Storia della badia di Monte-Cassino : divisa in libri nove, ed illustrata di note e documenti

발행: 1842년

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sarebbe troppo contraria a verita. Percili io voglio brievo mente loceare della ragione di xila , che me navano quei monaci net secolo XIV. Ε mi ponso, cho adsempiro anche abollo usticio di giustigia, purgando la momoria dei bonodet inidi Monte-Cassino di quoi di sonoro, di che volt0 in questo torno di tempo digonestaria Dan o nol 2 2. ' canto dei Paradiso, Se pure VOgliamo credere , che questa Badia Cassinose fossos tala colle attre segno agli Silegni det poeta. Λlla quale

purgagione io non mi Sarei reealo, Se non avessi alle manis umesonii documenii, i quali mi chiariscono dolia inglustitia degli 0ltraggi, san lificali dalia musa doli' iroso Ghibollino. Epol conoseono a pruOVa i luggitori, che degli ono revoli, comedoi vituperevoli salti Cassinest io mi si a stato sinora narratore indoeile ai consorti di domestica carita. Nei comenti MSS. dolla rogola di S. Bonodotio di Nicola dolia Frallura, e Biceardo da S. Angelo Cassinosi, Che vissero in questi tenapi, ed in iiii Breviario m0nastico, MS. 199, delXIV socolo trovo in molle parti quale o quanta disciplina infrenasse i monaei di Monte-Cassino, ed a quale sant illi diusfici infundessoro. Con molia gravita docoro compi vano lutio tu cerimonio, che appar lenovano at divin culto : diurne uno turno salinodie risuona vano ineessanti nulla loro Basilida;

alle quali solovano agglugnere in iusto te sessivi si doli' anno pubblicho e solenni supplicationi. Rigoroso Silongio infrenavato labbra dei monasti, ehu in dolerminalo oro dol giornoxompevasi : indossavano stille carni vesti di lana frugalissimo cibo mangiavano , vino isnervato dati' aequa bovevano ; inguisa che, come l'anridet to Riccardo asserina nol comento alprologo delia regula, que' monasti vaganti, delii si ovarent,

quando capilaVano a Monio-Cassino, non vi sauevano dimora

pili iunga dei tre o qualtro gloriat, tornando loro inc modi quo i austeri mangiari. Muli od intenti a pubblica l0χiotio

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rigor0se dolia quareSima , praticavano vn' alii a quaresima lal giorno suguente alia festivis a di S. Martino sinu al Natale Nulla avevano di proprio: ed ove alcun presente ora salso ad nicuri monaeo, questi lo recava ali' abate O at decano, clio dispensavato agit altri monaci, come pare vagii pili conveniente. Quando VeniVa n morte alcun monaeo , preSO Cheavova il SS. Vialico, od unto doli'Estrema ungione, ecco quescho sacevasi. et Como si Vedra avvicinaro uirosironao sonoe parole dei citato HS. ) vonga disioso in terra sopra it ciligio e eos perso di cenere; e satio ii Segno dat priore, si radiinino 4 lulli i Dalelli attorno ait 'insermo, od incomines no a cani arcte i salmi .s Morto ii monaeo, rimanovano ale uni do' confra tollia guardare it cadavere in continue salinodiu suo ali'ora dolia

Ben poli a alciano diro a Se SleSSO , come alle austere disciplino saltisso la indocilith dei monaci: ma io reputo aSSRidissicile cho nolla pratica di cosi sanio e rigido ordinagionis osse in Monlo-Cassino lato una corruitela di costumi, da parere la Badia spolonoa di ladri, sed i monaci δaeoa pleno

i farina ria. Complango allo ire doli' in solico Chibellino , i insocato dalla trapotonso santasia, cho quegli silegni t quali gli bolli vano nol potio contro i papi od i ministri dolia Chiusa,

como capi dolia parte Guelsa, non aVesse potulo rattemperare colla filialo rivor ga, che doveva portare at ministri di Dio, avvegnaeche inserini di umana informilli. Angelario mosso a sedem da Celestino sul Suggio Cassinoso, ne discoso quando it Sant O di Murrone rinungi d al papato, ccredo clio cib avvenisse quando Bonifario VIII, movendo di Napoli per Anagni, trasse a visitare Molitu-Cassino I). Angi colui doxolso ancho patiro qualcho cosa pili amara dolia do-poSigione. Impurocchi, Boni sagio, Venulo Sommo p0nfusico,ieme va sorte, cho Culus lino n0n si petitisse dol gia salto

