Le due edizioni Milanese e Torinese delle Consuetudini di Milano dell'anno 1216 : cenni ed appunti giuntovi il testo delle Consuetudini, ridotto a buona lezione

발행: 1872년

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a copiare it loro codice ad altra persona est e gas evano disposta a pubblicario ; la verita era, che a quella persona

giono dei lavoro; la verita era, clis offersero a quolla persona una sarragine di documenti, sorso posti in sorbo dat Dogio ; la verita era, che preis Ceruti a Torino oda Milano si moltiplicava per mandar ovanti quella pub-blieagione, a Torino sol locitandono la stam pa, od a Milano porgendosi guida, maestro o correttore di chi fa-e ova il lavoro. Tutio te quali Vorith sanno pol capo a quo-sta, che chi opera in tal maniora no ainta no onora glistudii, e che chi se preposto ad un pubblico stabili montod 'istruetione, con tali pargialita lo rendo odioso, e svoglia gli studiosi dat De quontario. Quoi messeri non aVeano QSaminata i opera nostra per poter giudicare che lassct necessario cho altri supplisso ulla nostra imperi gia. Chi con sicuro animo ora intraprendera Viaggi ancho datis pin lontano regioni per pol troVarsi, tornato a casa, mistificato e diei amoto pure, glocato a questonio dol Per cio non sondavata Bibliotoca Ambrosiana it cardinato Foderico Borromeo. X. L' autore delia nu ova odigiorve dolis Consuetudini, chi lo avrebbe mai prevo du tot fu i l si g. conto Giulio Porro de' Lambertenglii, quel me desimo che, com ct ab-biam deito, ci ave va satio spalan caro ls porto dolia hi-bliotoea Trivialeti, eho ci avsa dato ii modo di seopriro una seconda copia dello Consuetudini, e che s' era degnatodi loggoreola ad alta 6 intelligibile vocet Tu quoque Brutel

Pimporatore, at colpi vibratici da Bruto o da Cassio. Didono i Libri de' Fetidi, od ancho lo Consuetudini, otio it vassallo perde la gragia dei signore o il boneficio

per causa d' ingratitudine; ma a n Oi, in Verita, non rimordo la coscisneta di avor moritato di cadere in dis-gragia det Sig. conte per nessun motivo. Angi, a dirIasolii otta. e come la Sentiam O, Se ora abbiam qualcho ri-

morso, gli o piutiosto di avergit pagato ptu cho largamonisil progeto dot suo servigio con i ringragiamonti s con gliologi che gli abbiam salti in buona sodo a pag. T8 dei

nostro libro . Nel quale si legge : Non optimus, sed melior est codeae domus Marchionum Privultiorum Mediolani, de quo notitiam nobis praebuit Cl. vir comes Iulius Poriro

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a - 0 Mediolanensis, qui nos etiam juvit in quaerendis variis lectionibus ejusdem Codicis. Illi quoque debemus quae sequuntur de eodem Codice Marchionum Trivultiorum etc., o seguo un minuto ragguaglio di quel manoscritto, Paggua-glio seritioci di propria mano dat sig. conto. Ss non poto irritario la nostra ingratitudins, dev'os-goro stata certamento un 'altra causa, o ben piu nobi is, cloola coscien ga di poter sar moglio di noi, quella cho lo spingo a mettersi sulla nostra modosima Via. Ma aliora sorgo una domanda: con che me2go era riuscito at si g.

conto di conoscero ii nostro lavoro, di osaminario, di giudicario in tutio lo suo parti, so non gli avovamo saltove dero cho gli stamponi dol tosto dolio Consuetudini DOpoil tosto, quale veni va dato dat codici, non potovamo notaggiungors il testo se condo lo corro Zioni cho a noi sos- Sero parulo opportuno i So stlamo alis parolo ch'egli pro- metie at Suo lavoro, questo su compluto ii quinto idus februarias MDCCCLXVIII, o la nostra Prima Pario su. pubblicata solo ne lI'agosto dello stes so anno ; quindi o bi-Eogna ammottoro in tui uno spirim prolatico, una rivelagions dati' alto o dat basso, ovvero Aia ch'egii non a-VeSSo ragione alcuna di credoro cho la sua opera sarobboriuscita migii oro delia nostra. L'idea doI meglio non puos cattaro cho dat confronti. Ma il lavoro riguardava coso milanosi, o non Sarebbo stato convenionis che un non milanos o l'messo compluto lBisognava ad unquo osoludero assatto ii non milaness, osaro un' edigions in cui non si aceonnasso nεppuro cho

su la vera ragione, la diremo bon poco degna dei tempi, dolia Datollanga do'popoli italiani, o di quel sentimoniod 'unita nagionals cho ci sa eonsideraro como comuni lo

