Delle istorie fiorentine

발행: 1838년

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ΡROEMIO XXXVIIraeconio dia saggio della propria sedem chiri debbe E quantunque non si an i soli Florentini, che lati a querelarsi contro Faolo Giovio,

noti essendovi a tempi nostri quasi vertina persona chiara Onorata aper grandi geste, che non cerchi hi la disenda allo inglurie o aluntii edi lui nondimen contro quelli si pales ii suo odio scoperta ' adu- lagione sua alia casa Medici, e ni singolar modo , Clemente, Hal quale spera dignit o fortune. Eppure o o quella, da sola casa,

altra non ve 'si a tempi nostri levat in sublime alteZZa, che mea di quella abbia mestieri delle odi di adulatori eschinissimo per acquisiarsi gloriosa fama. Ne a vero dire si da storico moderato, quando narra e contes e te guerre de ' citia dini ri prenderia per una delle duo parti, che si nimican Ol P armi com quelle pugnan in campo' co serro, 'deve pugna colla pennat maledica impune mente Cib che

facit Giovi in dar a caecia a quatit gli patono me benigni Verso Ii Medici, di rado loria uia accusatore, di rivatigarisiosi luttacia vita deli'ac bcusatori Seppur non uolo heri crediam spinto da odio ora animo irOSO, mentre non deve esse in osso che alia giustigia. I Giovio, se ha da dirci che qualcuno por causa di parti su condan nato, proscritto, morio, mandato a confine qua lora non abhia altronde qualche' capo Zd accusa, sevi inventa, se o figura, i aggiunge di suo O qua maipub imaginarsi licen Za e sacciataggine tu vergognosa Cosi ad in dosso villana mente a Tominas Sodorini, o ad Alsons Strogeti, Quesse iii nobili e chiari omini di Firenete; aeca gionandoli di vere),

quisndo aspira Vano alla magistratura suprema, concitato it popolo, e di 'aver cercato di farsi signori della cosa pubblica per male arti di Francesco Carducci che pure ottenne ueli' onore, che cosa non dice mai, non aprei decidere so con tu carico di chira elesse colle sive,

DPagna conosciui da ochi nella I eittis, non ' benestante. 'ter' ilGiovi si questo uia gran che, per lui dico, i quale a per bene supremo P esse ricco Ma non his delitio ii salti rea bisogna guardare allo agioni de saltimonio. hi ii illa cho dare, se cla raost anga mi perde in uia naufragio in ian incendi iti una guerra Ili fallim. per igi uoch per Goaeto vigil per agordi , questa vergogna Nessuno ' fardi robbes di is infaceta rei a disgragiato sua disgragia 'men Ocho, ut Gioxio Ma non gli hastari gi dotio aggiunge 'li' era suercio 'e biancato. Sicci,si a sonno de Giovio, Filippo it Macedone, Antigono, Annibale Sertorio, questi capitani di tanto grido , perci, eran os est in uu occhio, bisognava mandarii a filam con te onne E lyesseresbia Dcato celsa sors dignit. Le amo frances han per bell la pal-' lideZZ quelle che sono me pallido per natura tu si sann per arte. Quanto si non essurea antica casata Hi Francesco, diset Ogi, i pres in Baldassarres Cardueei dat Giovio Medesimo costui Sia V Visa di parer i loco villano vorso questa famiglia , se per quel 'io non la Orda tu volto Eppur Cicerone, seri vendo non gi nn istoriam una lettera, eo u suo, intrinsichissimo, o dicendogli quat mente ne chiedere ii consolato vova per competitor . Catilina , uomo 'ercio