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ri sitito, non per ambigione, tua per arte di coloro at quali mollissimo dispiaceva it corto pontificato di tui, quali pule

vano essere i Diiovi monaei CeleSlini, o tra questi l 'olo toabalo Cassinose Angelario. Ora esSendo avvenulo, che S. Pier Colos lino ben guardalo per comandamento det papa, prendosso la fuga non per altro, che per tornare alia Sua cara

collo fla, si mollipticarono i sospolii di Bonisagio, o volsu tutiolo silogno contro l'abate di Monte. Cassino discep0lo dol Saulo It quale ordinb fosso rinchiuso nul terribile carcere det lago di Bolsona, ove si ospiavano i piti gravi det illi dei elidi iei, sed in quot carcere l'abalo pochi gloriai 80pravvisse, col panes

custodire Celestino ad uti suo discopolo quat ora Angelario; pius Osto mi avulso, cho cos tui per l'autorita cho si avuva como abate Cassinose, saeesse coi suoi consenti Colos lini quolpioloso discorso a S. Pior Celestino, clio riporta ii cardinale S lusi eschi, H per dissuaderio dat gran risiuio, o levasse nreligi ,so rumore i Napoletani per impedire cho it suo solida loro scondesse desta papale sedia . Questo io mi ponso osse ros lato it poccato duli' ibatu e sorso qualcho ni uso prestato allastiga di S. Pior Culus lino in chu andi, ad Ospiare in quella torrodantesca di Malla at lago di Bolsona. Le muta ioni cliu volet a introdurro it sanio pontefice Pier Celestino, cessato per la sua repentina o volontaria discosa dat soglio di S. Piotro, nec n-

navano ad altri caragiamonti pili grandi, pili danuexuli e pili

duraturi, che rimularono la saucia dolle coso Cassinosi, o Se bene O male arrocassero alla diseiplina, at patrimonio citullo morali condigioni dei monasti, sarci chlaro dat race0nti, cliu imprendo.

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nero in Italia nolla Chiosa allo scordio dot se dolo XIII od alcominciare dei XIV; imper echli su late o lania la suria degliavversi casi, e per domestiche discordie, e per istrantere prepotenae, che italiano e catholico serit loro non pol rebi,unarrarii senga plangere, e savellare ad uti lempo. Di una grandissima tribolagione Ιddio voltu osercitare sua Chiosa inquet lenapi e sebbene pol rebbe conglite iturarsi dat salti chosoguirono, quali consigii Si chiud essero nei legori della sua Sapienga, pure h meglio lacere det secondo sine cui mirava Ia permissione di quei Scandali, che non vanno mai lagri mali abbas tanga. Lungo sarobbo ii diro dello ragioni, hi levo illoceare cho ira it socolo XIII o XIV, alloniasse non puco ladiseiplina do' chorici o dei regolari ; e su grave male, che icardinali recassero nulla Chiosa tutio quolle passioni, o delle caSe cui apparienovano, O dei principe cui erano Suggelli ; perte quali ando troppo spesso, o troppo irriverentemente tem-p0slata la sedia di S. Piotro. Quosl se morali malattio dot clero oli soro i vitali spiriti do' pontusici, i quali stati formissimi apstito dulle imperiali procelle, venituro pol travolti e rapitida iraeondo od ambigioso principe a seguir la Chiesa, cheolfro i sol tani anni su i sumi di nuova Babilonia plausu igio rui di sua callivita. Io parto della memoranda tra flagione dei soggio apostolico in Ρrovonga per inale figi det sagi ilogo Filippo it Bollo. Agl' impoti delia casa Sueva Successero lepersecuZioni Francosi, blande , e covorte in Cario se Roborto provenZali re di Napoli, furioso e se Verto noli 'impertinungudi Filipp0; quelli amici de' ponto fidi, ma abusanii i pontificali

favori ; questi Superbo nomico, cho avrebhe anche inabissalala Chiosa. I provengali di Napoli, Sebbene aVvantaggiaSSero Sol o Bonisagio, non potelloro lanio alla libera e mandare in corte Sua, percitu quosli tollo tu uniani inserinita, tu quali aggrandi Seono at nostri occhi quando sono vellule in uomo

