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CLIM In cho caso e obligato et Signor de
responder is obi ii dimanda poesso defetido, Me altro his, s ἔiene, e pere quale δ suo homo, CLXXIX. Se homo, d donna xichitaeal Signor come piu diitto herede apparen- te, et richiedente in corte, seudo che dice esse ili periiςnuto d' alcun di suoi antecessori, et ei Signor lo melle in posses se Za termination, et senZa cognition di co te: et homo, b donna vi en pol in presentia det Signor, et ii richie de ii posses s di quel laudo comς preditio herede decolui che rhii, deue iis come, per chesecolui che ha, et lien et seudo si is e perti nente a colui dat quale a loro E pervenuto it istudo, in tal, et in tal grado, et dica in che grado ii appartiene, et se liapparWnga in uno grado, et tui ἡ il primogenito, b se tui ε homo, et saltra edonna dicato, et dica che tui ε pronio diprouar il tutio, si come la corte terminara, cli' et deue prouare che tui era parente
di colui d l quale peruiene a loro ii seudo, in tal grado come ha ditio, d che tui E majore di colui che tien et seudo, se sono in uno grado di colui a chi peruiene ii seudo. Et perci pro uando questo, volcheil Signor ip pretia in possesso dei ditio seu
do, per quel che disse, se la corte et te mina, et si metra per questo a la termin tion di corte, seluando te sue rason . Eis' et Signor ii responde che tui non ha, nδtien ςl seudo, & perb non ε obligato responder, io vol fare, se la corte non lot rimina, ma se vol di mandar alcuna cosa
son in ta sua cortei & altra cosa non intende hauer a fare, vol fare, se la corte non to termina, & di questo si metteal termination de la corte, saluando te sue rason: a questo pub responder ratiore, 3 dire; Signor, io non glio che resti per cosa chelauete ditio , che voi non respondete is lamia dimanda, mi metrate in possesse delfetida cle is dimando I Ia rason, per chemi , Signor tale, et nominilo, ι'haueto
mos in possesso dei disto studo , come Apiudritio hes, ede opparente, b rechiedente in corte , O quel che hauere sito, non fit per termination, ne per cognition di corte, oio seu pis dristo herede, ρο piu apparente di tui per hauer ditio seudo , o questolo son pronio di prouaris rutio cosὶ, comela corte terminara, δ cognosceris, che io la
po Usο, se ii conuenisse dimandar a quὸlliose sanno it possesso de ii sui, come piu
lio cle mi respondete is D mia dimis a , di imi metiate at posses, lenitura de seudo che dimando, prouando quel Me mi et si, se ta corre ei termina di que-so mi inelio is la termination de la corte, saluando te mis rasen I da p, ditio questo, non mi par ςh'el Signor puri dir cosa perta quale si possa defender, & non responder at rechie dente, & che la corte non te: mini che li deue responder u la sua di man
ne uot termine 1 dinotar a colui che ha, 3ctien et seudo, Ia dii nanda, la respostache tui ha fatio, &lla termination che sece corte, ac ib sapia s'el vol venis i icone a dire alcupa cosa ςontra et ditio, et la di manda dei rechie dente, dc via ha- iter et termine se la corte et termina, Rial qual la corte terminara cli 'el deae ha-uer; δc a me pare cli' et rechie lente non pub contradi r questo, che la cortei non termini , che ii Signor debba hauer ei termine, Sc tal come la corte cognoscera cla 'el deue haver, & a me pare cli 'et termine saria conueniente, se colui che tien et seu
al Reame xv. giorni, & se l' in . . . . . tre inest, essendo de instate, & seel iusse
rre messi, & se re oltra mar vn' anno, dcvn giorno; ik quando la corte cognoscer che term me deue haver et Signor, et Signor deue auisar colui che tien et seudo,
et pili paesto che porra, la di manda de Patior, Sc la sua resposta, δcla terminationde corte, & dirii che Pel pretende venit
in corte a dir alc una cosa contra patiore,
eli' et si a ii di che 4 a termine per c Ggnition di corte, et dir a ratiore che vegua quel giorno; et se colui che tien et seudovesia ira in quel termine, et dira rason perta quale et Signor pon deue responder perque:
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quel seu Jo a ratiore, et tal che la corte et termina, b cognosca, sar, ta lite tra l' uno, et 1 altro; et non faZando questo, bnon Comparendo at termine in corte, et Signor responde, et fa a ratiore quel che intende responder, et farti per iustitia, et secondo rus anga det Rea me di Hierusalem et se colui che tien et seudo Vtea in co te, et dice rason, per la quale ei Signor non ε obligato de responder a ratiore, et dice alc una cosa contra ratiore, b contra Ie sue proue, et Signor li tegnira, et man- teguli a in rason per la sua corte, si co-
me deue per tr assisa , et vlanga dei ditio
fender de non responder u chi li domau
tieue , per et quale e a r bovisio Dye uitio det Signor , CLXXX. Se homo, b donna che ha seudo more, et et laudo vi en ne te man delsignor, et tui lo tien Vn spacio di tempo, quanto sara, et pol vi en alc uno in corte in presentia dei signor, et ii domanda quella aclo, digando, esserit per uenuto da colui, b colei che vltimamente morite in possesso, et te nitura come suo, et come coluiche li appartiene da quella parte doue simoiae et seu do in tal grado, et dico quat,
et si offerisce prouario cosὶ come la corte terminara, b cognoscera ch'el deue pro uar, et lo proua come si de re, et ei Signor linega et possiesso, digando quelle rason contra la sua di manda che li parera, et pollo melle in possesso per termination, o Cognition di cor te; et alchan altro Vien potauanti ai Signor, et ii domanda quel seudo, digando lui esser dritto herede ad ha-uer quel seudo, 3c ἡ pronio di prouarto,
si come la corte terminara, b cognoscet acli' et deue pro uar, Ache colui che rha, 3ctiene non ha rason, come colui che non appartien niente a colui ch'era et seudo,
ii quat mori te vltima mente in possessis, &renitura come di suo, δc se tui haue et ditio seudo, i per la proua cli' et proubcon falsi testimonii che sanno periurato Seportato quella testimoni anga falsamente, credendo non vi esser diffido di battaglia in Ia proua dei parent ado; dil che furono, &sono insit, per che vi ε benti a Vn' homo,& vn altro in alcun casio, ancor che 1 laproua de rhomo col signor non hi digfidocii battaglia, δc se vi su , ε stata quando iselli hanno periurato, δc portato la falsa testimoni anga dei parent ado, & fu leuato,& diffidato come falso testimonio per segnod1 battaglia: et se sono tali che vorrannom ante nit et suo ditio falso, che tui ε pron
