Barbarorum leges antiquae, cum notis et glossariis : accedunt formularum fasciculi et selectae constitutiones medii aevi

발행: 1781년

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CXXXVII. Per quat cognitione et stipendia-io ch' e acor dato col suo Signor, ter

mine Deciscato, si pud partire fa ii

termine.

CLX. Quando alcuno homo, Cauaglier δaltro, resta dacordio col Signore a termine specificato, et non se pub auanti et termine partir dat seruitio det Signore, se non

ε per te cause infra declitarite ; cies, set Eperegrin, & se ne vol an dare at suo pae- se, to pub sare seneta errare, Λ sei ha vo to de andar in peregrinaZo ale parte d'oltra mare, & et v , o set succede in seu do, cli' et vada a domandario sor dei pae-

, 5 s et succede in seudo nel paese, per et quale deue seruitio personale, is se livi en donato seudo per seruitio personale, 6 s' et si nixrida, o s' et intra in religion, o ς' et prende la croce a esser at seruitio dei nostro Signore, o s'el va a seruitio dela croce filor dei pae se, doue ii suo Signore non vadi, o non vostia an dare; & se astra mente si parte, et manta di sede, chsel E conuinto, o prouato, se rε soldato d' arme a cauallo, o a piedi, di ε perder et

suo arne se de cauallo, & d 'arme, efferbandito suor dei paese, & alle attre persi ne si deue scotiar te palme d'un ferro caldo ; &r arne se de quelli cli' et perdeno ner talde litto, di ε effer det Signore de qtiella Signoria, doue questo segit ira; de ii pre-ditti mancha tori di sede, che sono a stipendio, se diε litigare da uanti et Contes a bile, & lui diὴ fare Ia iustitia, ma de liscudieri, cloE salariati d 'arme, se dii liti gar da uanti et Marescalco, & lui deue se re la iustitia CXXXVIII. Per ch' et Signore pus' prendercome cosa sua la cos chesi Cende a I'iu-

canto per altro che per ι' incantator deputato.

CLXI. Chi vol far vender alcuna cosast 1 incanto, la d E far incantare per rincantator cli'ὶ deputato per il Signor, b peret Visconte, per che nes sun alim diἡ incantar cose a r incanto; & chi te fa incantarper altri, et Signor per i 'assisa, b v sanetala puot far toglier come sua, & colui cher incanta si a a rarbitrio det Signor; & ehila sis incantare per et ditio incantator deputato in altro modo di quello che la sideue incantare, & et Signor b colui et 'Ein suo loco et sa, la pub sar toglier comesua, & se r incant ador lo sa, ἡ conuincto de salsita & δ a rarbitrio det Signor, deperder quanto che rha, & la tengua, Ase non to sa , non porta alcuna pena, &quando uten incolpato, et deue effer cretio per suo sacramento.

CXXXIX. Qual e r assisa de venderbolis seno incanto. CLXII. Chi vol vender una bestia sen-ga incanto, Sc ii venditor dice a la ven

tata la terga, o sonata ala madre Chiesia,

auanti che la restituista, non la pub pia restitui re per rassilia, o vsanga dei ditio

Rea me , se colui che rhauera Vendtria , nonia Vora rece uere; anci conui en che ii resti, & chel paghi a colui dat quale la compro , tanto quanto P ha comprato ; se visara differentia tra loro d' et mercato, elsanser, o colui che sece et mercato rra loro de la bestia, deue ester cretio per suo sacramento; et se tui non hauesse sanser, ouer homo che sece it mercato, et hanno testimonii, et venditor deue prouarat com-

prator per do testimonii leali de la lege de

Roma, quel che li ha vendulo et ei com-

prator pub torn r r uno per segno di battaglia, se la differentia e d' vn marco de argento, is de pila; se non vi lasse, se non it comprator, & il venditore, it com-

prator deue effer cretio per suo sacramento, imper b che ς' et venditor lasse cretio per suo sacramento, s' et volesse speriurare, ii potria mettersi gran quantita, Cli' et com- prator susse destruito, per che non Io pG- tria Contradire, Sc conuegniria it Signor et facesse pagar; &el comprator se volesse sper-giurare, non potria minuir et precio de lavaluta de la bestia, che manco de vn bisante, b de do non potria dire d'hauer com- prato la bellia; s' et comprator non Uoia sare et sacramento, et venditor et deuefare, & tanto quanto iure ra d 'hauerti ven-

luto la sua bestia, b qtialche altra cosa chesia, et comprator deue pagario, come debito prouato in corte.

CLXIII. Chi aliena tutio ii suo studo, b parte det suo seudo, senga et consenti. mento det Signor, & alti timente che perr assisa, b r Usaneta dei ditio Reame, lomette in man de glesia, b de religion, bde comun, b d' altri, et Signor dat qualetlen quel seudo, pub prender quello cli' et

haveth alienato, & tenir, dc usario comecosa sua, per b cli 'el patron dei seudo, clierlia tutio, δ parte alienato, sena' assisa, b senga vianga, 3c senga it consentimento

det Signor dat quale liene et seudo, E perr opera che ha fatio ) incorso verso it suo Signor de perder in perpetuo tui, δc sol heredi, quel che ha alienato dat ditio seu do sena' assisa, dc singa v sanna, Jc senea

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REGNI Hi EROSOLYMITANI.

consentimento dei signor, & lo piab, &deue haver et Signor dat quale lui lo te ni- Ua in seudo, per lui, per li stoi her di, come propria cosa sua, & far tui te lesue Voglie , come suo.

CXLIV. Che cofa puδ fare r acquisitore delfeudo , che i' ha acquislato. CLXIV. Colui che ha acqui stato laudo per lui, & per li suoi heredi, sita a tuiti si heredi, b a li heredi de moglie mari- data, pub ben per ramisa, b irvsanha delRea me di Hierusalem renunciar, & quietario at suo Signor dat quale lo liene, &se tui et fa, ii suoi heredi non to poni optu recuperar ma se quello che lo acquisi1-tor hi acquislato, descende, & viene a lisuoi heredi, quat si si a de quelli per posse

sesso, per te nitura che tui is habbia, nonio pub renuntiar , ni acquietar at Signordal quale lo liene, in modo che li heredi dei acquisitor si ano dis hereditati, nδ li suo i, perb che la discendentia E peruentita a tuitili heredi dei acquisitore, anchor cli' et piupropinquo habbia it possesta, & la tenitura, se la vvol rechieder; imperb che quando alcian la recti ede, & rha, non l'hase non per la successione che li e perueniata dat acquisitore, & tulti ii altri heredi dei acquisitore sono equali a tui, quanto alia si iccession dei seudo, anchor cli' et piud retio herede, & it pili propinquo de 'sael li che richi ede ii seudo, havera et posse D , l'ha prima de gli altri; per ii chealcun de quelli non pub dis hereditarili altri, per renunciar, b acquietario at Signorda cui et liene; ma ir acquisitore che n nlia paro, compagno at seudo cli' et haacquislato, che aleun de ii suoi heredi non E in tal grado al seudo coni'ε tui, nεhanno niente at seu do che si ano successi,

