere, come su esere i- ,, lata dalia suria de Barbari nelle ruine prine ipalmente d' Italia . o messa per diabolico isti tuto eon pensi ero di eorrompere la,, vera relligione della Fede di Cristo. Co1ὲ eorruppero gli Ariani leis parole dei Concilio Niceno , eo si secondo a leunt surano dagli Er ,, tiei antichi perversa mente ripiene d 'errori te serit ture d Origene; ,, e net medes imo modo i Talin udisti hanno in diversi luoghi alterato,, it testo delle Saere Letiere , ed i moderni Ereti et ea minando peris te vestigia degli antiehi ne mici delia verita , non cessano di insinua- ,, re ne Ile anime de' semplici infiniti errori solio falsa apparenga o, , di migliori tras lationi. O di piu sottili interpretationi delle opere is de satrii Seritiori . Non minor danno ha satio ici diversi tempi ai,, Iibri degli uomini dotti l ignoransa di eoloro, ehe gli hanno traf-M eritii τ nε da altro prineipio , ehe da questo ha avulo origine quella ,, consus a , ed indistinia varieta, ehe vedia mo tanto piu nelle opere,, de migliori, quanto piu essi eratio mandati per molli luoghi, em per molle mani . Volontaria mente pol 4ir si possono seorretii i li-- bri , quando l' aut ore medes imo mos so o da una eagione , O dari uti altra scrive in modo , che e per sua propria ripatagione , e per se publiea utilit, i suoi seritii halino bisogno di eorrexione . A uri is gran parte di questi errori, the dissi potersi nominare involontari ,ri mediano con molia dἰlige nra quei valenti uomini, ehe eon ori- ,, tando instem e t' opere degli antiehi deseritie da diverse mani , ed,, in diversi te i,s' affatieano notabit mente per ridurre at lor primo,, splendoret te buo ne lettere : e se ale uni si trovano, ehe troppo ar- ,, dita mente eorrono die tro alle proprie opinioni , mutando , e trafri portando te parole a lor gusto , non deve la temerita di eerti me hiis sare pregiuditio alla gloria , ed at merito di molli: e quand a neci ,, per la mauior parte losse degna di bias imo i' animo, iti ai similiri uomini, polrebbe nonditrieno basiare a sarei stimar buona Paulaeia se in questa professione ii valor solo di quel gran crit leo , ii quale eon ,, una magnanima Prosungi ne , conservb al Non do net modo, ehe le,, veggiamo , te opere dei Prineipe de ' Poeti . Agli errori, ehe volonta- ria mente si commeti no dat meilesimo Autore tanto in vita, quan- to in morte di lui ,s' oppongono at cuna volt a i raeeordia, e Pindu- ., stria degli amici parti eolari, aleuna volta ancora it Principe , e le,, leni publiche dei Ie eitta . Ii primo modo di eorreeione . quelio , che toeeb Oraglo in diversi Iuoghi , eo me partando di Quintiptio ;
, corrige sodesis Hoe aiebat, et hoc. Ed altrove in Persona propria ἐ
. . . . is monitus, multumque monendus
,, Privatas ut quaerat opes , nec tangere turetis Serilata Palatinus quaecunque recepit Apollo .