taglia: et prouandoque sto, Sc fagando quanto s'ha offerto, Vol ch'el Signor lo metia
at possessis dei ditio seudo, di que ito si
met te a la termination de la corte, saluando te sue rason; contra questo et Signor pubdire, che tui non ha, ne lien quel seudoelie ii domanda, & colui che t 'ha, &tien,& ε suo homo, li deue seri titio, l'hebbe per termination di corte , & che per cosa che rhabbi ditio in contrario de la siua instantia al naeglio che rha sapiato negarii per rason it pollasib det ditio seudo, noni est b, ma per termination di corte hebbeii posse sib, 3c κ1 che rha per terminationde Corte, Io non intendo effer obligato doresponder, ne fartis altra cua circa ciδ chete virui a rason, se si dolete di tui, far Io υogito, se la corte non to termina Ire di quo sto mi melio a Ia termination Gla corte, jalitan o D mie rasou. Et da po
questo io credo che la corte deue terminarch'el Signor non li deue responder, nε r-li altra cosa che quella, che se ii ha offerto, Zoh de tentrii 1 rason in corte; &dapb quella termination, Hel si dolera di colui che ha, 3c liene et ditio seudo, et Sibgnor et deue sar venir in corte ii pili presto che s pub, & tentrio a rason con latiore quando sara venulo in corte se l'attore si dolera di tui contra la lite tra loro come si deue per rusanra de la corte, M se r attore dira in ta lite che la pro uache colui sece dei parent ado quando hebbe
stimonii periurorno defleat mente, Sc porto no salsa testimoni anga, ast egurandosi a questo, che credet eno, che non si pub diffidae per segno de battaglia testimonio, che testifica de parent ado. Et se tui lasse stato presente quando loro depone uano quella falsa attestation, haverebbe leuato r uno come pertino, & diffidato come falso testimonio per segno di battaglia. Et se ancora VIGranno mante nir et suo falso ditio, che tui εpronio de diffidar run de emi per segno dibatia glia, & combalter seco, Sc renderio morio, b pentito in spacio de una hora,
per che non vole che quella falsa attestation ii vaglia, nε a lui possa nocer, pei bche tui ha ditio bene, Sc εla verita, cheesta non si, mai parente , colui, dat quale et seudo li peruiene, ina lui ε suo parente da quella parte che si moue et seudo, & tal mente che peruiene a tui, & εpronio di prouario cosi come la corte te minari, b cognoscera chel deue prouare. Et se la corte terminara, b cognoscera cheldeue pro uar per testimonii, che lo proueta
per testimonii boni, & leali, non miga per falsi testimonii, come fece tui. Et per lerason che rha ditio, b per alcune d 'esse, vol hahier et ditio seudo, faZando, & pr
uando questo, se la corte et terminara. Et di questo si me ite a la termination de lacorte, saluando te sue rason. A'questo pu responder colui che tien et seudo, &dire,
che 1 quel che tui disse, che per falsi restimonii ha prouato et paremado, che r ha
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gnoscibito, & per boni Sc leat testimonii,
i quali seceno bene quel che doue uano co-
me leat testimonii , & prouidi homini che
no. Et per cosa che tui ha ditio, non Vol che rhabbia et seudo che ii domanda, quael E suo, & rhebbe come successore, per termination di corte, & rha, & tie-
ne come cosa di sua rason, & cosa che hab-hi ditio contra li suoi testimonii, non livale, li deue valere, per che pol chelis uoi testimonii hanno ditio, d fatio dire la
a deposition, Sc hanno fatio ii iuramento de la lor terminanZa , & si sono leuati senaa esser opposti da alcuno per quella de, position , b leuati come periuri, ne tornati come falsi testimonii, la loro testimoni anga h perseita come si deue, Sc la testimoni anga perseita come si deue, non lapud contradi re alcuno per rassisa, b rus anga det Rea me di Hierusalem, ne per Iason; Per3 cina che fauete ditio contra limei testimonii, non li male, n/ a me no- se. Et per at una cina che fauete disto, non douete hauer et seudo, che ne dimandate, ei quale e nato, ne is vo lio cho rhabbiate per tui te te rason che dissi, d per alcune d' esse , se la corte non to termina di quesio mi metio a la termination dela corte, saluando te nite rason; & dapo
questo l parer mio ) la corte deue te seminar che ratior non ditio cosa, perta quale debba hau er et ditio seudo, et chehὶ spacio de dire. Et la rason per che mi par questo E, che intendo effer assisa, butanga al Rea me di Hierusalem, che dapoi che la testimoni anga δ perseita , comesi deue, che alc uno non la pub pili contradire , et a me pare che la testimoni angas praditia su perseita come si deue per lerason predit te; et ε ben di rason, et iustitia che debba effer cosi, per che se attramente fusi e li testimonii non valerebbenoniente se si potessen opponer, bdiffidar persegno de battaglia vn pegeo di tempo dapoiche la testimoni anga susse perseita come si
deue; et a me pare,' che da pol ii iuramenti sopraditii, ratiore non pub dir cosa che li gioua per hauer ditio seudo, perche Pel dira che colui che rha, et liene non E parente de colui dat quale li peruenne, et esso e pila propinquo di tui, et piud ritto herede per hauer et ditio seudo, perdir in corte, che colui che tien et seudo, non e parente niente di colui dat quale descesse et fetido, non val niente, per che CO-sa ditia in corte non si pub pili des dires at parer mio ); perb che s' et aduenisse
che alcula seudo descendesse, et venisse nete man det Signor, et alciano rechied esse ilpossessio, et rhau esse cosi coni'ὶ ditio di so-pra, b susse parente, b altro de colui dat quale peruenisse et seudo, pur che prouasese et parent ado, si com' δ specificato di so-pra, et alc uno fum pin dritto herede checolui che hebbe et possesso dei ditio seudonet preditio modo, et voleste dimandar et haver quel seudo, non deue miga dire , che
olui phe hebbe et possesso dei seudo non ἡparente de colui dat quale et seudo peruenisse, per che la sua parota credo ) non
valerave niente, per te sopi adit te xason,
dapoi che l' ha prouato la parentella net preditio modo. Μa colui che dimanda elseudo deue dire s secondo mi) volendo h uer et seudo, che tui e piu propinquo parente di colui dat quale peruenire ii seudo, et ii quale mori te vltima mente in possies- , et te nitura come di suo, da quella parte dotae et seudo si moue , che colui chel 'ha, et liene, et quesio ε pronio di proseuare, cosi come la corte terminara, b co
