Le due edizioni Milanese e Torinese delle Consuetudini di Milano dell'anno 1216 : cenni ed appunti giuntovi il testo delle Consuetudini, ridotto a buona lezione

발행: 1872년

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l. I9, egli: certum fuit, e noi Q il sig. Porro: certum fuerit E. M. p. 40 A; Ed. Tor. p. 51, I. 43; egit: Meuiolaris, o noi gil sig. Porro: Mediolanenses E. M. p. 41 C.; M. Tor. P. 97, l. 5l; egit: terram Dernus erit, Θ noi a il sig. Porro: terram pre Ferit sE. M. p. 41 H; Ed. Tor. p. 98, I. 16 . Dopo di aver dato est vesichio barbogio at conte Verri, octorrerebbe mal al signor Porro, tanto per suffragara te anime dei morti bibliotecarii dol-l Ambrosiana, di dare qualcho altro bel litoto at Sassi ' Ma sail sig. Porro a quali consitusioni la divorsita di quelle legionipolrebbe trarre qualche spietato logico' Niente meno μὰ a questa, che cioli nel l 45 la copia autentica det secolo XV, citata dat Verri come possedula dati' Ambrosiana, esistemo realmenta in quella bibliotem. E quando favebbo scomparsa' Rispondo ucili ii Regetonico, nella nota, 10 dulla sua Lettera at stestor Carlo Mittermater tGDrnale fleti' Istituto Loinburu i ui solenae, letlere eu arti e Biblioteca italiona, tomo 13 , mn queste P rOle: si Forse un Gemplaro miliore andb smarrito tra la pub-blieagione dei libro dei Verri o quollo della Storia est Giulini. o Certo si che la copia concessa at Verri dat conte d' Adda, e quindi P emplare da cui su traua la predetis copia, in pili luogbileggovano diversamento da quello cho sa la presente copia ambrosiana. Eemne escunt esempi ; o notisi clis it Verri non pu blico cho pochi brani dolio Consuetu ini. Secondo la copia avum dat Verri r Incipit Liber consuetudinum ; secondo it presento codice ambrosiano: Incipit Liber Consuetustinum Mediolani αnnis 216 Ed Mil. p. 3 Α.; secondo la copia avula dat Verri: Ruboe= tis titulis fluuiose cisposito I secondo it pressente eod. ambr. : sub certis titulis studiose posuertit E. M. p. 3 Eὶ ; - Secondola copia avula dat Verri: Myotes in potestate conatitutos, Sive nonοῦ Secondo it presente eod. ambr. : Nepotes. sisA in Mntestate cranstitu-tοS bise Hon E. M. p. 30 C.;ὶ - secondo la copia muta dat V-ri: quae leae in statutis habetur; secondo it presente codice ambrosiano: 0tiae leae in statutis reperitur E M. p. 3I D ;- Secondo la copia avula dat Verri: ab illa ter tia perso-NI ducendum erit; secondo it pressente codice ambr. : ab illa certa persona ... ductum erit E. M. P. 333 ; - S condo la copia aviata dat Vorri : et in aquam per coruum climi hum ; - secondo it presente codice ambr. : et in aquam per eum lem Uimissum Ed. Mil. p. 42 C. ; - secondo la copia avula dat Verri'. et submersus fuerit, obtinebit ;- secondo it presente codice umbrosiano: et submersus fuerit, obtinet; - secondo la copia amis dat Verri: . . . Duce, sine a Marchione, vel α Lanchaino. aut a Comite. demum a Cayitaneo a Otoassore, vel α -- stellano 2 secondo it presente codice umbroSimo : . . . iluce, α Marchione, Lanchamo comite. Cayimneo, Olcia fore. castellano. Ed. Mil. p. 62 B. ; - secondo la copia avula dat Verri:ue canesar iis . . . . de quillis; secondo it presente cod. ambr. :