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is E eosὲ di eo no the su emendato Lucrer o per opera di Cleerone , ad ,, istanra di Quinto suo Fratello ; e Uirgilio per opera di Varo , ori di Tueca , pereo mando montis δ' Augusto. AIl seeondo modo di eorretione, ehe sem pre ha quale he rimarda ,, at publieo su adoperato dat medes imo Augusta ,quando e mando a Ui , , gilio, ehe eangi asse te laudi di Cornelio Gallo nella favola di Ari- ,, steo. Non solamente si eorreggono dat Prinei pe, e dalle tergi gliis errorι volontari , ma aneo gi' involontari, purchὸ siano di qualehe,, incommodo alla rublica utilita. E questa h quella sorte di corre- ,, Eione, ehe Platone giudiea tanto neeessaria innanai la divolgaeti is ne di aleuni libri, e per ris petio delia quale stima eonvenirsi l 'istiari tutione di un nuovo magistrato nella Republiea , non potendo is si quasi immaginare , non che e primere con parole , quanto da nori ai costumi delia vita eivile possa apportare la libera publieazioneis d'ogni mantera di libri : sebbene la riserva de nostri tempi, sen-- Ea che altri a' affatichi, ha molto apertamen te satio conoscere que is sta verita. Per questo ris petio gli Ateni est condan narono at suoecio i' opere di Protagora, ed i Romani I libri superstiziosi trovati nel- ta sepol tura di Numa Pompilio . NE altra eura piu necessaria alis culto divino, nε piu giovevo Ie alla gloria di molli nobili Au-M tori poteva abbraeelare Santa Chies a nelle calamita di tante ere ,, sie , che questa det sar correggere , ed espurgare diversi libri , is dove aves ero qualehe maeehia d 'errore apparienente alia publieais salute deli' anime . Μa non ognuno per avventura . buono esecum M tore di questa santissima terge , sebbene in tuiti i ministri h lari medesima buoria νolonta , indiriinata at bene universale de ' sedeli. Ne io sti piu degit altri, o pretendo censurare te natoni di pili Intenis denti di me . Diro sola mente, per ubbidire a U. S. Illilia , ehe nelis partieolare delia correEione det Cortergiano io de' qua tiro modi ravia
is visati di inpra, mi serviret prinei palmente di un solo , O di due a I piu , eioh dei levare, e det traspor te parole : perchh il mutare , ,, e I' aut ungere mehissimo servano at fine, ehe ha introdotio la,, eorregione . II fine E , ehe tori quel minor danno , ehe si puis del-- la faeondia , e deli economia dei libri si eorrenano te parole o,, seandalose , o prestudietiali apertamente alla Religione . e ai buo- ,, n, costumi. Il mutar te parole ne libri grariosi, ed eleganti, e is me vera tuente δ questo dei Conte Baldassare, e l'argiungerve ne diri nuove . olire che non ἡ neeessario at fine proposio , se non in po- chissimi luorhi, non E aneo eosa da tuiti ἔ e pare appresso, cheis ne segua delle due eose i una, eloὲ, oche conoscendosi da pos is teri queste parole mutate , e argiunte, si levi ai libri orni praetia , ,, ed ogni sodissaetione a chi Ierge ; o essendo confuse, e non cono is scendosi, siano 4ngannati i Leitori eon una mentogna nen troppo,, lodevole . Ed io non so per questo vedere eo me desse l' animo a Giuinis stiniano di gloriarsi di aver non sola mente satio argiurnere molle M parole ne libri, o per dir merito ne seam menti de Giure Consultiis antlehi, ma satio an eo mutare te opinioni medes ime eon te raro -
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Ie . So bene, ehe nella eomtione de' Testi Canoniel s' h atteso , De,, ordine di Santa Chiesa, a sar tutio it contrario negli Seritti de Pa-