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- 10 tro flamo gelosi do' Datolli, per te coso dei nostro stosso paesa non abbiam pol Vergogna di an dars a scuola dat lostranteroi Per sapers, angi cho la savola o la leggenda, ilvero dolis origini d i Roma, chi non ricorro at Mommson XI. So vn uomo autore ole per istudii e per opero stimato dat pubblico aVesso gareggiato aperia mente con

tato, porcho dagii studii di quelruomo, anehe.con isc pito dei nostro amor proprio, la repubbliea letteraria iavrobbo guad agnato. Ma che guadagno ha satio la scionga istorica col lavoro dei sig. Porro e di prete Cerutii Lo tro- ieonto e piu osservagioni criticho clis sanno Seguito a questa ,

non ora noto alia repubblica letteraria cho como uno dei

eustodi degli indici den'Ambrosiana Antonius Ceruti v ro in Bibliotheca Ambrosiana indicum custos: lo dico lostesso sig. Porro net Suo discorso premesso allo Consuetudini; od ora non sappiamo quanto saVOPeVOlmenta ε'Sa-

ra conosoluto per la sua pubblicagone dei Chronicon - tranapans e deI Chronicon mitis di Galvano Flamma Miscellanea storica. Torino, I 860j, delle quali cronacho, con una critica che gli sa poco on Ors, non ispendendo i nulla d si suo, percho sono stam pato co danari dello Stato, si comptaeque di ammanni rei Sole quelis parti cho torn vano gustose at suo palato. Ma si pubblicano cosi per la pri- ima volta Io anticho cronachel Non debbono sorvir eassa qualunque genere d 'inchi este, come diceVa ii Carror, ancho a quello dolis salso ides o dei pregiu digii cho vi- .geVano net tempo in cui viveva o scri vova it eroni sta

commissione perchli attendesse ad istituire uti 'operosa socioili distoria patria ; o sumno trovati i soci, e su compilato anche unre lamento; ma lis cose si serma no a questo punio. Ci su promessa una buona rivista storica ; ma Ie rivisto or- dinariamente non precedono ma auESeguono i lavori verumente utili e fondamentali. Per questi ci raceOmandiamo. D

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egii non ha mai salti eho studii superfletalissimi sulla stο-ria dei suo passo, e non puo dir neppure di avor troppa familiarita eoi caratiori antichi. Co lo attestano o la sua odietione degli Statuti delle strade ed acque dei confado di M lana miti nel 1346, traiti da un codice trivulgi ano, e gli Statum Neronis, dei 1270, cavati da una porgamena degli Archivii generali di Milano. In questi ultimi o'o questo passo : Item statuerunt et Ordinaverunt quod non liceat a Goui homini derivare dictam aquam in suprascores diebus dominicis et Apostolorum, nisi habeat bonum in astrum et rorissarium, quod non dimittat derivare dictam aquam n si in xuprascriptis diebus. Cosi nella pergamona originale; or non sappiamo coli'aiuto di quali microseo pii ii si g. Porro alibi a Iotto invoco : nisi habent bonum inca-δtrum et solasarum, in luogo di: nisi habeat honum inca-δtrum et sciriosarium Soratoro . In una sua nota egit haun bel dire, it si g. conte, cho a Sosasserum o voce deldialotto milarioso, latini 2 gala, cho valo compatio γ ; ma eoi suo spissarum altera it testo dello statuto, o col suo compatio non da Aonso. 1 Trattasi di un torni-canale, di uncanais di restitu gione. Quanto alia sua odigio no de gli Statuti Helle strade ed acque avromo largo campo di ve dorspiu avanti, nello annotagioni, como si a ben povera la dot

