Antiquitates Italicae medii aevi : sive Dissertationes de moribus, ritibus, religione, regimine, magistratibus, legibus, studiis literarum, artibus, lingua, militia, nummis, principibus, libertate, servitute, foederibus, aliisque faciem & mores itali

발행: 1773년

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4 . Fanti di Braccio fero salimento Gridando tuti a voce Braccio Braccio, si altri fanti flava a sentimento mari si levaro ove accio IHor lysi accola tu cui Gna ardimento Con lancis, e conuargo vi in uno Jaccio Molle balestre, e uni e I auri erra L facendo tu nu punio v aspra

I. Deir uni, elli altri vi furon fruti,

Tuteo o Campo si levis a rumore, ii non dormivano essendo assaluti, C aseu combalte con allegro core, Perche da primo anno pro vesiti, E li Braecisebi ' hebbercia peratore, Beu ero eripi, e morti rimenaro, Nulla aura cosa nono guadagnaro.

37. I . Civita di agno β' all. Cona Le quadre in punio pers a Santo Polo' ordine stanno , e te rombelle sua, Mai non si id pia visite solo

Due milii fanti in I. montagna trona,

Ouello piae di far , he a Braeeio solo Paridis siue squadrer udite Io mi, litto Per An berio torno gnuno sta sit o. 38. Neqsu e che a suo ettos parta,E Di si mo se conorenta a Palli: Hor hi polrebbe mai scri ver in carti . Lui prestamente a montagna salii, Elaions si fanti a pie uti in arta, Sesa fieri renuus ment, e alii 'Pariando par drago, che meni ampo Et assali do die era ' altro campo. 39. Dore e MeserDeo, edi altri attemlati Conianti a pie perfnsu la montesva Braccio per aeni lato si a Usaltati, E proverando tu ta a Campagna Dicendo questi Lono gua gnati;

loro sanete υ tu ita sua gente.

43. S como ero vo frivere contenta; Mentre che Braccio to b con sua gente

Che alio a montagna veramente; Part con Braccio . volo ut attenta, Dim,dor o Monsiguo magno, e pia

cente ,

Se dimatina in toro Campo seri, D s heu certo, che tu i romperi. 44. dite ri post , e grande ardimento Che eo it ignor Braccio alle sue genti, Dicendo io ni teri s fir tradimento Se io si ossi illos, e sufer perdenti; Io b che a con lor gus imento Armati in punt quanto tu ferventi . Finἰbe Iuranno eo D lanci tu mansuat non ii assulto , se non se vel plano. s. E presto e fare una litteretia uiser ac si scribe in latino.

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111 HISTORIA si

x et E de cauta passato ho bene ata mente Dis, che maceto, almo non a pare, La Dite a se far immantinente Cho nullo dubitasse in calare, Per I mia se non meis e deito niente Per si ne piano ma non vi occare IE questo vi prometto, e uro a Dio, Che ei che voi menate tutio e mio. a. dite armo di Braceio sero e fresio, La Ietera satia i trombetio a iu- viato Hor itomam alio Conte Francesco, Con esse Jae s s e amentato, Disendo giorno oggii is aυ- silisco Ch elisiostendaris inderet e tornatos

caccia, Io nouiso paura di gente di Braccia. 3. i adre, mr mio rato, ne mio parente

Lepore nou sece mi arma iura, Statii da faecia a factata a dente a

dente,

chi a vole dire, che a saccia, In pales Igendo non nascina; Mefer aco F volt con sua faceta e Trooebetia da mi parte a risipsa; Io fui a suo solis, parto ver

na consul Madama I Regina PQ ajuto delia Chiesia nostra adre. Non temendo di Braeci, sua ruina, No calarem con te obire siquarie Luando a no piace, sera dimatina, Da nostra parte vi ch io non errase, Mettiosaria per mi Ἀνὼ non calesse. 7. Trombetia in reni parte post mente,

Plano, montagne pro vera i camino , Mara vigilando di colanta gente Le quadre, che costrivan o terrinota

Ciasiuno armato pare Palassitis, Con trecento cavalli , e cento fanti,

Missere Iacobo gli esce innanti.