,, dri . At ineontro la trastatione , e lo seem amento , per dir eosὶ,eor is rergono ogni sentenra disonesta , e poco religiosa , e cessano tutie,, te sconvenevolerte, ehe apportan seco It altri due modi. PerehE,, i libri non sono come te statue, che o private di un braeeio , Odi,, una gamba , o intartiate eon istraordinaria ecillo carione delle parti. riescono posse, e ridicolose; ma sono piutiosto a ruis a delle vesti , , ehe possOno contraersi, e dilatarsi, aver piu , O maneo sal de in ,, alcum parti , non senta grandissima grazia. E se i libri hanno comis se qualebe proportione con testatue,meglio h, per giudieio di ehi sa, is avere una Uenere o di Prassitele , o di Lisippo eon una ramba., metro mita , eho averta rappertata per mano di qualche Artefiect, , ineguste a quei valenti uomini. E se in questa Citta si vergon ,, molli petii di diversi si molacri poto grati alla vista , ehe mi ra ,, giunti eon altri perti rieseo a belli, e di molia stima , cio avmenaeis operche Partesice dei vecehio non traseende l' industria dei nuovo, M o perehe trovandosi ii vetellio consumatissimo. , e traffiguratodes,, tutio , reni cosa , che se gli argiugne , lo migliora di neee,sit 1 . Leis quali due eagioni non hanno ora tu go net Cortergiano , e s- se mena in altri libri, the sono stati corretii fin ora. uesta conis sideratione, credo io, che indueesse Augusto a comandar a Varo , se ed a Tueea , ehe net riveder i Eneide di Virgil Io , non a ' arrisehias is sero di aggiugnere a leuna eosa dei loro , ma aibbene levassero , suis sosse bisogno , eo me fecero nel principio det primo libro, e nesis memo dei reeondo . Non nego gi, , come dissi di sopra , ehe cert par luzze non possano mutarat , e che alcune attre non vi si deb-- bano alle volt e mei ter di piu , ma tib giudico doversi fare in minis ellissimi luoghi , ed in easo di estrema neeessita , eo me io mi so-- no integnato di lare net luogo det baeio, ehe altrimenti ai perde. is rebbe tutio, e in alcuae attre parti, secondo e he verra vedendoeis V. S. Illoea , al giuditio delia quale sottopongo non solamente ii mio,, parere nelle eose deite fin qui , ma rimetto in sieme ogni opinione , ,, ehe possa eadermi neli' animo in materia pia grave , e piu impor- ,, tante di questa , e te baelo umit mente te mani is . Ex Tabul. Cain
Pag. 33s. Est huic dialogo hie tItulus is It Gonraga, overo is dei poema eroteo,, Dialogo di Anselmo Ceba at Card. D. Allesandro is d' Este . In Genova presso Giuseppe Pavoni Ioa I .. Par. 3 3. Habes hie Torquati Epigramma , quod primum ad gratias Seipioni agendas In coetu Aethereorum reeitatum ab illo fuit. Ex Carm. Λethereolum . pag. 13s. edit. Ferran
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Pure ci' attende a maturae possenti .E raddoleir I amare fruita acerbe, . Unde ii lor sueeo ali api sehi se aggrade, E mel ne stilli, ehe si pregi , e serbe Poseia in Pamaso alla sutare genti . Pag. 344. 693 Ex epistola ad Scip. pag. 41s. Vol. IX. Op. Urati Tassi ,, At dubbi della tragedia auro consideraeione : deII opere ,
is ehe si stam pario a Bergamo a leune non posso impedirne , attre Mis stam pano di mio volere , eio h i Dialogi dedieati a U. S. Illilia: aninis Ei io solleeito lo stampatore, pere hὸ quanto prima siano stam pati -M Hi ha satio graci torto it Licino a mandae suo ri i diseorsi det Poe-- ma Eroico tanto impersetti, senta deditatione , e senga altro diri mos tramento della mia antica servi tu a V. S. Ill&a. penso di acere.
Pag. I s. c7o Usum esse Seipionem suasore Speronio ad dete
rendam ab eo consilio Torquatum, propositis aulieae vitae perieulis, etiam apud Serassium legimus in eiusdem Torquati vita pag. Ε13..