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Quando pol ii Giovi si s a metieres in i ridicolo a ambaseia iado Comune a lumente in Bologia , inventa a sua post bugie persa ridere' quasicho uti prete non vo Hire uno storico non avesso ad arrossi re ne sar a bus ne A quale autori t. si appoggi ii acconio suo, i non so. Veggio che Livio in simili cas , ima causa disserentissima , traltando deli' ambasciat de Cartaginosi ci quali intida Scipione veni vano assi imploram pace dat Senato, riporta si cilperch δ Sonato non voltu diri si riti ene dat diro . ol- traggi o villania. O qua motivo vexa it Giovi di olli aggia Luigi Sodorini , ii qualo secondo tu altro non obbo di buotio cho it nomo delia sua gente E come putre credere che in tanta . distretta dolComune osse mandato oratore uia uomo non ad altato punio, come ilGiovi vuo sarci credere , a tanto carico Ma que hi avo storico incos simili la voluto mola Tito Livio. h. si ho si . hallo I conesso ad i armi , par tanto , sortunato mello sceglieres. 'osemplare, quanto mel Marcen clx copia i E' non si avvide, per , altro ches ilSenato romano rave, si usi in Tagioni , di riget taro Gli iratori carta ginest, menire non ve 'era Deppur uia di respignere P ambasciata do Florentini. erci occho quellii con salsa speranga di pace vole vano delude Roma: questi hi edevati pace a uncior illa diuo, a uia Sommomnlefice, che deve esse autor i pace De la chie levano no loro plumiseri e acerbi templ. Eipercho spera non pote vano che Clemente si plegasse. quelle pregbiere, e quali ebbero orga di rim uox e Coriolano vittorioso dat ovinare a patria 3 No, non doueans crederea choili Papa volesse limata res, emistocle iii Alcibiade, iche Vean cer-cato consolarione mella ro vina Vel duogo nativo tu iresto ille a

Canam illo Scipione . . de quali ii sescondo toller, senZa rideguo noli e silio cingi uri de suo , t altro aridit salvo da latria. . Ag-giungi hemit iovi non osservo una cosa di gran ille vo cio chelaon gi Livio, in il Senato ri prendo gli ambsciatori Cartagine.

Ogni qua lx olla data storia rictile de simili parti te riguarda come nou Sue e vuo che te sacciano uelli a cui stantio. ix qua L modostia adopera anche ne notare gli ambasciatori spediti a Senato a Prusia dove riporta uel motio di Calone: ches ii Senato manda va n am

percho uia degli ambasciatori pativa di podagra altro avea a testarotta, it tergo era di poc mente Che schia magκ in si bella occasione non avrebbe salto a olo Giovi Olmon quanto tetulantis parot non avrebb'egii mors tutio ii Senato C avrebbe assogati ne sali ne mot-teggi ne friggi cho in questu ripone tuita a sua irqvura. a glixi prende gli oratori orentini anche 'avari Zia , e perci, scordandosi delia Persona che uappresenta , ei pigilando a sua propria , con bile con ira , ma non dimen a uisa di bus ne , si abbassa a dirci delrumore che si , sece alia a porta fra loro oci a belliori, qua sicli egliavesse te a belle in appalto Che di tal agaitella passasse . agiOnamento lia Imperatore ed i Papa, non pu parer verisimile a chisa Ppia di quanto senuo erat que due , suppur non sii me desimo GiOVi che appresent questa ars , a quale ussicio pare va iura dat,

lato che a tessere torie.

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nato gi flamente, it Giovi gli oppos a gran delitio una bugia. Oh quosi h proprio bella cho it iovi abbia sacci di accusaraltri 'una bugia. Et dic che ii oderint ornato ali ambaseiata di Bologia ardi asser mare bo ei sorae di Cesar orati oboli , illo foro de Papa ora ridotio a verde qua cosa piu probabilo opol saee o i di fortamonio ii Roma edeschi per o gomonto si orati pressoch am mulinati Ma ori Soderitii riporto it ori , o non

rtii, lodo di avio it percho degnissim di esse mandato a quel P ambasceria ripi onde col satio come bugi ardo i Giovio, cho non li uol dar questa ode. Quando pol l iovi medesimo parta dolCardiacci , si contraddice palesemente. Percioccho traitando della cotidarina di tui asserina esse egii stato convint di perfidia controci Comune', aver oppresso a principio delle lettere Venute di Francia, col- P in leti dimonio cho it populo osses dat tenore di quelle non inclinasse alia pace; averte alte interpretare maligna mente a Donato Gian noli in un sens che real mente On VeVano, Siccho per esse