lo pub renunciar, I acquietar at Signor dacui lo liene, cosa che alcun di suoi heredi non la pub sare; per che anchor ch'el priuilegio diea ch'el Signor se la donation alui, & alli suoi heredi, non E la donation

perue nuta alli suoi heredi fin che lor succedano , per che non hanno niente at flaudo, per fili che loro non succedano: per che sevn Signor dona a uno homo vn seudo, &

li fa priuilegio, & dica it priuilegio; Io

santi sono assignati, sono alla Signoria dei Signor, che fece tal donation , & in suo dominio, & infideli, b altra gente, tengonoquelli casali, b Dei loco, si che colui acui et dono ha fallo, b altri per lui non hanno et possesso, nε la te nitura dei riitto, b de parte, b anchor che sano in mandet Signor, & colui at quale lui seceladonation, & messe in possesso con una Ue ga, et receuuto rhomagio, non ha alc una Tam. V. renitura, b alcuna usan a, b altri per lui in suo nome, et se et seudo e in danari, et uno termine, b piu dei assegnamentosiano passati che lui, b altri per tui in suo

nome non habino rece tauto ii pagamento, et ei Signor che havera filio quest, morira, ouer per alcun mancamento sara dishereditato dei suo seu do in vita sua , o serlui, et sol heredi, la donation che t 'hauera fatio in esso, non sara valida nε stabile, et colui a cui vegnii 1 la Signoria , in Ia quale sono quelli casali, b il loco doue

ditio assignamento de coniadi sera sta asse- gnato, Com'ε preditio, per successione, , per termination, b per cognition de corte, non attendera quella donation, s' et non

voci , an cor cli' et si a tui herede det Sitignor, impexb che questo non E stato, senon promessa, per che Ia donation h stata in ditio solamente, et non in effetio, erquella donation ch'ε in ditio senga l' effetiato, non ἡ persetta, per che la sesina, et te nitura de la cosa donata in ditio, la se perseita contra io effetio de la donation; se un Signor dice a Vn homo, Io te dono et fetido dei tal hovio, d de Ia tat donna, dispoi ta sua morte, et colui non alcula herede, si che ii seudo deue peruenire alSignor de rason, et che colui che tegni itiei seu do ii di cli' et Signor rhauera donato viveta piti det Signor che hau erὲ fallata donation, et pol fuste tal cosa che mancasse colui, b colei che riene ii seudo, ereli' et seu do viene at signor, et ch 'el si a suo quietato, et libero a far la sua volunt , colui at quale havera fati a la donationdi quel flaudo, da pol la. morte det altro, non havera niente dat laudo, per Passis a nε rus anZa, ne per rason, quando mori rar altro, perb ch'el Signor non hau eua nδregnitia quel seudo, quando et donh, ne altri per lui non Phanno usato come suo, invita dei donator; et per quelle rason, et per molle attre che si potria dire, te qualseriano. troppo longe a scri uerte in questo

libro chi metesse quel che si pub me iter,h ben euidente che donation che si facia a homo, et alli suoi heredi de seudo, non δmiga venulo alli suoi heredi, fita tanto cheli peruenga, angi fin altiora ὀ proprio de colui a cui la donation ἡ fatia, come quelche non li ἡ paro, nὶ eguale alcuno de Iis usi heredi net suo seudo, et non hannoniente in la proprieta dei seudo, per finatanto che li peruenga; perb ε ben di rason che r acquisitore dei seudo IO possa renunciar, et quietar at Signor da cui lotisne, et se tui et fa, ii suoi heredi nim lo

potranno piu recuperare.

CXLV. Come i acquisitor deI seudo si puοι donar a quat vole de ii sol heredi. CLXV. Colui che hi seudo acquislato lopub donar per rassisa, o vsanga di questo Rea me k quai vole de ii suoi heredi, m.

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che questo sa con et consentimento det Si gnor da cui liene ii seudo, et questo me disseno et Signor di Saete, miser Ballian, et ser Nicolo Antiame che Dio habbia leanime loro; et io ge domandat quello, per cli' et Ballio de Ermenia mimandbpregando che io ii domandasse , s et pub perrassisa, b rus anga det Reame di Hierusalem donar et seudo che tui hauea di suo acquisto, a cui voleua de ii suoi figliolicon et consentimento det Signor, dat quale te niua et seudo, et questo che tui mioi inb a domandat i su per lo Corieocli' et

dice ua hauer acquislato, quat voleua donarh baron Byssitii, et baron senibat Contes labile de Ermenia suo primo genito figliolo

contradicetia quella donation , et dice ua ch'el non la pote ua fare, et perb mi ordinoche io ii domandasse, set pote ua fare; et lor me disseno si bene, per che cosi comei' acquisitor dei seudo lo puot renuir clarat Signor, dat quale et liene, et che selsa, li suoi heredi pol non ponno recuperaret seudo per rassisa, ne rus aneta di quesio Reame, to pol etiam perta medem' assisa, b.vsanga donar a chi uot de ii suoi heredi con et consentimento det Signor, dat quale et liene; et s' et dona con et consentimento det Signor ad uno de ii suoi heredi, si a s suo dritto herede, b ad altro, et colui a chi et dona more senZa heredi demoglie mari data, et seudo perui en a ii heredi dei acquisitore che li donb et seudo. Et se la donation dei laudo non fit se in nst ii heredi de moglie mari data, altri heredi che quelli non ponno hata eriniente, per che l' herede dei acquisitor at quale dona et suo seudo con et consentimento dei