Pag. 348. c7r Nolim mihi vitio dari, quod ad deelarandam Scipionis In Tassum suum voluntatem , ac fidem , haec ego de Tasso ipso quas, criminator perhibeam . Sunt enim omnia, quae hie afferuntur, eum ex Scipionis , ac Torquati litteris perspeeta , tum ex iis, quae de Torquato ipso Serassius prodidit, longe eχploratissima. Praeterea quis me his Barrandis de hominis opinione aliquid detrahere velle putet, eum illud certissimum sit, quae hie absurde quandoque a Tasso saeta narerantur , ea ab illo mente perturbata suisse saeta Pag. 3s r. c ab Sie enim Torquatus ad Antonium Constantinium .per. Vol. m. p. 38. epist. 6 . ,, Vorrei eonservar memoria della servitis, is e delia stima , ehe seei di quel Signore , non solamente in qualeberi mio Sonet to , o Canione , ma in uti Libro deli Immortalit 1 deli' ani- ,, ma , net quale vorrei introdurre Sua Signoria Ilima a ragionare, e ,, me to Sperone introdus se gia ii Cardinat Contareno . et C. , ,3 3. c73 libro, eui titulus se origine dei Templo dedi
,, eato in Roma alia Vergiae NarIa Nadre di Dio presso porta Flami is nia detio orgi dei Popolo si Sie Ambrosius Lan dueeius seribit, gio nata a. pag. 31. dum Pontifees plures, ae Cardinales reeenset, qui donariis suis templum illud loeupletaverunt ,, Ed in partim lare ii Card. is Scipione Gontara don. tutia la sua sagrestia non solo di parati , mari d argenti, e d oro, come ne tinno certa testimonia a i maesto i
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ri eandet IerI d' argento e di eris talio , te eroei, i vast, i exlIel, eis lepaei is et pag. 33. Il Card. Scipione Gonzaga regalb aneh eeliis it nostro Sagro Templo di dae altri reliqui ari indorati, che stanno,, neli altare dei Ss. Crocifisso . etc.,, Et par. I 33. memorat, hoc titulo , auetoritate Sixti V. , Cardinalem Novocomensem primum omnium esse usum, cui deinde Scipio successor est datus, utpote qui tune Augustinorum , a quibus templum illud custodiebatur , patronus erat, cujus precibus illud impetratum a Gregorio XIV. perhibet, ut itiara maxima, in qua soli Pontifices antea sacra iaciebant, eaeteris etiam sacerdotibus liceret ea facere. Par. 74 Ex actis Sanctor. Mens. Iunii in Vita S. Alois. tom. 4.edit. Venetasol. IO 1 .laaec in a. epistola a Nieolao Fabrinio scripta rogata Virg. Ceparii. ,, Commostrarunt quoque inter se propensionem is mutuam non vulgarem, Aloisius quidem profitendo ingentem suam , se qua tenebatur , Cardinali obligationem , quem se dieebat agnosce ,, re patrem alterum , et maximum omnium, quos in hae vita ha - ,, bebat, benefactorem , quia ejus opera , et annisu , post tot sibi aliun is de objecta impedimenta, votorum suorum summam obtinuisset, si ingressionem in Sanctam Iesu Societatem . Marchio enim pater illumis totius negotii arbitrum tandem constituerat ,, .
Pag. 336. c7s . Ibidem .is Cardinalis vero , quamvis Alo Isium
is longe superaret aetate, agnoscebat eum sibi patrem spiritualem , , , e cujus congres ibus , salutaribusque dictis fatebatur , se semperis interno gaudio delibutum, et mirifice adjutum fuisse . . . dictitans,,, sua opinione, ipsum . qai tam εδpienter elegisset , et tam constam, ,, ter sequutus suisset voc tionem suam , selieissimum esse omnium ,
is qui unquam in familia Gorizaghiorum selices fuerint se . Pag. c7O non multo prius , quam
is moreretur, me eum aliis P tribus una esse in cubiculo eius, quatiis do illae venit aegrrem visitaturus Scipio Gongara Card. sanguinis A vineulo ei conjunctus. Coepit ille nonnulla dieere de sua Invase letudine eorporali, et innuere, non longum sibi superesse tempus,, vitae , uti exitus etiam probavit . Quando ineepit Aloisius eum is eo eolloqui de gratia Fingulari, quam illa in re praestaret Illustris ἀω simae Dominationi suae Deus , deque modo. quem tenere oporteat, is dum istiusmodi praenuntiis a Deo illustramur. Quae quidem, etsi ignota non essent Cardinali Prudentissimo , sed probe perspeeta , et M praemeditata , tamen ita affecerunt animum ejus , ut inde abu ,, daret consolatione mirifiea . ete. eκ eodem Fabrinii testimonio. Pag. eadem c77 Ex altera hac epistola a Scipione paullo antoe quam is moreretur ad Beneium scripta , t quam is non aperte pateat quo morbi genere ipse suerit extinctus , videntur tamen in diei a suin peditari, interiisse eum iis podagrae , ac renum doloribus reerudeseentiabus , quorum gravitate praecisam omnem sibi spem valetudinis recuperandae ipse profitetur .