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ue caneoactis . . . . de conium t Ed. Mil. p. z5 Bi; - secondo lacopia avula dat Verri: et hominum ii quiram uilistenter: secondo it presente cod. ambr. : et homina m iurisdictionis Messio-tani inquiram inlistenter sEd. Mil. p. 6 B. C.); - secondo lacopia avum dat Verri : pars socio in eorum ; secondo it pre

p. 6 C.): - secondo la copia avula dat Verri r et si aliqua praecepta mihi I secondo it cod ambr. : et ai Quae alia praecepta mihi: Ed. Mil. p. II A. Bee. me. Facclamo ora la piis ingenua suppostgione, che cioli l 'Ambrosiana non abbia mai possedulo it manoseritio dei XV secolo. Ma aliora peretili i suoi signori dotiori col loro silengio accreditarono persi iungo tempo quanto uomini autorevolissimi, com ' era it Verri, aveVano detis in opere che andavano per lo mani di tuiti i dotti' Bisognava aspellare t 'anno ei gragia I 869 per sar diro at signor Porro che ii preteso esemplaro det secolo XV non era che' una POVera copia dei socolo XVII 'AnΣictili sprecar tempo o salica in una postuma apologia dei desunti bibliotecarii deli 'Ambrosiana, it si g. Porro aVrebbe potuis spiegares come sta avvenulo cho la presente copia di quella bibliotem p ta copia satia da uti Pietro sarino, conservata nella libreria dot marchesi Trivulgi, discordino tra esse in alcuni luoghi. Il Fagnani sum sare, o autontic6, la copia cho ora posSiede l'Ambrosiana, e la disss concordare coli 'originale, cho Atava presso dilui, come abbiam Vedula ; e it Fagnani stesso diede ad Alessan

m is critis dat Cesarino. Pars uunquo cho tro Esemplari delle Consuetuuini possedesso it Fagnani. ciosi ii cosi detis originale, .la copia autenticata da lui, la quale passb au'Ambrosiana, o l' semplare che di ede a copiare at Cesarino, e chse prima fu propriuili dei da Rho si pol dei Trivulgi. Parq inoltro cho tra Poristina leo i 'esemplare prestato at Cesarino non vi sosse persetta concor

a. E. TOr. p. XI, lin. 8, 9.

Presagiono dei signor Porro : A ttamen brevis haecimum collectio, ut aiunt, XXXII capitulis sive rubricis

distineta, etc. Qui non si traita di leisi, ma di consue uilini. La compilagione non si divide mi in capitoli o rubricho, ma si in rubrichoche si suddividono in ua uioli. rubriche non sono chΘ diciolio, ebe hanno a sὐ soggetti quando uno e quando pili titoli. . E. Tor. p. XII, lin. 24-30. ,

Protagiono dei sig. Porro : esto in eam veni sententiam, primaemi codicis scriptorem de iure tunc in civitate medio-

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lanensi obtinente tractatum eae de='e voluisset ad sui vel iudicum eruditionem ac disciplinam, eumquae ita dispositum atque ordinatum,ut iurisprudentiae forensis as- sectae eo docementur, qui mores recepti essent, quibus

sententiis Mediolani ius dici oportis et pro Obscura illorum

temporum ratione. Se P asseretione dot Verri, secondo it signor Porro, si una fabula antitis, questa dei sig. Porro, non Volendola dire un

li,'ium tremenS. non Sapremmo, in Veriin, come pulitamente

Il sig. Porro vorrebbe nsi pili nli meno che questo consuetudini non lassero opera di quattordici giurisperiti, ordinati dat Podosin, ed insteme lavoranti per sare una compilagione ossiciale ; ma .chρ lassuro lavoro di uti privato qualunque cii un tonsi I Giurecon-Aulto, secondo uti articolistae dei Corriere rei Milano, II aprilol8 0i, ii quale avrebbe voluto sare Un fratiato per propria istruetione o ad uso degli studenti d0lla sacolt, isgalo, com0 dirommo oggi, od una 8pecie di vade-mecum per i praticanti dei tribuuali. Sarebbo dunque una sandonia quel che si legge net codice tri-Vulgiano i sol. 130l, che queste Cotisue tuuini furono compilato dat. dotiori dei collegio di Milano sondato nel 1140, e Ge Vennero com poste clopo queli 'anno 2 Sarebbe dunque tutia . una sandonia ilpraemio delia Consu 'tu fini stesse, che dice appunto chi baideato, chi ha comandato, ehi ha eSeguito questa compilagione 'Sarebbei dunque una sandonia tutio il lungo giuramento chonet titolo XXXIII si riporta cinne prestato dat compilatori diqueste Consuetudini formα Siquiue ιγὶ Sti oramenti pro estitι ab , illis qui Lano compilationem fecerunt, ue quo sacramento ab initio huius operis scioli net proemio men Orienι fecimus, Sa-rebbe dunque una sandonia, un miserabile giuoco, P autorit, chedi travo in tratio A'arrogano i compilatori di decidersi per i 'una consuetudine piutissio che per i ' altra, o no' casi dubbi di Iarprevalsre la loro sentenga' Ma con quali argomenti, e Su quali basi, e con che autorilli, ii sig. Porro Abalestra cosi salti giudietii FOrae per alcune cose che hinno i 'aspello d'interpolagioni 2 Ma is' interpolagioni bisogna angi tutio distinguerte, pol notarie, pol ω- glierle dat testo o relegario nelle annotagioni ; ma non gili per al-cuno interpolagioni abbandonarsi a fantasticherie ed a Sogni, a- .pertamente contraddetti e smentiti datis molle parti sane deli' pera. Chi disseppellisso uti antico monumento si landa egii sui ro, tami e sulla terra cho vi si fovrapposero, che si sono immedesimati con quello, . e che superficiatmente gli hanno alterato te

