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i F.inta nobilia hebbe n eo ervo, Madamia Braeeioda de per diee anni Chi non fuse contento in sempiterno Di tanti bene se , honori tantis Braceio Aquila bella ' io ben disiecto Visu oecasione baveri a tui commanni; Pii fiat vi seri se, che alas, Che tanto honore, e gloria acquissis. 28. Gia era e Loisi e coronato A Roma, elia lasciata haveva versa Peroebe foreta ' havi abbandonato , tutia a sua gente pars persa: Madam e Re an fessa di lor stato Di mane a nolle, da Vespero a Tereta Re pres Signor Braccio per a mano Imb scoliam valente Capitano. N. Duca de Calabria Madamim baratro, Figli adortius mi A fa ebiamare IS quel euenio cerei hor ecco non fuit sA mis eam pensi di ornarer Castella novo talio in Uni patio, Cho Napoli io o D eu uardare Braeeio paris a Madamaci convenente; Madam ad nn cofa si consente .ao E et ' and a Casielii Capuano Re de Ragona Caste novo prese e Braccio pari a uadam per certano, Insieme loro sena far contest 'Dicendo: foret Acha dato a mano Incontra voi non fare piis os se; Se iacere licena adimando
I se re sar a vostro commando a I. adama quando intes le parole, Dicendo, Braccis mis tu ei mia penesse re ara mi gran Cone vole,
Et honorato como se convene pNostro μγaio seneta fagole , Tu sei ' adiutorio , nostro belle, Tu se colui, he nostro Stato salvi; Iu quem usu andata vi δὲ calui.
Pol innanai pensa a esset ne ignore 33. iis e piis fati degui di memoria
Fe' Igran Braceio, e di notarii titti Nonio tempo, chesaria unagranstoria.
M pur detii seguit grandi frueti. Che et eam lui cat cou furia E con sue genti ale Aquila pro fulti. Sempre di quesio eguir ea resti De suo graifatii in rima manifesti. 3 . Gran bene Ii Aquilanis volea, Che o honor de Napoli e tornato pFagimi, e festa per si si facea Di Gni ittoria, V have in ei
Uuant se suffie stato ad una ea
Honore dat Communo i e portato; Fu presentato molio volentiero, Denari, e drano, Gn corrente destriero. 3s. Non conocendo honor ne cortesia, Ben arme, he a morte se conduca.
Pensando di vole la ignoria D Aquila bella, e faresenne Duca; Lo Popolo Aquilano D sentia , Prima alia morte gnun si conducae folii di eam stati semo, E lanori di Braccio no volemo 35. Acci si manifes in reni lato L sile ' Aquila, e Iu regimento,
Lo ordine, e tu modo , e viqrato Da ab nostri, erae da longamento D antica consuetudin principiato' principio delia Citta, comoto siento,
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ar Camertingo biam ι' cleio primo , dispoi uso inque Cittarini Chiamati est inque, perci mettonprimo Citie dele Arte , intendate latini De Letierat fu prinῖipio primo , Secundo de Mercanti itimi e sint, Teret uetalli, e quarto de Curiam , Uuinto de Gentiluomini A chiame. 38. Persona delia Citta representa
E stanno in loro ob per do mesi; Margo,in prile, accib Phylerae sienta,Era in F io per farni pales
Nel tempo sopraditio, et dir nonstenta, Camertingo tin de magni de pas, Chiamato a nome el hon inenai di Nuceio D honor degno, e di trasset it cap puccio. 39. Nota Pistro di Lucolo Cinque era,Pnolo di Cola di nolo, intendate, E Nardo di Verardo ad tina chiera, con uico di Stesano in vertate Matteo di Buccio, e sua bona nanieraFanno Consigit, e cerne 3 ordinater
Che ignoria di Braecio consentiamo. o. Presto su casso it suo Capitano, Ch in primamente li su fati honore 'Pol f sentito it suo volere frano ,
Non fu voluto permovernatore Mandylui una ambasciata per certavo, Toco I tosti a canto, ed a tenore, Con beluariare u ghe, e minaccie Iu reve e re sipso e nou volemo Braccio. 3 Da latino: decernese. Vedi Cant. 4. R. O. Cant. 6. R. 38 me' Capilaolidet Capitano in libro pergamen d Archivo artici 1 r. si legge: Non poses
Che ei milia cavalli ha in sua Compagnia IFolli risipso in breve alia latina: No volemo o Re e a Regina. a. Eri in Conalio et Signor Anto-
consensu seneta expressa licenetia, d liberaettone de cerne.