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M Neque te uno amabilius qai equam , Benei , aut ossie ii plenius,, fieri posse puto, qui eum maxime id quod amiei est praestas , tum nam aliis qaidem , ne dum tibi eredis satisfecisse . Gratissimae mihi su ri runt litterae tuae , gratiores tamen suturae , si de tua valetudine,, id pertulissent, quoa ipse summopere desiderabam . sed in eodem M porru navigamus , mi Benei . Ego quoque putabam , caelum hoc., mihi mirifice profuturum , atque . ea me huc potissimum causa im-n pulit: at neque caelum , neque adhibita remedia tantillum prosueri runt. Tu in hoc se licior, qui si amicorum eonsiliis pareas , qui tibis, suadent, ut tibi ipse parcas in laboribus , remittasque aliquid dem contentione animi, i m sperare potes, valetudini consuluisse . Mihis, vero spes omnis adempta , ae praecisa est , nisi me ipse respietatis Deus . Consolemur interea nosmetipsos uterque , ut minuε. aegre,, seramus infirmitatis molestias . Tu perge , quoad isthinc abero ,s, neque vero diutius abero , quam totum hune mensem , ni sillor,s, scribere ad me quo crebrius poteris r mugno enim solatio mihi sunta, su vissimae litterae tuae : ego contra si nihil aliud habuero, quo,, oblecteris , illud Certe quantum potero emeiam , ut meum erga tes, amorem quacumque in re perspicias . Uale. Ex oppido Sanetoma ,, tino Nonis Novembris N DXCII. Ex Bibliotru. Coll. Rom. in eo C ,, diee, in quo clarorum Virorum epistolae ad Beneium seriptae extant . Ibidem c7M In Vespasiani GonEagae , quam laudatus saepe a nobis Irenaeus AG eruditisssime aeripsit, ae Parmae edidit anno I go. tota haec controversia inter Gongagas fratres, et Uespasianum ipsum
usque ad eius mortem dilucide exposita legitur : quomodo autem post mortem eiusdem , ae paullo ante mortem Scipionis dissidia , quae inde coorta inter fratres sunt, sublata suerint, atque Scipionis ipsius Iiberalitate composita , docemur ex ejusdem Ago ad Carolum Valeniatium Gongagam Epistola , euius partem hic nos asserimus .is Venuto Vespasiano a morte non εgi vero eib , che it Donesis mondi raeeontaei, ehe laseiasse eloe la sue Terre, e benidi Lomba
,, dia , perche si dividessero fra i detii quattro Fratelli c Vita di Mora.
is Franc. com . m. 3. e. l. pag. 2 3. mentre λ troppo certo , en ,, pel testamento suo rogato ai as . di Febbraio 4el is x. ehiamo sua ,, erede universale la Figlia. Aliora ii Carata , ehe gia premunitem avea te sorterae det suoeero d' armi, e di gente , si diehiaro di v is tersene mante aer nel possesso. Pirro ali ineontro , e i Fratelli, is benehε inferiori di sorae, tuitavia si dichiararono legittimi sue- ,, cessori det Cugino . Ed eeeo tosto appari r segni ben manifesti di,, non Ileve contesa . Μa non la eoιὶ, impereioech ε appena morto V is spasiano gli amici eo muni s interposero con tanta essicae ia , cheis disposero te parti ad amiehevoli composiatoni - Capaeitato ii Ca- ,, rassa com era ingiuato it testamento dei suoeero , e conoscendo non
,, aver uli a ehe tire sottanto eo Signori di S. Martino; ma si bene