gli animi si consoriassero colla salsa speran et di poderosissimi e prestisi uti dat ora colpa per la quale poc innan Zi ave detio esseroslato condannal Della testa Ommaso oderint. Nondimen rispotio alCarducci scri vo cosa che in uom at overno di una citi significa virtu somnia , cio ch era uscito alia magistratura Ovrana collemati Dello dolia roba et Comune. a se costui ave meritato bene

po conlio tui cosi cerbe invellive Cho se operando a datino dolia libori . auxi saxa si si di estieri servire a tempi, doveva benogli parere a Giovio degno di nore , come colui che si overnava secondo lo spirito di esso iovio Ma io non vo toglior a sua odo lGi annotti, uom di dottrina e 'innocenga singolare ii quale se tace, tace percho lene a vile it invio e se prende a consula lacostui et langa sis en egi come dis endere da tanto grave e sac-

luat si si accolaciat a gni tu vile artifigi d adulator in diuturno servaggio obe gli si ullo uadagno, Hon per maggiore ello sperato.

Perci occho Don sem pre e si trovava presente ali incanto e foventela libert, si vendova at preZZo che altri, non a uel l ch egli osse-riva Delia stessa colpa accusari Cardinale Niccol Ridolfi, che chia mauom mansueto, mali liberi fovorchia mente bramoso. Ma di gragia questa ch 0gli chiam a paggia o sors tin delitto Dunquo, a se nno et Gio io, noti si pia odiar impune mente a servitii, desiderare a lihorlh. Questo peccato ri prendo assai pili acerbamento in Clarios Stroggi, aquale, encho osse genti donna orentina rispellabilissima, gli villanoggia chiam an dola donnicciuola', entre concede te per sar quanto sece ebbe mestieri animo e di costaneta virile . Conciossiacho con-

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fossa io voci diraei vere bigottito e costi cito a suggirsi vilinenlei Cain lina Legato ae go vernava irenete. E qua mara vigila su co-sto volova che Filippo Stroget suo marito, e i figliuoli avult da lui obbodissero alle leggi pi ullosio che a n Suo nil Ole, suo eugino Qua mera vigila cho nil impero de sor0slieri anteponesso a libori de suoi Non dir nulla ella causa pubblica; a s olla do-vova ricordarsi 'esse naia da iero Medici, oveva anche ricordarsid'ossor moglie di Filippo Stroteti. I Giovio plega a causa di que si odio; o ancorcho osse uella ch cgli dic bonelio a non misembri punio verisimile la donna avea en agion di dolersi di Clemente, o di lasciare it Dono libero a suo dolor0. E como in saltinon ovoua di mala voglia tollerare che ad n gli uolo di lant vir tuos indole it Papa, ch era pia suo parente , negasse di apri laxi di que sommo onore, che i Giovio tesso per non irra altri,co sar a corte a Clemente sibi pro metieva Mariuel iovi ne prestomostro coi grandi e gloriosi suoi salti, ch egli mei di hi unque altro meritava di osse re tra scurato Chi vi ha a tempi nostri pili chia ro

Ma non suro cost oro soli chesin ira at Giovi non poterono schivare te sue maldicenZe essendo gli anche Piu immoderato contromolli altri, i quali non o di bisogno che tuti io Domini. Quanti sonFlorentini, i ii pose ulti a uia pari, per vomita contro loro lueleno suo. Nondimen quest sarebbe male comportabile. II nonprendo gli sors a villa neggiare ulta irenges Censore grave severo non involsce contro i costumi doli' inter cili. e con quali

