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o vii : la speratim victio dopo l'ninore o desides rio, la quill h di cosa buona suturae separata,
n e it timore d ii suo contrario ; quat si di cosas sutum o separata, o quiliado con t 'amore Bis desiderio si congiunge tu Spemnga, Succede, it sonuito della cosa buona amnis, cosi comes con I' odio e aborrigione si conglutige id ti-n more, succede in sum della cattiva odiata, ilis fine d gaudio o dilutio di cosa buona pr M scuto e congi untu ; o it contrario suo h d , gliu o tristigia di cosa cultiva presente ev congiunia, questa passione tu quale d l 'ulti-n mn ueli' Psoguini, clod ii gaudio e ii diletios di cosa buoian, d prima nulla inteligione; chey pcr conseguire gaudio e diletis si uma cu desidera, si Spera e si seguita ; e pum in y quella si aequuta, o riposa l 'animo, e nucu-y dosi, per il presente si uina o desidera per v il suturo. o In somnia suceiasi pure qualsi-
voglia partietione, cho gili colesto non h il mio primicro proivini mento; ogli h cosa cortissima
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che di eius uno assulti . come nGrma it flos sonet secondo libro deli' Etim, it placere, ovvero ii dispia re h compugno: placere sente lynni madi uri bene nequislato, ouxero di un nudo suggito ; dispincere imi di un bene perdum, o di
uia vinio non victato : Ondo eligionundo in nulla prima materia, per via dolia privmi otio, coinc molle suto si h detio, in prosonga delmulo e in lontananga dei bono, non vi puro xii cosa verissima cib cho di tot ne dido it Poeta 8 Ciod clic sin cotanto nutum e spine volo, cho la morte nppona porti soco Danggior it loro' Ma di quat morte intendo gli 3 della comportito, oppuro di quella doli' animu Di amon- duo, per quolio clic ini creda, si puoto it in desimo rugionevolinente iistimare : concio stachis essendo la morte privngione di vita, ela privnetione non onto, qualfixoglia morte dniquanto pili amara dolia materia, cho sin trui 'ossore e il nou Pssum in moZm, perci clidit bene o pili discosto da quello clie assulto nund, cho da queli' ultro che deli essem in qualchom ido partecipa. Ora it Poota, dopo l'nvere nil- dotio ni cune proprieta, por coQ dire, dulla maioria, ei Oh oh'ollii sin solviiggia, nSpra, sorte cninam, dico di pili di avom scorto molio coso
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primicramente io considero cho quolio cho dic ore non si cngione, nd nnco sarta di bono, i, orcio che l)ento O il hu0no, corne nitarma Aristotele, si convertono : per ii cho ossendo lasola forma, per parere de mi gliori peripatetici cngione duit 'ossem dei composio, nol quale sic- como la prima nita solumento nil operare Ioda, cosa la materia nitii solamento a patim lo
na. non h pero di lΜme utcuno principio, maoccasione sibi no : percio chli da let derivat ulta la turba delle immoderate passioni, e per consoguenm d gli niti vigiosi, do quali spe ovolte nuvione cho scor udo l' uomo la figura soran duppresso, se ne petita di cuom, inlchli purgando l'anima dei mal sume det vigio, vi sparge denim quello dulla virili ; ondo posciuestirpundo dulla lallaco opinione te inutili ra- diei dello sensibili forme o ombroso, plantanella veraco monte gli albori fruitiseri doliochiam e sempiterne ideo, niagi pure Morge piut- tosto quello che non is orgova dinangi : cii
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di avere in si Stesso quot turrestre paradiso plantato cho molli, per dimorare inutilinented' intorno alta scoreta dultu sacre lettere, non sanno ove egli si siti; in colat muniera ndunquela materia h occasione di bono, poscia cho dat lacognietione det vigio, che d parto Suo, ne Segue hono spumo it pontimento: siccomo si pud dire, secondo l' npostolo Paolo, che dei peccato nesia occasione la log , cd ii peccato dulla gra-gia; ma cho dalla con ceneta degli errori nodurivi bene sp so it penti mento, lo dimostrato iadramento it Petrarca ove dice :