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,, eoi Duea di Mantova, ehe per la gi I stretia allean Ea non avreb M tardato a mandar loro armi, e soldati, si pi ego di buon' animo ,, a eon discendere at eonfigli depli amiei ; pero , offerendosi a pagar,, Sabbioneta a quel pretio , che destinato aves se la Maesta de Ilum se peradore, cedet te a ' Fratelli Gonraghi la Terra, e Castello di Bois Eolo munito eo me trovavasi , non me no deli 'altri tuophi gia pos-- sed uti da Uespasiano . Ricevet tero adlinqtie i Fratelli te det te Terr ,, e vendet tero at Carasta Sabbioneta per publico Istrumento rogato ilis pior no ε. di Margo dello stesso anno ; di modo che in pochi giorni, M svantrono tuiti gli apparati di vieina guerra . Gli obliphi pero , a. ,, quali assoggettar si do vel te ii Peinei pe di Stistiano, furono, cheri non do vesse in Sabbioneta altro presidio tenere , ehe te solite guar die , ehe d' orὰ inario tener si sogitono in tempo di pace e cheis non potesse mai sar contratio di quel Dueato se non se o eoi Duea,, di Mantova , o con i Fratelli venditori , e loro eredi e che man-m cando la sua linea maschile , sueeedes sero i venditori, E dopo questiis it Duea di Mantova , a condigione ehe a' Signori di Stigilano sborsas is sero it preeteto della prima lor compera. In questa guisa disposte paci - fi ea mente Ie eo se , ando it Duea Vincen Eo a possesso di Rodigo , eri Rivalia ; e Boetolo, ostiano , Rivarolo , e Comessaggio rimasero se in potere de' quattro Fratelli , tra' quali G ulio Cesare, se inpreri digii altri diviso, ottenne ii Principato di Borolo in sua Porzione .se Pereliε pero P attendere , ese it preero di Sabbioneta determinato,, sosse da Cesare , e dila Eione Importava, e spese non poeo gravose, se Pirro, e Ferrante eoa consenso di Seipione eonverinero d'aecorda
, , Io amie hevol mente col Principe di Stigliano et lacinde ben esaminate M le eose , ii primo glorno di Luglio deli' anno. stes in decisero, eheis do vesse consistere in cento qua ranta mila sculi da i ire se i moneta di Borolo , e di S. Μartino . In quel tempo Giulio Cesare, si erari portato alia corte Cesarea per sarne egii di segnar il pretio : il per-- ehh naeque ben tosto tra esso , e i Fratelli contesa, e lyatto pia si ,, putato su avulo per In sussistente, e metiendo si ad altri Giudiei lais eognitione di questo affare. Ma in tanto Pirro it margior de Fratelli M a r s. di Giugno dei I 1ν1 ven ne a morte, dei che su seipione olire,, modo amittissimo, e temendo di nuove discordie tra Giulio Cesare, ,, e Ferrante nella divisione de' beni , delibero vo Iersi egii contentareis di poeo ; pure, E paghi restas sero egi ino , e vives sero in pate. Non si dimenti eo tultavia di Frances eo suo Fratello, gia ministro Gene- ,, rate de minori os servanti, ed aliora Veseovo di Cesalu imperet ,, ehε parendo gli , ehe alia dignita sua convenisse aver ori de vivereri splendida mente, gli impetro un Breve dat Ponte fice sacen dolo ab iliis tare ad effer a parte neli' eredita Dones non ii Uita di Mons. Frane. s, Gonz. lib. 3. e. p. pag. 2o8. Cib satio lo mando a' Fratelli , peris ,, ehε lasse ministro di pacifiche composiEioni, e venulo poscia per is sonat mente a S. Martino operis , ehe a Franeesco lasse assegnata per B tutio it tempo di sua vita la terra d' ostiano , e contentandosi egliri deI sempliee ususrutto deIla Terra di S. Martino , restarono a
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di Gennato det Panno appresso. Na in questo tempo me desim O , o A ehe Pin comoda starione i 'avesse mali ratiato net viargio , o che al- ,, tre sue indisposiZioni 1 aves sero a Poco a Poeo condotio alla fine,, de' suoi giorni, sentivasi Seipione assai maleon eici , ed in sermo . ,, Dopo la stipularione deli' indieato Istrumento si sece piu grave ii suo , , male: on de agit It . dello stesso mese maneo di vivere con dispia- , , cere comune . Ex Sched. Caroli Valentii Gontagae .
