L'asino e Il Caronte;

발행: 1918년

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neutro

ne potia est erni quod assum lumine fertur.

Giovenale invece se si res con me percho nidissi cho ero solito piochiare a scuolam agaggicon una Verraettura olivo dioeva che bisognava picchiarii con una ferula Dunque, illo a miei colleghi che adoperino la ferula IMerc. - Voltati e gukrdati alle palle uno

Merc. - Giu con e mani Gentilissimi grammatici, teneterae mani at posto, quando siet da-vanti a n Dio Oh eccone u tergo lMentc. - Non da loro retia, ercurio tuite inegie eodest grammaticonaoli ITeano. Inegie Oh sentiam te Dimmi unpo', Saggi Menioelio peroh queat lo chlamano lapis, e quest Petra. Men. - Ρercho i lapis si maschil ed altivo inquanto ti a male a n lede a petra quod edeteratur diventa passivo e quindi lamminile Τ va 2 d. - Guarda n ο',mercurio com o soloecocostui irae petra te dat greco noni entra it sede More quant a lapis pol, quello deriva a labando,

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Ρrendi questo luen. - Αhim disgragiato lTeano. - Non ridare Di piutiost por qualragione quando a mano si congiungo diventa pugno, e icchiandoti si a maschile... Men. - Con te non Vogli pili discorrore. urat, Hercurio caro fammi l iacere, quando andra a Napoli, in quella iunione che si suo tenere noldi di festa presso l'Arco,... tammici placere di direuna parolina a Giovian ontano, o di avulsario amio nomo chera frequentativo di curro curso non cursito. improvera o Antonio anormita,cho ha inuontato ii diminutiVo epistolutiam... Merc. - Credo cho Antonio, ii quale di grammatica ne a cento volt pili di te, ii Otrebberispondere chora lingua Italiana a creato non solo vovi diminutivi, a uoue forme di accrΘ-

P. S. Addio, accellone grammaticone l. Ε tu, Pedano, at altro da diro γPed - he Boegio non a avut it nomo alia Beogia, ma alia carne bomina di cui si cibava: mo Pharaotiora suo Quoeo. Teano. - Αnch i ho una cosa da dire Siano confiscatici boni a fini di questo scioco Ρedano lsian esse ali asta te sue ouae, o si reatituisca agit scolari ii denaro cheiodano haut ovulo da loro lis Merc. - Sta in uardia anche tu aliora, ei

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Caronte e varie o re.

Car. - Dentro, dentri Ombro infelici... ercho manget gi prima 'essere condannate 3 Comeae fosso poco dolers quando si sonte i malet... Etu Ombra procace od elegante, hi sei 3 Ombra . - Cipria, a meretrice. Car. - Ε dove esercitasti it tuo meatiore lucroso γ dira. - Roma. Car. - hi si questo tuo compagnost bra. - Cardinale che mi amav e mi

Car. - Come mala cost iovanotta potesti amarou Vecchio, e lui prete una prostituta γOmbra. - lui piaeque la mi bellegZa, a mei suo Oro. Car. - Dunque la bellegga Vale pili che la religione o i denaro pili Cho... Ombra. - Coi suo denaro h ricomprato pia Voltela sua vecchiogga e la brutte2ga delia saccia. Ιnoltro deVi sapere che, quantunque ecchio, era molto libidinoso con to donne... nomo sola gli astaVo. Certo, quando m'ha menata da lui la prima volta, credevora ave da fare con un iovanes Siccho, quando mi trova in presenga diis vecohio conia faceta rugosa, cominoia a lamentarmi che ilnOStro eZZano 'aVesse coal ingannata. a lui

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Ombra. - uelle basiavano a Ventro usura Serviva a pene. anteneVO molle concubine, colΓ oro corrompeVo anche te donne maritate. r. miserabile, he devi reggere eos grosso

Vontre su tedi sisti e malati l pili miserabile, choha venerat come de solo it ventre e i pene,percho P anima' pesava' id miserabile ancora,che a suscitato la collera di que Dio che non

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sperange mi si mostrava molio affabile. Quando obbo e conosci ut lamia semplicit e la iaignoranZa, mi disse : . Dio uole che tu non prenda marito a Lui devi consacrare la tua Verginit M. Rispondo Se tu me lo consigit e dici che Diocosi uole, si fallacia volont ditio MLui dono Consacro a mi Verginit . . . Os devi fare, figliola o hai dotio ottimamente Ma tu non Sui, forso, Gemuello ch ha consacrato a Dio devidario a qualch sua Chios s. - αν quat chieSRPOtreicio consacraria, adre, meglio che alla tua Sta bene ciniant i interrogherocia mi eo- scienZR, Se posso prendere in nomo dolia mi chiosai deposito di questa tua sacra offerta Va, gliolas ritornata me domattina. Ιo passero a notio in preolera tu lavati bene pol mettit una camiciλnuova bisogna esse tuiti monti lavant a Dio; chi si puro di ouore non puo toocarios impure. Vioni domani sola a convento Dio non uol testimoni alia tua offert v. I mattino dopo anda sola sola, com egii 'R-VeV comandato, alia chies dei convento Ped enim fece oat entrare in una cappella di cui aveVala hiave, ovo davanti a Dio ardovano mollissimis

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130 PONTANO gliati, stgliola la purit delia tua persona deveessere offerta a Di nuda come ae t facesse sua

sposa. Quando fui nuda in piedi avanti a tui,

che creasti questo belle coace plenotte, e questo Ventro lisci e songa dilatio, e queste belle bracciarotonde cos Venuste e cos Soavi, guare questatua Verginella innocente e allegrati di prendorne possesso volt canto queste parole come lasse una formola sacra, pol, metiendomi la mano alla parte per cui nolisiam donne disse Com conia mi bocca ho rea it possesso dolia tua occa, cos di questa tua parte prendo possesso con a

parte in v.

