La Napoleonide

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No sol pericliti di si vasto mare, Ma da ritidio fluit a quot d'Atlante Saprassi in breve istante, Che ser celesti auspici D'Austria o di Gallia ambo gli Augusti amici.

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LXXVI.

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ODE XXVI.

Diss NAPOLEON Grani a gli Dei δοχ), La defiat Ρace Arris a voti miei, Spense de l'Austria Ia sanguigna face. Tra gli uri re d'ostii ferocia altera Gih si compier due guerre, E quat securo tot era Pugnast vo si te nimiche terre. Guerrieri, ii premio, che si debberal merto, Fissat, veri' osse in dono Quanto promisit certo; Ch sacro Lil otio di hi siede in trono.

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Me edes teri perigit eclo saticho Sempre parti Con Oi; In sude patrie amiche Sponde anco glilao partirem tra not. Pompa solennesi vo chod si saccia, Chodioli allor godretes Ei'ali re glorie in tracCia,

Rendere ognor commemorando Scem Pio.

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LXXVII.

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ODE LXXVII.

Che at sero Sarmata svelte gi, furono, Signor dest' aquilone, Dal GRAN NAPOLEONEλD'alte vitiori son questici celebri Pegni veridici che d 'amor servido Ricolmo ilietto, amoi

Cho di fasto ripieno Lambe a Lutegi ii seno.

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Αh si di iubilo, citi magnanima,

Oriuoi tu sciogliere sublimi cantici Concla dorata Cetra, Che volitio sud'etra. Di choria gragi Dei cor ti destano Amor piti servido pol grande, altissimo Conquis latore A UgUSto, Di mille palme onUSto. Ei la serocia di tanto eserCito

Fiaco peri quadici campi terribili 306),

Ancor di sangue tinti Do suo nemici estinti. Di cho se inutile dei suo fulmineo Brando erad' opera sors orda patria Saria hersa glio in legno Delier nordico Sdegno. Gili spos tenere, gili figlie amabili ADCelle misereat si edrebbero Di barbare nimiche

Tra ignobili saticho Dd eho 'l nobile doniel tuo Principeo tulte dissipa te triste immagini, Elada gratissim alma Betide la bella Calma.