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Che Aquila non tu vole per niente , come have ungra campo adunae , Da piedi e da cavallo uua gran gente ,
Secondo ne is alta a rascione, Foro en inque milia te persone.
a. Fra quem non dormia r Aquila bella Mand una imboseiata a Re Alus; Ch e Aquila e la ua, cos favella, Che mandi uni vita di fio pas: Da de Re Aloi sient Ia ovella; Non fu pii lieto, o pa/ichi misi: Di ta novella molt se ne lora, Mand Messe Antonio Papaco .. g. Fiori di Nobilia ut Ambasciaturi
Furono quater con lingue Uerace,
Che di facondia passa Cicerone, di moralita et gran Catone. 4. Per Re Alos venne ii Capitanos Ei ignor Braccio subito D seme, Tost si is in punio per certans E meliose a veni con a sua gente Passando valli, e monti, e se, plano ; d ferte di auio veramente, F di Venervi, a non dire mendo
s Correva r anni mille e quaterocento ventit re , si como si res tonata
Secondo como trodo, et vero siento,
A tro di arato si prese orbona,
Ne Lee giorni sena far comesie, La Forteaeta di Pizetolo si prese 5. Non era nostri Aquila ui a dormire, Ne Diti ' arme parti ga nova; Clissim si pei a dele armi uarni re, Chi non haveva , se e compra ,
U Camertingo di grande arrimento, Piso di Cola Paolo Cittadiu caro, Cinque Notar Luca con entimento, Totia di an Demetri ci chlamaro, e altro sono, e degno , se io m
De uariare a terra, e e molina,
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s. elli undeci Braccio a Plaeto pusiost, Ne dorici in uer ι Aquila ne vennes Con tuti te sue siquadre appresentine, Per tutio uello iano si distennes Ben inque millia si stima, ebe QP,
E li Aquiloni ad armaν s attende, E a Campana sona aura rumore Cbi tira alle mura, e ebi tira di fore. IO Rottelle, Ianei Iovis, e balestrieri
Erano i Aquiloni alii Dccati IL fanti a pie di Braeci mole feri, L mis in punio con argoni armati Di tute I armi ob face mestieri, L tini in se i altri si foro assaltati, Per si cavalli che si sient a lato, Misero in terra in poco di seccato. I. ignori, questa serra Hir poco Prima, ehe fuisse la ba tuli scorta,
Duaneti , he partisse a que loco, Erano esse di fore alia Porta,E Braceio vi ci se mettere foco, E quem grande honor ne istorta, Si como Capitano ob se re amaD olore in alto Ia sua grande fama. 12. E si uni e I auri si stere ritorno, In stoc tempo lassaro a guerra, E non fecero pii per quello glorno , EG Aquilani tornam melia Terras Pizzois torn is campo adorno, Como a vera toria ne disserra; La noti si pos), pol a mattina. Paganis and con gran ruina. 23. E eramente vi pret Bombarde Grandi, e mezzane di molle raseloni, E con a polvere erano gagitande, Elson imbomba per coste, e vallani Mai altra parte alie mura resecaria,
I4. E felli ore intorno te baine,
In gni modo delio Mondo prova. E pariati a lor mandandois spie, E euere ritrovava cofa oba, Come Masro di fare eurim; Ne non gio o con ' arme si trova. E felli dare una grande aranglia , Torn sepra de campo te ravagus. II. Perche minaetetati ne furo, e feruli. Co te balsre, e con cantuni quatri, Deioni hilomini a arme vi ha perduit. Moriouci e sente delis Duca, Atriis Filii di dentro , he pare van muti, Per quello glorno heu iuro leuictri 'Notte che venne, ii villani matri Dalle mura calaro, e fece patii.
Le mura fece fornire da primo, Verrettoni fece asia con sua mano et Como ch io troso cosὶ metto in imo PGregorio dimoνcia, ch era Capitano, Dicea fratelli iei, facem simo, Che, se spetiam tin altra battvlia, Nullo ne campa, chi impicca, obitvlia. I7. Stetiosi tu eampo delia gismi dete,
Paganica hebbe con tuti Forte e et
E in Aquila se grande triferae: Deb occorrici Dio , facendo recre,
Stando in grande timore, e tenere es Grantuarino arean dentro alle mura, Ch a rataontario melle gran aura.
Mand Santes Demetrio, e non restette,
auelli viliani a prima se si 'tra . q. E
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in pochi torni si fece lauria, tutia se ii de a Baronia. 22. Signori, o Lascio Braccis aQuanto Drae, E in altra partes mi in sistende;
A Re di agona convie tornare, Ch eo Signore Praeeio a s intende Nesia Citi magna come apstares.