Sogue sinat mento ii nostro Poeta dicendo:
uuelle cosu si possono da iaci ridire, dolio
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guisa. Ora dicemino di sopra, regionandodolia miseria dulla nostra vita mortalo, chel anima nulla generagione cadendo perde aD satio la memoria delic passate cose, Onde di noi platonici, che scondendo ulla per il fortunatosogno dot Granchio bovo dulla lageta di Baceo, cho tra it Graiichio od ii Leone vieno collocata: mossi laer avusentura dati' autortili di Platone,il quale nul libro Della immortalitis deli'anima
dico Clio mentre viene qua e lli rapita od ngi inta dat corpo, vacilla como ubbriam: quincideriva la famosa reminisconga di Platone, ga-gliarda monto da lui prounta, per credenZn min, net prodotio libro duli anima. Ora sic mementro ulla scendu in terra perde la memoria dolio divino cose, cosa di pol che vi e nil essere dei torigo corpo vestita, si scorda nppreSSOla stcssa ninniora dello scondimento suo: angi
puro diro, porchh meglio s' intenda ii sonso diquesto maravi glioso poeta, che in quot puniocho lynnimn abbandonando in contemplaZione di Dio b dat desidorio dolle terrene eOSe rapitu, incomincia sistatismonte a sentire, come dico Macrobio, la inondagione ed ii tumulto dolia
materia che tuita sto ita, tu ita sonnacchiosa ed obra non sa quello clie si saccin, nd cndendo
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in terra si accorgo di cadere, nh in quolmantem ci eada. Io non posso contonermi chen questo p posito non produca in merata ul-
cunc parolo des mio divino Platono scritis dalui nol X libro Della Republiea, ovo delia in n-dagione o tumulto delia mutorin, deli 'oblio edet sonno doli' anima per l,occa di quel nobilo
e valoroso soldato di Pansilia da morio a vita risorio, cosa altamento ne savolemia: a R s erambere igitur ipsas animus adre utunte noctes juria a Melitam mea dicebat, cuius aquam, ras nullum contineat, atque ipsius requiae, buere aliqvantulum cuique necessarium: e s autem qui prudentium ducem non haberet, re η tru quetri deceat bibere, semper rem bibentems omnium oblitiari. Ubi rem ad mediam noctem v dormierint, subito tonitru et terremotu eicitosv repente alium alio sursum ad generationem v consumere, 3tellarum instar prosilientem n
Appresso non sa coga inutile it inpero chol anima in duo maniere pud diventur Arn emn nacchiosa, porci occhh I' una ebrietade, per osὶ dire, d solio I a Luna indotta nullo animo nostro dat sume Leto, etod dest' oblivione delle sempiterno cose : per cui Ι'anima suoridi gh stegsa uscita, ma pera in gili rivolis,
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do la regione degli Ebrei, ove dico : a nebrias buntur H Gerlate domus tuae, et de torrentem deliciarum tuarum potum dabis eis. v Di qu sta Salomono nol Cantire dicendo : a Edite, os sodales, bibile et inebriabimini, o dilecti. s Diquesta finalmonio Platone, net secondo libro Della Republica, ovo dico cosὶ : a Mugaeus item v a verivastius e cellentiora etiam bona juatias ab ipsis Diis tribui rolverunt apud i eroso enim ventes, ipso3que in sanctorum conrisiisv collocautes, eoronatos iaciunt, munia rempers in roluptate ebrios rirere emistimantes 'Dn elerrimum rirtutis praemium aeternam ebri
t' anima, sormontando in med sima, diventa ebra non mono di quello che si saecla lyuomodet vino 3 Certa monte altro non h eho in contemplaetione di Dio. Di colesto nes tam intendo
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Zaccaria prolata dicendo : et Vinum germinabitv rinyines: v o Salomone nol Cuntire: utit - η durit me vorav3 in cellum rivariam, v diquesto insomma it divino Plutono nol Fedro quando dico: a Cum autem redierit auriga ad y pruraepe Sistens eqvos, obiicit illis ambras sium, et po3t ipsum nectar potandum, alitev haec deorum est pila, v le quali parole por- ranno ii sinu al mio primi ro discorso.