Le opere di Galileo Galilei “Le opere di Galileo Galilei” 5.1

발행: 1845년

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Scrive ii padre G. B. Biccioli, amico e corrispondente det Renieri, net suo Almagestum Novum : a Don VincenEio B u niori olivetano, dis polo di Galileo, dopo dieci anni di a a sidua osservarione di questi planeti, era giunto a costruir neu e meridi e lavole sicurissime, delle quali mi aveva manu dato i saggi si); e gia si dispone va a dare in pubblico unu libro De motu Stellae Iovis et quaιuor emitum ae retenti u ribus e si phaenomenis 2), det quale. con sua lettera delliu 11 settembre 1647 mi dichiarava di essere in istato di ina traprendere fra un mese Ia stampa. quando nel novembrea mi giunse Ia novella delia sua morte. E sic me queli' in-u fortunio lo colse in tempo, che per suci privati negoc egitu si ritrovava suori det monastero, te persone che occupa- a mno la sua cella, O di struggessero esse medesime gli scrittiu di tui, o vera mente, traiugati da altri, non ii trovassem,u certo e. che per quante ricerche si lacessero sare non solo K da me, ma datio flesso Granduca di Toscana, non su piu

Scrive ii Montucla nella sua Moria delle Matematiche:κ mpo questo avveni mento fla eeeitci di Galilao J nno de' suoiu discepoli, chlamato Vincenao Renieri, autore delle Tavoleu Medi e . su incaricato dat Granduca di continuare te o u servagioni dei Satelliti di Giove, e di costruire te tavole

torer D. Uineentius Ranerius Olivetantia Galilaei altim a reo primarius P sanas Univorsitalia mathematicus, qui derem totia annis Observationi horum planetarumlaedulo ineumbens. ephemerides ae tabulas absorutissimas condiderat. mihique tuarum speeimen miserat: am, dum editionem libri de motu Stellae Iovis et quatuor comitum ae recentioribus eoeli phaenomenig parat, quom inchoandam Post unum mensem mihi pollicitus erat in auia epistola anni IMI.dis aeptembris, mense novembri mortuum aceepit et quis extra Monasterium unc negotiorum suorum musta degebat. Di spolium Oeeuparunt, acripta ejus aut perdiderunt, aut perdua veι aurrepta non repere M. adeo ut, nulla e requisi liona nostra, immo ne Magni quidem Hetruricta meis, re perreri potuerim.

E il medesimo salto, quasi eolle identiche parole, ripeto ii Riceivii net second volume delia stessa opora p. 610, eol. 1.

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a dei loro movimenti. Renieri in salti vi lavoro per dieci anu ni, ed era, dices i. Sui punio di darie alio stam pe, quando et la sua improvvisa morte ven ne a laustrare di quest' opera a gli astronomi. Tulle te di tui carie, non che te osserva-κ χioni di Galileo a tui commesse, disparuero, ne te indae gini dei Granduca valsero a ritrovarie. Dei resto e cosau molto dubbia, che ii Benieri fosso giunto a resultamentiae degni di essere desiderati: e si suppone che per cio egitu stesso distruggesse accortamente ii suo lavom si) n. Scrive it Perelli astronomo della Lini versi ta di Pisa ne secolo passato J dom aver pariato delia improvvisa morio del

nenieri: a In questa luttuosa circosian Za. Oltro te attre cario

et det Renieri 2), spari rono i suoi lavori astronomici, i quali,

utetiae que Reyneri sat parventi a gue tis chore da digna a erea regrette, et I Onωvpromin qu il supprima habilement son travaiι par ratis mison. tmat. des ualem. Pari. IV, L. V, g IIIJ. s) Questo e salso. percho i guoi lavori geometrici, rosmograsset, astrologies, letierarii, ascetici ee. sumno Punt ual mente rit rovati net suo studio, o legat mente registrati, come dat rinvenlario che si trova in testa dei man critii suddetti det Renieri nella Bibliotrea Palatina. L'inventario porta questa precisa intestaEione: Inventario fallo per mans di me Gi lamo Hanni, eittaclino Pisano a dotior di II. . eaneelliere per ιο ῬυIis alia preseneta et ordine det Molio III. e Rev. as. Piero Astoatini canonino Penit. della chiera primarinis at Piso. in questa parte subeolletiora apostolieo, delis acritture state rit vate ne los ostiis fatio per ια R. Camera Apostolina deIIi essetii rimasti et raro isti domo a morte uel molio Rev. P. Don Uineentio Renieri mnaeo oli tam, letiora di mattemutiea in queato Studio di Pisa. Tulli questi scritii sumno trasmessial Grandum, B pin lardi conceduti at Viviani, come dalla seguente avxerlonradi mano dei Viviani modesimo, che tuitavia si trova in fronis di quei volumit Θιesto baseio di seritti Darii uel p. a. Uine. Renieri Olivetano mi m eons gnatoiι cli 2ι Giugno l665 see M l' inventario ineluso eho ne se fatio a Pisa dat ministri di Mona. Nuntio ι sis. Senatore Andrea Arrighetti di eomando . et Serenissimo Grandura. eeeeituati perra quelli det me simo inventario claιA ' i fino a tutio ii N' is contenenti rirevule uirerse.