Signor, si com'e preditio in questo libro, E at ponto dei acquisitor, ecce ito questo,cte lui non to puo renuntiar, quietarat Signor dat quale et liene; et iO COSico me me dissero lo mandat at ditio Ballio, et tui don6 al baron Bissin et Corico, che

do, et v edando ii ditio Contestabile suo primo genito fratello, chel hauersa contraditio et calumniato la ditia donation selliauesse possuto fare. Et par hen di ragi ne che debba esser cosi, per che s'ha vi-sto molli priuilegii, doue et Signor fa donation de seudo a uno homo et a ii suoi heredi, et appressis questo che rhauera sat to la donation generat mente a tui, et a lisuoi heredi, li da ampla liberta inquel priuilegio de dar quel fe udo a chi et vole deli suoi heredi de colui a chi et dona. Et

si dice communa mente che quando priuilegio ε satio cos 1, che colui at quale et Signor ha donato et seudo, & la liberta de donario a chi uot de ii suoi heredi, Sciuilo dona ad altro che at suo ditio herede, che quella donation vale, & ἡ stabile li

s uoi heredi. Et fel Signor da liberta colui at quale ha fatio la donation dei seu do, si come E preditio ne i suo priuilegio, de datio a chi uot de ii suoi heredi, etiam dapoi fati a la donation general tui, & ali suoi heredi, altiora dico che tui lo pubsere tui te te fiate chel vole, fia specificato in suo priuilegio, b in altro, che tal au tot ita ha et Signor de farto quando vole, auanti come da pol fati a la donation generat mente 1 lui & a li suoi heredi, perche cosi come lo pub far in una hora, bin Un momento, dapol la donation to pubfare in v n giorno, b in v n mese, b in unanno, b tanto piu quanto Vorra tui, perche la longitudine det tempo at parer mio, non leva at Signor la sua liberta, ne to de-ue far de rason.

stio drito ferede. CLXUI. Colui che haseudo de suo aqui- sto, b de successione , Io pub dar peri' assisa, b v saneta di questo Regno at suo drito

herede, con et consentimento di colui dat

herede at quale e dato, deue far a colui, dat quale rien et seudo, quando et seu doἡ tentito d'homagio & seruitio, & tui tele attre recognition che ii seudo deue ; &colui che havera cosi dato et suo fetido alsuo drito herede, ἡ quietato verso et Signor, dat quale teni ua et seudo di tutio cib cheldoue ua per et suo seudo, per che dot homini non de ueno per rassisa, b vsanga diquesto Reame per uno seudo esser obligatial Signor di quel che deue ii seudo. Et pol chel Signor consente at patron dei seudo didouerio dar at suo dretto herede, che luilia, Sc receiae da colui at quale E dato et seudo, rhomagio, & et seruitio, & te al-tre recognition che deue et seudo, ben Echiara cosa, chel ha quietato l'altro, se non to fa con te parole, E satio in t 'opere per r assisa, b r usanga di questo Regno. Et quando et flaudo E cosi dato, come Editis di sopra, & colui h chi δ dato, more senga heredi chel habbia con sua moglie. sposata, et seudo peruiene per rassisa, bvsanga di questo Regno at pili dritto herede di quella parte che E moso et seudo, cloε a quelli heredi, a ii quali quel seudopub peruenire da la parte di colui che si

de ite ii seudo.

CXLVIL Chi hae fudis di suo acquisio,

io renuntia , quieta at Signor dat qua

redi de nivitie maridata . CLXVII. Se alciano ha seudo acquislato,& vole chel suo drito herede habbia et sit, seudo, cost che tui lo renuntia, & quie-

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REGNI HIEROSOLYMITANI.

ridata, ouer a tuiti li heredi, secondoches ara et flaudo, 3c et Signor receue la quie- tanga, renuntia che l' acquisitor dei seudo fece 1 lui, & da pol et da at ditio herede dei acquisitor dei seudo, 3c et seu doὰ a tuiti li heredi, & colui che ha rece-uuto la donation det flaudo dat Signor more senga heredi, Wael habbia di sua in Oglie maridata, quel seudo peruegnira at pili pro-l, in quo de ii suoi heredi, cosi bendaque l-i che li appartieneno dat primo acquisitore dei seudo, come quelli che li apparien-gono da si . Et sel seudo ε a heredi de mo-glie mari data, & colui at quale e donato, si come δ preditio, more senga heredi, chel habbia di sua maelie, et seudo ritorna at Signor, & alcuno de ii heredi delacquisitore dei seudo che rha renunciato,& quietato at Signor dat quaret te niua, non pub nἡ deue per Passisa, b rus angadi questo Ream e nereditar, perb che r Eassisa, b v anga in questo Reame, che tracquisitor dei seudo lo puta renunciar, Scquietar at Signor dat quaret liene, &s' et

fara, ii suoi heredi non ponno pol hereditar in quel seudo per te rason che sono specificate in t altro capit olo che parta di qu sto casio, & s'el Signor et dona ad at cundi subi heredi di colui che t 'hi renunciato,& quietato, colui at quale lo dona non haniente dat acquisitore dei seudo, da nes-suno, eccetio dat Signor che lo dona, Scnon si deue in quel dono extender piu diquel ch e specificato at don ch'el Signor hysatio; & per te predit te rason, & molle qtre E chiam fi cognoscer at parer mio cheli heredi dei acquisitor dei fetido, non hanno rason da lui al seudo ch'el ha acquislato, & pol renunciato, δc quietato at Signor , ancor che ii Signor lo doni ad alcu-no de ii heredi dei acquisitore. uando seudo obe deue seruitio de corpo peruien is homo, δ a donira cheha fudo at Reame, per ei quale his fatio homulo, ah, o sudo li peruien che

CLXVIII. Se aleun homo, b donna haseudo in questo Rea me, per et quale deuehomagio at capo, & seruitio di suo corpo ,& hὶ faito P homagio a colui, b a colei acdi et deue, & li peruiene seu do in ditio Rea me che deue homagio at capo, & se uitio personale, & lo vol domandar, & ha- uer per rassisa di us anga di questo Reamesagando r homagio di quel laudo elie li εperuenuto, saluando Ia fidelia de colui, bde coloro da quali liene seudo in ditio Rea- me, a quali ha fatio homagio auanti chequel seudo ii lasse per uenuto, & de seruir-ge per Cauaglier, b per Cauaglieri, si coni' 223el studo deue et seruitia, Sc molli se adi liperuengono in V no glorno, b in ptu, liliavera per rassisa, b vsanga di questo Rea-me i uno auanti l altro, si come ii peruignerano, & come tui li rechi edera viro dapub r altro, facendo l'homagio, et ii seruitio net preditio modo; et s' et more, et non ita se non vn solo herede, et haveruet tegnira tuiti li seu di che li saranno per- uenuti, si come colui, dat quale li sono peruentati ii tentu a quando ii peruenero facendo per egi l 'homagio, et ei seruitio che face ua colui dat quale li sono peruen uti et s' et lia pili che li apertengono in uno grado da quella parte doue ii seu di moueno, cadatin deue haver i uno de li seu diper Passisa, b rufanga di questo Rea me, se ii rechi ederatio; et se ii heredi sonos id che li seudi, cadauno de li heredi in aschii