trina colla qualo gli illustra Qui ei limitoremo sol tanto

a notare clis at cap. XVI degli Statuti delle aeque egii lascia passare un boverassi, seneta diro clis do vonsi intenderoi boareos. chinvictis o boccho ni scarico, o cho al eapo XX degli statuti me desimi sa derivaro coraduceio dat latino corrodere, mentro lo sco= area tum degit Statuti dot 1306. da lui citati. O il volgare scoladiazo, ital. scolatura, edevidentem enis doriva da scolare, cambiata la liquida I nol- P altra liquida r. Scor adaesum pol si trova ancho neglistatuti postoriori, vol. II, cap. 289. NAl capo LXXVII tor- 1ὶ Gli Statuti di Milano stam pati nel 1480: Nulli lioeotdirinore nec uiricari facere aquam Nironis, nisi habuerit iuxta muni in astrum Uiasserum sic. Gli stessi, piabhlieati nel 1552:

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dar troppo per lo lunglis, allo stesso capo XCIV degli Statuti modesimi, ii testo dies notio o schietto bovarmini,

o non bene' agi, E il Sig. Ρorro, per aVer ragions dol-r errore gia commesso, dico doversi questa volta scri- 'Vero b mustini, a comodo disi bestiam o, che vi si po- ltova dissotaro, ignorando cho boa significa δο a, o boarmis o boarmine, bocca regia, ossi a dei comune. ω- : Destio io abbiamo ancho noi, o fino dat tempi di Vo- νnegia repubblicana. a XII. Con pOea o con nossutia prosondita di studii ii 'sig. Porro ed ii suo amico, custode des' indici, si accin- sero dunquo a lavori che richiedevano altra lena; non po- ltendo pero ignorare, nὐ i' uno no I' altro, cio elio dogli x studii superficiali o dei lettorali superseiali disso quoli 'insigno educatore cho su Silvio Pollico. a Tutio cio cho im pari, egit diceva, t applica ad imparario con quanto pist i prosondita o possibilo. Gli studi superficiali produconotroppo Spesso uomini mediocri e prosuntuosi, e tanto piusmaniosi a collegarsi con notosaeci a loro simili per gri dare at mondo cho sono grandi Doveri deoli Momini). Perelio is pubblico avosso a formarsi un' alta idoa dolloro sapere non basiava cho it si g. Coruit chlamasso it i Sig. Porro erudito cultore e raceta litore di memoris emonumenti patrii, o clis Hi prosessasse tante o pol trante Obbliparioni pei suoi incorastylamenti vii studii storici e per cortesse d' vni rassione sMiscellanea di storia italiana, torno VII. Chronicon Maius Gadianei Flammae, pag. 668 ; no che ii sig. Porro, stretio, como si dice, a 'lui arctissima necessitudine fVroemio at Liber' Consuetu-Gnem, pag. XVIII , lo colobrasso nello stesso tomodi Miscellanea i Statuti delle acque, nota at cap. II como 'diligente ed erudito; ma occorreva, invoce, cho la loro coltura, la loro diligenga, la loro erudigione splendessero

fortuna di pubblicare a spess dello Stato. Oh o cosa poeο χprudente di cacoiarsi con armaturo di curtono Da spado

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- 13 agurge; ed o molio pericoloso, coi calli a'pi edi, votorsi spingere aVanti urtando o calpestando gli altri lXIII. So noi avessimo voglia a tempo di schergare, di- remmo che, se ii sig. Porro dis'mano ad una nuova edigions delis Consuetudini, non su gia per sar torto alia nostra, per rivolgere in danno quel po' di bens che per avventura ciavesse satio, ma si per non aver poluto reM 'ters alia chia-mata continua cho gli saeo vano da seeoliti Consuetui nimedesime. Nolles quali si indubitato cho della particella

porro si satio un uso strabocchevole. Ma, Senga Schergi, diremo cosa non accennata da lui nolla sua prelagione, che, ciοo, credette necessaria la sua edigione, ed inutile assatio la nostra, percho ogli inteso dare ii testo non secondola legione det eodies ambrosiano o dei trivulgiano, maseeondo queli'immensa pratica cho si credea avors delis antichita milanosi. Creo qua o cola un tosto nuovo e unnuo vo latino, como Vedrassi; spesso ereo di planta consuetudini cho i suoi padri non avo vano; e non meno Spesso, per quel diritto cho ha ogni orsatore, non solo di trarro dat nulla, ma anehΘ di ridurro at nulla, ne distrusso delle altro. Cio sara abbondantemento provato da noi nolle annotagioni. In tanto ci placo constatars olis prete Antonio Ceruti,