Pag. 439. 93 Habes hie Clem. VIII. P. M. epistolam ad Iulium
Caesarem Scipionis Fratrem responso datam ex Tom. 38. Brev. Clem. P. VIII. in Tabul. Vatic. pag. 3O3 . DILECTO FILIO NOBILI vIRO IULIO CAESARI GONE ACA
A Dileete fili , Nobilis Vir, salutem. ete. Vere indieas, molestum is nobis aecidisse obitum Scipinis Cardinalis Fratris tui . Amabari mus enim illius modestiam , integritatem , prudentiam singularem ris itaqste magnam eius obitu jaeturam saetam esse intelligimus ; eam
M vero jacturam omnem nostram esse et nam cum illo praeelare est ,, actum, qui in tantis rerum, ae temporum procellis expeditus eis eorporis compedibus , periculisque omnibus , atque hujus vitae ma- , , lis solutus, et liber , evolavit ad illam alteram beatissimam , aeri sempiternam vitam, ad quam ille eam reliquo tempore , tum , ut is seri bis , in extremo illo se se sorti, ac magno animo comparavit. is Est haec sane magna , et vera communis iaeturae consolatio , qua
,, te sapienter uti, ad leniendum desiderium, quod affert naturae , is et sanguinis eoniunctio ex tuis litteris animadvertimus. Te vero is semper plurimi saetemus, nec ullo loco, ubi quid aeciderit opus is esse tibi , auctoritate, atque opera deerimus . Dat. Romae apud S. Petrum die v. Febr. Is 93. Pont. Nostri Anno seeundo . Autonius Boe padultas.
Pag. 36r. go Extat haee Guarinii Epistola in libro epistola.
rum ejusd. de quo supra notari Fla perdulo Nantova un singolare ornamento , It Princi- ,, Pe un gran congiunto , Ia sua casa un ottimo Padre , Roma unis suturo Pontesce, S. Chiesa un acerrimo disensore , la eorona dei,, Cardinali una gioia, te lettere it pregio loro , i letterati la Ioro is proterione, e final mente i I mondo uri tesoro. d' orni virtu, d' ogniri onore, δ' orni 'obnta . Contuit oeio non posso persuadermi, cheis ni uno abbia fatio pili grave perdita di quella , che bo fati' io, e che,, ad opn' altro non resti qualche luogo da risiorarsi , se non a me, il,, quale dove troverb io mai pio, beo the vivessi mill anni un Signoti re nε tanto antico, nε tanto caro , nὲ tanto savio, ne si sincero,nε si amorevole ii quale per mutare nε di luogo, nε di fortuna , DE sua nἡ mia, non ha mai verso me mutato nε eostume, nὶ v
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, , che eon la morte sua sta morio ancora in me tutici quelio , ehe,, di buono, e di eonsolante potevano sperare queste mehe reliquieis dei vivermio. Da tante plaghe , ehe con uri colpo solo ho ricev - to nella sua morte , mira V. S. Ilitha ben eomprendere , ehe queri sta ε vera condogitanta , che io ne so seeo , non essendo po ibi Ieri nε dolersi nε eompat ire deli' altrui male , e deu altrui dolore ceux,, mauior affetio det mio . So , ehe egli h morio a noi, e non η se .is So , ehe la sua virtu, ehe 'l suo nome , e et, e la sua memoria norari morra mai. Sb, eli 'eeli avendo vissuto sem pre ne li' animo, eda, essendo volata l' anima at Clelo , non si puo dire , ehe egit sta mor-M to. So tutio questo , ma che mi vale, se la sua santissima morte non M pub rappresentarmi Ia gloria sina, che in xieme non mi rappresentiis it mio danno Niun eonsorio final mente mi resta , se non unR 1γ- ranza d' esse e tenuio , e da Iei , e dagl' Illustrissimi suo i Fr te ui , a Iri quali intendo , ehe questa si a eo nune , in quel iraedes imo gra- ,, do, e coneetto di servidore, ehe io era eoti la grand' anima de I, , Signor Cardinale. Λ questo modo andris in gannando me stesso , is e mitigando it dolore di tanta perdita. Ε sieeo me proeurero io e ri,, tui te te sorre mi e di sarmi degno delia sua gra Eia , cosi prego V. S. D Illitia a volermene assi curare col daris Oeeasione di poteria servire . M Col quat fine te bacio la mano , e prego Dio , ehe te conceda sem-
pre selieita . Ibidem c8 i Uide quae dicta sunt ad adnot. 7a ubi verba Ipsa Tomquati ex epistola eiusdem deseripta exhibentur . Pag. 361. csa Haec enim in ea epistola lerantur ,, Tra' moris ti sono pure qui impressi I ritratii , ehe da' loro parenti, o amia
,, ei ne sono stati eorte semente eo munieati; ed abbiamo eon gran- dissimo nostro sentimento tralaseiati molli insigni letterati , moN
t. Cavalieri nobilissimi, e fino Prelati , e Cardinali di grandissi-M m merito, e sapere , per non aver poluto snora a verae te imagini.