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u sebbene diligeniemente ricercati, non surono trovati maiu piu, sta che andassem preda delle si amme, si a che si gia u ciano ascosi in qualche Oscuro angolo d' una bibliotrea: eu v ' ha chi dice, che, non appena morio it Benieri, si ins a nuassero de' Dati in casa sua, i quali rovistando per tutin

et Ia biblioteca rapissem gli scritti dei desunto si in n.

Scrive monsignor Angelo Fabroni, duo avere anch'essoraccontata la morte det Renieri: a Fu spogliato it suo si

et dio, credesi dati 'Inquisitore, di tuiti gli scritii suoi e delu Galileo, e tuiti miseramente perimno 2ὶ v. Serive it Libri: et Reniori, at quale Galileo aveva con-u serite Ie sue osservaZioni dei Satelliti di Giovo o che d K veva ridurie in Tavole, vide dat suo letto di moris i suoiu manoscritii messi a sacco e dispersi dagii agenti det Sant

il) α Eo tam tristi easu, Renerii, praeter eeteras lucubrationes. mmmentarii de rebus eelestibus interdiserunt: quamvis enim diligenter quaealti . nunquam postea inventi, sed aut Vulcano in praedam eessere. aut in obsevro bibliotema alicuisa angula delitescunt. Sunt γέ dieunt, eueculiatos homines, Renerio vixdum vita funeto, in mortui domum irrupisse. et eoussis bibliotheeas forulis seripta omnia abstulisse n. Quesio passo st tratio da uno scrillo a stampa chedo ova promollersi alio OsservaEioni Astronomicho satio nella speeola di Pisa, o stam te solo nel 1769.

a) Lettere inadita di uomini illustri, T. I, pag. 74, not. 3) Histrire des Selenees Mathematiques. T. IU, pag. 278. a Renieri, u qui iι Galil&J auciit eo te lea observations dea Satellites de Iupiter, et guta devait les re ira en tables. vii cl aon lit de mort aes manuferita pillea et aiae versea par las suppota int-Ostiee.n Torneremo piu innanEi intorno questa asseratone dei sig. Libri: giovi isaltanto avvertire che leome abhiamo dat surriserito passo det Rieetoli) il Renieri mori suori di casa sua. eatra Monasterium . o che gli serilli in discorso lurono applicito involati ualla sua cella inquella occasione: onde. per essem indulgenti. eonv rra credere che il sig. Libri. sconcedendogli pure per uti momento eh' egii potesso eredere ali' inierventodella Inquisietione in questo salto eoi dipingeret ii mori ndo Renieri spellatore di quella manomissione, abbia intesces, piu cho altro, di usare una figura rellorica . Dei resto vedremo fra meo quat sede si a da prestarsi a lulta questa storiella dei Sanr Ullixis. ιὶ iisti: te istoritate relative atrae demia det Cimento. Fire e 18ιl.

Pag. 20.

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XVI PREFAZIONE

a matematiche in Pisa era succeduto at Peri, perche ne te a minasse l' essemeridi, lulle te sue osservarioni sulla costi

a turione dei Satelliti di Giove, satis dat 1610 al 1637 l .

