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questo degnissimo monumento, non molli glornisono dalia terra , in cui glaeeva sepolio , ri tornato alia luce , e di dar ragguaglio di attre antiche memorie in sieme tro vate, equesto per render pagala lodevole curiosita di molli , che di cici ci hannoxieereati, e per in tanto assicurar il Pubbli eo , chelo studio intrapreis deli' Antichita delia Patria
non si trascura , ma solamente si differisce per darne , quanto si potra , una intera, e finita raceol-ta . νε gi1 crediamo , chealc uno sia per ri prenderet di troppo affetto , e troppa stima delle no stre ricerche, dis lodando la premura, e la Uoglia Prematura di darne avulso at Pubblico , perchemostrerebbe poco intendere di quat vant aggio , edi letto sia io scoprire it sto , i vestigi, e te memo xie di una Citta antica r nὶ si maravi glier, delia nostra allegrezza , e sollecitudine chi abbia letto appresso Cicerone quat senti egii contento nel Panimo , allorche ritrovo ii sepolcro di Archimede , e il liconobbe dat Cilindro con Ia Ssera , che v de in mezzo a un solio veprajo, e come si vanti egit uomo di Arpino di aver mostrato at Siracusani latomba d 'un si dotio loro Cittadino ita nobilissima Graeciae civitas, quondam vero etiam doctissima, sui civis unius aeutissimi monumentum ignorasset , nisi ab homine Arpinate didicisset. Se un si grande oratore, e Filo si com-Piaeea di aver a' nobili Siraeuiani additato it se-Potero dei piu ingegnota de' suoi Citta dini, perche non dobbiamo not a gloria recarci di mostrare
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agit amatori deli' Antichita te ro vine , e la tombadi un' intera Citta stata uri tempo anch'ella o namento di cotesta parte d' Italia tMa noi ingrati , e poco riconoscenti saremmo quando la gloria di questa scoperta , e d' ait regia fati e , olire quelle, che speriamo di fare , anoi attribuissimo , dovendosi quella tuita di buondritto ali' Eccellentissimo Magistrato della Riforma degli Studj, come prima cagione, ed origine d 'ogni nostro progresso nella ricerca degli antichi monumenti det Paese . Egli su , che due anni sono dopo aver amoreuolmente approvata la alicada no i intrapreia , ci animis ali' illustraetione delle restanti Antichita dello Stato , eci comineio pertat effetio a porgere ii suo ajuto , eci promiseogni pici essicace soccorso . L'inclinazione da emomostrata a favorirci, e a proteggeret , non e altro , che una parte di queli' attenEione , e solle-citudine , che egit si da per promuovere lo studio di ogni qua lunque Scieneta , per rendere seinpreptu chiara la Reate Universita , grande ornamen to di questi Stati. E noi altro non possiam fare , che protestare ad EG la nostra rieonoscenEa, e corri spondere come sappiamo a' giustissimi di tui deside 6, laseiando che altri te gloriose idee , e isaggi provvedimenti ne commendino . Venendo in tanto alta ritrovata Iserietione , da noi prima si dira, come questa nuova scopertantia si si a ; indi te parole tuite della I rigione si spiegheranno g ed in tereto luogo una piu lunga
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SIUM . per dichiarare, e fissa re per certo ii sito ,ed osservar la grandeΣza , e nobili1 di questa antica Romana Colonia. Dopo che su da Not data alia luce la prima parte de' Marmi della Reate Universita col titolodi Marmora Taurinensia , pensammo di non metiater l' ultima mano alla seconda Parte , sine h8 visitati bene tuiti gli angoli dei Plemon te ammassar potessimo insieme te Antichita in qua in II sparsee darne un terEo Tomo col titolo sorse di m mora Subalpina . Not pertanto e questo scorta Amtunno, e l' altro antecedente , sebben ci parevat' impresa faticosia, ed alpra , Ed ii tempo contrario a i bei diari , nondimeno con varie gite una parte abbiam vi si1-tata degli Stati dei Pie monte , e vari pregiosi a-vanzi d ' Antichita inelso notati, e scoperti e mala sciando per ora star te attre cose , final mente daqualche nostro Λmico avulsati nelle Ferie autunnali det II 3. ei portammo a Monteudi Po, Terra siluata alia destra riva diesse Flume circa sed iei miglia iungi da Torino , e varie Istrigionitrovammo eo'nomi di inestrati, e civili, e sacri, che ei diedero a conoscere essere in quel sito stata anticamente qualche non piccola Citta . Ma in- torno at nome restam mo ancora sospesi, ed incerti . Ri tornati Dello seorso Autunno, un' altra Lapida rotta a peazi trovammo , Ia quale a suo luogo piu a basso riseri remo intera a in esse si Ieg-geva pero ancora assai chia ramente , che ad una
certa Coce a era stata decretata a spese det Pub-blico
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dustria , Citta nominata da Plinio, ma di eui dubitavamo , se i in oderni Geografi a gessero ben. conosci uto ii sito , chia mandola Casiate , e noi si cid' aliora con ragioneUoli congetture giudicam moivi piuttos o efferne stato ii sito 3 principalmente che nelle Bolle dei Parroco di essio Luogo offer vammo emere intitolata la Chiesia Parrocchiale Sancti Ioannis Baptistae de Lustria , nome, che benci avvedemmo emere corrotio per la barbarie , et ungo andar de'tempidair antiea in vece di cui pure in aleune edietioni di Plinio leggesi Alustria . Contuitoeid non osavam. an eora deporre ogni dubbio, sinchὶ qualche altro
monumento scoperto ci desse certeZEa maggiore. In tanto come da'Paesani, e contadini intendem mo emersi attre volte net piano glacente tra leColline vicino at Po seoperti non oscuri vestigjd' antlehe sabbrie he , e travate alcune Medaglie,su da noi dato ordine a due Λbitanti di Monte udi scavare durante l' inverno in ale uni luoghi danoi accennati, e darei conto di ogni cosa , che ri-trovata si fota . Ci su dato avulso alla met1 delpassato Febbrajo , che erasi scoperta una gran Ca mera , e ci furono trasmeta a leune Medaglie, edaicunt peΣΣi rotti di rame lavorato s contenti noldi tal nuova facem mo premura , che si continua ad evacuare la terra det sotterraneo scoperto, ea i due di Marzo ei su inviata copia deli' Iscrizio
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cata , che era stata mandata a Sua Eeeellen ga ilSignor Marcheis D' Ormea Gran Cancelliere , Ministro . e Primo Segretario di Stato , ec. a Cui avemmo per bene di presentare una sueeinta intepetraEione ; e sinalmente a i se ite ei su portata Ogni cosa ritrovata con to stesso bronzo , in cui ab-biamo letta la licrizione , come segue .