che sarano in uno grado hauera uno de liseudi che deueno hontagio at capo, et se uitio personale, et fara classeun d 'essi cibeli' et flaudo deue de homagio, et seruitio,

et ii primogeniti elegeno da ditii fetidit' uno auanti l 'altro, si come i sono prima nati; et s' et lia piu seudi che deuesio h6magio , et seruitio de corpo che heredi ma-

schii, et ha heredi donare di quel grado per tinenti a colui dat quale perueiagono i seudi, et lia tante fie quanti fetidi ii restano,

cada una de esse hauera Uno, si come ε preditio de ii heredi maschii; et s' et lia doseudi, et ha do, b tre fore Ile apparente in uno grado, la primogenita hauera l'bitro de ii seudi a sua et lection, et te ait repartiranno l'altro, set Elde piu cauallarie,

com'ὶ preditio in raltro capitulo. che pamia come deueno partir te sorelle, et s' et non e piu d' una cauallaria, quella che sata primogenita de quelle che doue uano par tir et seudo, s' et era de pila cauallarie,r havera tutio, pol chel non E piu d 'una caualteria, per che per i 'assisse , h l'vsanhadi questo Reatne seudo che non deue piti de

una cauallaria, non se parte tra sorelle.

CXLIX. Se piu seudi perum ovo in Un gio no , δ in pin , per ii Me it primogenitode essi, a cui peruengono, che e it piud, erio herede de colui , δ de quelli, da quali peruevouo, ii pol hauer tuiti soli rechie se. CLXIX. Se molli seudi peruengono a homo, b a donna insieme, b separati, chenon de ueno hontagio alcapo, nε seruitio de corpo , quelliis aranno tuiti dei piu dritto herede di colui, a cui peruengono da pol la sua morte, se ii vorra rechie der, et pol farr lio magio che deueno senaa poter, b do-

uer alcuno altro hauer rason, ne domandar

per r assisa, b r usanga di questo Rea me ;il primogenito de ii fratelli, b de te so- relle, b de gli altri parenti, b parente,

che appartiene in v n grado 1 colui, duquale et seudo it E peruenuto da quella par

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te dotie et laudo move, ha prima de glial tri parenti riitti ii seudi, che lisono peruentati, i quali non de ueno seruitio decorpo , ne homagio, se ii rechi ede in corte, si come deue; et se deueno homagio, et

tui li pol fare, si come sono obligat' i sei di , ii pol halter tuiti, CL. Ome seudo, 3 seudi, deue effer partito ira forelle. CLXX. Qtiando seudo perui en , piu - 1elle che deue seruitio de pila cauallarie, et laudo per passisa, b v sana a di qti esto Rea me deue effer partito fra esse in tal modo , che se quelle sono due, et egli ha docauallarie, cada una deue haver rhina de lecauallarie, et la me nor nata deue partir, et la primogenita deue elerer, et pigliarquella parte che Uoria, et la me nor nata teri ira la sua parte da la prisnogenita, et Ii donera tuito cib chel seudo deue d' ho-magio, et de seruitio, det mari daZI, et hos apio, et de tui te te attre redunance cheii seudo deue; et se ii studo ε de te ca- uallarie, b de ptu, et vi ὀ rante sol elle

quante cauallarie, cadauna dele sol elle de-ue haver i una de te cauallarie, et tu tred eueno te ni r quel che hauei anno di quelseudo, da la pii mogenita, et farie tutioci b cli' et laudo de se; et la me nor nata de-ue far la partis an di seudi, et la primogenita deue eleZer prima, et pol cadauna de te attre si come sono prima nate, deueno auanti eleger; et s' et seu lo piu ca- uallari e che sorelle, ognitana de te sorelle hauera una cauallaria, et tanto quanto ha- uera pili de cauallarie, sera partito tra esse, a cadauna la sua portion, tanto a rima come a raltra dei soprabundante de caual larie ; et se havera Piu sorelle che caual larie et studo, tante quante cauallarie, laprimogenita hauera runa , et la manconata da pol paltra, et de te attre caualla. rie ciastiana de te attre sol elle tanto quanto potrano artuare, per che una cauallaria non se parte miga tra foret te, Sc per raia

sita, nE l'usanra di questo Reame, se illaudo non E de pili cauallari e che sono le relle, & la manco nata de te sol elle cheli anno parte al seudo, Da la partisen, Sc leprime nate ele Zeno, & prende ogni una lasua parte, runa auanti Paltra, si come s

no nate prima runa dei altra; & colei chediuide ii seudo, si a in do parte, o in pila, lia XL. giorni di termine per passisa, b rusanga di questo Rea me, di fare la dii ii sion , dapoi che la sara richi esta in corte,

o che ii Signor i 'hauera comandato in comete, che la facia, b che la mandi comaniadar per corte; Sc corte ἡ tre homini, bpid, che ii Signor ha stabilito, rimo diquelli in suo loco, & li do come corte; ma che rha i fatio questo in pie sentia Taltri de ii sol homini che li potestino po tar ricordo di corte accadendo; & quando

la diuision dei fetido sar i satia, colui, bcolei che t 'hauera fatia deue far scri uerogniparte in una carta, Jc fra YL. gior ni, bali x L. giorni deue venir in corte in presentia det Signor 5 di colui che sara in suo loco, & se trouara colui, b colei, ouerquelli, h quelle che deueno eleZer, et di Eoisericli te carte de te diuision in presentia det Signor, & dargiete, Sc se non liti ovara, te deue offerir, Sc dar at Si gnor, & a la corte, & dat gliele, se le

testimonio di questo che tui e Venuto aliora , I a tempo h offeri r te diuisione he rha satio deliseudo che doti eua partire, & deue reten ir, & hauer la copiade te diuision che t 'offerira, & data; Sccolui, b colei che deue eleger, & pren terquella parte cha Vorra, lo deue far infra xx. giorni, dc quel giorno, b auanti, et deue venir in corte auanti ai Signor, &dirin presentia di colui, b di colei che havera fatio la diuision, e et sara la, quale dele parti sola prende, δc rere ni r quella scri r- tura ne la qual ε scri ita quella parte chel ui ha preso, & render te attre a colui chele sece, det sara in corte, Sc s' et non sa-ia , darie at Signor, & la corte colui che da te carte de la parti son dei seudo, te deue far leger in corte auanti chele daghi at Signor, o colui che deue eleger, Sc colui che prendeta la sua parte, deue far leger in corte la carta, ne laqGale scri ita la sua parte; & ogni uno et deuesar, ac ib che la corte si a memore, se libi-sognara guarda si colui, b colei che fata diuision, che eel lassa alciana cosa partir dei laudo, quel che ibissera, sara dei Signor dei seudo, che havera I ele er; δc se saranno molle sorelle, et sara partito trale attre sorelle, se trita piu d' una che de-ue hauer parte dat seudo, & se non ha su non una, tutio quanto sara posto ne la parte dei seu do che sara sua; & quando leparti son son fatre, & te carte date, Sc re- Ceuiare in corte, ognitin d'essi, b d' est eche hanno carie de te parte, deueno pre-gar, Sr richiedet et Signor cli' et faccia scri-uer in ta secreta te parte, come sono scri t- te ne te lor carte , & et Signor et deue fare a la sua requisition per hauerne ma torricordo, Jc per piu figuria , se alciana dele parte r havera de bis gno .

