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ro, i quali han gusto , chede cose spiritualisano con querula dignita δε maesta traitate , che a loro pili che ad altris sta bene ne sit aspelta, ne terranno obligazion partico lare a Vostra Eccellenga Alia quale pregherro se inpre chedia i Signor Iddio quella felicitavi contento maggiOre , chelias cun suo affeχionato servido te desidera; supplicando loqui specialinente , che per sua beniagnita est Illustrisiunovi Eccellentissimo Signor Marcantonio suo marito desinio antico Signore si degni tenerint tallior racco mandato A XXV. 'Ago-sto DLXXXII. di FirenZe.
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que in Catanias nobile citia di imcilia di nobilisii
rio di Decio per ordine di Quinγia no Pretor deli Isbia, solle citata pri mma conieZZi, e lusinglie ἱ douer la H , sciare ii culto della religion Christi md na, ecio pociri quando, epocopa Erimente iovando it minacciaria dimorte, fu contari tormenti crucia ta re sat tole at sine con durissime a
naglie roncar a mammella destra, renando elia simi re id costantela et Ia verace sede de nostro ignor
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fundis quanto siui ne mondo trinois moue , espira , Foco, ondia luce it sol, dis ile it manto Se irari doni, ede tu glorie canto, Muoui tu a mi lingua tum bira CPio dici, come inuitia alm menda Cui de tuo anto ardor fauilla accenda. E Oi gloria dei Tebro, nae gi isti Son di Sicilia imonti, e tete 'onde, che Caribdiit parti vostro acqueti, oche d Oreto in ori ambe estonde, Venite a diri ne cura altra vel visti Di inque donne a nusicilire seconde. Cos vaccresca si ciet doni immortali, pia pronte agi sis, impenni 'ali.
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Verginella, che Catania honora,
Checi' ni aduersa inrignita a stulta,
Delia cetera nita poc nora Sara primo pra Amor coit inu sit, Edi hi uis nobil comando ancora Dolce 'muit, o pur non esito glia Ri senar se atti, e la costanetoa, Cui nulla , o ne rara astra agguastam a. Pachino e Lubeo, volando intorno E Peloro pie infama hauea,
CG del*: te est οἱ be viso adorno AGAT astra di bella vincea Ech'ampie isse, e di rea oratorno Palagi, e ricchi campipossede, Per angue illu)tre, a cui desuo maggiori Foch imagini da chiari splendori.
Di a doti Caribdis orbe regni, Ada uel afo in cui nasce retusa, Henne perfarcii ei veri dis ni
Pittori industri; ma inscun 'accusa, Che di farsivedere altrui non degni, Esi rara bella te uno chiusa , O sepur montra, opripudio tale, che, maria o occhio non vale.
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SANTAT AGATA. 30iu regiati, pii famosi Eroi
Ricchi digreggia, e di cornuto armento Acce ur da lucidi occhisuoissuanti Palermo, ha, quanti Agrigento Che non si vide mai prima, ne porDonna che δε rendesse astrui contento,
Dica altricio, ch e uot di Galatea.d Iolti con es, molli con presbiere Piu, e tu volte a chi er per moglie Ella nessu n ascosta e mostra hauere Semprecia queste lor, contrarie oglie . Een perlauerta Amor trade sue schiere Nel orato arco Unisu foret, accoglie , Ma con ostrat, che into e di eleno
Non te poteogiam ripungerem eno. Schiva sei rella igiuochi, e di la, ouode Chesi e te uia, it pie cauta ratragrae. Sa, chelelle dolci sche esser suo ode, Ache' erpe 'asconde in verdi pia grae , Delsuo caro thesor insensi odeTacita, estudii che distior non agge, Ch dubbia nonglie uri, o cio non tenti
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Serba A cor dentro di se inchiusio, Far dissent pensieriuouo apparecchis. Che inpenda da 'altro, e lunge En os ener on 'habbia a Viouenis suom vecchio, est et u studio, e 'ornamento . si so in non e dri a, ii petiine, o D secchi , S comesuo portar 'et a nouella
i e 'intreccia ne lega inghiriandetia, Congrande inuidia altrui tanto soro sconde inhor ruuida benda, eschietta. Contenta di parcis imo decoro Elasma, he Donna in iis granstudio metti: e mentre increri aut cris, menire 'auuolgera reticella 'or, i annosi volge. Coi uita negletta, S inornata Di maggiorgraet ii non so come albonda siual rosa in verri esto, ne chiomata
3Ie et si mo stri, e me asinasconda. O quailucida perti a te formata, Ch disue pompe insuperbisca 'onda
Dileti agis occhi, et uote innamoralli Senaba a compagnia 'altri metalli.
