Le due edizioni Milanese e Torinese delle Consuetudini di Milano dell'anno 1216 : cenni ed appunti giuntovi il testo delle Consuetudini, ridotto a buona lezione

발행: 1872년

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STATUTI

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DELLE

1872.

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zione piabblica, addi 14 otiobro 1865 IJ. Di talo opera molti storici od oruditi mi lanesi aveano salto grandi elogi,

peroccho, in Vero, serve molio ad illustraro la vita civilodi Milano nol medio suo; ma nessu no Ι'avea ancora satiaconoscero in tutis te sue parti s nol suo in sieme. Il Sas

cinguEtudini, non aveano che rego pio vivo ii desideriodi talo pubblicagione.

1J Non sarli inutile ripetero te preciso parolo di quot Pro- gramma : si 1l Reggonico, Della Lettera aette origini e uelle ci-eenue uel uiritio municipale in Nilano. lo Solopis, nella Storia stella testista aione italiana, o iI Bonaini, Pegli punii perseroire aci una bibliografiu destit statuti itali ini, assermanocho farebbe opera degna di lodo chi imprendesso la stam pa dolis Consuetuilini milanesi reel illi 6, finora inedite, essendo questo unpretioso cumento aella storia uel uiritio e reella ciuilist in Lom- baritia. Non attendendo alia tocle, ma ali'utilita grande cha pubderivarea' buoni studi da talo pubblicagione, it pros. Berian, Opoaver gili dati aleuni cenni fullo Consuetuilini modesimo cosinsi suo Sagstio bibliostratico Gyli statuti italiani, come neIl - .peretis Gli statuti municipali milanesi uult' XI al XVI secolo,

ora meus in luce it tono intero di quelle consuetudini, estraen- dolo con isori polosα esatteaza dalla copia manoscritta chaai conserva nella Biblioteca Ambrosiana, e corredundolo di nola illustrative. A compi monto maggiors doli 'opera egit vi aggiunge Eglandio una copiosa notigia degli statuti civili e criminalis cli quolli deIis arti di Milano, dati' XI al XVIII secolo, per la

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II. At nostro pro gramma, at programma dei letterato veni giano che prometteva di riemptero final mente un v uoto lasciato aperto , da pist secoli nella lettoratura storica mi-laneso, non Si sece aspeltars lungamento il lavors dei dotii. Fra questi nomineremo it ch. sig. Gio vanni Zucchotti, Dirottors doli'Archivio provinciale-civico di Milano, chocon sua lottera dolii 2 maggio 1865 sLibm Consuetud num Mediolani, Pars altema, pag. 273ὶ chiam ava lodovo-lissimo it nostro divisamento, o ci promettsua notigio a documenti. III. I 'editione delle Consuetudini doveva esser con-dotta fuit' unica copia poss0duta dat l'Ambrosiana di Milano ; copia Zeppa, pur troppo, di scorregioni, di logioni falso o di interpolagioni , tali s tanto cho aveano satiosmettoro ad uno dogii oblati s dotiori di quolla biblio- toea, ctoo a don Oiovanni Dogio, ii pensi ero, nutrito per qualcho anno, di daria allo stampo. Noli'agosto dot 1863 cessava di vivere ii Dogio, e con ini mortua ancho it ponsi ero di talo utilo pubblicagione, o moriva in me Ego adun sodaligio di dotii lIV. Quella solva selvaggia d 'errori, ch ora it codi eo ambrosiano, mise in qualche pensi ero ancho noi, ma non ei distolso dalla forma id ea di mandar suori ad Ogni modoquello Consuetudini. Not Volovamo reagiro contro it costumodsi nostri contrat olli in letteratura, qui in Italia, i quali, non potendo, o per la propria in Suffcienga o per la troppadissicotta di un dato lavoro, recare un beneficio come cento,s astongono pur dat sarns uno come dieci o como cinquo: non rinettendo, come dourebbero, che la persegio no ordinariamonto ri usa di presentarsi at primo tratio, no si ottiens cho con pagi onga ed issorgi successivi di molli. Lapiccola goecia Sara seguita da attre; no l'ultima potra maivantarsi di aver sola forata la pietra. V. Ss non cho, dicevam o Da noi : Com'o possibilo chodi una sortitura tanto celebrata non si a rimasta cho una sola o cosi misera copia nella ricca e colla Milano, cli' si pur pro uveduta di cospicui archivii o di bibliotoeho pub-blicho o privatet Su via, cerchiamo, o sorso ci sara satiodi tro varo qualebe e semplare pin corretto. VI. Lo nostro sperange non surono assatio deluso, cOnosei uti ei alia Biblioteca Ambrosiana ed alia Diregio no geh