Re di agona a Regina Vfende , Esendo cupido ' esse Siguore,
IItiri intenderet co ne uter Peuti Is
Sori vendo a Santo Papa Padre io, Socco me, per Dro , he Isin tradita
Ch polos ua morte remonga Rege, Revocando colui, se υν lege.
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Cridi fermeetae di ho Cittadinis Che farsienne vorriano e se Pia be se fuisse cani, o Sarapini IBraccis cammina via seneta contese Alι Aquila eiungendo i sui confiniis Un campo a Collemaraio rem para, E ' auro se sopra ' Arenara.
E Preti, e rati, chperantelia Terra; La gran Campana a martello occess; Con uti le Campane ad arme afferri; S fortemen e sonava a martello, Che vera mente parra n Movibella. 1. Per alle donne tirava alle mura, Giovani armati, parea n Paradiso I scivan ora , non avia paura,
Contra emici mostrando lo viso, E I fu fatea una attuli dura,Pii homini vi fur morti, e conquiso pLo Villan is arme morisci umquadrello, Chiamato familiano a Castello. 33. Lance langhe, e balestre con rotelie Persis ra alis gruit in que terrino; Le genti ' armi ilucenti, e belle
Braecis Braeeio, grida Ie genti felle,sse Nicon guerriero Picinino Giovanni di Florinoui hebbe in oechio Donoli an Verrettone ne ginocchio
Mis ne servitu, punga ne furnos schias falso commisee o fallo Un ne fascin eo suo cavalis. 3s E questo fune, che non Ariusicus S prsamente, omo tui I chieri, A proscinare e suo deseriere osse IL Popolo Aquilan, quando D ede , S fortemente gnun conturbs se, Di doglia, o di superbia mori crede, Gridando se re e traditori cani
Tris di το obici viene alle mani. 36. A pochi tomi un fodere venia
Verso Amiterno sopra ua montagna,
Anche de fanti a pie riui accompagna; Lo volo Aquilano I sentia, Con cavali assali su a montagna et
Eooseli gran parte de carriagio. 37. Astu prigione preser a laliare, Fi pres ilianeelliere ' Arrizone, E per amor i uello a rascinare , Si f tvliato a pezzi eta hoccones
Arrizone se chebbe a conturbare , Per farne venisti quanto pone, Intorno alia Terra, senΣa dimorare,
stanetia Alr ultimo dimitigno, come o viso, Mise campo alia Valle di Santanaia; Per tutio uello pia di Santo Si Stesi Trabacche, , Tende, P dissioni, Gbe e pleno coste, planura e valloni.
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Alio molino unisuo riparo e fato, Steccato, e basile conus ut d D torno, tutio io terrino era allagato Israeci si lo tenta in grande corno, Che non is uis uastare in nullo lato ἰChe non si marinas per se certo, Manct e vi fece guastare is scierto. I. Per intendet hello contrastarr, Latera, a mezzo giorno, eda attina ἰLui a conelare, e mi a a conciare, EG uni, si altri quanto pti P aina; Dur pareecbi forni, a non errarr, Toglieria ' uno ali alero non sisna 'Dice a gente ' arme ἰ che facemo Signore, not con ' aequa combattemo. 2. Fra quesii glarni, intervenne uaa
Monte Sublicio quavia venne a Roma Contra orat o Cocli poeo valenti D fele et ponte, come che si noma L genri nota utra e Dalie genti A questa porta si die male oma IBri celo tuti sue quadre si renova,
Erci Signo Autonuccio in persona A pede es infiniti Cistadiui IBalestre, e fassi recipiano, e dona, Lancte, e de Padi, tenendo i consui rialia morte, alia morte Ognun risuoua, E combatteano come audiui IL colpi, che Ada , non an in falli. Alquanti fur guastati uo cavalli.