lui, o di colei dat quale li peruien, si pol me iter da si set e de et a d ' haber fetido ne i possesso di quel seudo, quando et pa-

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REGNI HIEROSOLYMITANI.

s gnor de alciana cosa, per che ε assisa, bvs anga in questo Rea me, cli' et figliolo, bla figliola di mora nel possesso, & in late nitura di quel che suo padre, b sua madremore in posses , & te nitura comedi suo, eccetio de ballagio, per che dei bailagio non resta miga et figliolo, la figlia nela te nitura dei padre, de la madi p.

ior cbe altri chei primogenito de ii f-gliab, 3 de te Alis di colui, b colei, dis ii quali peruien et fuis, s mei te di

sua aut oritis in possesso, renisura. CLXXII. se homo, b donna che ha seu -

i figlioli, altro chel suo dritto herede, sim et te in possessio di sua autorita ne i seudodi suo padre, b di sua madre seneta di mandar at Signor il possesso dei seudo come piud ritto herede apparente, &richi edente quelseudo in corte, et Signor, dat quale sitienquet fetido, non to deue comportar sal parer mio ) per che s' et comporta, et dritto herede at quai ἡ te nuto di guardar lasea rason come dritto herede di suo homo, tui, & li set heredi potriano effer traua-gliati a recuperar et seudo, b dishereditati de tutio et seudo, b de parte. Et per guar-dar et dritto herede di periculo, es: traua glio, & dis hereditamento, &per manten iri assisa, b l usaneta ch'ὴ tale, che quandoseudo peruien a pria figlioli, b a pili chesono in Vn grado pertinente a colui dat qua

rede apparente, & richie lentequello in corte' & per rason mi par che cosi deue eLser, per che la rason da che per comportamento det dritto herede, faccia ad alcu-po di sol fratelli, b d' altri ad hauerit semdo che li h perueniito, tui nε sol heredi

non deueno esser dishereditati, nὶ traua- Sliati di rilia uerlo quando et vorranno ha-uer; che se cogi sus se , che altro de ii figlioli, chel dritto herede, si potesse metteran possesso, et tenitura dei seudo di suo pa- die, o di sua madre di sua autorita, o al-rramente che con la condition sopi aditia, cloε come it piu dritto herede apparente, et richiedente in corte, fin chel pila di it-to herede vegnisse, et it dritto herede vo-

Iesse pol hauer il seudo, et colui che di sua autorita si lasse messo et volesse defender,

et potria longamente per scampi, et su-gite, et per dilation, per che conueneria litigar con tui, perb che non hauendo ha-uuto ii possesso dat Signor, et signor non E obligato de responder at richiedente, seli rie hi ede ii possesso, nε altra eosa li haa fare che tentrio a rason con colui che hail possesso, et tenitura, pol che tui non trita hau tato dat Signor, che ii Signor s alparer mio ) non ἡ obligato di risponder de

cosa ch'altri ha, et lien, se colui, cli' δin possesso, et te nitura dei suo antecessor, non rha hau uto dat Signor, b dat suo precessor; et cost potria et dritto herede esset

molio trauagliato, et flongato dii suo dritto, s' et non potesse venir se non col far

lite con suo fratello, b sua sorella, b suo parente, se colui at quale susse pervenu toel studo, come a dritto herede comportali tentrio s'el vol defender, et fugi r la lite, per che la lite che ha di manda si pubsugir assai per li termini, et cavillationche sono in te lite' et tanto piu che lidritti heredi, et ii sol heredi patriano es ser dishereditati de tutio ii seu do che li fius se perueniato, b de parte, se altri si potessen me iter in possesso, et renitura delditio seudo attramente che come it piud ritto herede apparente, et richi edente in corte; per che colui che fulse messo inditio seudo attramente che net modo sopraditio, et pol rebbe vendes per rassisa, et s' et vendesse, et dritto herede, et sol heredi fatariano deshereditati de tutio ii seudo; et s' et studo fusse de piu cauallarie, et potria dar parte dei seudo per parte dei seruitio, et cos 1 saria et dritto herede, et sol heredi deshereditati de parte dei seudo; et se colui che fusi e cogi in possesso, et te nitura attramente che come it dritto herede

apparente, et richiedente in corte, more

in possesso, et te nitura dei seudo, et dritto herede non potria recuperar, nἡ li sol

heredi credo in auanti li figlioli di coli iche vltima mente susse morio in possesso,

et te nitura, se rhauesse figlioli, perb cheli sol figlioli sariano piu dritti heredi dicolui che vltimamente morite in possesse, et te nitura dei seudo, senZa condition delsuo dritto, che non saria it suo fratello magiore ; che l' δ assisa, b vian Za che non si pub richieder, nε hauer seudo che si dica esserit peruenuto chi non to richiede percolui che vltima mente mori in possesso, et tenitura come di suo dritto, et ἡ assisa,

b usanga cli' et figliolo, b la figliola restanei possesso, et te nitura dei seudo det qualsuo padre, b sua madre morite in possesso,

et renitura come di sua rason. Et perqueste rason, et per pili attre, se cosi fisse,

haveriano li figlioli de t ultimo possessore, et laudo det suo barba di illo herede delseudo, et tui, et sol heredi sariano deshereditati a torto, et a peccato, et senZacolpa, et se alcun dira che pol che rass-