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bella si, a di pietate plumi, Ea i se honesa dolo inuerintlia,
Odora B, ma in Uec di pro fumi,
VJa virtute, esua nobi amilia. Sempre inuolando a sani costumi, E quinci indora it crin, quindi Pingilia sit alape, he sollicita in sua cura Da retiada, ea, o dolae e fura. Di questo mondo, chri fallor eterno, siua ricco quadro gli occhi noniri appose, Tutted 'astre figure hauendo aschemo Solo in hiis reogii occhi suo pose. Visi sio uardo coldsirinterno, siuesta bella alsuo cor mercὸ propose. sim sol, intenta, o chesi olchi. defle, L'astre son cure a Digrauis moleste. Tutia a totasua tutio ii diluto
eguirdi GIEST 'orme gradite, Et ho quest se uendo, hor que suo detto , Ca ripensando pol comed imite Esen chesia da Cesare interritto , E olansi a ferili anco e vite, i ulla cura, o timor da sit di questo, Asa ostreia distro at suopudio bonesto.
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Lapatria, i angue, ii nome, e la ricche a, E i teneri anni suoi pone in oblio E quanto . caro, e dolar, eptu appre a Da nostro immoderato human dissio, Si come se che non han fermercta, Perde eleg ge, per non perde DIO. Elieta sarma as seri per CRISTO Tormenti atroci es misero, tristo. D'elmo cui punia, o agito mai non ede
Ditis tempra salute fabricolis, Arma a testa, illelsoud di feri
Ardita imbraccia, e los lega a collo. A magua digiu licia ilpello crede.siuando tanta viri . potraciar rosio Edada, anco suo cinge deuota, Cui os irro di Dio pungente arrvota.
Sicilia dimiranni antico nido, Psahauea altho otio ii Romano impero , Et a ouerno di que dolae ido est,itrouaua simul iano huo ero. trade. atocle, os altrilagri Di crudo fumen empto, e men altero. Piu lasciuo occhio, o pit rapace manoMainon ide attre et olle it a Sicano. Clo
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Cio, neu Isola hauea di se belle Osulto in marino, o in ta laci into, Lauor di Pr tele, opra 'Apelle, Chesi porto da Samo, o da Corinto Raptumi ordo isopra queste, e quelle
Et in que Si partito da sonamenne in Catania a fari ua rapina. Di Mon ibo ne tabbruciata ossa, Distud adorna, e ricca dica agna, Fertile ostre Cnidi Catania e posta Egii discende si chel mar a bagna. Consuogran anno i monte lesii accosta, Ella non pu fuggirne, se ne agna, Che mentre 'ochi ingui versa, sos inge, Cois 'ars pietre homai l opprime e cinge. In quena terra AGA TA nacque i que lat e die prima de Sol a luce amata. Fragran turba desuoi timida e me passu tormentata fu, qu coronata. uia con anniuersat solenne se H gi in temptosublime e venerata.
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I sis tu semissi mai per a magione, Non ascia di ede que che idi io. Cerca di quella sua fosca prigione, Oue beta discese, oue morio Che a cor empieta nulla, oppone A tange foret erasi i loco pio, Cheserba anche 'odor di quella forte, Suda de angue juo , plange sua morte. Hor quiuis uintian venne a 'orecchia uuanto natura in Agata ipse E come per innanci in ei 'ecchia In olendo prodis oggia re cose Ode de a sua irpe illustre, e ecchiacie Citta resse, e leue gli altri impose. Ode , chesta e ricche e de te prime, S 'auuien, ob unica herede altri Dinime. Dunque a re tali Eccellend acces,siuanto non pol rei dir, disia ederia, E perloco in logia uente osse se, Ch in troppo chiusa conca. que taperti.
I 'ama ancor non e luta, e tutio e teso
In qua uisa si Elia ad otteneria, Per iuerto felices ei congiunto, Addoicit Asrale, nd hora junto.