a te quali chlamo con ragione latica allantica, e che sumnou alta di tui vista si fatali n. Ε qui passando a partar d' altro. ri prende l' argomento a pag. 38 colle sementi parole:

u portasse a compimento il laborioso impegno della costitu-u rione dello Stelle Medicee per darne la te ia: se non cheu questi giunto at malaugurato anno 1647, quando ora inu grado di dare giorno per giorno i moti dei Satelliti diu Giove, e flava in proeinto di consegnare alia stampa leu invole, sui momento di godere it lautio di tante e si lun-u ghe saliche, mori ali' improoiso: e te di tui carie, lassea ignoranZa O mali Zia, disparvem. n Ne aggiunge che Pium at si rinvenissero. Dalle surriserite testimonianao emergo la certeZEa della disparigione avvonuta in morio det Renieri delle carte di luio di Galileo relativo ai Satelliti di Giove: solo rimane unduisio fullo cagioni o sui modo di questa dispari Zione; du bio che ci sacciamo ora a risolvere, perche la sua Vera Sol aione δ pur essa concludente at sine dei nostro assunto. Da quanto e deito, duo criteri ponno formarsi in questa materia: l'uno, che la dispariEione avesse Iuogo per satio dipersone privale; I'alim, che venisse operata, in odio della cosae degli autori, dat tribunale della InquisiEione, come insinuano it Perelli e it Fabroni, e come risolutamente asserma ii sig. Libri , Senaa che nessiano dei tre si dia pensiero di appoggiare ilSuo asserto alia minima testimoni anga. Asserto gratuito, checrolla assatio din angi alle seguenti consideraZioni: 1' Perche lo ripetianio in e gratuito, o non convalidalo da prove di sorte alcuna :

ij Le osservmioni di Galileo sulla costiliuiono dei Satelliti di Giove ah- bracciano uno si Zio molio minore dei 27 anni qui contemplati, come a ren . pio innat Ei occasione di dii nostrare eon plena evide ura e colla espliciis testi. montanaa dello flesso Galileo.

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2 Perche qua lunque pila severo giuiliai 3 voglia in Frtamidella Inquislatone, non mira mai cadere in mente di unuOmo sensato ed imparZiale. che questo tribunale si auom-hrasse ali' improvviso. e contro la persona dei ieologo in

itiolis dei cardinal Gio. Carlo di Τ cana, che tale era ilnon ieri 1ὶ . di un salto noto e studiato da circa quarant anni

senga querela alc una per parte sua: di un salto, io studio dei quale aveva esercitato ed esercitava tanti devoti ecclesiastici cori sanatone. con lode o con annuenEa di tanti principi cristiani. Q dello stesso Urhano VII l. ii quale, poco innanai d' essere assunto at Pontilicato. cantando in uncomponimento latino te lodi di Galileo. vi comprendeva lascoperta dei Satelliti di Giove 2 . Τant lie abhiamo la esplicita prova dei contrario da un alto stesso della Inquisiχione di Firenae: che e una lettera deli' inquisitore Fanano at cardinal Barberino det 23 iuglio 1638. nella quale informando it cardinale delle nuove istange satis a Galileo dat commissariolandosi per il negoetio dolia longitudine. o delia impossibilita nella quale it filososo. piu con in tesιa sella semitura.

It Pre. Don Vincenato Reniori olivetano humilissimo servo di V. A. R. mariverentis la supplica a largit graria di eleggorio suo Teologo, che dei ivlto norestara eternamento obbligato ait 'A. V. R. nis per la quale pregara N. S. per ni sua mago altatione. Quam Deus etc. Εssendo informati de te Mono qualita e virti . che corri spondono nella persona deli Oratore. I' elegghiamo per nostro Teologo. et it Maiordomo Al manni lo ponga at nostro Roto come tale.

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n sciario capitare in mano di stranteri, eretici ed inimiciu de' principi uniti con questa casa lὶ v. Domando io se traiiandosi di cosa, non dico rip Vevole in saccia a queliri hunale . ma dubbia sol tanto, poteva l' inquisitore esprimersi in questi tormini Τ3. I resiδ dove la dispari Eione dei manοseritii in discorso scisse stata operata dalia InquisiZione. e a carico, io ripeto, dei idologo dei cardinat di Toscana, non avrehbe potulu

m. non dico tanto nel pubblico, quanto at Granduca: ii qualonon si sarelibe altrimenti dato pensi ero di ricem arti con tanto studio, come racconta ii Riccioli, o conserina l' Hodierna in una laltera a quel Granduca medesimo 2ὶ.4 Final mente perche trovandosi oggi questi lavori est-stere tuiti quanti, ed essere uscili da luit altra sonte cho dagii archivi della Inquisi Eione, u krEa escludere nulla loro primitiva dispari Eione Ogni inter ento della InquisiEione mede-sima, la quale O li avrebbe distrulli. O piu gelosa mente custoditi. o sarehbe rimasta iraecia dei possesso, μ' ella avesse poluto tenerne per qualche tempo. It criterio adunque che la dispari Zione di queste carte av- venisse per salto di persone private, o in via di furto erudito. rimane it solo veros imite o it solo vero, come bene it Nelli