gnoscera cli' et deue protiare, per ii che pii, dritto herede ad haner et seudo, checolui che rha, et liene, et to vol hauer, pro uando quel che si offerse , se la corte et termina, et per questo metia si a la termi, nation di corte, saluando te sue rason; et ancor cli' et possessor dei seudo pud prouar molli scampi, et dilation per flongar tali te, s et Vol δc sa, ma a la fine non mipare che possa defender et seudo che t 'altro non to habbia, pro uando quel che si offerse, si come la corte terminara, b cognoscera chel deue fare, se non resta pel error che facta la parte de ratiore et quia Π- do vegnir a la lite a questo che rariore me-nara i suoi testimonii per prouar quel chesi offerse, ale uni di quelli che io inteli te-nir per boni aduocati, disseno, Che pubio 1aar ii testimonii per segno di bat inglia, et altri hanno ditio che non pud; et te rason che intest dire in questa materia sono, che se cosi non susse che si potes en tornar,
polrebbeno intrauenir molli inconuenienti, et molle persone perderaueno te sue rason, et sara ueno exheredati cli quel che chiala- mente E suo; per che se alcula parente clipsesse dritto herede ad hauer la successiondet seudo che li fusse per uenuto, et suffenelle man det Signor, io richi edesse, et se offerisce a prouar la patentella, si come lacorte terminasse, b cognoscesse, cli' et deuesse prouare, et hauesse ii possesso per termination, o cognition di corte, et Vn altro che non fui, parente di colui dat quale descendesse et flaudo, venisse da puoi in presentia det Signor, et si dolesta di coluiche hauesse, et renisse et seudo, et dicesse in ta sua di manda, che lui E piti propinquo herede de colui dat quale δ discesset seudo, che vltima mente morite in posse sesso, et te nitura come di sua rason, da quella parte che si moue et seudo che colui che rhauesse, et tenisse; et si offerisce
prouarto come la corte terminasse, b co, gnoscesse cli' et deuesse prouar, et prouan
do questo tui era pili dretto herede d ha- uer et ditio seudo, che colui che rhaue-
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ua; per ii che to volesse hauer se la corteel tenninasse, et per questo si met tesse a latermination di corte, saluando Iesue rason;
io credo che la corte ter Dinaria ch'el deuesse prouar per dot leat testimonii de lilege di Roma; et se non sit potesse in questo casio leuar, b tornar uno de ii testimo nil, polrebbe trouar classe uno che volessemat 1gnare, dot homini de la lege di Ro ma , che per lui conte luariano periurare , de ii quali se troueriano molli perdanari, i che si iste no seguri che in quella testification non hauerebbeno dis fido de battaglia, altro periculo che periurare, et pol reb-be dishereditare quali anche voleste data sua rason et succession, it che saraue a torto manifesto, et contra Ogni rason, iustitia, et equita; per la quid cossi a lor paleuache in tal caso de uestis haver diffido de battatκglia contra it testis nonio de lae parentella, che rassisa, nε rusanZa non tolleua inquesto casio et dis fido de battagli a ; et alcu- ni altri dice vano che non hau eua dis fido dibattagi a contra et testimonio de la parente la in nessu no cata; et la causa diceuano, per che passisa, b rusian Za et toleua, pe-rb ch'ε assilia, b vsanga che tui te te sorte de gente ponno esset testimonii in palla
corte per prouar parentella, et aeta, et preti, et chi erici, et gente de religion pon-no per ramisia, b v anga det Rea me di Hierii salem testificar in i alta corte te predit ted Oe cose, et E cossi certa che li preti, nεli clerici, nὶ gente cle religion, nἡ donne
nou ponno combat ter persona mente, nε et ter campion per dechiari r la loro te alta, per che battaglia de campi ou non pubesser peristia, nἡ consentita che non mora viro de ii campioni at campo, b chenon dica, Mi pento, per la quat parota deue esserit inpicato se la dice, ἡ ehiara cosa, che li pretitii non ponno darpe gno, nε far battaglia, perb che la condition loro et prohibisce; per che ii prete
per et quai fosse questo non potria cantarraesta, nε it clerico esser ordinato a prete; er non to podendo impegnar, nἡ far impe-gnar non se ponno diffidar per pegno dibattagli a ; et se fus e licito poterii contradite, b imputar de falsiita attramente, ilditio loro non valeria niente, & se quello non vales e niente non saraue ne rassisa, hnervsaneta che loro possinoe ser testimonii
per diste due cosse; ma per chener Passiis a , orvs anga let ditio Reame, ponno li predit ii portar testimoni anga de te predit te duecose, & vale la sua testimoni anga, &Eaceetara, E facile a cognoscer che non ita dis- fido di battaglia contra si testimonii, conli quali si proua parentella, b seta; & serassisa, b irvianEa non toleua ta battaglia, saria sta accaduto at cuna volt a dis fido di battaglia al Rea me di Hierusalem, b de Cypro, per pro ua de parentella, b de aeta,ma per elie r assisa , b r vlanga la tole , Tom. α
non elia mai visio nὶ intela dire che maista aecaduto in alcula casta; se noi fusisse assisa, b vsanga che tot esse et diffido,& iron ha diffido de battaglia contra li s
stimonii per li quali si proua et parent ado,
b la aeta, rare volte si potria trouare testimonii che testificasseno questo, trouandos ara ueno tornati, b rebutiati spessis; & credo non esset cosa per la quat sit posta opponer il testi inonio che non to possa etiam diffidar, dc per questo per teriano, b sariano di longui gran tempo molle persone data lor rason, Sc dat suo douer, la quat cosa saraue mala, A peccato, & contra la r
son, ik la iustitia; α se condo te rason cheio liue si dire palmi se non vi ἡ assisa propria che rogita et dis fido de battaglia inquesto cata, b in tuiti li casi, io dico chein tuiti li cassi si deue haver dis fido de bat taglia de rason, per che se non fosse, sipolrebbe fire molli mali senga peri colo dehauer morte, 6 vergogna ii testimonii, bcolui dei qualς E la disserentia, & molto
pili si guardano te persone in questo caso, che vi ha peri colo de perdet voce in corte colui de chi ἡ la differentia, se ii suo campion sara vinio, b effer morio it campion, b vini γ, & decapitato, b a la di ferentia effer oppostoli suo testimonio, chenon fariano se non susse et diffido de battaglia; ma se vi ε assisa che in questo caso non habbia diffido de battaglia, b in
alcun'altra proua de parentella, io non dico niente contra ramia, anci dico che la
ta proua di parentelia , per cse se non sis se molli mali potniano occorer, c ' molle persone Drauena deshereditate a torto.