impertinenti parole o con qua odio Tale, egi dico, la natura de popolo Florentino che non si lac per benefletii, ri resta obbligato per sapori ench stragrandi. a cho valgono benefigia, preZZo de servaggio Rimanga a uesti obbligato it Giovio, che a se mi sura altriai Gli Domini nati liberi odiano iv 'o-gni esto huccho sembri loro incit argi o allellai gli a servire Chinon vorrebi, bruciar alia selo piutiostocho bove vino euerosissimoche sappia vvelenato Solet ripient, o sugue a dire, di ian superbo Iisore sono ambitiosi in alia aettia. Is a non o aggo piutiost ei medesimo, he esce in os ampullos Parole In casa alti ut non osson Medore piis hiara irtis, Πῖ rtuna tu Provera che in casa Propria Eecori percho it Giovio, men fortunato si di que cho spera-Va, a pia polo vivere in bel modo in Firenge. Sciret omini di tenacitis nota a tuiti Di satio non si curano di riscallarsi alia petulanga de Giο-ViO. Spessissimo ongon Pinor ne guadagno. Questa o cosa di heril Giovi ha da sar o mera vigile ei cho si se lant onoro vendendo a Prengo in Roma a sede sua, o metion dola ali incanto. Quindi si divulg que suo solito vanio che Dello scri vero storie aueva col lodargli omini adeo iti pili an elli che Annibale coli' pnim agrarii. Eier choraulti l sappiano, ne vendere 'Opera sua proles lava che: Vrebbe

Seriit una storia, e Dello scri veri avrebi, adoprata penna O 'oro

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credere aurea cla sua oggia di seri vere, hi gli pote v metiar tuo uoquesto proposito Non dimen egi place assa issimo a te medes imo elicii per iro in que cheali altri reputa Pi ambo , terru , fungo : poeo cura 'altrui iudigio hi si appaga de suo. I Florentini 40nchior argom sento ch egi intende variuello chera det to Opra cieri cli si 'et a V voti ire si . sors per dubitare dicis acciatoggine cosi norme puro ulli sauia che spesso ei solea sariae vanio. 'ave va con loro per altri motivi , in speciat mente percho, quantunque riccbi e opulenti, ebb ro tu non male queli aure stile mi rotato inlla lietra de P suo divino ingegno. Per questa agione gli seri con uno Stiles di erro e sem pre u sangue Ma Si pia udire tu porca pro postar Si ouoi 0sser clodato a plena hocca, se uoi si passi sopra a tuo vigii, di 'su, quanto Prometti, quanto dat, quanto paghi Se pol t' importa schivar 'insanaia e i di sonore, se uoi parere uom dabbene tu cho et tristo, vincitore tu che sti , into, so uoi h il ne mico riuo stac aperto di iasimo se uoi hin si calunnialo innocente. Marai tanto. - Mu, Se O Se DO, me a paghera i , troveri, a muniera diapporti riualch, tuccia Oh non a scam pici rivanglier lutta a vita passata, ut te e parole tulte 4'opore lue. - non io atton ulla di malo. rasti importa: t assibbier una caluunia. -COn qu Q. stes licen Za i Giovi scrive va condati nato per Iradimento purii tonella tosta uti talo, che a vissuto pisi di tui, o lene ancora fra 'suoion Oratissimo posto. Si anno, oggiunge a uadagni trono ingordie VeSSO Oco Fit Come non uideres in sentendo it Giovi, discorrere di piel 3 alta prosperit de Florentini prende argo mento di

terebbero grave ri prensione. Perci Occho appone 'Florentini a vigio cibch ianno tuti color , he sones intes a uadagno mercatura. O come a per 'accusa et iovi si avi an da condantiare i io-

sta manter ri prensione initando abbiano ii iovi a consessore enon a storico. E che mai tot rebb ogli ris pondo loro egli tomo Lumbardo, o gli dicessero che elle prime pia χχ di Europa sono Lombardi, che a banc aperto anno ad usura it danaio, manter diguadagno infamissima ed empla tanto a meri lar a comunica Mari

gente tanto nobile e cortese Sevi ha ra'Lombardi qualch tristo, questi merita vituperio ed infamia : ma non deves imputare a uiti a coli ad iochi C in ulto cib, quasi heri Giovi non vesse , diti altato alibus tanga tu citi Adalle disgrahi di qu6sta prende animo a malun-nia lari e sem pre piis acerba mente e tu an vivo tu insulta. Per tre-c mi ιuni, ut dice se tra )agitata da intrinseche discordio. iiii l