custodo degli indici, o gli altri biblioteearii doli' Ambro

si ana, mostrarono coi salti di ritenero insiems, col si g. Porro, che sola la sua odigiono douesso raecomandarsi a' frequentatori di quella Biblioteca, e la nostra, se non ban dipsi, almen o almeno deturparsi con iscancellature e costdetto corregioni. In questo stato in salti su ridotio, o inquesto stato su messo in mano agit studiosi, lo egem plaro a stampa dol tosto delle Consuetudini, che noi, in seynodi profonda stima, appena usciis dat torchi, avovamoregalato a quei signori per la Bibliotoca sud deita. Noi non abbiamo vodulo lo stragio disonesto dei nostro dono, ma la cosa ci su assi eurata da testimonii di edula, da persone cho non sogitono mentire no con Diono cogit uomini.

Appena it si g. Porro poto avero dalia Tipograna Regia di Torino una tiratura a parto dolio suo Consuetu ini di Milario, o dev'essero stato piu tardi dat se itembro 1868,

porcho it frontispigio porta la data dei 1869, egit sece de-

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positario e magagginiers di tutis is copis proto Cfruti; e preis Coruti, angi eho in sudiotaro a quaI modo it no Stro eSemplare, potova benissimo accomodaro i lotiori doli'Ambrosiana doli' una o doli' altra editions dolis Consuetudini; in tal modo i lotiori sarobbero stati in grado di giudicars det marito d' ontrambo. Libero at signori oblati di us ars at loro adepti uni rastione di cor tesse ;ma non libero insultaro con i scortosis cogi triviali per- sons in dipendenti. Manco malo elis tutia I' Italia letteraria non si raochiuds, a suo gran disagio, nella Bibliotoea Ambrosianao net Seminario degli Oblati, o cho quoli' immensa mag-gi Oranga, che sortunatamento sta suori, non solamente suci Viis con noi, ma ancho olire modo corte se ne suoi glu-

digit. Non ci insuperbiseono, ma ci vendi cano, gli elogiclis davano at nostro lavoro uomini chiarissimi, comis

XIV. Fac ova bono ii sig. Porro cho non dicea punio

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- 15 nisi in sua pro sagione di sar una seconda edigi Ono, ma piut- tost o di dar final mento in luce un documento diu δε- si raeum saceva egit bene a rassag Zonario a suo modo, Songa indiears, neanco ne lis note, it piu delle volte, che, ps P ridurpo it testo alia propria intelligonga, qua o colato cam hiaua od alteravat Not addu Promo non una pro vam a moltissimo di eam bi amenti introdotii da lui songasar motio ; o te ad durremo quando si trattera di mostraroch 'o gli vi porto dentro dei non sensi o dolio salse legioni :cho troppa briga ora sarobbo la nostra Se pur qui Voles- Simo notare uno por uno tuiti i suo i arbitrii. Or, si a questo modo che si producono per la prima volta in luco i aestam ali monumenti della storial Α noi parve sparo di no. Il nostro intendimento nol pubblicaro is Comsuetudini fu, qualo dousa ossero, di ri pro durro es uti amento la eo pia doli'Ambrosiana, o di suggerirs nolis noto di quando in quando qnella corregions che lasso pa- ruta opportuna od a noi od at Sassi od at Verri od al Giu- lini od at Regionico, ohe et avevano procedulo nollo studio di quel documento : por una prima edigione nolgiudicaVamo non si potesso laro no est gero di pist. No quasto divisamonio lo e sponi amo solamente ora: mu a tanto di lottero lo avsvamo diehiarato nol belprincipio dely opera, o con un latino da broviarii,

che potova essero in teso da qualun quo Acolaretio. Dice-VRmO : Lectorem praemonemus hanc nostram editionem

Libri Consuetudinum Mediolani fideliter, immo scrupulose restiam e lectionem Codicis Ambrosiani m. 42 P. Ins) cum 9raphia et erroribus suis pag. 3. n. I). Ed a pag. I97, in una noStra Memoria storico-biblio grasca : Abbiamo pia amertim mast. a, in nos che la nostra edisione delle

Confinitidini di Milano seyue sm et polosamente ii codice ambrosiano su cui e condo ita, sebbene nelle annosaamni,

di quando in quando, si rom secano le varianti d'altro codice possedum dat stonori marchesi Trinulas di Milano. Tratiandosi di subblicare per in prima volta quel tanto

eouici O nuooi o poco noti, elPella riunt con tanta cilisten rapelle nostre biblioteche sin quanilo erα nelle Nogire scuole. in questi annι di sterili agitarioni e di prestinetione solentineaco. i facile e cost comune, e uu conforto ii vestere chi si ricor delle severe e pacti te indastini uella scienza florica.