CLXXXI. Se seudo vacar1, 3c vegni ranelle man det Signor, perb che colui, bcolei dat quar δ vacato non hau eua figlioli, nὶ figliole che succedesse no in quel seu do in tal possesso, Sc lenitur ii com' et pa-dre, b la m. id re haue vano quando p. Farnoda la vita a morie, & colui che sara piadretto herede per hauer quel seudo, vegnita in corte per dimandario, 3c unal tru chenon E suo parente rechi edera at Signor quelseudo dicendo efferti perire nuto come a C
lui ch'ε piu propinquo parente de colui dat quale peruene et seu o, 3c piu dretto herede per hauer quel flaudo, 3c dice effer propinquo de parentelia a colui dat quai 'EVacato et seudo, & da quella parte do Pelseudo si moue, δc in tal grado che altro che
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ester pili propinquo, & si offer iste prouaria
parentella, si come la corte rei minara , bcognoscera che la deue prouar; dc colui ches ara it dretto herede per hauer et ditio seudo, & vegnita la per dimandario, quam do havera in teso questo, dira at Signor ; sui che richieri quem furi non his ra-fon per che non e in alcun modo pertinente a coliti dui quale e successo Aseudo , malo, Signor, su pertinente is colui dat ouu- Io successe ii seu o , ct son dretio herede de hauerto prima de tuiti gli auri, come colui che Ii son parente in tal grado, questo son proni o di prouario per boni, eripui iesimonii , tuito cos; come la corte te
eta, per che de cva che nou e, ne maiiset , nou potris aliuno portar Dal testim nianeta , digando esser quei che non e I pse) cbe ii ia e , lo nomini, non sti maiparente at rate, da cui A seudo νn e peruentito come is suo dretio herede I perii chonsi prego, o rechiedo come a Signον, σὰ iustita che non recreeie la sua praua diquei che si merse, che receuete la mia, come colui che son dretto herede per hause
ta corte ei termina, di queste mi mei tois la termination de corte, saluando te mis ason; contra Pello poti a responder et primo di mandante, & dire; Si nor, et oi, In corte hauete udito, intes coinio Griclisi et seudo peruentito ni dat sale, &lo nomini, come mi ost ei si pro uar et parentado ch era ira tui, me, auantich' et tale, et lo nomini, hauesse dimandato que' fetido, net quale neu sis alci na rason, ne osserto prouar il parentari, ne altro I perὸ non vo lio che si resti pere a che tui bis ditio, Me moi, Sigitor,
sua, se D corte et termina, diro perche I perδ cse vi e aspis, δ' aneta inquefo Reme, che la prima instantia deue
preceder, vostio che D mia insanita preceda ia tua, ct che Ia mia prosta prima osserta sa receuuta prima, se iis corte et termina, de quem me metto a latermination de Ia corie, saluando te mis rason I et a presso quelle parole, et Signor de-ue dire; Io commetto is Ia cori che deblate, minar ques che io debbo fare, secondis lypa, Ole, la domanda de ι' υna, i' al- ira parte I et la corte s credo ) deue te minar, che non debba restar per cosa chei ultimo rechi edente habbia ditio, che laprima instantia, & la prima offerta proua non precedesse; & da pol questa termin tion non mi pare che t ultimo rechi edentepossa dir cosa, per la qual la prima instam
tia, de ii primo offerire, non debba pre ceder; quando saxa fatia la termination, Sc la corte havera terminato, δ cognosciu-to che it primo rechi edente deue prouar quelche si offerse, io credo che la corte terminata, b cognoscera che lo deue pro uar per
dot homini leati; & quando ii menarii in
corte per prouar quel che si ha osterio, &Voranno testificar, vada auanti l 'ultimo di
mandante, & diffidi uno de ii testimoniinet modo ch'ε dechiarito in questo libroche si deuen diffidare ii testimonii; & selo diffida, et testimonio ch'ε diffidato, de-ue responder a colui che lo diffida, &dii eche tui . mente de quel che trimputa, de non si vol attachar con tui, se la corte nou termina, & la rason, peresae per rassisa, b vsanga det Rea me di Hierusalem non hadisfido de battaglia in la proua dei parent ado, de la reta, per ii che non si V uolatachar con tui, se la corte non to termina, & di questo mellasi a la terminationdi corte, saluando te sue rason; Sc it primo dimandante de la disterentia deue dire; Signor, A tale, et lo nomini, mente, che per fauer imputato at mio 1 simonio x. ilecti' ὸ speritino, oe' his portato falsa resim o nianda, O io non intendo ch lui postare-ienir il inis i simonio da quesa tesimoniai ara, nὸ impedir Is mio rason, ii mio douer, ne A mio testimonio se die istacharcon tui, dird la rason, per che per ι' ossisa, ct et anno di quem Reame non spud per segno de salietlia dissidar queuitae portano testimoniaixta de parent ado, ' de itis I & ε assai chiara cosa che non hadisfido de battaglia in questi do casi per lerason dit te in l'altro capit olo, la doue dice che preti, et clerici, et gente de religion ponno effer testimonii per proiiar a ta , et parent ado, et dicate si come sono de-chia rite in t 'altro capit olo, et per tui te lerason che ha ditio,.b per alcune de ei se non intende che tui de questa proua pol diffidar il suo testimonio, ni it suo testimonio ε obligato alacarsi con tui, Volche tui lo saga, se la corte non to ter ina , et di questo si melle lui a la termi nation de la corte, saluando te sue rason: contra questo pub dire l'ultimo di mandante ;Io non vo lio che resi per c a che voi a cese, che ii resimonio che io leuat c me
periuro, dissidato , come falso tesimonio, nou si alachi mere, δ Me Ia sua deposition sis nulla, Di tentito per falso restimonio, disi ale com e, o di, larasen per obe se ι' e abffa , che tole et dissido de battaglia contra et resimonio che pro ua la aestis, ct ii parent ado, questa nou ose non in disserentia che sta ira et Signor, er ι' homo, 3 de minor uetis contra el bai-lo che ii u et baiugio I mis tra un honuo, o uu altro, non e assisa , ne Ganra, Chein quem caseo toglia et dissido de battaglia,
per che se in queso caso non si fresse dis i