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aia 'Italia dopo a docadeueta deli impero romano non pati di iussio male Le citi. di Roma gna , per noti di d attre , vota te

di abitatori, vastate, deserte, ut te squallide satino ampla sedeche questa imputagione non occa a iret Ze sola E pol percho rammoniar issalte Oset oti an ei esse uouer a compassione, mation concita P odio altrui Gn tanta rabbia, oggiugne, si nimica-rοHO , he Ora i grandi accias an i opstani, ora i opolani grandi. Questa, meglio che surore, era in costanga est incosianza sumat colpa nulla moltitudine, incostante per natura Con furiose stragi hanii 3ρesso terminato intere casate. t Giovio a gi dei tosopra chesi secer per rabbia: a tion dimen non haraetto bene. Hr-cioccho i Florentini sanno pur troppo quante nobili o ris peltabili famiglie suron ostrotte a cercars altra patria, e per colpa di hi elo a benissimo anchori Giovio, encho si destro a sar o memorato quando gli torna conto. Florentini per altro si scordano vOlentieri di ci che su per non esse costrotti a rammenta te Omestiche disgragie con altria vergogna Arser seguit a dire , Ora incendii olire nodo crudeli palati nobilissimi, sena che in queste tante sciagrare mal si mansuefacesse a loro sereata Vera mente da uel sertile in gegno, da quella ricca vena piovon giuae paroloni l omo mansuetissim detestari altria crudelth, gli che non occo da ingluria incrudelisce contro una citi nobilissima. Lo che chia ramente dimostra che non comeri Florentini per odio di parti, a Per Sua natura obheri Gioxio animo osserato Non si ergo onaron lasciarsi met-ter il logo da ian uilissimo artigiano. E Roma non sece Consoleu macellaro non riconobhe ostenitori della sua maest Mari e

Ventidio, omini uox non solo ma anche di vi sangu03 E chedi tu pote di Clemento istesso che bene avea agione di sar querela delia sua autorita violata a Florentini, e doli in giusto baia leg-gia mento de suoi cho pote di di tu, se ii Giovi l avesse intro Jolto a lamentarsi ello ingi uri dolia sua patria Ιο ogli benea nome o alla memoria di uel ontefice, percho delusa a sollesperant di colui, che si ri promitte va ricchi benefigit, lega gioni, provinci da overnare, non gli det te altro preZZo di quella venat mal- diceneta ches a liberi di di male. Eppuro ii Giovio tutio abban

donato ait adulaetione scrive che Leone e Clemente acquero Otto

stella felice permirenae. At Florentini importa poco che i Giovio aduli, urcho non villa neggi a loro patria quantunque, professando

egi d essere storico, a testimonianga sua dourebbe essere aut revolissima o reverenda non men agit omini v venire che a presenti. M in odar costoro si leva in alto , empie a hocca dis elle tronibe, his prodigio di limaceibsa eloqueneta Que 'due, glidice, con sollecitudine insatiabile e con se re uoua liberalitaricolina con diotiti' i tu antaggiosi nori 'dei iti e doni che