Car. - Birbante lina comeri' acoorgesti di essero stata ingannata' Ombra. - ercho, avendomi satia ornare pia Volte e sempre egii lavorando con tu ardore ilsu fondo, finii co trovarmi incinia... Ah lassi morta imal... ori inVece ne parto. Car. - Ε... non iis assoli quando stavi per moriressi Ombra. - SL; 'ia assolio. Car. - aliora sta tranquilla anche qui ti solvoranno i iudici infernali.

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Ombra. I non noc mai m a dadi no a carte. Char. - he orta ' uom o costuid anche et dolore a Voglia di schergare... Dico ego tibi: alium paulo post sermonem seres, ubi ad forum

Venoris.

Umbra. - Vendi in foro halium at non Veneris D

non seri solet. Char. - Μa Ome se braVO' Dic, quaeso, quam artem exercuisti γUmbra. - Martem non exercui, sed malo meruara

habuit. Char. - Di bene in megliolo me facetissimo homo, tuis isti dictis Vel in risum rapis.

Umbra. - apis, amice, nunquam Sum usus

magis me delectavit coepa et porrum. Char. - videlicet suae cuique sunt Voluptates. mira 3. - Nunquam ego e me Voluptatem cepi unquam. Egone bestiolam tam immundam in d

litiis haberem 2 arco, oro, Charon delicatior ego fui quam reris. Ρrincipes viros in iocis habui, non bostiolas illos mihi ludos faciebam. Char. - um tu histrio fuisti γ ibra. - Hetruria mihi patria fuit, non Histria; ma ο Vut sempro per principio di non arrabbiarm mai di non dolermi di nulla. Quand uno igilava monte, o rideVin quandoseppelliva n figlio ridovo u altro impaggiVa per

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132 PONTANO ε fu quando, mortam tu adre, doVetti compraro un oggo di terra per faria seppellire in anto optans sulla triste condigione degli uomini e delia

i cors delia mi vita, non trovere nulla di cuidoveas pontirmi Ti par poco Devi dunque sapere che, in primis et anto omnia, edendo it overno della cosa pubblica essere sem pre in ano di gente malvagia e a digiosa, mi astenni dat pubblici umci contentandomissi Vivere a privato Occupandomi solo di colli-Vare i te campi, non olli lare matri mercante per timor o di diventare usurato, O di spormi agravi iachi. Non mi Aon a messo a servigi dineMuno no piceolo no grande. Viveu mori dellacitia, dove andavo di raro sempro en deciso non a nota si far anno ad aleuno ma neppurea prendermela per deit o fati di altri. ntravo in citi ridendo, ne vacivo ridendo se edeVoqualch amico monoscente, I salutaV e si ataVnallem insieme; a se cominctava a parta dipolitica, io plantavo subito. At mattin andau casto in chiesa, mamon ollima stringere famigliarit con dei proti finitol'umgio divino, via subito. Stavo volentieri condelle persone colle che ossero iutiost retto ei loro iudieti, che ingegnose e quando diseuteVnno,

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- pochi, dico' -- qualouno fosso oceat una diagragia, o consolavo fortandolo ad imitarmi. Bisogna ridersi della fortuna, o non dolersi di ioche o necessario ella noStra natura. Ρο me ne tornavo in villa, e qui terminavo ilgiorno, parte leggendo, parte in qualehe lavoro campestre, o passeggiando in Otte, dormiVO O semo, studiavo o pensavo. Ne glorni festivi scendovo volentieri a paeae discorrendo coi citiadini dei tempo uon o altivo, delia natura dei terreni, degli innesti, delle semine, de modo di irrigare, BCC. e cercauora' imparare da loro discors plenidi sonia pratico.

Fui sempro lontano alle liti e da tribunali,

alle uno dei preti.

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a. - Non bisogna metters alto Abaraglio due Volte e voleVo SHer libero. Car. - Litigavi pesso con let γ bra. - ai percho essa era di carattere dole e Verginale e io ceroavo di esse ilare in eas come mori. Car. - che t par de destino doli' uomo γο-ra. - Vanit e tolleZZ in gni cosa. r. - Felice te, che a Vissuto da apiente lombra. - Non chlamare nessuno no felice si sapiente percho non 'i essuno cos ricco dibent, che non Aia molli pili quelli che gli man- Canos si alcuno eos saggio, che non ignori infinito oose Ε potis sa chera persegione non o di questomondo Inolire, come pote essere felici, quando da n momento ali' altro tutio uo mutarusi Contro γ

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