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do de bisit Glia Cni dretio herede polrebbeesser exhereditato da te successon che Ii fissseno peruenute, δ fulse grande, d pDote, se fisse a cuno che te domandasse a torto, pur che it tro Jo dot chrisiani homini, δfemine che per tui Dolesseno speriurii re, it secolo e hora tale, che vi sono molli dequelli che is fis aeno volentiera per efferrichi, ancor che fuisse . . torto, ci Due curariano poco dei peccato per hauer υn bous udo, pur che to potesteuo hauer semeta pueri olo personale, fici mente, per che perii nostri peccati fatalmente trouaria chi Diuiesse fare dot homini, δ femine detulere
de Roma, 3 de altra nation, che periuru-riano per danari, sando se uri de non his- uer alipo pericoloche periurare I pivit persone quando non bi gua fauno pocissima diperiurare di quel obe nou deueao I intendo per tulte te rason che is dissi, δ per alcune di quelis, che is posso dissedar et is simonio in quesio caso, Us si deue istacharmeco, δ che la tua resimonia am nulta , edi υσlio pol fauendolo disdato come falso te simonio, leuato come periuro, ci et combatii meco, b che la sua depositon sis nulla, se la corte et termina, di queso
me metto a termination de la corte, saluando te mi e rason I et a me pare, che se lacorte sa che 3 vsanga al Reamedi Hierii salem , che in tal casio tot' et dis, do de . battaglia, b in rutti li cas de parentado, per mantenis la diti 'assisa, b laditia usanga deue terminar che r vltimore-chie dente non pub dissidar et testimonio, ne ii testimonio deue coin balter con lui ;et se la corte non sa che sit 'assis , vsan-ga che toglia it dis fido de battaglia in talcaso de parentado, quella deue terminarse condo la rason, che r vltimo rechie dentepuo diffidar et testimonio in questo casio, et ii testimonio deue combat ter seco, b chela sua testimoni anga sia nulla; et per te rason d ite di sopra in questo capit olo, et inr altro parini cosi ; et tanto piu, se alcu-no vorὰ dire che non stando assia, ne usaneta che trilia it diffido, si potriano fare molli mali, et gente che hau es sino rason in te succession che sumeno dretii heredi ad hauelle, saraueno exheredati, et iniuriativi lanamente , et traha agitati, tal mente chequando ii di et to herede rechied esse at Signor la sua succession, et menasse ii sol testimonii per prouar il parent ado, et Uno
homo extraneo, b campion amae strato venisse auanti, et dicesse che colui che rechie-
de ei seudo non ha rason in questo, come colui che non pertinente in alcun modo a colui dat quale peruenne et laudo, malui ὀ dretto herede per hauer quel seudo, come quel ch'ε parente de colui dat qualeli peruenne et seudo Ha quella parte doue si moti e et seudo in tal grado, et dice co-u propinquo grado che ii rechi edententri non hauesseno et seudo pii, tosto dilui, et si . offerisce prouarto come la corte terna inasse, , cognoscesse ch'el douei se pro-uar , et per che se hauesse offerto prima, la sua offerta deuesse preceder, et luidis. dasse vino de ii testi inonii, et h. messe diffido de battaglia, poteriano aduenire molli mali, per che rini uno non hi miga testimonii pronii per far tal pro ua che si pos-
sano defender contra un campion amaesti hinto, b contra vn grande, et forte homo,
che per tal malitia volesse hauer quel seudo; et 1 quello modo et dretro herede sarisue exhereditato dei laudo, se ii suo campi onfosse vinio, et tui vergognado sempre, co- me colui che perderia voce, et resposta in corte pol ch 'el suo campion fosse vinio in campo, et ii suo campion saraue impicato; et se cost fosse, si trouaraue rare Vo'- te homo, b donna che portasse testimonianZa de parentado, b de tela, per ii chemolle persone pel derat leno te sue rason, et
li sol dretii; contra questo dico che anchor che ii ditii pericoli vi sono, in t 'altro vi sono pili 'peri coli, et perb che si deue schi uar te cosse che ne hanno in a Zorperi coli, et far . quelle in te quat vi sonomeno, quando nian si pub far senaa pertia colo, parmi che se non vi E propri' assii Iab propria vlanga che toglia et desfido de battaglia dei parent ado in questo caso, bin tuiti li casi, che quella deue esser per iustitia, per che se non vi fuste quella,chi voleste hauer fetido che fuste pervenuto in la man det Signor, Io porrebbe ha-iuer rechieflendolo auanti, et offerendosi a prouar et parent ado ne i modo sopi aditio, et 'e dot h)mini, b semine che voleste nosperiurar per tui, et cosὶ rha uerebbe sei Za pericolo de morte, b de vergogna, bde danno, che alcii, b a suoi teli imonii podesse aduenir eccerto et peccato de. haveret seudo kitorro, et dei sacramento che rebbe sare fallo, et ei testimonio et peccato dei periurio, et dei tior la roba Maltri; et si trouarebbe assai pili persone chesi metieriano a domandar, et haver et seudo per questa via che per raltra, da pesche to podeste no hau er senga battaglia, et cosi facit mente; per che classe uno grande homo, et forte, et Ogni campion amae- strato che impegna battaglia non e gia se-guro de vinceriel suo aduersario, per chemolle fiate ς' ha visio aduenir che Vno pi-col, et debit homo vinse uno grande, et sorte, et alcimo che non ε miga campi onamae strato; et Dio ὀ iusto, et non deue permet ter che colui che cost dis leat mente com'ε preditio diffidi et tellimonio, et rossi di sopra per battagli a ; et cla scuta homo dubita la morte, o la deue dubitar, et deue dubitar d' intrar in campo a torto, et con falsi pegni che li conuiene combat-
ter a torto, et periurare, i et molle fiate
s' ha visto intrauenir male a quelli cli' et seceno; et per te rason predit te, et molle
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alire che si potrian dire, ma saraue troppolongo, se mettesie in questo libro, quelche si pub metier, E chiara cosa es parerinio che debba esser cos come tib ditio inquesto capit olo, se un casio simile adueni Le in cOIte CLXII. In che caso et Signor non si puδdefender da colui cho si rechitae po= se de seudo che dica eserti pertienuto, per dire che non ha, ne liene quel fu-
uer de rason rechie dendolo come piu di et-to herede apparente, Sc rechie dente in cor