,, Tali sono Seipione Cardinal Gonraga quel padrone eonfidentissimois di Torquato Tasso,e Franeesco Cardinal Buoneompagno,, Inl ib. cuitit. - Μemorie , imprese, e rit ratii degli Aeeadem iei Gelati di Bolognain epistola quam seribitis L' anhnoso , o sta Gio. Battista Capponi a chῆis leggera. Hujus Aeademiae Insigne fuit Silva densi, arboribus eonsita, eademque hiemis eausa frondibus omnibus spoliata, eum Epigra-Phe,, nee longum tempus is qua nempe innuitur , brevi eum ver advenerit , eam novas frondes esse explicaturam . Habes hoc emblema exprehium in fronte libri III. horum Commentariorum . ADNOTATIONUΜ FINIs .
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eadem Ia Aethereorum a SeI-pione Patavii instituta 36. , et 376. Quo anno eius initia suerint 376. Eius leges 36. propressus 37. 29 . 3. 3. 376.iAcademicorum
numerus 4oa. Eorum carminabis typis impressa 336. Reade miae insigne 376. et in fronte lib. I. horum Commentariorum. Aeademia is de 'Gelati,, Bononiens. Se ipionem Collegam suum laudat 41o. Eius Aeade ae Insugne ibid. et in fronte lib. III.
Aeademia Μantuana is degli In vaghiti is quo tempore instituta 377. Defenditur contra Ruseellium a Seipione Collega . Aia. Reademiae Insigne ibid. et in fronte lib. II. horum Commen
Asra Irenaeus V. C. de his monument Is omnium optime meriritus 3 p . Horum Commentarior. Codieem autographum eas u vastaliae reperit , ae deseribendum eurat . ibid. Tum ineendio con sumptum dolet ibid. Epistolae ejus duae ad Carolum Ualentium Gongagam Marehson. eui Codrueia exemplum typis ejus opera Imprimendum exhibet 39 . et x . Pluribus in Ioeis laudatur . Amadeius in Histor. manufer. Rerum Mantuanar. , quae Nantuae asservatur , Scipionem amplissime a doetrina laudat 4o I. Andrea Ioann. V. C. ae de his monumentis optime meritus Xenophontis librum a SeIpione ad lescente Latine redditum in v nit , atque exhibet 396. qui suo Ioeo exhibetur. 4OI.
Beneius Franciseus . Eius ad Seiapionem epistola I97. Epistolae Seipionis ad eum duae nune priamum editae 399. ει Borghesius Diomedes Partem V. carminum suorum Seipioni i seribit, eumque a doctrina, et a seriptis amplissime laudat 377.
Borro maeus Carolus Card. vir sanis ctissimus pium coetum nobialium eis alpinorum adolere intium Romae instituit, In enmisque Seipionem adseribit a s. Iudex in eausa matrimonii inter Vineentium Gontaram , et Na garitam Farnesiam eonstituitur
Nantuam a Pio IU. ad Hereurilem Gontagam Cardinalem ho tandum mittitur, ut Legatua Coneilii Tridentini eonstitui patiatur 26.
studiosissimus . Eius ad scipi nem adoleseentulum epistola, in qua ipsius ingenium, ae litterae amplissime Iaudamur a . Item