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divisamonii, conscio e confidente della papale potenga, e capace di tullaquanta l' idea dei pontificato d'Innoeengo lIl, epercili sqverissimo guardiano dei diriiti della Chiosa, o te ribile a cessare , O vi Ienti usurpatori di quelli, o prepulenti agglogatori dei liberi successori di S. Ρielro. Ma appunto questo virili surono lo se glio cui urio Filippo di Francia, chenon Voleva Saper di papa nei negogi della Chiusa Francose, inverecondo infamatore dei pontufice. Quando it sortissimo Bonisagio assalito e proso in Anagni dagi' insanii satelliti dolio

tiara, colle chiavi e la croce in mano, osse riva it capo aliruculento Sciarra delia Colonna, angichh duporro la dignita papale ; se fossuro Stali cardinali como quelli di S. Gregorio VII, sorso non sarebbe morto Bonisagio a capo a pOchigiorni, lenuto per solle, e non avrobbe trescato it sagri legore lanio tempo nolla vigna di Dio. Da Bonisa io pontesim caldo amatore della Chiosa, o porcib assian se agit alti uffiei uomini di provata virili ; ma non polette impedire che quegliindocili e turbulenti spiriti det romano patrigiato ne i cardinali Orsini e Colonna lo disertassoro, o lo tradissero. It veleno di Francia accorcio i giortii dei sanio pontusico Benedetto XI, clie Sarebbo Stato singolare rimedio alle plagho d 'Italia, odella Chiusa universalo. Dopo la morte di questo, Filippo condiasse captiva la Chiosa in Francia, Roberto osseri vale a Flanga la Sua Avignotio; papi o cardinali suron pol tuiti Frances i. Deserta Roma dolia pontificale presenga, pagaxa it stodello molte irreverengo saltu ai ponlesidi. Ma intanto quella vita, che come dat capo si dissondova dalla olerna citia pertiit se te membra della Chiosa universa, slocala, illanguidi Va ;l'aulorith papale rompexasi, o sviavasi ilalla violonga dei principi laicali ; i mali nolla chorosia si mollipticarono edincrudirono ; sed i casti se maschi pensamenti, Clio ingeneraVanogli animi dei rotiori dolia Chiosa la sola vis la dol Sopolerodegli Apostoli, gli orrori dolio catac0mbe, tu areno deli'an fiteatro santificatu dat sangue dei martiri, erano s0si cali dat le

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roglii se dolio coitella numniane. Ιddio Volle dare uti Soloniae documento at posteri, che te forme es teriori dulla sua religione, di lu0go, di personu, di rili o di nomi non delibanuiOCCare, illa ConServarie perpetue, come d perpetua la Chiusa

xa: che siccome gli abali, non avendo carattere epiScopale, d avexano ad altri vescovi , aleuna volsa loniani, rimet torol'osurcitio di alc uni umgi, o cib ps leva esser pericoloso alle anime ; o siccomo la Chiesa Cassiuese era eos a frOppo Veneranda, o degna di onore pel suo sondatore S. Benedotio, loossa dei quale vi riposavano; cosi per lo migliore dello animo, per desiderio d' illustrare quella, ordinava, che sosse Calle-drato, rabato vose ovo, ii convolito de' monaci, collegio dei canonici. Morto ii vescovo, ii nuOVO Si creasse per olegioneo per canonica postulagione dei capitolo dei monaei ; o clivit vescovo, ed i monaci latu se tanta giurisdigione laicale su-guissero ad 0Serellare Su le terro e te castella, quale per loinnangi, salvi sed infatii gli antichi privilegi. In tutia quos labolla chlaro vellosi, eho it papa voluxa con queSto rimulamen fodi abati in vescovi, levare i Cassinosi ad alti sed insoliti onori, ma non credo che a questi no godosso l'animo. Gi0vanni voltui vescoxi per limoro di pericolo, Urban0 V, c0me dirassi, v0llegii abali per esperiunga di certo danu0.

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Quando la dista di Casino ora in piodi, obbo i Suoi vesco vi, o tra questi uia Caprario, clie nol 465 inferveniae at concilio Romano ; e SeVero, che piar lo trovo presente ad altro QOncilio Romano solio papa Felico lΙΙ: ma distrusia dat Barbarila cilla, disperso it populo, gli abali Cassinosi successori di S. Benedetto , 80lo per papali privilegi esu rei tarono quasi episcopale giurisdigi0no Sull' esleso patrimonio che aequisla-rono. I) Le cose Stellero cosi per circa ollo socoli sino alpontificato di papa Giovanni, pol Vennero mutate , mn Conpo O huon si ullo, come si avulsa Fordinando Ughelli IJ. La papalo bolla impudi chu i monaei venissoro alta scolla dot loro abato, o sino a clio non Venno ii primo vescovo, ilpapa mandi, loro uti amministra loro dolio coso tomporali cspirituali i 323 . Era questi Oddono Sala, nobile Pisano, si alo di S. Domonico, a rei vos ovo di Pisa, pol patriarca d 'Α-lossandria. Nulla ho trovato doli' amministragione di quos lopatria rea. At morio Od dono 13 26) successero i vescovi, Rai-mondo, Guido, Richorio, Stesano fulti france Si, nissurio elotio, O chiosto dat monaci, come Ordinava Giovanni nulla sua bolla.