te venisse in presentia det Signor in corte,& li domandasse et possesso di quel laudo, me si deue, offitendosi prouar et parent ado, che e tra tui, & quello dat quale liperuiene et seudo, si come la corte termina, b cognosce che lo deue prouair; & et Signor li respondeste, come non ha, ne tienquel seudo, ma et tale rha, & liene, &e suo homo, & chia mandose de tui li ministrar, iustitia, ma lui dei seudo che non ha, lien, & che altro ha, Sc liene, per et quapE suo homo, non intende ha. uer L far altro, Vol O te, se la corte non to termina, Sc di questo si met te ala termination de la corte , saluando te sue rason; contra que ito pub responder l' actore, Sc dire ;Signor , io non vocilio che ruit per cosa chemoi dic sis de non mi responden is la misdimanda, dirδ la rason I per che volsete Signor, cor come Signor si hauete meis
recessore ruis, et lo nomini, oe pol Signori hauete alienato , ο extratio da le vosere mani seneta effer asiretio per termination ,
moi me douete , esponder , χὰ che usi come
Signor , auctoritate propria hauste ii posses δε, mo, dat GViro dominio extraheste seneta termination , δ cognition di corte, peria quale vi bauesseno apresio de alienarisas vo Iio per rutte te rason che io dissi is per allat ne ae esse, che moi mi respondyle, liber armi , ct recuporarii et ditio studo , o me metiare at pospesso, prouandoquel che mi clersi , se la corie et termina, di quoio mi meito is la termination dico, te saluando te mis rason I et , me pare , che da pol questi partamenti la corte
deue terminar che non si debba restar percosa che ii Signor habbi ditio de responderat rechi edente per ditio seudo, & recuperario Ea che rha alienato seneta effer astretto per . termination, b cognition di corte, 3c lo deue me iter in possesso, prouandoquel che sit offer se, se ii Signor non dicecosa per la quale non to deue me iter alpossesso, & tal che la corte et termini, b
CLYILL Quando et Signor his , s liene cosa che vis altro dice esster det suo seudo ,δ de parte det suo studo , o li domanda ei possesse, come is deue prouar per suo seudo , ὸ per parte dei suo seudo, me si usa ei seudo Ge sno his,
CLXXXIII. Se aleiano rechie de at Signor Vna cosa, de la quat dice che lui, b ilsuo antecessor era in possesso, lenitura,& la viaua come di suo seudo, si deue o feri r 1 prouarto come la corte terminarὶ, b cognoscera cUel deue prouare; &la cosere deue terminar, b cognoscer per quelche credo ) che lo deue pro uar per il recordo di corte , b de parte de ii homini de corte; & dapb questo deue dir at Signor; Signor , io intendo cVel tale, tale de ii υVisti homini, & li nomini, Iono memori, o molli altri; perὰ si prego, O rechi Io Signor che faciate venir in Cor- re quelli che hJ nominati, o tanti altri j ii costi homini quanti pol rete sauer, comandarii che fiscino si ficordo che mirichi do I Sc se ii Signor, b altri, dira cheil ricordo de parte de ii homini di corte
non E , pub effer portato come ricordo in altra cosa, ecce ito in quella che sia stisatta in corte, & corte non E se ii Signor,b homo statuito in suo loco , & doib piude ii sol homini non stano insit eme la diniae te cola soli sta Dite , che la corte, bli homini de la corte se aricordino, iacorte quando et Signor, b homo statuito in suo loco, tu doi, o piu de ii homini det Signor sono insieme, Sc quel che sara facio in presentia de em si pub ricordar cometi- cordo di corte, & alti a.cosa non; per ilche non to 'ol fare, se la corte non lotermina; & se la corte termina che lo de-ue fare, & quelli homini dela corte, chelut hi nominati, se to aricordino si comeha ditio tui, non intende douerit fare elricordo de corie, per te rason predit te, nevol che li vagii a per hauer quel che li richiede, se Ia corte non to termina, &per
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questo se mette a la terini nation di corte saluando te sue rason; dica et rechredente,
che in qti esto casio vi ἡ ben ricordo, chiproua per molli homini de la corte det Signor che se aricordino hau er villo lui, bit suo ante cestare in possesso, & renitura viando quello che rechi ede come suo seudo, per che se lO proiia in questo modo, rhx ben prouato per recordo de corte, &δ ben recordo di corte a protiar, 3c hau erit possesso di quel che ha ditio esses delsuo seudo; per ii che non vol che relli per cosa che habbi ditio de farti hau er et recordo che ii rechi esse iret modo che rhaxechi esto, & quel recordo lival tanto quanto iecordo di corte, per hauer quel che lilia domandato, se la corte et termina perte rason che ha dit te, & di questo semet-
te a la termination de la corte, saltiandole sue rason; & io credo che la corte deue terminar, cli' et Signor li deue far fa
et recordo, si come glie rha recli esto, et quat deue valer si come fosse recordo dicorte per haner la sua di manda, se ii homini de la corte sono memori, come haditio , se tui, b alculi de ii sol antecessori non hanno fatio cosa per la quale hab-biano perso quel laudo, per r assisa, o per rus anZa, o per cognition de coae; Sc sesar a cost, come ha ditio, quelli che deue
no fare et recordo, de ueno dire, quaselos aranno sentati in corte, per far et ditio recordo, haver villo colui che domanda,
b ii suo antecessore in possesso, & te nitura, & vsando quel che rechi ede come di suo seu do, 3c deueno dir il modo come rhanno villo v sario come laudo suo; & l modi the si usa et seudo, per quel che mi par adesso, sono tali, che rhomo usii simit mente, come ii alti i homini det Signor, a fare homagio at Signor per quel fetido, 3c sedere in corte, & iudicare conli altri homini det Signor, renendo quel seudo, bintrariegnir ne I far di ricordo di corte, percomandamento det Signor, b per citationde basioni ef, b de tre homini det Signor,
