Le vergini prudenti di don Benedetto dell' Uva monaco casinense. ..

발행: 1582년

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De tuo sommo poter, de tuogouerno Adisii cento tue famose doti, Ancidi Decio ancorsa ruelis schemo, Ch'io non fare de ipii vili, e remoti . Laisu ne centro delia terra interno i onsono i petii di pietas voti. O sold n C R ISTO paria, o non, ponde, Esaidam come os silio ad 'onde. Comori que t 2 intiano vn monte Gli cade addosso, e stupido rimane, Omluom, che d improuiso si afonte In os dalpens e molio Antane. Gia tenersi redea a bocca alfonte, Et as etlato hauea 'hoggi in Amane. Hor, ob'. deriso Uene troua sicluso,

I se cor, cui pose assedio, fguerra tanta Dianabi usuria, s uarietes feo. Entro isdegno mera af re a quanta

Spre cata dignita crearpoleo. de dimano occasion colanta

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cusndo creo Peterno alminatiore Fra e primopresue a luce, et die, In queis premo, empire plendore D Angeli e si reo tre Gerarchie, Per chesenes aestu me o adulte 'horeo oci di doloi me armonte Indor Duelle e consonui modi

Cantasser esue glorie e lepue odi. Di perferta bella doti eccellenti Hebber que nuo Vortunati Chori, Pensar tu puo qua fur i testimentissualdi rubini, lucidi colori Abon Elio, che qua giuili occhi habbi intenti σὰ queste gemme imagina dimori, Lieua lpensile da terra, stati auulso Cheienti, e gemmesur di Paradiso. agis tu belli altri, ilior primiero Duce In tanta gloriagia locato, e messo, Cui se per gracia, chlas pochi luce Delia diuina imago ii volt impresso, Ammanio cos denso hebbe diluce, Che congrande interuallo altri hebbe appresso E ide pars ose beato althora Vicino a ui , che, Angeli innamora.

Misero

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Mifmo , he di pro dannosi fece, E contra illivosignore alia te corna. Sarosimile a Dior disse is mi ece Pone usi gi ou Aquilo oratorna.

Eccolo fulminato, e tu che pece Dii candido pria, egro ritorna. Ecco caricia riel co capo in gius co ne centro delia terra Piliuso. Didi ferro, e di catene onusto Consum dentro se con a sua rabbia Equiparasti insit, e Ivoler iusto Dei suo gran vincitore asitor ne fallia Sescio non fea, i mondo haria comburato Conde Duille deli accese labbia.

Con tutio cio puri vertoi feroce

Aco consiguo e coistate, ne noce. Cadde, e adde con Lipi H in conserte Che seco venne in quelpens te impuro, Ad altri dato per albergo in sorte siverit aer is caliginoso scuro Disce se altri a te tartare porte,

La portan 'alme di cocito ad onde, Lai qua san , he a malia a albonis.

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Chi urata dino e uici in astro regno,

E dansi alta agusa di formiche. ne di tuitis perde nolit disgno, Dius bonos ossici, ede fatiche. E ci cun vale in in suo proprio ing Πρό

Come quel che dat eis prese prescristo. Epero cheso an quanto edo dato

credon pote quel, che non pomo, Semprian di mille e mille it petio armato Da nocer arti, e non dangli occhi albonno E quando e in dubio Evincer, da qualiato Debba cader, ricorrono at o Donno, Che come piu versuto, e tu maligno, siualche n ouo a ferir lor ostri ordigno. Hυn, heu Sicilia hauea ouerno,

Vise di quella forte sigra bidebo,

ABn osen se per Lipari, o Auerno, Multo plen distauento, e di peribo Lagii disces a R de cieco inferno. Es os il fatio, e dimando configlio, Che non sprouedendo a que ita volta a per esse lor 'Ipoti tosta. A quo

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iama pol Asmode , oe Orgiante Attici quelis ess uir, b Eli desera. Di rabbia incendi a rear 'unose scaltro, A infammis 'alme di iussuriau 'astro Monri infelicis ra ulti, e felli flarge a terra antichi imperi, Gli odia Plutone, gli odiano is atelli,

Tanto vari hanno, volti, e cosiferi

si parto Famosi miti guerrieri Hor'ὸ te os montra se uoi mi amate, Se 'honor o Iro, e mio punt imate. inito balliamo, e non seraba disetto Se non 'inganno dici cun diloi, Loflat,di Sicilia, 'lara ori etto Di perderili habitanti ei litisuoi. Sicilia sipuo dis, Veio tro tetto, e quinci scite, e quindi mirate voi Horse ne tollo vn regno si vicino Di perder anco tres Io io 'indouino. Dunque

