L'asino e Il Caronte;

발행: 1918년

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IL ARONTE 115αν. - Τu uoi armi impaggire Me c. - Εppure, tu cheraei filosofo avresti douuto capiria a ragione per cui gli omini auonano tanto te campane Tu sat che, se sat han molis Ventre, testa ne hanno poca, e anche quella poca par loro troppa. ercio, pensa e ripens com douessero fare per perderia bene hanno inventato 1 campanet r. - Bene, per di, - perdonami littore degli DoL - tu 'hai res la parinia. Μa se tu me lo permetti, ii far ancora una domanda, ohe i parr fora sciocca. Se i Destinoti costringesse in qualcho modo a diventare uomo a Vivere fra gli uomini, hi vorresti essere 2 Merc. - ΡοVero me in che imbroglio tu mi mollit Fortuna che a unito non possono capitare diqueat dis agie... io che ei viVo anche tropposta gli uomini, conosco bene quanto sono infelicie diagragiatia come unque uoi heri scelga fraquesta universalo infelicita Unico loro bene proprio la Speranga, que bene io che arebbolor tolto anch easo, se conoscessero it futuros como si diceva pocangi. Nessuna cella unque.

Vi diro invece qua ora gonia che fra gli uominii odio diutu.

dia i urchi, i auri, i Siri; lo strogginaggio pollo is apportuito. a temere cho P infinita loro

superstigione mi rendesse infelieiSSimo... Car. - orae a ragione. a noni l nulla cho

Merc. - Una eos sola the non si curano affatio

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m'aspetia presso it porto: douro andare a Compleroil mi umeto, mentre o continueret a dis Orrere... Ρeocato potessi assistere ancora at vostri colloquii Μa, prima di tutio, it OVere... - BuO giorno, Diogene Come te la passi γνω. - Da eroe, angi pili chera eroe. Orcho gli ero divoravano carne di bove quasi cruda omni arrostita sopra uno spiedo improVvisato ioinVee manno pesce, e erudo per di pili longi, a larga di angia pesce, to sono diventato anch io per meta sicchb aVendo disimparato come si pas- segna fra gli uomini, ora uot solamentΘ. Car. - vallor accompagnam nuotando fino al

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coae originali ho ha fati in Vita, quale si quelladi cui ora i ricordi tu volentiori 2

Diog. - Non o si da maravigliarsi PaVevo studiato schermu. in tene, alia euola di latone, quel giorno cho presenta a maestro ii su uol'ο, ossi u bipede implum . . Aliora uegii, Vedendo te mi braccia forti e robusto, mi disse diesercitarmi noli arte dei gladiatori Peios imparata dilanderm e parare e schermire, a ferire dipunt o di agito. Car. - per Ver combattuto contro un dio, non ' hanno accusato di sacrilegio γνου - a io mi dises molimente La sala doltribunale era plena di gente. Quando loco a me di partare dissi sal, o retore, che tuiti michiamano α an ora te leggi puniscon gliuomini, non cani; unque o non o nulla da fare concie loggi. . presenti risero e applaudi-rono i pretore mi assolSB. Car. - dimmene n altra, aliora, di cui tiricordi volΘntieri... Dios. - Τ sa che lessandro ii Grando venno

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118 PONTANO a troVarmi, mentre o mi riposavo denuo la iabolina e non eho dire, mi fece molio nom. Mara temovo che, quando egii fosso partito, quei maleducati di soldati cho aveva a suo seguit midessem nota e Volessero farmi ibaltare gi per lascosa con tuticia in otio. Aliora cho cosa fociiolovevo mangiat delia polenta di castagne, polon insalata cotta di soni di rapa con cavolio ipolle... Mi Ventre mi rontotaVa asses... Recola tutis te mi forae, e feci una cario cosi forte, che quelli prest da paura fumiron a gambelovate tappandos il naso. Car. - Moos tu vincesti da soloci vincitori dilutio P Orientel

quassano mura e forteZZe.

Car. - Ver che ei morio povero e airiflutato te liberalit di Alossandro Diog. - Ρovero Θ Μ n sun filosof ha lasciatomat per testamento di pili Senti Pochi torni prima di morire foci venire intorno a me u infinito numero di cani tuiti iei parenti mi quali lasciat in redit lo cas do ricchi e te regno de re, a

pati per che non doVessero polirire ne placeri doli' ogio. Dovevano invece di giorno farti correro qua era per la aceta, e di notio non lasciarii dormiro tranquilli abbatando Continuamente... Rguarda cho bella triglic Lasciameia prendere per

r. - Coatui si vissuto schernendo e dispreggandoluit da Vivo e continua eos anche da moris: Pure 6 contento t... Oh ecco Crato Diciam duo Parole anche a lui... α Buona fortuna, Crate P.

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Mercurio Meo e Min se.

Min. - ei a pariato, o ercurio, di grandi portenti ulla terran terremoti, comete, Sole senZRrago ecc. a mi dici che oosa resagiacono 2

latione.

