Sopra Dante Allighieri : discorso

발행: 1865년

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per cib cho l 'animn regi novolo, in qualo,n giuiligio inio, dulla persona di DANTE drappresentata, quianto pili si nec asta ulla materia, tanto dat Somnio Bene pili si ullon- lanii, essondo quolla l'ultimo e questo ii primo grado degit enti : per id che se te cose tutio dat proprio loro o natural fine, che ultro non hcho in loro bono, la compila Porsegione confinguono, unde n0l principio deli' Elisu et laseisi seritio Aristotele, cho it bene ora da quiasi vinita cosa desiderato, chi h colui che reperin-m nte non ve a ossa unima regionevole nata

solo est 'intendum comu it cano stl cacciare eduli' odorum, it cavallo ni corrum, Od Ogni u collo ut volum; quanto pili dati' intelletio suo cupo guida si geosta, con tu hassa e vile materia giungendosi, tanto piis vorso la sua impersegione inchinarsi, perdendo amitto lammina beatitudine sua. O sorte degli uomini tmppo insulice e misera, poscia eli' et solo istulti gli altri animali su ne va bone Spessolontano dat fine suo, camminando col plode doli flatio, ovo da quollo della mento dourebbolnseiani guidare t O truppo acerba condigione nostra, posci achh quello eccellentissimo dono doli arbitrio libero, ii quale colanto sopra tulte

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lam stato per avventura che non mono meopanoi doli altri animali fossimo da non errante intelligoneta, come dice queli'Ambo, vernati. Ma imichb h stato in pincere dei summo cruritore deli universo durci mento e volonta, lier non essemii ingrati di ci tanto dono, andistino, di graetin. nndinino uia poco ruccoliendo i nostri sparsi pensieri, ed in noi med imi ritimn- doli, consideriamo la dignita dolia nobilissimunostru nutum, per cid che nol sacendo, a nolsaranno convenevoli quelli inaravigii o pu-rolo dei confido Si te ignoras, o pulcherrimas foemio, erito a te insequena restigia strevis, v et pascito haedos tuos circa musia pust is rum : D O brutta e disonesta coin ossere nota quelle bestio suggetti, dello quali tu sapienti sima madro Natura ha voluto sarci signori lua non pili di cib: sae inmoci innangi un poco. Dieo it Poeta quosta gelva essere oscum o di

tenebre ripiena: il cho h det to da lui conmolio giudicio, per cib ctu essendo la prima materia por propria nutura di qualsivoglia forma spogitata, si puli diro di lume priva conciossinctili, siccomu la lucia h principale

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regione che i colori cadano sotis it senso dol dero, non altrimenti te formo dello coso s si ungiali tanno loro ii potero ossem compresedali' intellotio. Poro avendo Dio benedetis lasti iritualis o la corporato nanteria primi eramento creata volendola illustrar con tu forme, disso: a Fiat is factaque est Dia , v o poeo dipoi: a Fuitque respera et mane dies unus: Dpor cili cho dat tonobroso Cnos, quasi mndro, edulla chiam ed illuminante formn come pndrosorgo di mento do' teologi obret e platonici, ii composio non mono angelico o celesto, choclementare. Quinci uvviciae che la prima materia essendo naturnimento di forma priva, rusta Rissuttamente oscum, cho nh tali 'occhio corporale, illi da quello deli' intelletio pud olla

sere per muniera ni una comprom: o prima non solo non in pud ricevere ii sentimento Renm mmm ulcuuo, resondo Plin Rosian ZR, o sotio tui l 'accidente solo cadendo, mn nh meo Per uarim alcuno: votio inserim clis ossundola prima materia pura od indeterminala Ρ tono, non contione in Q, come tale, accidento

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pud sotto iacere at senso. Appresso lyintelletis non la pud conoscere; percio lili is dimostiori cho quolio cho si deve conoscere, muova per via della propria forma it conoscente: it cho non puli lare la materia, essendo Per in gressa, come molle sato si h detto, di qualsivogi in forma spoglinta. Egli h bon vero che siccomo i lumi ed i colori levati via, i animo pud imaginarsi cho un oscum corpo vi Sin, non altrimenti tolli via gli accidenti e lo sor- me tuite, I'uomo pud imaginarsi una prima materia, e u intorno a quella confusamento discorrem, come che l' intellesto per la priva-gione sua non l' intenda. Udito Plotino nollibro Delia materia r a Premeeto imaginatio et

M ea materiam non Lellitima est, sed vuria, partim eae altera non tera, partim cum ait B ra ratione eomposita. Ac forsan tuo Platos spectans ait materiam adulterina percipi ra-n tione. B Insomma como dei grando Iddio, per in sua virtude o perseetinno infinita l' intel- lotis nostro, ch'h terminato, non pud con scem tu sostaneta per via di asserinnetione; ma

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Dionisio, colosto toologo, net libro μ' uomidi risi od in quollo Delle relesti gerarchie, coinit olla mitteria prima ancora, per in sua multa impersegione e privmione di forma non pud lao onga conoscere nitri menti, salvo che negando da isti quulsi votia forma sostangialo Odnccidentale chyolla si fia: ondo assermano iplatonici ossa prima mutoria por colat engione con una rerta dissimilitudine, per cosi diro, sero a Dio simi gliunte : egli h ben veru choquella nomalono, di cui ci servianio investi nilo la natum sua, non δ, come dice Plotino, dol tutio somplice, nd dati' asserinaginno assultolontunii, per Cib cho uoi diverse cose coli'unimonianoverando o di condo in figura, la inretoria non si spirito, non h corpo no celeste nh elementare, venitimo in uri modestino tempo adusserinare chyolla si a un certo non so elio dat leprodetio coso diverso; talchb, siccomo ait '

chio nolle tenebro riguardante pare in una certa guisa di seorgere non so che di figura edi lume, pera di colore o di grandeZm privo,

non ultrimenti avvieno nil'animo. ii quale mentro ha dinaneti in oscum privinione delia materia, si crede potersola inanginare o discorrere in un corio modo d' intorno a let. Recoxi