Ch a mala pena mena te aucte Nons olea cereor balestra in fretia, Con opade alli avalli per D stanc , Centinara de si si insieme getta, uino di morire sta in hilancer Che egue, canter ne Canto teret '
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Con molli fonti asa bene ordinati Erano pressi se nostri Aquiloni Con lanciri, e Us, e balestra careati: morte a morte Ii Braccieschi cani suando inderet s erano voltati, L nos, Ii egula hen volentierid quanti ei ferian uoni deserieri a medendo Braccio, che non sub re-
Ne romper, ne legarii per cavaret, Di loro sanata non Ii ub pommetiere, Tutte 1ue quadre si prende a strovarci D ira, e di abbia tutio ' adimette, dendo, he non a si non levaret e MarasVI os di tanta ossa ueta, Tornis indietro alle sanae in Santaneta. 3. Erae venulo Meser o Monaco, Moserando di inadami Commissario,
basciatori, e pravita non tengano. 4. Disse i mnaeo. io son per bbidire,
Signore Braccio, cib, che comandates
Gnista mi possia io sono per servire, E saccio e imabsiciata che me date, E per in Deo di potere fornire,
Come e I overe, e come adoperate E per tuo amore orbo gran Protago,
s. Metto quem and heu prestimente Alli ignori, ch e dentro a Terra. Propine P ambasiata sufficiente, Bosa, ebbe a Sibilia ch e otterra: Conobher i Signori altra gente, Como a vera soria mi disserra; Per volere fugire tanti horrori Presto mandar dot Ambascia lori. 5. Aecioche voi sappiate chi regea Luglio . Agosti, hi fili Officiali O r illustre polletia in sede mea Fu Camertingo; compagni reali Et metno Notar Luca inque era, Bennitto di Salonei e Dali, Mastro nolo de Casiata risiuardo Micueei di illo, e Colaitaliardo. 7. Costor furono suscienti atti
regere con grande providentia; In oro tempo fecero gran alti Congran retioni , e punii di sententia Rinominando tuti quanti ruiti. Ma hi soro Ii dui ch hebber icentia,Cb andaro a Bracci oderno sua
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Dimanda, ube per Dii a Capitano In generale si latra ri postar NoIIo volemo, paria ui quilauo et Fece u Conflatio, non iecero sta, Di spri deII fati dello grano, Lo quale sero in gran prove menti; La coma deuo grano a soldi venti.
In Gni uario misi cenatori, Accioche vivaci graude, e Io minore: Fucci tuita a Terra e Ii ignori, E, per iugire ia*beduno errore, Furonei faeti bison movernatori Che, ehi havea de grano ne a clava,
A inti soldi a chi non ' ha ne dava. Ir Chi ede se a guaria dena nubas A ricordario e una oscuritater NeIla planta , quantoci circuito dura, Due milia uomini sono iurigate cinniratio de Mundo chaveria paura, Lo gran timor , he anno le brigate, to=no alia Terra, facendo disese, Molle lauterne, e molle torci ha prese. II. Granguarie si face in tuttede porte, ' Paeanie so Antonuecto, e compagnia, Cou Io Conte Battis ardito, e forte Attorno g;an in gran cavallerias Pirro grida va e Graecisebiu morte;
Alla porta falsa e gran bastia:
Como a vera soria in punio onne, Nelia ivera uaria Marchionne.
Co sidici cavavi in quella preta, Corse alia porta, V e deua Dareta. 17. Nostri Aquilani son volenteros7, Desiderando di fame vende ea Non pensando nelli aItri che a noscosi , Tiparoli diriet con gran fretia ILoro fugendo , coin far son usi, Fi a Santo isto I diero a Metta eL arauato uisso, e niente se resterte, Morti, e prigioni amra ricevelle. I 8 Loro fetendo, ch han volt Iespalis Per Terre, e per D igne, e per Vallani,
Tornamo a Braccis, che eramella Rocca
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Pol ornato a et con loro vele,
cir fraciendo a sevimento prelo ad Oore, ct erat luariata a
a . Non se se a rugione Ii vensa, Ne se pote durare in usu lato 'Hor direte, che n intervehi a In Aquila ordines uno traitato Uno and a Braceio fe n ambasciar a , Ch presio illo inderet si voltato: Loscia flare la Rocca , e questa guerra, Torna Uo obici metia ella Terra. 2s Havendo i Signo Praeci, intessi te loci Eranei sat giorni diciolio: Non dimopb levb lo Campo rem . Dappo si misi venire de otio, Dicendo e Dio se satio me te quem , Per certo, che Signor sar de tutio , Et a mulla persona non si privita E misee Campo di agno alla Civita. 25. Gia non pensate de arvi ac x
Fra questo tempo, che jacque alla Rocea, Christit Aquila Mnease mai r offendere, Da gni lato delia Terra occata ZIou prigione se ebbero a prendere. A cento uinquanta destrer imbroeca, pii , e tu fate era lauio no, ZU Aquila era calaui ' intorno. 27. Esendo Braccio a Civita attendato,
Per haver tempo, is ordine a traitato, Eure mente una lettera fece PPrat Do era Antonαcio, ede chia nato,
Cancelle de Messer ac in sua veces
conquella lettera ducendo con ππ-ra,
Alli Signori iusse sucia Cammera. 28. Dicea a Ieteras Cittarini mando Et messe, Gettra in vostra libertate, quater Cittarini vi dimandb; Mandateli eo plena libertate: Li patet da me a vois aeconciaraseo, Se si su P funa varietate 'Si Messeremiaevo Caudola, Ci che ne fu, accello sua starctu . et '. θ