li h

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Consuetudini, e conosci uto cli' ora soria la nostra inten-Zione di pubblicare queli' opera, percho con attrettantal Serieta e Senga speranga alcuna di gloria o di luero ave-vamo gia stam pati gli antichi statuti inoditi di Varoso lombardo, con moltu amorovolegeta ci disso cho sors e la biblioteca privata dei signori maretiosi Trivia leti di Sant'Α- lessandro . della stessa citia ci avrobbo potulo dar qual- eho aluto, perchsi veramente do vigiosa di codici o stam pol relativo a coso mi lanosi ; clis angi vi doVea essera unmanoscritto di statuti antichissimi. Lo pregammo Vi cit conducesse, essendo egit amico o familiaro di quella illustre casa - crediamo angi custodo di quella progiosa biblio loca; od egit songa in duo si arrose alia nostra pre-

mento dogli statuti antichi, ma Da gli statuti anche una copia dolio Consuetudini dot 12I6. Quoli'ssemplare corris pondoVa coli' ambrosiano, men o alcune varianti, te quali, det Posto, ci si mostrarono subito piuoelio insuffcienti adare di quel testo una legione abbastanga corretia. Bi-SOgnava pero Sempro con Pontare nolis legioni l'un codico coli' altro, e pregammo la signora marcheSa Tri-VuIgi, este, presente ii Sig. conto Porro, ci lasso lectiol di colla gionare quot codice. E la signora marcheSa, nonun giorno Solo, ma assai spesso, si trOVo presente ali nostro lavoro. Lo vario legioni, che como tali ci risul-

l eonto, sd alia i speetione continua che aggiungevamO noldi Ogni singola Varianto, veni vano notato in margine defit stam poni delle Consuetudini, che a tal uopo aveVamo portati con not. Αdunquo sin d' aliora glaceva nella stam-

noi RVPemmo potuto mandar in luco ii volume dello Gn- sucttuclini, se avossimo voluto sarto uscire collo Sole annota Zioni nostro e scompagnato datis dissertagioni det