A questi soguirono quattro Italiani, ina spe dili da Avigno no , uno Franeosco, gli altri Angelo 3ὶ di nomo, lulli di ali possedi flocati, o depulati a remere ii monastico collegio dei

disciplina, e ii censo ; e illi a quella, nd a questo quei prelati

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spodili dalia corio di Avignone polevano benissimo prOVvedere. Non sapevatio di monaci, ignoravano tu loggi sed i modi, como moderare quella sorte di compagnia. Quindi poco onulla pili in Donavasi datio vocchio costi fugioni ii vivorse dei monaci ; sed i vescovi non pili riguardavano ii patrimonio como obtagione dei seduli salta at monaci, ma come prebenda, o bono figio dopulato a loro solo. E quindi come di cosa propria disponuvano, donando a latet e a cheriei', non curando dii illi e privilegi, in una parota sacevano come se, loro morti, tuiti morisforo . e Venne a nostra noli Zia, cosi pol Serivexa

e nostro fratello Vescovo Cassinoso, sed i suoi predecessori C pro tempore concede loro con tollere o pubblici strumentie a certi chorici e laici possessioni, ferro , decime , ease , e Vigne, prati, pascoli, boschi, molini, renditu, diritti, glu-e risdigioni, e certi altri boni spellanti ali' episcopale mensae Cassinoso. I Rolla quella unith di governo che non eran olla volonth di uti solo, ma nolla salutevole congiian Zione

di supremaria di ahalo, di consultagione di pochi, di deliberarione di luili, no vorino un sacco oserctgio di giurisdigione Iaicale, Ia quale non h riposia nol lare risentire det g iugo chii bbi disce, ina nol consorvaro i propri dirilii, conservando ilproprio, e i diri iti do' suggelli, sacon doli felici per pronia edincorrolla amministragi no di gius ligia. Laonde i vescoxi se RVe vano ii Volero a ben sare, mancavano di quella vigoria di Spiriti, che venixa ngli abali dagli uti dol consigito di molli ;C Se at mal sare, nissuli frono clio a quolli ponovasi desta Voce nutoreVOle dei commune. Arrogi, cho essendo stranteri alla Badia , non li prendova amor di lu0go o di pers0ne ; lamemoria di passala gloria, o vituporo ioccala dalla societa

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terreno, pili degli altri xedeva, o pili di futti su pronio e caldo

con immensi stridori maledicova at glogo di seu late signore, volova spergario ; di Dio o di Sanli, di vescovo o di monaci non VoleVa Sentire; Vendella, rapina, voglia di signoria lolrapoi lavano. Stelle, Spib i lenapi, o lati trovolli, cho meglio non potovano osserit glisi a sare quel che sece 1348 . Inumdoxa il roamo Ludovico di Unghoria, per vendicare la morte di Andron suo Dalello marito delia regina Giovanna ; ma in vortia venixa perchh voleva it irono di Napoli, o portava unagonorarione di uomini, che Petrarca diceva, che avexano pili dot hostiato, cho deli'umano. Fuggila la regina, ii regno epercili anche it patrimonio Cassinose, rimase in balia di questiumanissimi ospiti ; i quali trovandosi in paese , che loro pareva iiii pb pili bello delia loro Ungliseria, lo corsero in

Jacopo at primo enlraro degli Unglieri ruppe in aperia rihel

molli gli si misero appresso amatori di coso nuove, cupidi doli'alfrui. Spaventale te genti dello arrivare degli Unglieri,

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contris tali da una positionga cho ucciso it nerbo dolio genera χioni in Italia, stupido si flavano, piando Jacopo, alientalo igni frono a'suoi satelliti, furioso lo invaso, e miseramentele travagi id per quailro anni. Lo lorro o te castella Cassinest enlrma, Strepitando colle armi ; SI Orgava, licet leva, rapinaVan man Salva. Quanti vicari det vose vo, cho aliora ora Gui-d0ne, monaci e proli gli ventuano alle mani, prendeVn eli aeva prigioni ; nolle Chioso caecia vasi, o di croci, o di calici, o di Ogni sacra stipollo stilo, cho Oro susse, O argento, sae VasIScio, e portava r e polcho a signoria aspirava, fulto in poeO

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