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resta ne i postesta dei seudo che suo padre,& sua mad te mori teno in posse O, & te-nitura come di sua rason. Et pol che co-sὶ δ, adunca non si conuien che figliol, b figliola, altro chel dritto herede richi edaal Signor come it piu dritto herede apparente, & richi edente in ta succession cheli ε per uenula de padre, b de madre deseudo, det quai tui, o lei morite in posufesta, Sc lenitura come di sua rason, perche et non deue miga effer si eo me io hopreditio, che ogni figliol, & figliola si pol

meiter in possesso, di tenitura di sua aut o-1 ita, senZa far alciana richi est a at Signor,

io dico che non deue, per che se l' ὁ inrassisa, 6 in rusaneta chel figliol, b figliola resti ne i possesso, b ne la te nitura delfe udo det quai suo padre, b sita madre mo rite in possesso, R te nitura come di sua rason, che questo e it dritto herede, non altri, che in ras ista, in rus anga non Emiga che li figlioli & le figlie restino in elditio possessio, anci ch'el figliol, o la figlia testi, & pol che non vi E se non et figlibi, o la figlia, et non ε se non l' uno,& pol che non vi ἡ se non l' uno, egit eii magore di figlioli, & quando non ha figlioli, la magor de te figlie che per i 'assisa, Λ rusanta di questo Reame, it magordi quelli che sono in uno grado, E it drit-ro herede. Et certo se li figlioli, b eias cun d' essi, b altri chel primogenito si

potesse mei ter di sua autorita in possesso,& te nitura dei seudo, et potria r uno e .citider i altro, tui te te Volte chel volesse, et mettersi in possesso; dil che contrasti,

et guerre patriano a uenir, et mouersi trali fratelli, et ii allii parenti per ii seudoche susse peruentato at dritto herede, eis xia niente rassisa, b rusaneta statuita chesi h vista v sar, la quat E tale che quando alcun herede altro ch'el dritto heredevole hauer et possesso, et la te nitura del

madre, si da altro parente, et ei primogenito non to richiede per non effer presente, o altramente; che colui che to vole hauer, et deue richieder cometi piud ritio herede di colui dat quale E per uenulo it seudo che si a apparente, richiedendo in corte quel seudo. Et quando cos1 et richi ede, ii Signor deue sario me iter in possest so , fili cli' et pia dritto herede venga in comre a richi eder, et haver quel seudo; et pol che r assisa, b r usaneta ἡ tale, ε chia ro a cognoscer che alcula de ii figlioli, altrocli' et dritto herede, non resta n et possesso, et tenitura dei seudo che suo padre, b sua

madre morite in possessio, et renitura, co-

me di suo dritto, nἡ lui si puol me iterdi sua autor illi, ne attramente havera ilpossesso di quel, se non come it piu dritto herede apparente, et richiedente inco te, et fin che piu dritto herede verga per che quando rha cogi, tui te te predit te assisse, et tui te te dit te usange sono benguardate , te nute, dc mant enute , & it drit to herede saluato da ira uagli, & re hauer ilseudo, quando et vorra hauer, & lui, &suoi heredi guardati de deshereditamento; che quando alculi h posto in possesso dilfeudo, come it piu dritto herede apparente, & richi edente in corte, et nDnpub Vender quel studo per i 'assisa, donar parte dii seudo per parte di seruitio, & Peldona, & it dritto herede richi edera it seudo, & r havera, et non Φ miga obligato de mante ni r quella donation, & it dritto herede non ha a richie der ii seudo che liperui en , eccetio at Signor dat quale it de-ue regnir; & s' et richi ede ii Signor non sipntria defender per cosa che lui, b quelehe ha & liene ii seudo, diranno, che non risponda at dritto herede, Sc che non lometia in possessio. Qtiesta ἡ chiara cosa alparer mio, Sc cosὶ deue esser, come hodit to in questo capit olo, per te rason che hodit te, se tal caso adii tene in Corre.

u meiter in posses' di sua autorita, in seudo che suo patare , δ sua madre nommoriteno in possesso, lenitura come di

sori, o lenitori comes di sua rason . CLXXIII. Se aleun figliolo, δ figliola sim et te in possesso di sua aut orit , senga ilSignor dat quai si moue quel seudo, di al-

cuna cosa che suo padre, ne sita madre non mori reno in possessio, & teni rura, di-gando, questo h il seudo che si di suo pa-dre, b di sua madre, clae iurono Vn tem- po in possessio, Sc lenitura, et non pol, deue fare per l' assisa, Sc usan a di questo Rea me, se suo padre, b sua madre non siisse r ultimo christi an cli' et tenete, Sc possedete, Sc ch'el potessen prouar, com'ε specificato in questo libro, che si deue pro uartat cola; et se cosi non to pol pro uar, ε conuinto di forga verso at Signor, et cadein ta mei cede det Signor, in cui signoria E quel seudo, come homo conuinto di for-Za perb E pii, segura cosi metters in possesso per et Signor che altra mente di quelche suo padre, b madre non mori teno in possesso, et te nitura come di suo, se lacosa non e si chiara cli' et podesse protiar co- me si deue, che suo padre, b madre hebbeno r ultimo possessio de christiani. LV. Per che non s deue metier allauno iu

che da padre, δ madre, s et non speril Signor, dat quale it deue tenir quelseu 9. CLXXIV. Non puol, ne deue alcula perrassisa di questo Rea me intrar in possessi de cosa ch'el dica esserit peruentita da lisues antecetari, da alcuno, b alcuna de I

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REGNI HIEROSOLYMITANI.

1tio parentago, altro che da padie, b ma-dre, se non per il Signor dat quale si mo-ue ii laudo, che non cada in ta mercede det Signor come conuinto di forZa; et queldi ehe havera it posses deue venir in te Inan det Signor per qualunque modo sista; et se ii Signor vorra hauer rason, la po-tra hauer per Ja sua corte, et come la p rra hauer, et sara dichia raro appresso in que-sso libro .

conuincer .

CLXXU. Se seudo peruien k homo, o donna d 'altri che suo padre,76 naadre, et colui, o colei dat quale li e peruenuto,

morite in possesso, et tenitura , come di suo , et tui lo vol richie der, et deue venir auAnti et Signor, et domandar consultore, et pol farii dire per il suo consultore ' Signor,

ei tale et lo nomini in Nien in presentia vosra , come in presentia dei suo Signor , Di D suis e che Dio his fatio ij suo commandamento dei tale, che Ii apparte riua iurat grado, da quella parte doti e it seudomo Meua, er quel studo, Signor, li ὸ perti nuto , come is colui cis It pertentua tu talgrado dat tale, et nomini da chi ii seudoera peruet uto, che dest disto sudo in rite in possesso, o lenitura come ιν suo, se Coi non credete Stenor come si pent niua in sal grado come hδ disto da quella parte doue ii istudo motie, e li e pronto is