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apisco I Florentini, set re inquieti, es non raooeden si mai allator malignitis, rinnova an sempreda loro Persidia, fgaoan Pinoet rato odio ora mi par che i Giovio dica qualcosa. N i Florentini ob-

bono a spetiare a capeZZale , com egi sece , a ravvedorsici perci occholiann ian sempio pariante in ut ii quale, sicconi' sama, n0gliostremi della sua vita si penti 'aver detio que tanto mal di irongo: promise postOcho risauasse, non solo di itrat tarsi, ni ancho di bruciare tuti te storie sue. Questa sar obhe stata la sua piti holi' agi otio:

ma sicco me quo proposito sani nasceva sol a Paura , non gli successe i voto. ddubita anche tu ita a citi di io, di cho ourobbo Prenderseia con Pochi e nominata mente coi parenti di Clemento quando si uolo che luti' i benefigi ecclesiastici ci govo Pti dolio ii the provinci si an dat a Florentini. Questa o cosa ch il iovi non pia iugoggare cun citiadiu dimonio si seu tutio Gi uvea attou pia gnis leo, percho gli uomini virtuos era lasciat in uia canto. Lamento propria mente iusto in occa et Giovio, cho a lata modon ianuissimo di merita bene ella virtu iuncti vera virtu si quot lacho piab iovare singolarmente ad altrui, se in nulla non pia essere da altria giovata. a io intendo bono que oli it Giovio uno diro. irtuosi Oglion esse chia mali non solo it pittore e i musico,

Clemente a uia graii orto, non diro a n losos a uia medico uno torico ma a ui uom faceto, gajo, lingua si cura , maestro di

placer o di vita beata , servidor o disenditor acerrimo di casa Medici; licia uia gran torto, quando non gli h a legagio di Bologia o di iterbo, o it ouerno dolia Romagna o de Piceno.Quindi i Lombardo ova gran lamento cho, sicco mo i Oscanis an peto e cor trappeto, tu non rimanga in Roma a naalant uomoda spe a re u po' di rendit o sacra o profana parole proprio aluio che si accordano oltima mente col resto. arta pol dogli altri scrit tori alia sua oggia, come se nessian di loro abbi mal imparato illatino: si attamen te lieno uiti a vile ecculto se Ma te sue queret Son sempi e Volte lis, che per uia preto non vi o tu in Roma speranga di vada gnare. A vero dire quos o non o porre ' onor elgia ad agno, Vi Zi che poco avanti voa in sacciat a Florentini: ma uia porro it vadagno ne dis doro Delia turpitudin Della petulanganeli 'insam iaci ci che anno quanti somi gliano a Giovio.

mini sex esse libero ma o di ostieri vardare alle Persone e dis otti che obbono osse ri prest. Se uno scritiore levara voce controia solenne sursante, contro ian Omo crudele pietato facinoroso, merita ode Cosi Livio storico impargialo, iudietioso su seVerissimo controii due Tarquinii, adre, figli uolo choriu0gli avea mort Scellerata mentem Itine suo suocer uom santissinio; quosli ave sati viOlenga a una genti donna casta e nobile quant altra mai. E con gravissime parole mosse da uti animo acces di iusto degno, g istiga lascelleraggine di Tullia cho donna ambigiosissima, o di harbara e spietata natura, ave ves incitato ali uccisione de padre sues it marito, i quale

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litorio; o qua nil la suim palerna iocoua Sulla pubblica via, quandoluit sonti vanuit, reχχo di quoli orribile spoliacolo, conculcando gni piothos ni do vere gni mani th, ovo spini crudelissima mente i proprio coo- hic sopra i corpo di in , da qualo oveva rico nosce e vita ducupion in successione it 'regno regii sponsali. D coim par ale non

impuri glie, ora rapita alia casa paterno, ullo braccia della ma-di gliram PIessi dello pos pro messo, una don Zella, per a re poten Zad tria conservator dolia liberth, di uti legislatore, di uia magistrato ovi a no I salto nuxo niva sol tolli ocelli di tuti Roma Iliadre che in vano