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ranno

II. Via mora Praeci , sua crudelitate , et e si reito era di presente, Con quanto et Papa mi di potestate Io benedio tutia questa eute, Che di ius euore tuiti eoinhattiate Contra e sommonicato fraudolentes Sarete vincitor, at guttardi

Cou fere le bandiere, e li Judardi. Ia uentre che e bandiere consecrava, Ee u vento egradro si evone, Ch de bandiere e sendardi aliar avi; Versio Aquila ' senis ogni peudone , Et u aquila viva si levava Sura e bandiere tu aere si pone, Intorno intorno I giva stridanno La gente gran inaraulatia si fauno. Ig. altra volt paria o Legato rNotate gli iei uel che vi dico IF Santo adre me ei commandato, Benedittione a tuti vi replico, Ch se visu morasse si salvato , si emici siti maledico, Maledetit, e comQuuicati sione , E pol prese a honore sn be basione.

I per parte de Papa e dima fama ι oltos a Miser acopo Caudola ouem a sione vena oro, e flamma

Como a Re Cario, nota mi parola,

mamma

Capitano tu ei di questa sola,

Perche ei pristio , e naturale. State Ietto Capita generale.

Con riverenetia, e ben tutio ' inchina ;

Adsis a raceio, e sua comptansa. Is Lodovie Colouna a femi nanti Prest a partare per cola latino, Dicendor o a fratelli tuiti quanti A me mi pape hoetino bottinos Audrea della Serra Ilor si se innanti, Quale era avio, e magno Palainor Pario per mi che ea detio si agni, Chi sole delia robba a guadagni.I7. Da e Fer Deo, e si altri Capitani Deliberato fuci che a mattina Cocli Braccieschi d essere alle mani; Aliora ueser acopo non fina , Fee bandi per tuti quelli plani Che renuno adeso, be per la attina Ciasiun si metia in punio allegramente , Et ordinis e Duadre immantinente I 8. Et appello Ludovico GD unar Tua a a prima magno Pa dino, con ua gente con teco risiponua,

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is Gon ederico cavalli ducento Laueraa schiera fi Francesco Conte,

pronte

Girardo Cotignuola , e suo ardimento ;Leoneo di foret viva fronte, Tre squa re in punio stlocevis guer rieri Costor portan D flendardo a quartieri. ao Lassasquadra chiamo Anton Caudola, sua porta listendardo delio Sole Con ducento cavali a sua parola IL Iettim a cui sapere to voleJoanni di Sterlin, sua fama vola, Cencinquanta cava in breve parole 'E ' A soli chlamato caramuZEa Meno e ita va con sua gente aguzza. 2I. La non e Coute di an Valentino Contruno, ii qualegia era suo satello Con compagni di Pietro avaprino De Camponischi ii Capitano bello POL questi misi e Novelli Io spino Grandi haudiere concio gran rappello Misse Deo si misee, e molle chiere Acco agnando se re te aniexe a1. Prima hanera e eli Papa Santo, Donota a bon Berardo ' aequavisa Sopra guardata gia da iastu canto, Comoso informato convien ebrio criva; Misse Deo de Sanguinu b a anto Colla banera di adama giva,

Erano intorno cavalli reeento Armati ivsunto con grande arrimento.

ax Alf arme deli Papa, e sua banera Veniva appressio et Cardinal di Dagna, L qua menava solio Ia sua schiera

Cento inquanta cavalli in campagna;

La tindecima si s una gente fera olo odisico so se gente magπa La quale quatra si de Tartagischi, Fore trecento visara turdi, em sibi.

a . Duodecima di ero sita tonello Dovico icheletet, elisei Raneri E sion critii insieme in uno rappello

Cento inquanta tuiti buon guerrieri;

retadecima PD an homo bello Jova Carriglia con Dagnoti seri Iuuartadecim si Petri a Verme, Genti leniadre armate a sar ferme. 23. La quintadecima Andrea dolia Serra

Ducento mena de gente gagitarda . Sicome seno, o mi di non erra, Da non fugi como gente coaearda; gesta lecima che fece gran guerra Aloisii a Severino nou tardu, Sicomo un homo , he nonis j a Vento,

Ga liardo pie da υ visi a remedio Valente Micheletia ante I ale, Con o si Antonelio Santasterio, Mi P F, ancesico Caraecio riale Se a steri cho non renni tedio; innu si inchina alli nostν demanni Obedito fora ei che commanni et Concii aut a te misi e Conte Doce Piero della Testa ottiino , e verace , Jovanni de Veretois con sitio voce Guardes et carragio, onnesono in pace,

Con Arinilleo, che tutio ' arde, e cuce, Antonelio da mola non se tace

Onne Cone uti, e fanti a pede Tulli ordinati come se ichiede 28. Regnava Misse Iacob a gran

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gnore

bonore

remore Darida r ad log a Braceio Orma calem tuiti pressamente; La gente e in punio, isne gran- ne impaccio E Ono pia che si certamente Asipetrano Alsis Sansieverino ,

Calano certo, che non vetas mim

monte,

mandamenta , Ch Unuu che poteva arme debbia

armates

scio, Monor di Christo terno sacri io.