come corte, b vsar et flaudo in alc in altro modo, li come si puta, Sc deue usar seudo, cloe, di mandar in corte alcuna cosa di quel seudo, terreni, villani, b altra co-sa, b responder in corte per cosa chelisita sit limandata da quel laudo, terreni, Villam , b altra cosa che si a di quel studo, che tui, & sol antecessori habbino contraditio, & detaso in corte come cosa delsuo seudo; Sc chi in uno de ii predit timodi lo proua, parmi rhauera ben prou to, che lui, b id suo antecessore rha uelia, teniua, & vsaua come suo flaudo, per cheson falle molle cose in presentia de ii homini di corte, seneta ch'el Signor vi suffecon loro, Sc ponno, dc deueno li homini
de la corte ricordar, come ricordo di corte, se ii homini de corte, in presentia di uali ε sta fatio, sono memori, δc se ari-eordino; 3c questo E manifesto, per che accade molle fiate in ptu casi, che li homini cle corte fanno ricordo per cosse che ilSignor non intra ueniae, & quel ricordo val,& ε te nuto come ricordo di corte. CLXIV. Come deue I'homo prouis verso elyuo Signor tutio et suo seudo , 3
parte 'os. CLXXXIV. Chi vol protiar verso it suo Signor tutio et stio seudo, b parte det suo studo, lo deue prouar per priuilegio delditio seu do che ii Signor, b ii suo antecessore glielo habbi dato, o de consermation di quel seudo, d lo deue prouare perit ricordo de corte di quella Signoria, do-ue quel seudo si moue, per che homo de
altra Corte non pub portar recordo de co
te, de te cose di quella Signoria, secdere in corte, ne far termination, cognition de corte, se ii capo Signor non loliabbi dato per resorgo di quella Marte, a requisition det Signor di quina corte, sequesto non E in 1 alta corte, & che si a dequelli homini che hanno fatio lige ZZa perrassisse; ma in ratia corte ponno tuiti lihomini de te alti e corte det Rea me, cheseceno ligeZZa per r assisa at capo Signor
sedere alle termination, 3c cognition, dc recordar, et haver voce in tui te te cose
cosi come ii proprii homini di quella cor-re, pelli che sono tentati de sede at capo Signor per la ligeZZa che li seceno per rassisa; et ii altri homini de la corte, non
polano sedere, terminare, n) fare te al-tre cosse che li homini di corte ponno, et de ueno fare, nelle corte de Ji homini det Signor, se ii capo Signor non li dara per resorgo di quella corte, net sare de lepredit te cosse; et chi vol prouar verso it suo
Signor possesso di seudo, digando che tui,h il suo antecessore hanno hau tato, et deue protiar per et ricordo deli homini de quella corte, do a' et seudo si moue, per che al-cuno non pub protiar per ricordo de corteat cuna cosa, se ii homini che portano talricordo, non sono homini de quella corte, da la quat si moue et seudo che sussieno stati ii di che su satio quel che lor deueno portar per ricordo, b che si ano sta dati per
resoreo de quella coi te per et capo Signor, a requisiition det suo homo ch'ὰ Signor de
CLXXXV. Qtiando rhomo rechie de alSignor alc una cosi, se non dubita d 'effer prolongato de la sua di manda, da principio pub dire di voler ch'el Signor li faciquet che ha di mandato per la rason che haditio, b satio dire, se la corte et termina, saltiando sem pre te sue rason; costfacendo dei possesso che havera domandato , et facendo quel che si offerse pro uar, b altra cssa, la sua termination prima re-chie -
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thiesta pree edera con rason CLXVI. Chi vol domandar at signor ca- sal, δ terreni, δ aora cosa, eccetio in- trada de coniadi, digando esser dei suo seu o, d parte dei ius fetido, come lo de-tie diman ar , o per chi deue seris di pro uaris, o come, de che , per ob' el, icordo de gli homini de la corte, de cosa che it Siguor non sita sis presente, ὸ
portato come ri ordo de corte, e tenuio come ricordo di corte iis doue et Signor
CLXXXVI. Chi vol di mandar seudo, et haver dat Signor possesso de seudo, chesia casal, b terreni, b alcun loco altro checoniadi, dicendo chelui, bit suo precesi, te rhau eua, et pro uallo come si deue Verso di tui, deue venii , et domandar consultore, et far dire per il suo constitiore; Signor, ι' antecessore det tale , et lo nomini, otior tui, et dica secondo che sarii sta, eratu possesso de la taι cosa come di suo seudo , oe se voi Signor non to credete, liti e pronio de proiiario per parte do ti homini di Cosra corte I vi prega, rechi de co-
me suo Signore, Me io meitate inpossello diquei istudo , et dica de che, oe intende chemi lo ouete fare, protiando quel che s OFferse a prouar, se uoi non credete quel chedio per itii I vol che sol lo faciat e perie rasisn ch'io diss per lui, se la corte ei termina, di ci3s metie is la terminationde la corte , saluando te sue rason I et se ilSignor vora flongar quella domanda li pubresponder Io non intendo douerui metierinpossesso di quel che mi richiedete, se non protiate prima per priuilegio, 3 per ricordodi corte, ii possesso che Coi dicet e che voi, 3 it sos, o aut ecessore batie va, per che io iniendo che proua de homo col Signor perseudo non pud, ne deue effer fita che Taglia, se la non ὸ fati a per priuilegio, ὸ per v cordo de corte I uel che υoi υi Oger te prouar il vos o possesso, δ det Dos, o antecessore de Ia cosa che mi richi dete per ricordo de parte de ii homini de la corie, is non intendo douerui far fare tal ricordo, ne che vi vaglia, ne vi deue Galer per ha- ιὸν il possesso cle voi mi pictis iste, ancorehe vi operite a prouarto, cosὶ comes hau lo ditio, se io, δ il mio precessore, non summo con Ii homini di nos, a corte, con liquali sol volete prouare, io doue su fatioque' che υoi vi osserite pro uar I per cheio non intendo che sis corte, se ii Signor, dbi de ii sol homini, 3 piu non sono iu-seme , ὸ ei Signor non satui se uno homo in suo loco, altri do con sui come corte ad intender, Ceder, δ dire quθl che li
corte non to Iermina, oe de quem mi mei to a Ia termination de la cocie, saluandole mi e rason. Contra questo pubdire t 'acto
, ebbe giis mai termination di corist, n/ 9-gnition , ne ricordo, per3 obe u Signor noupuδ, ne deue esser, ne seder in corte conii homini de la corte, iste termination , n)ὰ te cognition, ne a li ricordi ches fauno,isuri te fanno seneta ei Signor I quandole haverannosa te, fanno portar tu presentia det Signor quel che la corte sis , ὰ sa ter minatiou , d cognition di corte, ut cheli; porta dice I Stenor la corte hὰ farta co- si, per che la corte ei sece I s) cb' e chiara coga che li homini sono corte in alcuni
