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Impensando det modo ου ne troua
e per osuo disio nongli dii iace
Pιrὸ od di ei, ob dellai ua Religiondi CRISTO ella e Pace, E manda ouera in villa, letia a proua A conduria in rigion, schiera redace cie O A' lii υdisi chiara voce Glisembra υn anno i di, h'e pili eloce Caualco it Duce fritrouata quella Di se di siuintia eprigione , Duo i di molesta donna si bellacie contra nostri Deisimostra altera; Tu chlami Gioue iniquo, e Giunon fella , E far Arsacrificio a te me Ilio era. Sesu uir morte uoi, se uiue pensi, Prometti osseri lor debiti incensi. La magnanima Donna dit,ilmesso, Alco e mani humilemente a cieto, Adige Signor mio, che edi e presso uel gran dem, ne dentro a comi celo, Liami di costa super te concesso Pura serba quest alma, e ques velo
Siam tu Duce a vincere ii tirannoche tanto serui tuo procura anno
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silia selpiu grandest erisso presta
Συ sauuten, ne a carne ne so piri, Tu tauualora, tu tardis te presia Ne comportargia mai, ch in dietro oliri AP incendio di Sodomada tela, Ou atta ancor o tua sale Rima a a mondo fauola immortale. La breue etὰ nonia permesso, ch'io I 'habbia fro 'amo pik hiar egno, Maba te iace n feruid disio, cheia tosta de 'opra ancosepi degno, Prego Signo , he non tuliacria si mis, Ch pur don de tuo beato regno Fa, che tutio una volta io possa dariesiuel, claue ne doueui a parte, a parte. E cos Vetto , a comisciar a iamideseco desuoi turbati molia. Ma poco indilonian temera a ria Scemo agente, chesi uiasi folia Ahi, come breue e raras compagnia Cui astanca fortuna nigra e volt, Coma pena di mille ' egnato, si 'ami 'amicosuo ne bas salo.
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Alunga infamia lor seriis oliva Nasce si vide in que loco repente Che icca, Maggi appar distonde, epri aE O dei stulto a lapagio algente. Eraseiodendo in tanto AG A TAgiua Delia palsata sua vita innocente,
E 'hauer et into collemico atro e Tutio que mal , chin diletiando noce.
Gunse, Duce in Catania, e a consisse Laue sit intianii ordo as etlaua, I ordo diveri e vero fi se siue , he fama di ei argendo an lava. Us forte elmo, oscud maipercusse Di Sansione, o Golias 'ada, ne claua, Come Uer , come profonda plaga
D AGAT A figli ai corda . si vaga.
Giudicando di ei cosi per tempo Iretorparve, chepotriafallire,
E ob assa meglio col fauor de tempota ueto arrebbe, uo des ire, Onde tanto iudicio a melior tempoDisserendo, altro althor non olla dire 2 a comando, che, uardia ellassi esse Achiri iuria at suo vole potcsse.
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A 'odisia conei chlamata fue, me in tutio conforme ad 'oprefelle,
Porchisua ira timor non una o lues
Gia mille donnes e, mille donet elle Dauasi vanio conde note siue 2 rar a Luna dat riel, fermar selle, Tostera mi 'acquis, a 'acque ii orso Esarpietoso vn cor ditere, ea 'orso. uant herbe rie, quante radici ha Ponto se, halcomesi dice u montipiem,
Di tuite ella tene minuto conto,
E di Colcos ea uitii veleni. Insommas et fu manifesto, e conto is, chelauer o di io vari terreni In loco an ro, e albos pre inchisso, Epromettea 'arti superne, e I o.
Cinque glie ella hauea, i cuna degna Di madre tale Aque I AGAT e distis Perobe con or anca a lasciar vegna II bel rigor della suas pregiata, E que nobi desto, che'n ei tu regna
Di viuersempresola, e compagNata. Ala sim ratia per auanet arsua impres Scouebe prima a ei a mente accesa. Se
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Se caro tisonio, Mamillisio bene Te dice thor o mi mostra, euam ni ita Vole di quina Donna a te conuienea core apoco, si amorosa vita De 'altostat,mio I 'hore serene Pingite, e et cco agoderis multa. Pon mano a te tue forti, e lucide armi, Chepiugrato placer non uolt armi Poco curo o di quel, the la si credad Ua crede a me, helen mi Elia; S'io go o divederia, hor ella vera Cagio non darmi, ne di ei mi doglia. Ella e mia rigionis , o di ei redaci Stringa se anco e me non mai disci lia. Formi di due diuersi nodi in accis, E me in nion ei traggaci impactio. Dille, come in Siciliata molle pari, Ma ch'ella serie puo Donna, ei ina Parenti ha gliel concedo illustri, e chiari, Macia sun a sol Roma angue inchina .c 'astri i honora, e cerimoni impara
Ariuerarii λcosa a Dio icina Athe da tuo comando edat tuo cenno Instieme penda se potenetis, essenno.