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Dunque accisi non auuegna, ite veloce. Ite colis, donde quent si sente. Et in det foco, hepi a dentro coce D 'AGATA Arcenda a gelata mente uuanto negiouera uel, chor ne noce S 'ella risorna aioi, sellassi cnte. orasse chesii penta se da loco A te fauille di contrario foco. L'altro d 'ira, e 'or' Elio horribilfaceis cor interno dei Pretor auuenti, seu π besu, quella nonface Liccida, ebbrani consevoipropridenti Achiunque altro e di GIE S Quace da e ne sparga porta polueti'venti, S che per tutia 'Isola di questu antino trinimici non ne reueri. o detio tacque, e quessenet a dimora Lasciano iochi, uegia maiionstende. L' torre Midoue in odisia ancora Ipri hi indarno, ede paroles ende. Alis sis , he di subito taccora Troua; ob'AGATA lciet troppo fende. littoria di eis era contaiene,c in cel leguerris uaguaria tene. In

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ancor egi pauenta edo minaccia, Chesenta indugio alc uno autetro vada,

i e purarisca di miraria infaccia. E for , 'a que rio 'o Clio cada, E de pote altrui scorno a se faccia, Hebbe i compagno suo piu destra impresa, e trouo gna, e a fucina accesa. Attende, P rodisia si lamenta DGGATA, e 'ira Vuinciano et seno Vna fare di rabbia a coriis auuenta, L iniquospirio, egit, conde in sino. en a b Clisen aut eda , olfenta, Di Vipera glis ira atro zeleno, E lene a tortia poco, a poco it folle uuanto hauea i uncis soaue e molle. Adi se Munque o che Sicilia, et i Volgo et riuolo col mio forte braccio Son cos dis re et to 'ecia hi pol Da femina, he time a collo iliaccio,

Agitiuomini, si Dei procura impacci, Ch da dritto amin quelli trae Dori Ente ea a quiali iis debiti honori D Hor

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Hor etia et giam se que sua contanca Vale attrettantos a seconda proui, sed 'artesua reuale alia pos anet a

Ded 'Imperio di Roma, e se legioua. Pol parer muta, e poco indis auanetoa,

Evim pensando Hastra cosa noua Esi riuolta qua breue Duilla cie leuemente ad Cis aura vacilla. Saria querimpio senet a dubii andato

Aritrouar a Donna, Vari orna, Mada temen a de Romani enato

Apuni quest rigido is foreta. che nostin 'ama, e mille occhisa da lato , Che o rite on dita 'alto a foret a. Dunque faria mori co suo, conuisne Et a que t partito alsi, at liene. Pol chel modo primi r non gli risce, nuperant a d 'hauer ei perduia, D'occupard hauersu disi gli cresce E e tarsi di tal, che o, uta Spegnerua brama, e 'indugia gli incresce Vedi come in contrario unior si muta,m cor, ches ire o qucito. si quelis asserto Enullo ha di irtute habito letto.

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Asu lignauio con irate ilia, Esenaba indugio alcuncia uella intese mera dispellabile famigua. Ob disse Ἀnd lai si tib sanci appresse Come, contume tu erui imilia ZEt ella a ui seruabo Gembro, e sono

Gefatio a CR ISTO di me pessabo dono. IIa o besani, heseruire a ui

E sola liberia 'animo degno.

Il Consolo ris se Adunque nuli on habbiam liberta suo delsu Regnoqi Ion 'hauete non gia disse .che ui Adoratein metallo, v aso egno, Sete di Bel eluserui graditi, Eb tanti bauete Dei, quanti appetiti. Os insomma parsi de culto ano, Adella religio volgare, esciocca, Che vel 'emplo, que reo, quello inhumano Fecele uita infanguinar a bocca. Versa Gangue innocente, e riga ilpiano Es, terrensori douunque o cauMa a pieta, a suo valor non langue,

Ancipiis cresce per manca di sangue. si ij Inuit ta

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Inuitta recta, e con 'ustanc a voce

CRISTO per sel DIO Adar non cessat Fin che per volonta di que feroceo carcer tetros condotta, e messa dido mo se unque altri irpi cos teloce iamato a dignita raro concelsa, Comeda Donna ando condieto passo Cinta di ferro a loco scuro, e basso. Mentre lasesca nolle inuolte tenne L humane menti nesi oblio de mali, AGATA LIta in riel a sua ritenne, ede die Charita, vigore, ali. Majordesi altro solla luce venne A deIIa te fatiche de mortali, Innant, a uinet a uricondulta, Per hauesse afornirpua hiara vita. e Otro di de asua graniostanca ZChe ditant uo rata', 'cos vari 'Mentre chesi cangi se hebber sperant a Da dolor inta quemini iri amari. Certo che a sua pena Un astra auanet a Iea accontaria astrui parole ho pari,

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