se et fere io, non ponno, ne deueno ricordarin corte, se hau no υ ρ colui che rechie eel possesso dei fetido, δ ii suo antecessore iu
alma mente, eccetio per ricordo de ii h α
ni di quella corte et possesso suo, d Ajuo
cordo de ali re pes ne non inratio missa ricordo di corteu non s pud prouar que-μ in modo che sa recordo de corte, ec et-to per et rico, do de ii homini di vos, a cor-
s esse, se Ia corte ej termina, per qVrsio me meito a Ia termination di coste uando te inie rasou : & per quel cli' e preditio, pn mi che la corte deue terminarche ii Signor inon ha ditio cosa per la quale debba restar de far haver a l' actore es recordo che li richi ede; et se vi sono deli homini de la corte che simo memori d'hauer villo rati fore, b ii suo antecessore in possesso, et tenitura, b viando quel che richi ede come di suo seudo, et se to an ' dano in corte, quel ricordo vale, et deue valer per hauer tui et possesso che ha rectu esto, et ei Signor lo deue me iter in possesso prouando quel che si Oiserse; et se alia
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rramente sosse, mai potiebbe arcuno prouarii suo possessio dei seudo det suo antecesib-Ie, per la quat cosa molle persone perdera ueno te sue rason per deserto de Ticordo de corte, it che sarebbe contra rason, et
iustitia, Sc torto manifesto; Sc Hel laudo dei quat vol prouar il possesta suo, b delsuo .antecessese, ἡ .assigna mento in eonta-di, & ractore pub prouar la secreta dei Signor, che lui, b ii suo precessore hanno recei tuto pagamento di quel studo, parmidcis et lia prouato sufficiente mente et posse Dso , & la tenitura dei seudo; Oueramente sep uol prouar per ricordo de parte di suoi homini de lx corte che habbino visio tui, b ii suo antecessore xece uer pagamento daquei seudo , havera prouato bene it posse uso, Sc la tenitura di quel studo, com 'δditto; inii rusar dei seudo contaien che sit prout per li homini de la corte, come saxa declitarito net sequente capitolo. XVII. Che conuien che Ii homini de corte dica no ricordandosi ei possesso, la teritura, ct ι' Gar dei fetido , acu che υm.
seudo suo, b dei suo antecetare per Iicordo de gli homini de corte, conuien aquei-li che Dranno tal recordo effer memori d'hauer visto colui che techied' et possessio dellaudo, b ii suo antecessore, in possessio, &tenitura de vel seudo che domanda, Sc de hauerto visio v sarto, come di suo seudo, dc simit mente de hau rio visto fare homasio at Signox per quel seudo, ouer seruitio in modo che tenendo lui quel seudo, rhai no visto citar per et bagner de seruitio, d andar in alciana citation de seruitio conli altri homini det Sisnor, b sedere in co te, Sc iudicar, b cognoscer, bri cordar conli altri homini det Sisnor, o fate con lial tri homini det Signor alcuna de te attreeose, che li homini de la corte ponno, Scdeueno fare, b dimandar in corte villani, δ villane di quel seudo, b alcuna cosa diquet seudo come suo, h che a tui li hab-bino dimandato in corte, & lpi la disse come cosa dei suo seudo, per che chi ha, dc liene aleuna cosa, & rha vata in al-cuno. de ii preditti modi, E cosa chiata chelui rha viata come di suo laudo. CLX VIL C,me si puὰ prouar tutio et fu-G, ὸ parte d' esse, ismo altri cle
CLXXXVIII. I homo puot prouar Uerso altri cli' et Signor et suo seudo, b parte delsuo studo, per pituit ζgio, b per ricordo dicor te, b per testimonii, Jc pub prouar chepossesse et suo seudo per tui, o per il suo
antecessiore, net modo declitarito in t altro
prouar contra altri, cli' et suo Signor, nati
et possesso dei viar dei seudo non si pubprouar se non at modo sopraditio; δc chivol pro uar per priuilegio, b per rieoedo dicorte contra viliri che Gntra et suo Signor,
tutio, o parte, o ii possesso, o la tenitura sopraditia lo puis fare ; & chi lo vol pro-uar per testimonii, to deue prouar per dolegit timi testimonii de la lege di Roma,che siano tali che possino attestar, δ: non esser opposti, nE contraditii; det quando oora pro uar quel chera ditio pe testimonii se ii suo aduersario non oppone, b conis dice, o diffida uno de ii testimonii fi limra, Si tempo, com'h ordinato in questo libro che si deue fare, colui che rhauer, cost prouato, havera hen prouato debita mente, δc deue venir auanti ai Signor, &dirli; Signor, is bd pro to ia tal co me doueua , per mio studo, δ per parte delinis sudo , b ii possesso mis, bdeImio au- tecessore de questo seudo , si Mod Idit-to seudo I fatineis confignar I Sc et Signorio deue far senga dilation; Sc se ii suo aduersario diffida viro de ii testimonii, deue effer battaglia, & la battaglia in tal caso ordinata in questo libro u doue dice de lebattaglie, & se lo contra disse, ouer oppone, si de Tende et testimonio per declitari ria sua lealtae, cona'ε preditio in questo fibro de ii testimonii, Sc de te testimonianZe.
CLXXXIX. Se seudo peruien a figliolo manco de aeta, Si et Signor, b altri lienet suo bailagio; quando nauera compito XU. anni; se vol intrar at posseta, deue venirin presentia det Signor in corte, 3c dirii; Signor et tale, is h) compito is tu aetὰ de xv. anui , d piu, o se Goi , δ altri noumi credete , is fon pronio de prouarto atmodo. che la corte terminata, δ cog f eryche is Io debbo prouar I 3c daph queste parole, se ii Signor lien ii bailagio, id estg'uerno, d sa che tui ha xv. o pio anni, ii deue dire; δε vi credo ben , sintreat vostro seudo quando vorete I A se altriti en et ballagio di quel seudo, ouer se il
dc tui li deue dire; Signor, comande is tavostra corte che factu questa cognitione I dcel Signor deue comandario 1 la corte, dela corte deue far cosi s at parer mi o) chelui debba prouar per dot les testimonii christiani, homini, b donne, chei urino e suser di art1 de xv. anni, b pia anni, dc secosi lo prouara, havera prouato la sua aetaco me si deue; dc quando rha uera prouato, et se pud mei ter net suo seudo tui te te vol-