prouario tutio cos) come la corte terminaris ,

lo vol hauer , per tanto come is diss p x lui, se Ia corte A terminata , o se Ia cor-tἱ non terminaris, che per tanto A debbahauer, lui andaris at suo consultor, O di- νὰ tanto che guardi Iu sua rason. Et s' et Signor sa che tui h cnsὶ come ha ditio, et deue me iter in possesso, et te nitura deplano senZa lite, et senga contrasti. Eis' et Signor vorra malignar in quella cosa, et te nir il seudo, pub far molle suggite, et scampi, la quat cosa et Signor non deue far et se ii Signor non E certo effer cos , li rispondera, di longandolo con sembi ante di rason, cli' et non intende che quel se a-do susse mai di colui, che ratior haueua per suo antecessore, et se adulene che qua che volta hebbe; et tentae quel seudo, et

non i hebbe de don da Signor, nε in altro modo ch et podesse, 6 dou esse venir, b cadet a quel che lo dii nanda. Et quanto a l offerirsi di proiiar et patent ado, et non hi miga hora gran piaser de fauer ilsuo lignagio . Ma sel sera prouato che ildon fit donato a colui che I' ha chi amato per suo antecessore, in modo cli' et pub, et deue cader 1 lui, se i 'ξ disce oda esta, come ditio, at hora quando tempo, &loco sara, et Signor ris pondera at parente come deue; & de tui te te preditte cose, de di cadauna separata mente,'l' una dapoir altra, puol ii Signor che vol te uir il fel do, & il possesso che li vien richi esto, stonia gar, Sc mettersita termination, & dir cheper questo Vol restar in pace, se lacorte ileterminara, Sc se in pre metrer te sue rason ale termination, Sc cognition di corte, ne

te quat et melle . Et s' et richi edente hapriuilegio, b ricordo di corte, de la don tion che fa salta at suo antecessor di quelseudo, d che habbi visto ii sito attore in possessio, & tenitura di quel seudo comesuo, et deae at mio parer cederge d'hauer et possesso, & la te nitura di quel studo, b cel pud pro uar, come si deue. per priuilegio, b per ricordo di corte, & pol pro-uar la parentella ch 'δ tra quelli chelia dit

ro, si come la corte terminara cli' et deue pro uar. Et s' et adulen che r attore non hapriuilegio che sa stato dei suo antecessorequel fetido, dica colui ch'ε suo consultore; Siguor, colui, 3 quella che haueuis, t

commandamento, apparientua at tale, mi at, tai grado da quella parte doue mo-ueua ii furi e pronio di prouarto co- me la vostra corte terminaris, d cognosceris

ra, et deue haver auanti dὰ li altri,

P sis, se la inflede. Et se non δ se nonis heredi di moglie spinata, quello pρrui uis quelli herodi, er ii primo herede di qu Lli ι' his primis de tuiti si altri, se is r chi de, il tal, Stenor, appartensia attat, in lai grado da quelia parte doue ii seudo moue. ii quat morite in possesso,

rite in possesso, renitura di ques' fetido, ex sinit mente ch' et si, de ii h pedidisces dis lui, s de la sua mollis spinata , mi hauer il posses Io, se la corte A te

mina I se in corte non to terminassecb' et douesse fauer per quanto b) io ditio, ei dira, δ faris aeire, tanto che saris quardatala sua rason I et contra cib et Signor pubtrouar molli scampi, prolonga menti, &ffiig-gite. Μa non mi par che a l'ultimo possia impedit et richie lente, d 'hauer il possessio, per che s et dira che la sua donation non fu

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m in modo che possa cader, Jc peruenir a colui che la di manda, per ii che non to volinet ter in postes , se la corte non to termina, anci vol restar verso lui con quiete, & pace, se la corte ii termina, sineli' et prout come si deue, cli' et seudo fudato a colui che t 'ha acquislato, in m do ch'el deue peruenir a colui che lo richi ede, & di cio si met e a la term mation de la corte, saluando te sue rason : a

li che banno dato i seudi, almeno is loro,

fon pronio di prouor , come Ia corte term

naris, δ cognosceris che io il debba prouar, che io son da Ii heredi discoso dat tale, Cy dat tale, et ii nomini, O perδ deblo

coima alia mente de te donation de fudi che

savdo i' bonor vostro, uρn e vero, et ' non προ iis redar per c a se fauete fatio dires haver ii posessso richi flaui, G' che vi rLchiedo, come di mia rasu, anci A vo lis haver per tulte te rason che kδ dii te, δper alcuna d' esse, se la corte ii termina Ide ea sto mi metto a la i , mination deia corte , saluondo te nate rajon. Et a me pare che per la forma, & v anga dele donation di seudi di qua, cli' et Signor non puo negar at richi edente ii possest , , Pelnon proua per ricordo di corte, si come e

preditio, d per priuilegio che si a appresso,& in custodia de rhomo, Sc ii quat hab-bi adoperato in corte at suo bifbgno, chela donation di quel seudo non fὰ fatia arantecessor dei richiedente, in modo chela succession posse, o debba venir Uui peri' assisa, nὴ per i 'usanga, ne per la rason; ancor cli' et priuilegio che sece it Signor, testifica contra id Signor per il suo sigilloche pende, m1 contra rhom3 non porta alcuna testimontanta di cosa che si a contra

tui, eccetio solamente che se ii Signor laal cuia priuilegio di donation, d de conuention, Sc it priuilegio ε appressio, incustodia de t nomo, Sc l'ha adoperato at suo bis gno, se pha alcana costa che sa at proficuo det Signor, & a d anno de rhomo, cosi deue effer quel priuilegio nocivo a r

me la donation, & il proficuo de rhomo deue effer contra et Signor in te cose chesono at priuilegio, che e in custodia de l' homo, Sc et quale P adoperato, 3c adopera, cosi deue esser contra rhomo, 3c nocerto, se rha cosa che lo noce, per chequello E in custodia de rhomo, & rha

adoperato at suo profitto in corte, & cosito piab et Signor beia adoperar at suo utile, pol che la corte E memore di quel eli' εnel priuilegio; h se colui che vltima mente hau eua ii possest , dei ditio seudo, non fece cosa per la quale lui, Jc li suoi he redi fuste no desheredati di quel seudo per termination , b per cognitiori di corte, bper rassisa, b per rus an ba; Sc se la pie ditia richi esta sara salta at Rea me di Hierusalem doue la serina de ii antiqui fetidi