36 Dicennor a via si sciam Signuri Orma che ne e o nostro vivis, Per certo a sarremo in ituri, Boetio uiranno averra perduros Oviai di, Melli Governaturi Ch era in Consillio, iasivultu astuto, EI Camertingo Colla de Gallardo, Che ad nor dei commvn non ero sardo.

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37. Magnanimo Camerlingo de patii, La o persona vale ogni tesauros L Cinque Sari da far ne gran salti Et primo se Ioua de Petripauro , Francisico Cagnan, ac Faltoratii, Dicenno: viva et Papa, et o Ca

di ianzasEl bono Anton de Tuccio desidanaa. 38. Per o Consilio generale in arto Confortando i uno de bonaecia, mordenaro che lascuno uarto Porte banera e verso a Ioa faccia: Si prestamente tremo ad n sarto, Venuto et tempo serra ruit Braecias Accellato si s da tutia gente, Tro varo e bavere resamevte, 3'. se avere so e campo ia eo, e

tare; Lu anno e dato rece Per iasiuno,

turno ἰ

Subito appella e Petri Jovavavis, Eo ii disse: Patarino adurno Io τὸ conquisse , bonore, e ron te sauros E domattina sarris quilis urno Incontro della gente de Camauro; I prima squatra uo ista gente Portat be o Paladi valente. rr Costra strittomella opia dei aD-nio : Lo de a me Nellio. In altra: si a de iminellio. Questa per e

retia p

D Signore ' accello, e se contento. Eu si uotta et Signor Braccio in fretia PCout de opoI, pleno δ' ardimento ;' Conte ingenocchia 4 a terra segetia, Bracci I paria in molio sentimento: Sequit Petri a quatra secunna

Colla toa gente, che , magna, e

Se ederis che e Nicol Guerrieri. 3 Ancora chiam et Conte Brandolino e La quarta quatra ta ostra si fila Elmonte ' inchina in breve latino: Serra obedito vostra ignoria, Prima a forma ria non vene mino Provorse mia Luci mis

Braccio resistinet o tu ch Palassino, Luanti as avemo urti ut terrino f4 ebiam a nome e bonis ait melato ICompagno mi tu sequita a quinta, 'N Gni battalia te se ben prouato, Non e questa a prima veino inta. Da a vi uaria Deo glori ato

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et E dissili compagno Pala lino La quinta qua ra D vostra ita

. Pol ovannitio ' Acqua-Sparta appella, Videndo e volt a sua persiona, Come vi place, a se gente avella Teretadecima guida a ui se donas Tr sese ovannitto a canem, Justa mi possa portar corona; Braeci chiam Nicol siccinino, At o Nepote pari ta lati e Tom. XVII. s. uartadeeima Nicon tu piglia,

Colla tua gente fa , he tu te movi pCrai domaue o animo assottiglia

tro Ui,

novi, Et armati vollio ne Campo venire:

morire

Parianno Braccio, come vero apstsrmes

Doma vi faecio tuiti homini ne arme. . Eiso appeti Golino de aperi Dicendolis persiona ardita , e fera Con ducento cavalli in si sentieri glio , he porticia ea hanFra. Golino resipus volentieri Commanda callo faceto alia pri era 'Respus Braeci : cos terminato , Guardala bene audin prePlato. 8. Di se alie quadrer o gente de grauvallia, Sapete non emo ente apposticeias Havem vinio pii che tina attallia, De guai darem a chi con notis implectata Costor non temo et valor, una pallia Veri Compagni ch gen e aceti eiecta sNon si is no plano sio condulti, Con vostra rea lor aranno u ri

L P. De

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P. De u astra cosa vi faceto abibati Confelti, e in saccio apparecchiare, quando faret tu guerra paucati Se Duno e voles retiresicare,

Craiien per tempo carchete eIcoranio, suando loro per mori s in velanae

Dimustre alui Ia quatridi vaniugio, Cho loro fati me tengo per Tande

Fis di Sa Giorgio homo cos valente chi seu senato , V io nos errasse ,

A D. de Buccis delis Cafasse I 7. Mosese Iiuarto di Santa Maria, Per senuere a cosia lustra, e sana ;Per insigna costor reca una ria 'Nu Campo laneo una testa pagana Persione, che ne regna guttardia, non sanno a verare alia sentana.

ehi portis uello stendaris bello Chlamato Cola fu i Cimineuo.