Sassi, dei Verri, dei Ginlini, det Roggonico, da un lungo

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- 6 s abbastaneta laticoso lavoro sulla storia statutaria di Milano, da copioso notigio bibliograsche s da indici. Ovesti laVori, e . pluccho altro, gravi e ripetute malattiocho ci travagii arono Da ii I 865 o it 1866, s dappol ildesiderio di vodoro, dopo dictassetis anni di osilio, lanostra Venegia, libera sinat mente, ri tardarono ii compi mento o quindi la pubblicaetions doli' opera. VIII. Non era clis indugiato it pagam snto di un nostro debito. Porcho disso bens . il volo, in un Suo arti eolo intitolato Gli Oblati e la Bibloteca Ambrosis di Milano i Milano, 11 sottombro 1868 , che, avendo notaVuto iungo soggiorno in Milano dat 1859 in pol, durante la nostra emigragione, cho non m no una Villeg-giatura no una caecia agi' impie glii, e cho essendoci nolsem pro dedicati con amoro agit studii storici o statutarii,spociatmento mi lanesi, intendovam o di provare, piu chea clance, colla pubblicagions di quello Consuetudini, lanostra riconoscenga per la ospitalita stataci largita. Ed isatti, aeneta uὀpo delis testimoni ango de' giornali, A' rano gia in caricati di prouarto: porocello not aveva moimpreso it non tacito e pluitosio costoso lavoro aluite nostrs spese, Senga porvi condigione d'aluti matvriali da nessu na parto, o songa solis itarno neppuro lapromeSSa. Era un mi gliato e pio di lire, erano due o troanni di lavoro cho no i ci oravamo proposti di onerire. ilior, chi Aonga blasimo avrebbo potulo farsi innanai peris trapparet di mano quoli' osserta, o presentarsi pol, in Veste nOStra, con un'altra, composta Dottolosamente e ingran paris co' riliovi dolia nostra' Non certo chi a-VeSSe saputo te nostro intengioni, la nostra salica, illempo s il danaro spesi da not. IX. Νsti' agosto dot 1868 useiva in luco snalmento per nostra cura it Liber Consuetudinum Mediolani anni MCCXVI eae Bibliothecin Ambrosianoe codice nunc prsemum editus, additis variis lectionibus Codicis Marchionum Trivultiorum, dissertastionibus Sacria, Itilinii, Verrii et Rea-aonici, indicibus ac notis. Pars Prior. Mediolani, ex Om-cina Iacobi Aonelli, MDCCCLXVIII; pag. 128. I-XII, in-8. Non era che la prima paris det lavoro; essa per te sue

buona ragioni non mea voluto attendere la seconda, elict

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Le buOne rassoni erano queste, che, Sebbene la noStraedigione non lasse stata sino aliora prevonuta no in Milano no altrove da altra pubblicatione delis Consuetudini, si andava pero buccinando che un' altra edigione gia ora

imminente; o dicevansi coso Vere e coso non Vere. Dicevasi eho gli Oblati dolia Biblioteca Ambrosiana, i quali

dono potulo vedero pomino i so gli stam pati sin dati' aut unno det Ι 867, quando ii dotio Studemunt o pochi altri studiosi frequenta vano la Bibliotoca Ambrosiana, avessero pensato di sar pubbliearo dalla R. Deputagione di storia patria di Torino quot loro eo dice delis Consuetudini, lacera doci

lieata. Da' giornali su anelio dotio cho gli Oblati intendessero corrodars di documenti illustrativi ii testo, ma choeio, angi chl scemars la colpa di quei signori, i 'avrobboaggravata: giaccho pel loro visscio ed isti tuto non avreb-bero douuto tener nascosti quoi documenti a chi avo ariehiosto i loro lumi o l 'aluto dolio loro informagioni. Soggiunge vasi pol che, se avossero manifestata a no i quella loro intongione, Moi ci sarem mo aueten uti dat Passati- eare ulteriormente in torno a quel la Voro, anche per non subire ii consponto di una dottrina prolanda e vastissima, quale suppone vagi aliora fosso quella dot dotiori deli'Ambrosiana. Quoslo coso si stam paVano dat Puvolo; da esso aeconnavasi pure at preto Antonio Ceruti, comea quello cho ne i Monumenti di storia patria pubblieando o illustrando lo Consuetudini avesse fuso a se ed a tu ita la Congrogagione dei reverendi Oblati un piramidale monumento di gloria. La v frita ora, clis it prolatio don Bernardo Galli ciaveva assi curato che da Torino gli ora pur ventita domanda dei codice delle Consuetudini, ma ch'egii s'era Picusato didario, adducendo it nostro diritto o quasi diritto di proco doneta; la vortia ora, chs con questo egit et avea rugi ad Osa- monte gabbati; la vertist ora, eho i signori deli 'Ambrosiana, sobbone ci vedessero assidui nello rico relis o nello studio diquello Consuetudini, ci aveano tenuit gelosamento nas ostii doeia monti illustrativi, adeon et olire modo ad age volars illavoro od a sis nebraro ii testo dolio Consuetudini; la Verita era, che, senZa porgerce ne nessu no aVViso, ave ano dato

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