primitive satingetori per giudicare dol lavoro e deli' oggetto' rap-

Il sig. Porro con quella sua Strana opinione non solamente simulte in Iotta colle precise parole dei libro, non Solamente da

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hattaglia a tutia i 'antichila, che tia rimnoseluto it carauere ODnciato di quella pubblieagione, ma si ancora a caua briga cogit Statuti di Milano pubblicati nol 4480, eho a carto 142 dicono: Quisque, cuiusque aetatis et conditionis eaeistat, sice sit subditus potestati maiolani sive non, in iusticio vel extra, inquietaverit alia quem occasione alicuius uecimae contra pacta invita initαὶ inter partes, sive etiam illuu quoa BCRIPTUM est in Consuetudine

Communis Mediolani. sice iure nnstro municipali, Sit exemptus αν fecitnne Cum nunti Non gli apparis e da queste parole che loconsuetudini sumno propriamente messo in iseritio, e che talo Acrittura auctua un carauere Oinciale II sig. Porro se la prende, in lire, Songa inperto, Ogli Atαtriti rei Vurrae, che al cam X dicono

apertamenis : et pronuntietur Aeminuum ius commune vel Secun-uum Consuetudines Meuiolani AUPER HOC ACRIPTAS. E iratissi delcaso che la bestia venduta si a morbosa vel citioso, caso di cui si occupano appunto te Consuetu fini milanesi at titolo XI. E com puti egit so nere la sua opinione, se persino alcuni capitoli degli Statuti milanosi quasi alia lettera copiano te stomo disposigionidelis Consuetuilini' Quando a uno scritto di un privato, di un ignoto giuroconsulto, su mai accordata tanta aularit, ' Non basia :si diverin il sig. Porro a scorrero uti centinato, o pili di qualchocentinato, di documenti est ascoli XI, XII, XIII o XIV, e vi tro- vera dei brani dello Consuetum .i, inseriti lastualmenis in quei d

cara re ossiciale. Faccia un po' la graetia di vedere se questi tropassi che noi stralesamo da una carta dei 1I luglio 1229 sArch. clel mona ro di S. Amstino di Milano , si riscontrino o no conquanto leg si nes Liber Consuetudinum. Dies la carta: petit ut castrum restitiat et murum castri et fossatum et portenarium ponat et quaitam et scaraguaitam et fossatum circα villum, et portas et clavaturas ferras me eas) in villa et castro faciat et teneat et hubeat, et tu castro incastellet et in- caneret. Questo brano non to trova rem colle Messe parole au- otio nel Liber consuetudinum Ed Mil. pag 53 E. F.; Bligio Tor. Pag. I20, l. ult. e pag. 121, l. I-4ὶ ' Passiamo at secondo brano : et ut vocatus Oa presentiam uom. abbulisse vel gastaldion urin monasterii veniat, et ciausas sub ipsa Om. abbatissa vel Oastatuis suis faciat in ipso loco et eius territorio, et alibi ubicumque in cicitate Nereiolani et eius iurisdictione, et ut od arbitrium causa litigondi non eat. Meno i abbadessae ii monaslaro, non trova egit tutis it resto anche net Liber Constιetudinum Ed. Mil. pag. 55 B; Ed. Tor. p. 123, l. Id-19ὶ Voniamo at largo passo : exceptis bubus arato iis et vachis et porcis et asinis, ita tamen ne porci eaetra villam vavant, et exceptis equis masculis et mulis et capra pro necessito te aliaeuius infantis cuius mater Octe carent. Quesis parole, compresi pure it sanet ullo, la madre ed ii latis, non gliele db esso,