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- 16 desiderato documento abbiam creduis necessaris di ri Fortario anche cO' suoi mrrori, perche stimanamO ver esser Opora ili suaecessiri editori studiario ed emendiaris. Per parte nostra avremo satio pur quia cosa moltiplicando

per tal modo it numero dei codici, e diando cosi l opportunita a molti dotti, e di molle citici, d' istituire Gyli studiae di confrontare queste Consuetudini con quelle d' attre j

No contenti di eio, in un)Αvvertenga posta uella cO- pertina dolia Seeonda Paris deli' operu, annungiando la , nostra intenetione di ridurre in un successivo lavoro a imi glior legions il tosto dolio Consuetudini merco it sus-sidio di copiosi documenti in editi, soggiunge vamo: La quaἰ icosa non poteva essm' fatia prima, peroeeM oti antichi ,

monumenti, se storicamente importanti come questo, e desi- iderati d ai dotii come questo vanno anai tutio subblicati quali ci vennem O fragmessi dial pa8salo, anche se Sbadato i

I , Tutti questi passi dimostrano con quanta duona sedis unarticolista dot Corriere ui Milano, i l aprilo 18 0, dando conto del

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- 17 XV. La nuova odigione dolis Consuetudini sopra an - . mingiata da noi non era pero quel cho piu vaghoggiavamo. Era nostro desiderio cho talo lavom. ii quale est ge

ehe, accompagnate da una varia o si cura erudigione, lasso

pinuosio lautio dei concorso di molti. Sognando cosa Arsa impossibilo nolla progento an archia dolio lotiore con molia ingenuita Scrive vamo miber Consuetudinum, pag. 108. Pars alter, e Ci pare che qualche sociem storica lombarda donrebbe dimiser i ii lavoro. commetiendo a cisscuno de' suos soci, rersare in tale genere di studii, ζ esame di tin dam istolo on sacotta E soci medes idi rivolo ersi nelle maniori disicolla e ne' duhbi ad altrerocisso e ad altri dotii. Quella societὰ che operasse intat modo darebbe tin utile esemPm e s ero chἡ re purrenise ii tempo in cui te accademie si persua nodella necessita di a misere per i propri larori materieche piti interesstrio oli studii e ne ris iano te strandi lactine, comisciando possibilmente dat tempi piti Oscuri; della necessita di dividere e discipli re it lavoro, e delia necessitia, Fnalmente, di servissi det minissor nummo possibile di forete per ottenere risultati i quali, pisceri opinioni e conati individuisti, siano ii portato

1 Erano utopie ancho queste attre, eho Bbbiamo Ps9PH enel 1864 μ ripetuis nel 1869 ; ma speriamo che, una VOlta Ol 'altra, pol senno Ο Ρer lo gelo do' vernanti, presenti O suturi, cocleate utopie divonteranno salti: a Al duomo delia nostra storia non mancano gili statue Obasgirilisvi od altri Depti, tria si lo sondamenta: manca tuti'aD

satis la storia civile: is a quεsta oggi ha diritto ii popolo, per-ehh non si scrive pili per papi, per ro o Per imperatori. Dre Ora i gili liberi ed i satu liberi sonnocchiano, so non dor- mono della grossa. Ci si opporris che abbiamo dolio doputagionidi storia patria o dolis mei pili privato clis ait 'vom pro Veg no;

ma biso a vedero di quali Alementi te Rono composte, e conquali intendimenti danno opera alia pubblimettonse dolio anticho arte. Vorremmo che et fosso provato cho dat Moncentsio at Capo Passero in quello compilagioni domina uti conretto, Nn erit rio generale che is indirigga se is rogo la, angichb spingsrip a spigolar in campi indefiniti. Ognuno badu at proprio mese, OgnunO si occupa

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