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E de an Petro premo I sequia,

Per una Duatra rogo de Ioa gente. ar. Et senata avea a banera E ipsa ne Deo deputato IDucento cava con o quardia vi era, D starnardo presso ab asenato Cou ducento altri tuiti in una obieraD omini ' arme uti accoQρagnato, E eo ben rene lanci naturale Paulo de Pippo que da oneriale. 23. Perehe mei lini non vi ara matti,

Che non o nominata quanta gente

Bon inti centiuara veramente D omfui ' arme tuiti juveni atti, innu con ancia con sista a pungente Armati gnun ne destriere adurno;

Et in punio venia tu baronaggio Como e Duatre veniano oris natigopria ungra colle tundo davantanis. De qua da ore elli ser mari L Fanti a pede e liciari aut nanti Per calare ordenati tuiti quanti. 25. Signori non hi de eo D adorna

Lu quale portava adoso quella gente , sopraves quarnite, argento, Velluti , e turne is oro veramente, F u i deseriori l. bel uarnimento De quiliu Capysquacra gnu po siente , Lavorati elmi, celate adornati Vatia hec cento milia ducati et . Miracoli di mi se ne fraus Che quelli ' creatitan le bombarde, Codeva fra toro, e nullo ne occes Ua, Non a mesieri , he nullo si guarde pAquila viva per ' aere ira vaSopra de Campo nostro vola tarde,

Contra dein Aquilis asta, e dispanis 28. Pix e tu fulti neu atra facea L una ver ' altra ' an laua a ferire, multa pluma a terra e tinneia Ma non ' era posui be eo ire me Aquila in Hyerbia si metieaiauanto p in alto se ebe a salire, Euo calova con grann tempesta E jungela ne pecto, e ella te .

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et q. ' uvie pungente ne petis si mille, E collo piceu li de si la testa Como una spada li arterricii se, E su cerbello sicco nou se resta;

L Capitantis arme guarda, e ris L Aquila venoer da questa in quem eo lamam te quatre calare ;A Signo Braccio vollis retornare. 3o Vestiosi sementa nove e belle,

Armato com iretava tutia gente Dicendo P eco te vostre peιorelle ,

Pii non ii dico, se non questa volta. 32. Di rancamente e lui disset Signore Damini re quatre, che mi si alle palles

Presiunt ii mando per sede mi , E ser franc vostra Seguoria 33. Ab ala in mi che ' odo dire PS tu colas gia tu uello sentieri

S certo cho i sarrit tu remorire Dui Dre fluatre per certo romperi, li aleri surrit inderet fugire 'sa nou e vel mi cor tat enllari, perci ch io Ilio tuiti tu questo piauo Nulla ne ea eris de nostra man9.

3 . A nome di an Giorgi co sic Nicol fece sine albo partire PE Signor Braeci da ui se paresa, Ed una lancia heu Aebbe a pilliare,' versio e quatre si se ne gia

Arditamente a renue arrepare, Deritio eiu e cot deserie corrente Mara vellia ne fa turta a gente. 33. Dicendo ' Braccio conta, e ' ora et punio

De demostrare vostra gagliardia; Ne tu de sol ne apris fare cunso, Tanti resciunt averrete in valsa O, O, ct tetento serris sena cunto , Tanta Nobilia, che 'a per via; Arditamente tuiti quanti set , In sepiterno icchi ne sarrete. 3 5. Sientiri aprat maluanto e sientimenti, Ch lira, accie obici era heu forniti, Armati in punio con belluarnimenti

Elmitti con pennacchi ad oro inti De multi adurnamenti a Campo inciti , Ε μ' coli' arme nude manis o Per esse in vat talia assa pia presso. 37. Lab imo rama questa comptansa, Che alii gran fati conve sequitare To anno a fodero, che ne venia, ben multi hau i ii accomptanare; L Fanti a pede Bracci I sentias, o de monte iuri ni a calare; Un Conestat ole chlamato Galaly, L altro et telis si calava a basse

que Dominico de Campo tosio , E multi volestrieri vera mente,

comenaan a verra duramente

39. De

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