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tali e quali, ancho it Liber consuetu vinum iEd. Mil. p. 56 A., Edig. Tor. p. 125, l. l6-19ὶ ' Chi leggo stentor, sorse a crederio; ma quosta carta dei 1229 fu pubblicata datio stosso sig. Porro nolla sua odietione delis Consue ini a pag. 198., Che pili dire, M il sig. Porro, oltro che mptiore a Boi learmi in mano, si piochia da ali stomo, ciosi cado tu contraddigi no' Perocchsi h fgli Messo otio a pag. XV dolia sua Presagione cita nota C, questo passo dogli Statuti di Milano: Consuetudines communis Meuiolani in xoriptis rectactae. positae suo rv-bricis ste honeribus thonoribus), cliςtrictis et conuitionibus, de

cimis et Ue leu res et ro cisteant et observ ntur Siamo ad un punio cha non restorebbo altra misera scappatoiani Sig. Porro, se non che diro ossem stato veramonte scritis leConsuetu uini ed avor avulo un carauero ossiciale, ma GH Ie non deb no emere per I'appianto quelle cho si leg no Dei codice umbrosiano e net trivulgiano. Dici amo misera Scappalaia, Peroecho gli si stata chiusa o i uscita dati a nostra osservatione, chealcuno delis contenuis nei prodotii duo codici Qt Vano pur colle stosso parolo in documenti ossiciali ed in istatuti posteriori. Ma, anche Ao cio non fossae vero, ancho AB di cibnon Si dove e tener conto, anche se cio non lasse stato sp alato da noi, avremmo ben altro ragioni per metierio Da Tuscio e ii muro. Ricordandoci cli' egli ha detin essem te presenti consuetu- clini un trauato di semplico privato, noi ritoreiamo questa Sustassereticino contro di tui : o diciamo : com mai, se V' era una compilagione ossiciale, avrebbo potuis nascore in un privato l'idea di comporre uia asciuitissimo trauato delis Gnsuetuuini E come inrebbe verisimile cho un privato giungesse, impuniis, O AImeno non diastinato da alcuno, a tanto di flacciatoria da voler a larga di misti stigioni dare at suo lavom vn aspello di cosa Ossiciale, o non hasta, ma da decidero anche, como spesso si sa

Presagions dei sig. Porro: sos fea vero saeculo XIII ineunte, novo hoc iure ex consuetu ine et statutis conflato ac imem municipalem patriente, lavobardorum ius victorum ac exterorum lem per severa ut, romanum Nero Subactae sentis vice sua illos iam superantis; sed hos omnes nova lex Oblistabat, et iuria eam urbis praetor Ospicium

assumpturus se sententias laturum iurare omnino tenebatur. Diuitigeo by Cooste

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Secondo questo lon bardosco latino la lestge ninnicipale inrebbo stata partoriis rael secolo XIII dalla si ora Consuetudinos dat signori Statuti. Ma es perdoni ii sig. Porro, se non gil credimo sulla parola; per chδ, a'δ vero che uelle Consuetumni

leg municipale, e distinis, pare, anche dagii statuti a dat lo consuetudini, si pur vero cho non vi h mai detin ch'essa lasse recenis, eiosi di quel secolo; ed abbiamo aneti provo che una ciptile v 'era anche Dei s colo XII. Lasciamo stare che ii Merulato sa seorgere con questo parolo: Langoborat suis testibus vicebant, suosque habebunt praetores. quorum non urbana tantum iurisdictio erat. Seu pro commoreis civium eaecubantes, etiam

de iis quae foris asterentur antiquit. Moecomit. lib. II. p 44, sotin i anno 11831. Ma udi amoti Corio Gloris rei Milano, parte

I, cap. IXὶ: L anno nonastesimo settimo con mille e cento ... insitano fu fulto ii uestimo Consolato, e consoli furano Pastano della Torre ed Ugo da Camerario. Questi fecero un editio, che

per ra enire non si potessero esistere di interesse sui prestito dat creditore se non solui tre per lira, e per tu comunita soldi hue. sen:α il giuram nto s conus la ui Osirione Glla, LEGGE MUNICIPALE Ueltu. citi'. Vogllamo speraro che il lis non sin compreso net Remio XIII. Aggiungiamo che at tempi dei Barbarossa vigeva in Milano una lestye municiptile, come et viene attestato da un documento dei primo gen nato dei 1212, che ve-diamo riportato datio stomo sig. Porro a pag, 102 det suo Liber Con- metuetinum ; net quai documento si leggono queste preeiSΘ pa

NicIPALI Meiliolani promulstata propter infortunium persecutionis quorietum Frederici imyeratoris. Un bel servigio che sanno at si g. Porro i documenti da lui pubblicatili z. E T. p. XV.