δ a tuiti li heredi, Sc de ii moderni a liheredi di moglie sposata, et Signor si pubmolio merio Siongar, & contra star il posias es , & la tenitura det ditio fetido at richi edente che al Reame di Cypro; per chese re de te antique donation che sono a tuiti li heredi, l. a pro ua ἡ pio facile a far per il richiedente dei parentado in genere, che de protiar tui esser da li heredi di e lui per et quai richi ede la succession desce so da tui da sua moglie spoliata , per che aprouar il parentado in genere basta at parer mio j che colui ch'el vol yrouar lo pro-ui per dot homini christiani, che habbino in teso che colui s per ii quale it richi edente dimanda la succession ) il te niva per parente , & esta lui, ha hen prouato la parentella come si deue. Et s' et seu do ἡ dele moderne donation che sono a li heredidi moglie sposata, la protia dei parentado e come quella di Cypro, & se ii Signor nega che la donation non fu falla 4 i' aim tecestar dii richie dente in modo che la succession possa venir , lui per darii la proua di quello, si che se non ha priuilegio, neri cordo di corte de la donation salta at suo antecestar, tal che possa peruenir a tui, liman cara la proua, & per questo perde Iacausa, ancor che ratiore non hauendo priuili legio, ricordo di corte, si potra d sender di assii aer la protia in si in questocaso, Sc darta at Signor, per te rason dit- te di sopra, de te donation commune dis udi , cloε de te antique a tuiti li heredi, Sc de te moderne a li heredi di mo-glie sposata, & li de ueno valer assaibentedit te rason, at parer mio, per che se al- tramente fuste, molle persone potriano perdet te sue rason, Sc effer desheredati a torto , & senZa rason . CLVI. Per che si Signor non e tenuiρ ὰς pondet de seu o che altro his, silen, dii quale lui ei misse in possesse , comedi sua roon , per ι' assi a , d per Wanc a , δ per rei mination, δ per cognitiodi corte.

CLXXVI. Se alculi richiede at signor et possessis di seudo che li si a peruenuto, &el Signor dice alc una cosa in contrario, per

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REGNI HIEROSOLYMITANI.

Ia quale it recti edente non deue hauerquel possesso, & ii rechie dente dice rason, dctat, che la corte termina, b cognosce cli 'eldebba hau er et possessio, & l 'hauera per ter- miliation, b per cognition di cortet et potviene vn' altro in presentia det Signor in demo, ouer altro in tempo di colui et ehauer, hatuito ii possesso per termination, d per cognition di corte, ouer di suo he

rede, & richi ede at Signor quel seudo , di-gando lui esser dxitio herede per hauer quelseudo piu rosio che tuiti li altri, & si GL

ferisce prouarto, si come la corte termina-

ita , b cognosceri che prouar il deue, et Signor li deue risponder come tui non ha, lien quel seudo, per ii che non intende douerti responder, m1 se si lamenta radi colui che rha, & tien , se Ii farii rason in sua corte, & lui non intende che lihabbi far altro, dapoi che lui, 3 il suo

antecessor per termination, cognition dic te hebbeno ii possesso dei ditio seudo,

io vol far se la corte non to termina.

Et di questo si metra in la termination dela corte, saluando te sie rason. Et da pol ditio questo, se ratio 'vorra distrigar Iasua lite, si latnentara di colui che tien illaudo, & domandara es Signor ch' et faeci, venir in corte a render 'rason di cib et e lidomandara; per che mi are chel non possa dir cosa per la quale ia corte termini, b cognossea che I S gnor sa obligato risponderii di quel seudo, far altro che quelche li ha offerto, perb che vi ε assisa, butanga al Rea me di Hierii salem, che perseudo dii quale homo, b donna hebbe ilposse Ab, 3c tenit tura per cognition di co te, & che lui, b ii suo herede liene, et Signor non deue risDnder, intrar in lite, sar altra cosa, ecce to di te ni r a rason colui eli' et liene, se alcuno si dolera di tui. CLVII. Vuando seudo peruien a pili perso-ne,. alculio altro ch' el drisio herede diman a it possesso at Signor, come dritto herede, per che ii Signor non is iueueniet ter tu posesse, se non si richieri co- me it pia dritio herede apparente, oe r

chi dente in corte.

CLXXVII. Se alcun richi ede seudo chedica efferti peruenuto d'alcuno suo antecessore, & richie de d'hauer et seudo, comedi illo herede di colui dat quale dice ch'elseudo it E perueniato, & et Signor credeche vi sia piu dritto herede di tui per ha-uer quel seulo, li deue responder; Zoimi richie et e quot furi come piu dristo herede det tale , et lo nomini, is inreudo che lui ha pili dritio herede per ha- uer et ditio seudo , per ii che is a voi c me a piu dristo herede non vo No responder se la corte non is termina , o dirδ perches perὰ Me intendo che trui hupili deii-to herede di υoi, is debba vardar la

do douerti fare nitro, ne Io υwlio fare, per te rasen diste, δ per alcuno d' esse, seia corte mu termina M' io el debba fare, se υoi prima non pro rete, si come la cor te terminara, d cognoscera ch' et doune sis-re , che mi fete et his dritto herede di eo Isti dat quale uni richi dete fauer quei fu-do I di questi is mi m tto is Io rermia nation de la corte, fatuando te mis rason. Et dapoi questo, et non mi par cli' et re-ehie dente pub dir cosa per la quale et Signor lo merta at possesso d'hauer quel feudo, & parmi che Velivol distrigal la sua

causa, cli' et deue domandar come it piadritto herede apparente, Sc richiedente in corre d'hauer quel laudo, s' et non pub ela sopraditia prosa; de se cogi lo domanda , et Signor non li pub negar et possesso dei seudo, ς' et suo antecessore per et quale lo richiele, morite in posseta, & tenitura come di suo, s' et suo antecetare non habbi fatio cosa, per la quale lui, 3c suoi heredi siano desheredati da quel seudo per assisa, b per usanga, b per termination, b per cognition di corte . QVTIL D I 1fudo ch' et Signor alleva, c me deue responder. CLXXVIII. Se adulen elie Dio faecia il

se laudo, & ei Signor tot esse et seudo, &lo tenisse un tempo senZa domandario aliacuno, Sc pol per tempo, d tardi, lo d nasse ad alcuno, d lo alienasse in alcian in do, si che v Kaltro rha ueste, Zc tenisse in laudo, b altra mente, Sc accadesse per tem- po, b tardi, che alcun pertinente a colui de chi su et seu do venisse auanti ai Signor, et richi edesse et seudo at Signor, et ei Signor volesse dire che tui non ha, nὲ tienet fetido, nε li vol responder, per che hunon l' ha, lien, ma e et si vorra lamentar di colui che lo liene, ii Dra rason ; et rechie dente pub responder non v ler, nε douer rechieder et suo studo, ec-

Cetto at Signor, perchε tui liti intrigato ilsuo seudo, et tui lo deue distrigar; se lorsi metieranno per questo a la corte, io credo ben che la corte terminara ch'el Signorii deue responder.

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