implorava iustigia ira orgo gliosamlante cacciat via: era costi et to a

salvari co sangue 'tina saliuola innocente i onoro della iami glia da infamia lerna L istosso Livio ri prende Annibale come perfido, cum e crudele: come colui che violava ii diritio dolio genti O a sodes dolio allean Zo, ch ora empto che dispreχgaxa in glii Dei. Riprendo quo di Capua , percho ibollulis da Romani , loro parenti es in si emori si gnori mansuetissimi , volt oro accostar si iis Cartaginest, genie ne micabarbara Ompia disumana spergiura i istesso a Sallusti per i spolio a Catilina, uomo pietato, insanio, macchinator Mella rovina, dolias atria multo pleno di obbrobrio di turpitudines di i scolleraggine : on' ha uagione Chi h dura quo cho dica est non e a obbiam prondero eo callivi angi et sta uno benissimo. a puniam per prima leggo otio non si opponga calviania, e pol che non si Seuo prano colpenascosio che si altriai mal sulti si an palest, siano scandalosi, e que loli' 'pii, abbiai ch sar colla somma ello cose di che scriviam O. Livio non nota vel ' che sacesso anni halo it gi uoco mel lagno ala vola, a simul cli sacesse in guerra iti campo rarit armi in tribunal o Ris potio ollo deligio di Capua disse quanto importava a suo argo mento, ciosi h l esset dit in villo di Annibale in quo'quartiori

tari' ab personaggio prose danari tisura sp pugo l interossi allascaden Za, chi ebi, Por medico, hi per portinato , hi per ornato, clii per uoco. Quando quale uno obba occuparsi di queste miseee, se

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casa ne visita tuti i cuiali , ruga per tutios ti ut i libri doliora gioni l obbligaetioni e lettere gli scartas acci i ricordi, e ne cava suori quanto, passato rasto banchior il ministro ii sal toro

fin alia spaZZalura e tu spesso alla sua testa, leva materiada corbacchi arti .-Εh l sappia telo uiti cos tui in casa sua se u sus- Surorae Uno sti ZZos uia bisbetico, non a overnar a famiglia; o dipi gi uoca, si saltilo vive di scrocco, si un oggorecchi, o ui ha rati ter uno sciolaequatore Cosi parta uri accusatore maligno ovor, dicit vo mari savio scrittore di storie uarda alle cos di granconio, d a in non calerae asse o vili no a grande stima di ciboli avviene ella laverna o nulla otiola in si di ci che accade nolcampo, si a te armi in plena luce Quando uu tale si pervenulo

una magistratura , O vo cerca se abhia o no rodato a creditorii danaro cheali resta vano, a tutio sto se abhia rubato it Comu ne vessato gli alleoli, stranat dalla Repubblica lo citi amiche. Estimor ancho do ver mi it non sargi carico di tuiti i mancamenti verso a patri , ma sola mente di quolli che avr commesso in uel tempo in cui tun nora ossicio. No Livio, accontando come si condan nato Salinator he nobis avesse plura una volla potui parta dilui , disse os olire quello che convuniva ad uom moderato e disenno Io allego sem pre 'autorii di Livio, porcho it Giovio uolgare*giar con osso Della gloria ello scri vero Ma cho ouro di di Cesaro 3 Egli aiesposto ne commmentari que che secomella guerra gallica o Della civile. O conlutiocho ne campo di οmpe via VeSSero Domini, che t odia vano a morte, fra quali molli ora tristi ambiriosi infami , contutiocho aves se campo largitissimo da saressoggi d eloquenga contro Dessu no troppo acerba mente in vel Sce, nonda a nessian titoli ingluviosi, non tace uello che color dicevari dilui, sporae te cose schi et tamen te ma a tenere a freno a bile a collera it desiderio di vota dolia I Giovi non uol imitare se Livio,n Cesare uo piutiost da retia a suo mal talento. Sola mentequeSl ha res per uida solio questo maestro a sabbricato uel

suo brillanti logi, quelle accuse, quelle bugie, quelle calviante, perte quali non solo i particolari, a te citi inter sono ignominiosa

mente infamat P.