Prolatione deI sig. Porro; nota C.

Il Rig. Porro, dom aver riportato un passo dogli Sto tuti est Milano dei 1396, soggiunger subiicitur tamen: a Consuetudines non allegentur contra iura scripta, nec ad eas probandas recipiatur probatio, nisi quatenus RECIPIATUR in scriptis DE IURE MUNICIPALI TANTUM. o Abblamo Visto anche noi gli statuti mss.del IS96, e vi abbiamo letto inveco : si ConSueti uines non ulte-gentur contra iura scripta, nec au eas proba ncias recipiatur probatio. nisi quatenus REPERIATUR in Scriptis hDc IURE MUNICIPALI CAUTUM. Qui si c'li senso; e ii testa corrispondo purs

a quanto si leggo negli Statuti pubblicati nel 1502 dat Minu-aiano e net 1552 dat Castellioneo.

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. E. T. P. XV.

Prosagione det si g. Porro ; nota C. Dedita hactenus haec statuta eprestius codeae habet in Ambrosiana Bibliotheca 3 rvatus, quae si praelo evulgarentur, non modicam in sequioris aevi testes lucem conferrent.

Non sapremmo chi terrI l'invito, se troppo Desco si Pegem- pio cho ad una accurata odigiono di un documento milaneso v 'hachi si divorto di sar seguire prosuntuoso contrassagioni. Ma dicio non ci occupiamo ora; sacciam questa nota per apprendereat si g. Porro che non su insormato abbastaneta bene dat suo amico preto Ceruti, in Bibliothρca Ambrosiana ineticum custos; perchoi codici dogli statuti dei 1396 non sono uno, ma due. I 'uno porta lasegnatura B. 19. P. I, l'altro, S. Q. P. II. 20. Di quest'ultimo not

Consuetustinum Mediolani etc. Pars altera, pag. 21T-226J. D. E. T. pag. XVI, l. 4- .

Prosagio no dei sig. Porro : Statutorum historiam persequi temporis lapsu latorum mei hic loci instituti non est; eam discere cupiens adeat eruditum saepe laudatiso in cho modoli Verrii opus de illa fuse ac docte edisse 'ens.

grandi e serie occupagioni dei sig. Conte gli hanno tollo it modo di occuparsi dolia storia degli statuti di Milano, quasi-chδ non avomero una strotta ed immediata relagione colle λι- Auriuuini, come, con un po' di esagaragione, egit stesso dicti ara Pres pag. XVII, lin. 1 -19ὶ : A primaevis hisce sontibus statutα tum antiquia, tum nova, quae invi per tot saecula usquetist itali arum lestum invectionem Distuere, manarunt. Ci pe doni, per alim, ii sig. Porro, se, in luogo dei Verri, not avremmo eitato it Giulini, cho no' suoi Libri non solo Paccolse quanto sulla st Aa materia mea dotis it Verri, ma aggiunse molio non detis da lui ; od avremmo citato ancho it Regetonico. Sia pol detis Da parentesi cho noi Messi avevamo satio qualche parolain proposito Gli statuti municipali milanesi Gli' XI αι XVI

come letterato, non avea obbligo alcuno di ricordami cho nollaropubbliea letteraria O'eraVamo anche DOi. o. E. T. pag. XVII.

Presagione dei signor Porro; nota C: Statuta vero civilia Consuεtudinum antiquarum, de quibus hic loci sermo est, amplisscationem TANTUM exhiberit.

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Como ' gli statuti posteriori alle Consuetudini dei 1216 non sono che una semplice amplisseaetione di quelis consuetuini fAla questa li una vera amplificagione, una vera esageragion Q loi pub dire che siano sigilati dat te ConSuetustini, p. es., glistatuti ae fabris. ae prioilestiis asotorum, de reprem iis, clearibus et certis bestiis prohibitis 2 Si pub proprio diro con Oragio : Non homines, non illi. non concesSere columnae lall. E. T. p. XVIII, l. 1-3.

