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ri percossa fit punia fusci es, da mattin sim alias era afflitta Efis nesse a melle at nosses, E roncaris i 'eta tide a Bittis Empta iudice rio, qua d 'ira accesa Rabbia tal fallo ico glia, e ditia 'cie quella parte in Donna, in eguasi ,
Chelella madre tua primasucciasti. Afer ministro ad 'opra ri, accinge, Le belle braccia auuolte in duro nodo, E con que ferro b apre in ima, e ringe R dente, ἡ,' a a rear dad' se ischiodo, Tronca a de sera mamma e Gangue ingeLe ventisve d una fontana in modo, Che nasca in plano, ὸ omlacqua, hei foco Eolle e da caldo non pu a in loco.
Con tutio cio non Usci mai parota Da quella bocca angelica, diuina,
Et si potest quel, che diris'muola Pouertate, soblio 'arte, e dourinara Occontando astrui que che dic esse,
Certo plange farti e plures esse
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siuante vociformo, tante furgemme
ricchi atte lepi zoglis auare. Nulla di te dicea lauristi me, Se meco e DIO, che mi porrisit arei 5 'Orso, Tigre o Loone seri Gemme, Potollo in mansueto traformare Di CRI STO i nome, e s. chlal foco is vada Smora erasio dat ciet larga rugiada Toglimi a doloe aui quenti occhi, O col ferro te scere recidi ABn fagia mai, be ne tuo error trabocchi
Osegu, sol de tuoi consigi infidi.
Per vince me sono i pensile tuosciocchi, Se pur et elo, o neu ela i di, cie pii costante e con aggior dilettoti mori of piro, he non 'a petio. Sylogis pur a tua rabbia in que Iastogua, uuenio cenere reddo babbit olo. Non ende piu in a tua fera, bacintra odirio, chesileuas olo. Ben uomi v giorno. De longar a doue. Asa pi bella ha merce pii iungo duolo Vediit poco poter chen esitroua, E come incrudelendo, a mepigicua.
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a prasi anci a terra, e miricvra 'io rompti atti tuoi diuina serae; 'io contra it sanio tuo voler faccia pra, O mi diuida da tuo sant greue. Fin che ragio non impedita a praLe sue potenet e ed 'abio correrae, i An steri akun, hetero io creda mainluesque che dit prima imparat. Per dolor, che'nunci passa e vi via,
Non si de di illa laseiar sempi T glia Signo questo da me, b iosia
Scandolo ad altri nefuturi templ. E scrnon uo, nesi conuim nem: Ne polran tanto mai uoi durisce i.
Non Clio che maici A GAT Asi dira, Chesi di vita, e non di CRI STO amica. an foro digiose a me guad nati dispendio, b imo dico se ili
Poscia, chen paradiso m accompagna Con laschiera deli anime gentili. Ne di perder mio cor puniosi agna La ita, si anni mie piugiouemb. et inegori , assenegioloso Vua chiricco gemmato ritroua ficoso.
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Vedi, si umento, che colles deue E sc de ereve human cito gradito si nil di qua, di a colpi,iceue Pra mn, ne ne rana astabilito. an .calpes quei icor, che leue Solsar a pena I huom di iis ardito, Talper ripos in Geli 'anima. orca, e placeri pria asta uocom a. O gna di cui canti Uni poeta
Anima inc trice, anima bella,cbH si flessa tranquilla e mansucta Empi ministri ins eris debella.
Frauca nouo martis, ne mori ueta Leti be acerbesue corone appella
I rar, isto gran penato mai pi pote , C di ho cornuto, odi, he note . Gunse a sera e crederio, uel ole Piu deli ato suoi cauais ronasse, Percherquel, ch anco a rimembra mi dole9LOstracio suo piu ungo non mirasse. Senabatur conforto di parole Tomaro a a prelon lacere, e lasse Dihil membra, in tanto duo tranquilla
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SANTA AGATA II uris pieta uel canto corpo e bello
mede livido tutio, e sanguinoso Sopra nudo terren di ite hodiello Prendere duro, e misero ipso. Panno non 'δ, non ve piuma, ne vello Humido i loco, cauo, e tenebroso,
Elia sola, e legata E puri beta, EnelsuODIO ne uo IESU facqueta. V erginesenta, che dat et 'intendi, si υedi con qualpietator di te scriuo, Debbor a me di costa su discendi Ad illa lear e tenebre, in ch'io viso Dimmi in que basii cimiteri horrendi, que carcere tuo diducepriuo, siuel l adiuenne is quanti, e quasi baucti te ferite tu licor Aesti. Hauea Ilumida nolle homai riuolto merso Occidente libet carrostellato siuando i gnor detriel, cui non ἡ tolto
Il ede da nolturno aere, scurato Grando in torno a rimira si tollo
Da notegri mortali in mare, en terra,
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Ma che vide dico io segii cobi intenti Egli se re hebbe a que nobile agone ZI que a picta lepuo tormenti,
Cui termine i Tiranno non cne , che caualchisuguiomeri de Oenti,
Escenda a consitarias Pietro impone. O fosse beat i deuota et 'era, O he portagii hauea ualch pregbicra. Tu Cedi dice ne mi, volt quanto, Equalper nois AGATA martoros
Scendi a dunque a consolaria luanto, E per te disue mammelabbia G loro. Dille, io u di ori terni ammanto Leserbo, eserto di piu bello alloro.