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E comiscio a Donna a porre in ioco Et hori chiome, lor Adaris Uvolto , E quanto e dolae in amoroso foco Disse , in due alme eguaimente accolio; Ne acque quesitatote, e que'Hotti
Ricordolle non men come belle a Vien, Aesi perda in piscis tempo , e mute, E com elocosenno, egra croccheret Logora altri in an Dagiouentute
missi attre debet elaver persite, Ch potriasos ira ,se dristo Darda Sen Olcunprotella gionpia tarda . De talitera Citta, he hiudon site Colli, ulte te pompede ridice. E quo ha uinciano, e quanto aselle Di quello, onde Gen deito altri felice. Domini di Prouincibis promette, S 'a buo consigitosuo non contradice
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Passo quincia a C le, es no vano Disse , ch'era error pessimo Vorte Lascia i ben, battrita presente in mano, Per hauer altro ben Apoda morte et Maso chesio e faticas in vano, In an, a dolat parale, sorte, Sadira , Udgna, e conde glie insteme Liuiuria e s da dimiseri freme.
Lor disse ; in pace si cor potet porreecie non a mai, che pun loco inchise L mia ne assolen fondata torre. Cui ne per venti, ne per piggi alpine Punt delferm ι si poto torre cheson vostrepromesse altro, che venti pChe' tostro minacciar suo , ne torrenti Con questi siue a mille assasti, e mille ADtte et di per uoi dians a te mi mura, Vol ne turba te is paci tranquille
Potrete mai, nefarmi qua paura.
II foco prima haur edde uille,
La neue angera faccia, e natura,
Prima fimo curo si Sol, leselci mollicie trouin loco in mepe per si folli.
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Non crediate pero dispaventarmi, Chesoragile e i corpo , ho i cor sicuro,
fastoserar in D IO. ueste soni 'armi
Des uaci di CRISTO, e queu elmuro. E promet tete in an felice farmi, siuente felicita vostre non curo. Habbiatem pur uoi queste dolaebe,
Eper vis Olce, hauer mille eleni, A cui per contrasta non trouisuermi. Pol qualptuma, che' vento in oro enicia maiies iuncii ortim, chesii fermi. Vota , e qua naue, che arcando passa , Nullo dietro di se vestigio lassa. Di seme di placer cisca, non edi me germo: si pol fruti di tanto. Chesai r e pu dis tu tu i 'ostra i tedi rodisia, non orgi altro, che tanto. ser note a te velle mercedi che n et son preparate alviuersant , Altro, consentirebbe, altro diresti
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La pena che pu da crudo I Panno me torment no, glie medicina Cos purga in rio corrente E panno, Loos 'oro in tu oco a a.
Reata affli Uon felice ast anno,
Clyeterno acqui sta astrui merce diuina. Equa cosa altra tu bram'io, ne zoglio rL'amo et 'aspetio, e de tarda mi dulio. Forζy, chlarda disi a e di ve ogna I 'empta maga in di quente parolebi Ionisa, s'ella de ii ero, o se puri gna, Ma de ii vero e te ne incresce , e dole.
E tanto indugia, quanto parta, Sole, Posinta, scalcia, e conde chiomes arte Ricorre uita inuis erit a 'arte .cie disse, o pur che acque Zio non so come A terrenosi biottiria non 'aperse Cento tolle chiam d 'Hecate ii nome, Cento laitate, e quanteflesiescerse. 5 'arricola tuite a ui id de hi me,
Anuli'orocchio, triniosuo osse se Ma che puo te malia, che uot incanto Contra di et cla AP celesie a canto Z
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Pscia sugo ad amar d herbe composto
Atei di queno ignara asseuer Hede. Ida ne tuli 'opra quel velen nasconio, Emia tu dior, in hor fallace ieri. Di poter contra ei nolue deposio nisterar, uoue prodisia i pie le' siuintiano, esen ne viso monra, Che persitoia 'honor di quellagis . Promisi dise 'pra contruna Donna, M a chepollo farbo contruna pietraicie ponta inseruitu, viapi, indonni, Epercs, indura . piis, impetrat
Certo piu leuemente Una colonna
De rigido natio perde , esistetra,
Ur uoua malua costei core Lardente di G IESU tenace amore. Io esse ala comun vestro aifanco. His gliuole mi di me non mens.
Il poter nostro i aper nostrose manco , Ch morta cosa non e punge illieno.
Credo e renda Icorsecuro, e stanco Darincant m mio, da mi veleno Carme tu forte d astra pius ace, che per t. e per me molio is iace.