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si polr mai dire. Min. - Ε gli altri Stati d'Italia non si uniacono per disendere la propria libertἀγ-- - Liberi di nome in osso in realix non cho tirannide, eignun cerca di pronitare pili che uo de potero. Ogni torno percio vi sono proscrigioni di citiadini si vive non secondo

reas eci partiti. Min. - Liberi destinata a peri presto Questo nolle repubbliche maci re γMerc. - re sono tranament nemio fra loro e siccome non pensano cheis odere it presente, Senga provVedere na futuro, non 8'accorgon che frapoco eas erae loro citi cadranno in potest distranteri. Vaniloa e Corrotti, non an onceptris

nulla che si degno di principi e di citiadini

italiani. Min. - Ρroprio o morta gni Romana virtu i

quantunque i Sono nato greeo, pure, Se Consideroohe nessun altra agione Obbe citiadini pili rite pili iusti dei Romani, e che megii di essi abbiano formulato te regole delauon Vivere sociale, mi a male a ovore pensando che orma non Roma sol tanto a dialia uita si uota di uomini

di vero alore.

Merc. - ramente disconde per li rami l'umana virtu gli altri beni si possono lasciare per testamento, mura Virili non si reditas e come ii solo si leva a mattino e la sera tramonia, eos RVvienΘ

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IL CARONTE 121 anche de regni e ogni umana istituetione Vieno trafformata e travolt da tempo. 'ordine ellocos celesti e te mutagioni det firmamento uo-Vono e determinan ogni eoSa.

tu, perch plangi, O ac, Tu pensi alia tua

illustre stirpe, eos miseramente compareat dou' la gloria di tene Non pili in ossa hansederae uae, a si vo dire che tene tessapi non esiste. Non pili tene, non tu Grecia; tutio a res e distruit it barbaro vincitore. Citta ovinate e deserte, gni arte gni eienZaspenta; non tu imbra delia liberta, macia pili tristo delle schiavitul Che se in Italia rimano ancora uti resto deli antica grandegga, in Grecia Aeomparsa de tutio, o qualche vestigio delia greca civili si serba soliant in Italia. Eaco. - Se non mi turbasse ii pensier dellarovina delia mi stirpe e della adula ella iapatria, non ure uom giusto Anchelaopocla morterimane dentro di no P amore e i pensiero di cibohe abbiam pili amato in vita. a quella leggedi natura di cui tu pocangi pariavi, per cui tutio

I impero .

Min. - Grande speranga si questa ima puriroppomi paventa ei che ercurio ci a detio pocosa sulle alamit che si preparano ali Italia.

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-τc. - Ρotet ancho pensare quanto si breve

it ratio alla acedonia e dati' Epiro alio unio uella Calabria, e quanto si facile passare dalla Dalmagia ne Veneto Ora o doVete sapere chetuit quo paesi sono i in possesso dei urchi, e chera pochi Horni si sono spinti anche nolla

quello che a minacciato empre I Italia da parto do Galli o de Germani. Merc. , avvenire si ne grembo di Giove, e a

me non tu velare it futuro. m. - er questo, fors abbiamo agionato

eos sola Ohi tu ombra di hi γ

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Merc. - Ρer qua maiisagione 3 d. - ercho tu, eho se stat gran cultore dolio uone lettere riserisca da parte mi ai iei

Merc. - Di pure lPH. - Di loro h ho trovato poco a Virgilio; ohe avendonicio domandato quanti Orci cados' di vino ceste desse ad Enea quando si partiva di

Sicilia, 'ha risposto 'aVer errato Θ che non Brano Orci, anfore, percho aliora in Sicilia nono' er ancorari uso degit orci e che egli distribulsette ansore per mi singola trireme, e che Vi ag-giunae unciiasco 'aceto oh eas poeta loraeppeda nosi cantiniere 'Enea. E cho inolire almatematico Ipparco aveVa saput che cesto era

Merc. miro chora' ho dito anch io datio stesso Aceste Ped. - cho Virgilio aveva errato eguaimentΘdicendo che Caieta era stataria nutrice di nea, mentro raria adre de uombottiere iseno echo non deite i suo nomo a quella terra peresservi stata Sepolia, a perohsi, essendo Cesa terra per conter de cavoli, Vova quivi sublio violonga da n Silvano. la os non si strana, se a pensa che anchecla balia di Anchiseri rapita da Palamede, quando questi metiova a ferro e moco ii paea dei roiani oppure essu MSRVRallor iram anni, o si chlamava at mehe alamedo invento la lettera i orae dotio quo nome,

da una cicatrice cho Asa aVeva in fronte. Merc. - os gravi, per iove o degnissimod' esse conosciuiel

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124 ΡΟΝΤΑΝΟ d. - ne dirui di pili belle... Merc. - Sieeho, anche opo morti a vo letterati resta tanto ardore di apere... Ped. - no soli. Gli Volli anche domandaro se, Scendendo di nave, Enea occasse terra prima col iede destro o oo sinistro. Qit Oeta mirispos che nessuno de duo ted era stato primon Oeeur Θrru... pereho, essendos fati prendere in collo a n baroniolo che si chlamava auei, era stato deposto a terra cono duo piant in- sieme. Qui P avova saput da barcaiolo iu

domandato.

chiedendolo a Cesare tesso mio se avesse eritioche la Gallia era divisa in tres partes oppure intreis E fora non me in voluto dire perch eraadirato contro it grammatico eano, che V2VRosato lasimario per avere Seriti carros e non currus Albio ibullo invece, quando senti che omi chlamavo edano, eo un alto di tota, pensando chera fossi oriundo di Pedo dove egli aveVau podere e in gragia di i mi sece sapere una eos assa rara clo che sene anticamente eradi genere comune e percio aveva gli acritto diuna eochierella merito tot mala ferre senem. Merc. - Αnehe questo suo gran dono lPed - o Lucregio potio fati molia amicigia,

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