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Plotino uello stesso libro Delia materiae a QV-η num igitur ipsa animae inde ita est num- quid in uilia inteyra, relut absentia ' Any forte potius in quadam vellatione cum αμ v mutione quadam ia itum consistit sicut

v oculo obscuritas est foetrarum, quae quidemn omnis inrisibilia coloris materia eri, εχ 0λω tur et anima aqferens quodcumque est in gen vere sensibili. quaai lumen, neque res a quod residuum est terminare, similia eradit oculos in t ebris constitulo : idem quodam modos tuae emeria ei quod quasi τidet. In iyitur, rides forte tamquam non vili Aurae, colos ris, luminis eaepers; praeterea nullam munis tudinem habens, alioqui in speciem jam rediu steret. η Ma egit avulune per lo pili che risolvendo noi it composio nolle suo parti semplicissime, poscinctio giunti a questa materia cipare di avorvi sognato ni quanto d' attorno, dubitando puro che essendo ella da ogni forma abbandonata non se ne cada a term per isciugum, Ovvero deste nostro mani ali' improvviso non si suggu,

Par laribus rentis, volucrique simillima sυmno.

Per non perdere insomma l'opera od ii tem-Po in cosa cho non ha vero essere nitunio, ci

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ssoretinnio dae intenderia col morio di quellannulogia o p im ione che coti la forma tione. Udito ancora Plotino net libro diungi citato :α Quando igitur in toto, atque composito ex v jectvm una cum iis quae insunt, accipit, ris regoirat et reparet consequentia, tune resi-ν duum, quod relinquit ratio, relut temue qui s dam tenuiter suspiciatur. scurritiae osecurum,

v et intellistit non intelligens e et quoniam necv ipsa materia informis permanet, sed in reluas formatur araudue, idcirco et anima ipsi rex rum talibet speciem, indesnitatem aeyrev merens, perivile ac si metuat, ne eaetra rerumn ordinem corruat, neque tolleret in eo, quod D non est, diutius immorari. . Lo quali parolevogitono insomma inserim, ghe la materia peria stessa non pud essem bene intem, ma perri spetio dulla forma Q. Cli' ulla per in mod sima non ciuienda lo assorma Aristotelo nullibro settimo dolia Meta ira, ma cho per Ai-

l' intelletio, io dimostra egit apertamente net primo delia Firim: ed in cili non is punis disserento dat suo maestro Platone, comecspressamente dimostra it lucidissimo Tomistionet tereto libro deli 'anima ut capo Marantesimo

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suori det suo dritto o naturuio senti m P rvo oggiur con iunga di mora lo son sibili om-bro terreno, si ritrovii pol circondata dat lo

o siccomo ancora quot Pollὐgrino p r non continuitre in stradu sua, privo di Luono albergo hsso ut 3 n sopportare ii distigio dol mangium edol hore, in v dormire sotto quiliche albero congravissimo peri glio dolin sua vita, non ultri monti l 'uomo, nil ora che ii proprio e naturale corsu tutor inpo, di via vcroo sempiterno riposo spoliandosi ardo tu, uno e languis, o di gustare tu li' umbrosin o quel uultaru Ondo si pus vainnanti che quaggili discendcsse, dormundo uia iungis o profundo solano solio ii velo dello immoderate passioni, tu quali non melio tra- pussando l' unima di qui)llo che t uero si sac-cia it corpo, in estremo puriglio 4'immortalmiseria in guidnuo. Mu so ulcuno mi dimitu dasse per uvvcntura quies si sta it dritto e natural sentiem di)ll 'anima, gli risponderet cli ol unimi coti l intelletto, Por cib che avendo riposto iii Natum in cinschediana cosnula lippintito, ou vero incliuisione di consequire quella Persegione compitiin cho Datumi monto te si

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couvione, si deve diro clic quello sin il proprio e diritto cummino suo. che a cotule Porsini nula seorgo: Ora rotiden si quulsi voti a cosa perlatia dii quel coniungi monto, cli ulla lieno o puli toti 're col suo principio, lierclid ullorupuli unco interamente Operure, Oude iuniol'noro ed ii su o nil ullo moti inre od nscendere, I nequii e la terra verso it centro doli univorso inelii nure, quale uomo h cho non ve n l anima rugi, novole, in quillo per opinione dot plutonici, o speciat monte dol gran Plotino, eos4 diponde dalia insente como lo

lume sunt monte dulla prima e pura luco s inro, da quoltu unione che amendue pud con-giungem simili monte, in sua persegione o solicita compluta ricoverer potendo ullom sinc mmonte discorror it in torno at vero ed ut bucino suum Orram Per RVVenturn ginminui, ossendo gui data da ossa monte vertico, in cui non puoto ignomum nicunn cndere, o non gili dalia sali cissima saniugia che Ogli erranti sonsi iugan- nata lynti ima di meam quasi innis 'inpro suolingannare nitruo: il proprio aduraque drittoe naturale sentium deli' uomo si eamminaron gran passi vorso tu metito recellentissima

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