Presagione det si g. Porro: partim obsoleta e uncta

que, partim vero emendationem mutationemve, sed saepius incre nentum pe=FeSSa. Qui pariasi degli statuti che ne' vari tempi surono modificati od ampliati. II sig. Porro, che qua e colli pretendo di ricturre a buona latinita lo ConSuetudini dei 1216, noli'anno 1869reptiratae salutis poteva bene schivare net suo latino it per es-sti incrementum. Si patisce a crescere' Forse gli 'statuti di Milano sossersero molis dalla dentigione Τ12. E. T. p. XVIII, l. 9-ll.

Presagione dei sig, Porro: sciasque nullum esse ἰμ-brum tam malum, ut non aliqua parte prosit, ac in maius, ut ait Tacitus, accipi rem diu desideratam.

Ammiriamo, tra te altrct Virtu, la modestia dei sig. Porro, chosa aestaerore at dotii un 'altra edietione, ciosi la sua edigione, delle Consi eruilini, dopo che noi ave amo gi, pubblicata la nostra. Con queste dodici annotagioni non fiamo cho alia sinsonia ;ora stiam per mostrare a tui ed ai dotti, ch'egli avrebbe satio purbens a pubblicare la sua edietione dello Consuetustini, non quinto iretis februarias anno reparatae salutis 1868, ma alle calende

D pol tanto ustro cho at quinto idus februarius dei 1868

dalla guarigione delle anime egii dati 'alto delia sua prelaetions accomiatasse la sua edigione ; diciamo, si tanto Vero cib, choin altra opera pubblicata da lui in queli' anno 1868 Sto tuti uelle straue ea acque δει. contacio rei Milano. Torino, Tip grana Regia, estr. dat tomo VII della Miscellanea in storia patria) per sar pompa di erudietione, toccando delle stesse Consuέ- tuilini lo dico tutiora ineuite, non parta punio della propria in- tenetione di pubblicarie, e ne cita at cuni passi con errori e non come si leggono nolla predetia edigione dolio Consuetuilini curata da tui. Ed si tanto vero G'egii la compisse ii quinto tuus februarias dei 1868, cho nulla prelagione dei procitati Atatutidelle stra , ignorando aliora che te Consuetuilini dot 1216 a-vessero qualebe passo relativo alla sorveglianga e conservagione '

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dolle strade, come in fatu no banno sEd. mil. p. 3 C. comeniti nno at socolo XIV, cioli nno ai tompi di Luchino e Giovanni Visconti, per non poter dir neppure una parota di preciso into no a' tempi anteriori. II quinto ire is thbruarias dei 1868 non sit elio uti Bello strata gomma per istabilire, Eo mai lasse stato possibile, la priorit, delia sua edigiono AOpra la nostra : intengioris por6 cho non m secondata dati a Regia Timgrassa torinose, eho nol frontispigio di quel I 'edietione a parto pose la vera data 1869. A solenno ri pro va perb di quanto an diamo dicendo, cheeiod la sua edigione d posteriore ut 1868, o che su salta sulla nostra IJ, non solo dei testo, ma ancto dolis note o delle dissertagioni cho abbiamo poste nella Seconda Parte, pubblicata Dei 1869, sta questo satis, che ii Sig. Porro nella sua premetione p. V, l. 6-li, colle parole: et i myobis ruis ipsis restibus ea malit tuentibus, ammetis che i re longobardi avessero stobilito, coma Cario Magno e como it sinodo di Pavia, eho una iunga consuetudins, non contraria alia pubblica utilita, si avesso a riten recome logge, o che te conSuetudini state iungo tempo in uso si avos- soro ad ossorvaro IVedi annotagion se n. l . or questo errore loabbiamo satio noi, attribuendo quella leggo a Rachis, e toglien- dola a Cario Magno; questo orrore t 'abbiamo satis not Della

l li Liber Consuetudinum, da nisi pubblicato, comparve in lucen et ibὲ8, ins era ilia preparato in ii pograna sino dat l866. Chi ha huonio celli vegga it frontis pigio, e rico noscera subito elie alla data MDCCCLXVIsu negiunto poseia a mano vn It per Lirne t 'anno MDCCCLXVIll ehe ora