Comineiando dunque dat te prime parole GENIO . ET . HONORI. diciamo , che tro-vansi frequenti Iscrizioni , altre agi' Id dii Genj , alere ancora at Dio Onore , quasi a DivinitI tu telari
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telari di quelle persone , in onore delle quali Eintagitata l' istri Eione . Quanto at Dio Genio gi, da Not fu det to , che gli Antichi assiegna rono . a i luoghi ,e alle persone una tal Divinita , che a questi , e a quelle presed esse , e quasi la loro sorte regolasse , la quale DivinitI da' Greei ,
da' Latini Genius su nominata e Ma principalmente in torno a' Genj delle persone insegnarono gli Antichi , che ad Ogni uomo , che nasceva tostoerano mandati da Giove due Genj, uno buono , e l' altro eat livo , ii quali pol amendue si s reta- vano di rego lare te di tui aetioni , ma come Ognu no di essere retio dat Genio bucino solea vant ar-
si , di tui per lo piu dagli Autori si paria , ondedisse Menandro, Appena P uomo ὸ nato , ebe al go verno Di Ini tofo s' appresa it Genio buono E Metio Valente Astronomo Antiocheno citato da Seldeno ' , e ancor inedito dice , che dalla sorte della Fortuna , dei Genio , deli' Λmore , e delia Necessit1 tulte te nostre passioni, te se licita, e speri coli di pendono, e dei Genio diffusa mente discorre, ma come atquanto e oscuro ii testo , lasciamo di qui ad durio , ed elaminario, ed i curiosirinviamo a Seldeno . Deli' onore pure eonsiderato come Divinit propria di una persona privata da noi gia su ra-gionato , e su osservato , che in I se rizioni, ed in Medaglie molle l' onore , e la Virtu , come Di
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vinita inseparabili si trovano ace Oppia te . Ma tra- laseiando ora di ripetere te costa da noi de ite , edaggiugnerne attre , che dir si pol rebbono ragionaodo come antiqua d, ei place discorrer piut to-sto eo me Filosofi , ed elaminare , ehe real mentes volesse intendere con quelle parole Cento , Honori, te quali ci pare non essere altro , eheuna mani era di dire dalla sordida adula Eionea' Personaggi grandi solio gP Imperadori introdotia , per la quale tutio quelio , che delle azionio virtu , o indole, o costumi de' Cesari, edegli Vomini illultri dicea si, tutio doveva sapere di DivinitI et e tanto meno ὰ da credere, che credessero i Romani a tali Divinita, quanto piu era in- valorito appo loro ii costume di partecipare agit
Domini gli attributi , e gli onori alia Divinita solad ovuli. Molle locvetioni pertanto de' Gentili sipolrebbero spogliare di queli' aria , che hanno di Sacro , e Divino, e ridurre ad espressioni ordinarie , e andanti di onore , di rispetto , e di rin- graZiamento , e smili. Cosi in questo luogo secondo it nostro pensiero , che ei Verra altra Occa
sone di meglio spiegare , pel Genio si vogitono intendere te naturali buone qualita dei personaggio, o sano quelli , che si chlamano beni di natura , ovogliamo dire, la buona generosa indole , e peri' onore lii meriti proprj con te virtuose aetioni acqui stati, o se to vogliam dire in una parota , la o
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sciocea adulaetione, o a biggarra novita di lotuzio ne attribuire si debba . In attre Iscrizioni o si leg-ge Honori, e pol ii nome dei personaggio nello stesso tereto caso, come
Ovvero Honori Imperatoris Caesaris , is c. o comenella nostra Lapida pubblicata ' in Honorem T. Claudii Imperatoris, e eosidi ingui tot titolidet Personaggio net secondo caso e e quI dopo averdetto Honori L. Pompei Herenniani , si legge Curatori, Patrono , te quali due parole vannodi nuovo riserite alle parole Genio, ἐν Hoxori . In altra Istrietione s offerva anche simile sbaglio , ma solamenre nella parola Curatori, do ve la S pubessere sata dimenticata , eccola 3 .
POP . SQVILLANIE PVB. IIII. VIR. I. DIIII. VIR. ΑPVBCVRATORI. VICETINOR APPARITORES. ET LIMOCINCTI TRIBUNALI S. EIUS