Egli si unque per sar agione alia citi di i longe, et Odoche Der me si Oleva mi gliore che io, o ter Capponi , non OSSOn da odio no a more di parii, colla maggior sodelth possibile tra' sinet ter ali et a vvenire ci che ho eo reati di opprendere mediani diligenZa e Studio. In quanto pol a Giovio, he non coriobbi neppur di Vista , in de quale o sputo a natura da suo si ossi critii, i Ostum e la vita da gli altrui di seorsi non vo erodere obba parere ad

alcuno i ii abbiu pariato mono modo rata mente di qu0 cbe con Venga ad uom assennato e di sermo pons aro. uncti si a villa ren-d CPSela contro uia morio Doridi mono dis unde la o putagione dei vivi

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XLVI ROEMIO a morti encho emici, quando non lasci cosa di che chi resta invita debba temere. Ma se si vero che si ossende non sol colla lingua colla mano ma anche cogi scritti, e tu gravemente comes vorrhriprendere hi si tolga a curare con diligeneta sollecita te pia glio satie da uno storico maledico e impertinente a una cili nobile eri spoliabit quant altra malles Giovi mori ma a plaga, hye secealla Repubblica lorentina, passer con gravissimo degno dei posteris chi sa per quanti secoli 3 agit omini avvenire : percioccho nulla iudura di uno storico , unctio cattivo egi si e di serreo stilo I solori medio che vi si v saro si h toglierglici voleno e questo agevol-

mente essettuar possono quelli che di presente vivono ma Ove non si avesse fissa ita cura, avverrebbe come elle mala ille, che per negligent diventano insanabili quella arca ciosi d infamia, ch eglitia impresso a Firenge, dureret, he per SemPre.

Porcho pol io abbia intitolato a te, o ter Capponi, queste iniestorie, in parte lo plegherb. Quanto si nobilem illustre la gente tua, quali e quanti iano i ei salti de' tuo antonati. oici, molli nescrissero, non mi par che ora importi rammentario. E chi non conobbela virtu la magnanimit, a sapionga di Neri tuo hisa volo 3 Qualgra nil impres si per in patria o suori, che da tui non movesse, non osse configliata, condotta, seguit mentro gli overno it Comune chi ebbe potenga e sorge da osse sermidabile e da uocere

alia liberth di ironge Qual oth si muta a colebra te glorio di iero Capponi 7 gli solo in citi libera , in sacci a uia re vitiori os esuperbo per orge oderosissime , sacendos udire da uri fercito armato che incuteva pavetito allo citi d Italia e alle stranter naziOnici egi solo os leva voce damomo liboro, o ostenere la maesta della patria contro a bestiale insoleneta di Francia Onde veniae que celebre e arguto molio do Florentini Che n Cappone solo sece paura tuti Galli. Non vo parta di Niccolo, uomo ottimo e cilla dinochiarissimo, che con sempio singolare tonne a nostri tenapi gloriosa mente i sommi onori nulla prospera fortuna con Odera Zione, mel l 'avversa serba contro ii consentimento dei tristi es innocenga o 'integri t. della vita con magnanimith o costaneta. In te o sono ut tequelle arti, per te quali anche se non avessi reditato da tuo passati a nobili che t lasciaron grandissima, tu primo saresti nobilissima a tua gento. I hon Otre diro quant i a tua telli versola patria, di che desti argo menti chiarissimi, a tua liberalit e magnificenga verso gli stranteri, la sollecitudine e la generosit tua verso gli uomini dolii e chiari per virtur ondo ho iusta agione di en- comta re i tuo nome. Ma ei veggio che, quando volessi sar paroladi simili moriti, a modestia tua si opporrebbe alla mi sedet testimonian Za. Porcioecho ha ordinato per solo promio alla tua viri quelloche si illiu soavo di tuiti it saper 'ossuro virtuoso la gloria e la amat non la dispreget orgogliosa monte mari studii di mori laria, guordando come gli altri 'abbiano ottenula, non trava gliandoti dei come ne go-dano i Duilo Cosi, mentre a tu hasta di operare in chiar modo non 'importa ch in chiar modo di te si parti non volendo tu col

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