Combatti, e vinca et i tormentati anchi
Di perpetuo gioi 'eme in ranchi. I fd se portier si parte a volo, Epsa in Elna in meis 'altri nonpensa , E come, a quei. 'anco 'trito ps.lo Pep isibile farto, ID DIO di pensa, Con modo, besisa a sopra Polo, L'aria. '. rara suo lavor condensa Euisubito se ne esse n velo,
Che directi ecco qui a carne, e Ipelo.
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ratis antico Chirurgo a figura, II portamento, e i habit prende, Scollat hii et e timento, e di fura Che alginocchio ingis poco si tende. Porta in te labi appet Ualla iniura Gm' colume, colingo pende. La a la in ano, erbossoletio adduce, Elia innanabi non liche lio luce Giunt,a ei, a conforta in voci me te, Ela agio delsuo venis non copres La rega, che'nsu dir sede leprente Prometiendolefar mirabit 'opre. Echecia 'arte sua sanata rente Se 'impingat peltogi di copret, Ella alio non consente Uene secus, Come di far si medicar non a. Bon o ingratata e la agion i dice, Ond . b'ella, futi ii uo consi Ilio, Porὸ heserua e di G IESU, cui Pemolendo, i tutio ri lora; coici lio. E ch 'a Donna dionor nuda di dices arsi et purasu state, o Alio
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Sorridet Uecchio, e dice. o Donna nata Ad altro ornarii, he di perte, e d 'o Iro, Segui a bella impresa, nil a fletiata Se d 'hor, inio su nelsuperno chio stro.
Ioson colui, cuisu quagi donata La mauior potesta da gno nostro Che mi lascio quelle due hiaui in terra, Ond illael si inchiade esi disserra. cua mi manda Dicieipe consolarte, Eperche dilue mamme habbi riniori; Eche que testi dicacia sua parte manda ii R. dei sempiterno choro.
Humiserba in riel felice parte,
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cuen deito di parui, Odore e luce Soaue e chiara in que loco lasciando. Gli Angelisanti dei 'eterna luce L ecce e lodi, Hiiei pregi cantando Renlarion ei Delia prigione, Duce Lascio is hiaui, e lasu guardia insando , qua chi ted horrende se e nuoue Tutio plen di timor fuggisse altroue. O miracolo grande, o infinita Del Rὸ celente incompressibilposse. Ne ditiam, lipo se a a ferita Ne d 'olio, ne licor Aesana possa, Ela rende di subitoguarita. Dinuoua carne a sanguigna fossa S 'empie si che ritorna ancor piu bella Lasuella diana sua de ira mammella. AGATA sietis a ring et ars atterra, E quasi ulte lesuepene oblia Dalilo presente , ne perosi ferra Perche laguardiasvafuggitastia. Solo a forni la cominciata guerra Humilprega, che triet istud dia. Ne te par di ede tamai quelliora, Che da lacero corpo Tescasuora. si tiro
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cuattro volt dat mar a chiomasionda Tratia hauea, quattro volt a mar tu fata I Sole, e concia faccia alma, e socora Portaua inoi di qua 'astragiornati, uuando talma genti perche ri ponda Alsu Giudice iniquo e richiamata, E qui con voce a che ci asecun 'o
GIE SV confessa , merisce, e luda. Vn aia que crudelfa, chesi cura
Dicarbon ivi, e distet ali tenti, E catenata teiponerosoprat Iuda es Eliata pria desie sue venti Non manca hi a tolli, labbias 'opra Pronte e mani, egit occhi accorti, e reni, Non che pieta di eicia cun non habbia Asa perche de Pretor eme a rabbia. Come placido 'agno, a uis angina torno intornosa so horrido, e duro, Austro 'infuria, i maristuma es adira,
E frange in uitii lati l lotio scuro
Eoo dentro, oue mal vento non spira Lm a 'onde incren argiaresecuro D'ogni procella, d 'Uni temptata,