2ὶ A pag. s8l dei Liber Consuetudinum impugnavamis una semienEa dei ch. si g. Sclopis circa quella legee; ma nuo vi e piis diligenti e mic inducono a restitui re a Carlo Magno ii merito, qualui que e sin, delia me desima; resta pero sem pre ei, e quella legge deve legger si attramenteda ii tello che laee ii eli. si g. Selopis: pereliἡ tanto ne it editione det Caneiani elie in quella dei Muratori, citata da lui, essa tro vasi a questo modo: Longa eo n/ue tu , quae utilitatem riublicam non impedit non gia : quae suetoritatem publieam non imp ecliti pro lege servetur. Dei resto, S ἡ errore it dire clie questo quel re longobardo, o, in generale, I re longobardi atatuissero esplicitamente la consuetudine essere fonte dei di-ritto; e se non puo invocarsi ii caso di Liui prando, che al capo 7 7 delsuo editio accorda autor ita ad una particolare consuetudine, relativa alta successione delia corte regia, in dilatio di s gliuoli, ε ben vero, per altra parte, che i re longobardi, anche sena a statu ire I osservanga dei te eon. suetudini, ebhero pratica mente gran ris petio per esse. Per i Longobardio gni cadar reda antica avea in s h stessa ii diritio clyessere ris peltata eo meleg ge. Perchh nessu no impugnava eio, i re 1.ongobardi non et, hero bisoguo, alia loro volta, di asserinario e di atat uirio. lnvece, eon Cario Magno te cose mutarono d' aspelto. Egli, come si es prime egregia mente uti dolio serit lore de nostri gior ni, α.ha credulo di do ver rico noscere

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gnor Porm net labbraio I 868 potova essere travo in errore da cibetis not, nsi insallibili nh in lallibilisti, abbiam desto sottanto DelI8 ' Quando it signor Porro compi la sua prelagione e la sua editione dei Liber Consuetudinunt, creda a noi, che la ricuperata salute deit 'uman genere non aveva I 868 anni, ma era un pochinopi u vecchia, almeno almeno avea un anno e megm di pili l

Pro omio dei Liber Consuetudinum: sicut a praenominato Iacobo potestate Mediolani fuerat Ord ina-

Proemio : et inspecto libello, quem dictus Petrus it deae de Conauem inibus civitatis Mediolani sub certis

titulis at isse pomerat. Ancho nem pendice Addendat dei libm dei sig. Porro,

pag. J94 : Petrus ivrix qui libellum scripsit si Do usibus sori mediolanensis etc. n; di modo che, secondo questi passi det Sig. Porro, iuriae sarebbo litoto di dignita, non cognome. Or, mmob che a pag. 2, lin. 6, Datiandosi dello stesso meim, it signor Porro nol testo dolle Consuetu uini lo serius Petrum Iusticem,u espressamenie la sorEa dei dirillo consuetudinario, e lo ha fallo con. quella sua legre et Ut Ionga consuetusto ete., eh'ε la 148.a delle tergi longobarde di cario Magno: ma questo non 8 un pro resso, hensi unu regresso pel diritto eonsuetudinario, en esisteva prima per virili pro- η pris senis hisogno che i l. legislatore lo ritonoseesse. E avvertast, cheu Carlo Magno ha limitata anche per vii altro riguardo la grande forχθη det diritto eonsuetudinario, quando flabili in un capitolare deli anno 783, . e. 30: Ploeuit inaerere: ubi lex erit. Praeeellere conδuetudine, et Nulla eonsuetudo superponatur legi iPertet. Bonumenta hi3tor. Ge i. Lesum Tomus I, i ag. 17 . . La consuetudine valeva solo verchfi ricυ- isset uia dati a legge, e non puteva neppure fovrapporsi alia legge. Ε te parole di Carlo Magno, che a lal uno possono pur parere tanto splendide e belle, conii neeranno a scurire eo imbruit ire lina volla chel'utilita pubbliea, intesa eom era a quei tempi, subiso it significato diutilii. dello Stato, dei re, dei ministri regii ere. Tale era la via da nolle nuta per negare a Cario Magno it merito di quella legre; ma alle stesseris vllanae ci eiunge, come vedesi, per alira via; risultange che non laseiano an mellere seneta it Beneficio deli inventario la sentenis dello Selopia : gueato, essere stata foras la tessa ehe rinnopo iι fondamento Ila eloiιιὰ italiana, e ehe eongiunae elo eh'era stato eon queιIo ehe

doveva venire.

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