lὶ Nella Vita, che sto scrivendo, di Galileo, rechera per esleso te lettere dolia Inquisietione di Firemo che a tui si riseriseono: lellero di molia importanaa, delle quali si conservatio in FirenZe gli originali. 2J E questa la teliora dedicatoria delia sua MenOl. Iovis Comp. at Gran- duea Ferdinando II. dovo si logge, dom accennata la perdita degli scrilli det

Remori: a Cum igitur de tanti operis Delum humanitatem Celsitudinis restrae . o Mastne Duae, etiam condoluisse areeperim, ita ut eadem Reineri scripta diligenter conquisierit, hine fleri non posse eonjieio, quin serenitali vestrae. erade Stellis Medi eis seripla deperdita, vel similia, si reperiuntur, stratisaimia

futura sint

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di ali leo, e scolare iii Pisa. at Viviani. dove narra conio ilea v. Giusoppe ΛgOstini, pisano, cho si ora trOvato prosenio alla morte dei padre Renieri. non solo possedesse ii di tui orologio e i suoi telescolri. ma ancora gli scritii di quel monacO. e come si lasciasse intendere d' essore in istato d' indicare a placere la postrione e te distange risimitivo dei Salollitidi Giove: onde senZa temerita poleva indurei cho Da locarie dei neniori cli ei posscdeva, si contenessem gli se m- parsi lavori sulle Medic l . Λ questo satio alludeva ceriati) Brimo cli leuera di cosimo Galilei at Viuitini uel ε Gennmo 165a: a Stasti hora at Iiunio in easa iI gig. Canonico Navarrstiti. doxo si is ian p 'di hiirlollinare di romin ilia, mi son trovato in mano vn Derlitate iungo trehrarria e moZZou la Orato dat Torricelli, che gia era dol padro Vinconrio t Renieri , eho glia su donato dat randuca. ed adesis si rilrova nello mani a ian lal sig. Ca- ιι valis r Ago tini: quale, cogi rasti di curso . mi lia asserito aver due Occhialia simi via det mellesimo P. V. eon uti oriuolo a mostra ed aleiani suoi serilli, a che liene in rasa serrati con ogni dili gynaa ea n med imo secreto det Torvi ricolli: co e lutio da lui dolle a me in eonlidoneta conos Molo io avantiu lungo tempo qui in Pisa, stante la parentola d'nii scolare qui di Sapion ra. vi e lui avermi eonoseiulo per ni pol dot Galileo: e cosi na' ha dello avor avulis a quosle coso stante l'essersi riirovalo alla morte dei dolio Padro. M 'avviqia come mi devo contenere in questi assari. . HSS. GaI. P. I. T. XV. r. 10 l. Lettera dei ε Marro deus stesso alis stessor a Ricovo orat apynnio una Naa ron l aoiso importantissimo cho mi da. alia quat eosa daro non breve ri y la. α Primi erament senio como V. S. tia rit vulo una mi a loliora. nollas male pii clavo avulso com il Rig. Cav. A. mi illede qualcho sospollo dolio α sortituro levate at Pad. d. vincerario. gia morio. Sento com V. s. desiderati the no sarcia diligenZa non ordinaria, ma pero con est rema destreZZa inrivi sar vonire in chiam it tutio. Cirta a ehe devo in prima avulsarali come sono a gia quatim o sei piorni che sui eon delio signore et quale mi conto avor gian molto navigato, od essere stato in vari luoghi, ton the vennomo a discorso vi d' astrologia. ed egli mosim di diletlaraeno assa issimo; ma pero a quolio chou mi di P a non sapeva ne puro cosa susse psera. e eost discorrendo ci cona dufisomo a casa it Sig. Can. Navarretti, ove, e sendo gia nolle. su interro-α gato da dello Sig. Canonico it Sig. Cavaliore. the stella sume quella che ri-α splendeva gi: Oude egli. subito risposio, disse offer Giove, maeho gli vpdova α auorno i Planotini. Onde io ripigliando. dissi: Λvele una huona vista, Sig. α Cavaliere, a potor scorger senZa occhialo i Pia neli di Giove. Ed egit mi rispo-α ger in heret quulche cosa di bello eon vot eho in vi so dire in rho distantare e in the muniera sieno anehe seneta Γ oechiale. Ora io non volsi replicarκ altro per non dar sospello. Na venula l' altra sera mi disse elie quella stellau non era Piu Giove. ma era Venere, dat lo quali due roso io ne cavo unare conse enEa bellissima, cho sa a mio pro. Lui, la prima sera, dice cho Iau Stella veiluta o Giove, e che vuolo scom nollero clip senaa occhialo v volvi seorger i Planetini; l'altra sera dico elis quella non o Giovo. ma o Venere:

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tot nenieri. o deplorata la ilispariatone dei man scri ili, wggiunge: u Τenti pur altri, adornandosi dello saliche smarritore dei primo discopritore, sarsene autore per estra rne Premiu ed Onori, che sempro ii primato o la gloria deu' invenZioneu sara dei nostro gran Galileo ec. v Ε dove si cercasse un'ultima sanetione a si essicaci argomenti, si abbia in cita cho questo carie, delle quali c' intrattentamo, sono appunto pervenuto da Pisa alia Bibliotoca Palatina. Premessa questa Storica dimos traZione, procedianio at sinenltimo delia nostra serit tura, cloe alia soluZione delia tesicho abbiamo posta da principio e che qui ripeti amo: nvor

ij Como abbiamo dolio da principio, restringismo in questo luOgo latiostra dimostraaione at soli lavori di Gallico, riseri niloci a sare ii medesimo per il Renieri in testa della seconda parte, che comprendo i lavori di tui: l'autografo dei quali e ira i Mano ri iti alileiani. o precisamente it Codice VI della Classe III, diviso in parto la o parte oltro quani altro si tro anet ire Codici intestati sotto ii proprio nomo di Reniori nella Classe dei Contemporanei di Galileo.

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i R Classe In dei ΜSS. suddelli, Codice IV, inlitolaio: inservarioni e caleoli delis Stella Mediere istituite da Galilao non senati interrugione dat 1610 al 1619. Faseis autografo a quisa di Vaeehetta di pag. 220. Si tronano neι principio di questo fuseis is inservaetioni sulla Mediere mite dat Padri Gesuitineι 1610, e eopiate da Galilao s codice inedito). - Ιn questa descriEione det Codice e corso, fra gli altri, un errore, chevuol essere ri levato sin d' ora: ed δ, che in vece di essere di pag. 220 e di pag. 486. ossia di piu del doppi ο; ilquale errore non si Splega neppum dati' uso osservato inquesto Catalogo di chlamare negl' Indici col noma di pagine

lo carte.

Νοi chlameremo questo ii Codice delis inservarioni e dei Caleoli, siccome quello che servi segui lamente a Galil eo per tale essetto: dici amo sequitamente mal grado it suo presente accidentale disordine, che noi, net puliblicario, abbiamo correttoron una salica e perseveraneta, delia quale it meno esperiosea i lettori potra sarsi di leggieri capace: di ciO ragione mopiis dillusamente in appreMO.

2' Classe III suddetta, codice V, intitolato: Caleoli peris Medisee: autografo in stata di Galileo in pag. 80 piu duesaeeiole Inediιέ. - Anche in questo codico it numero deliopagine e stranamente errato, perche in vece di 80 sono 170. E questo una specie di flagii aceto, che chiameremo il dies degli Anuuti. M Classe IV dei MSS. suddeiti. Codico VI initiolato: F seis contenente diversi appunii, ligure, e ealcoli astronomici in- eo lati di Galileo, iι tutio autografo in pag. 30. - Qui re rore delle pagine e anche inaggiore, perche in lungo di 30,

Questo codice, nella cui indicisione it nomo di Satelliiidi Giove non apparisee neppure per incidente, si ii codlae clienoi inti tollamo desse I avola, liccome quello che conlieneluito, suor d una, che e net primo dei citati volumi, Io Τavole dei moti meri dei Satelliti di Giove successivamente c struite e corretie da Galileo, sino a quella inclusive dei di 1lgennato 1617 da Bellosguardo, che e appunto Pultima delle Disitigod by Corale

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stenEa di queste Tavole tante volte citate da Galileo, veniva distruito dat satis. Le inservaχioni, i Calcoli e te Tavole conten ute in questi codici non vanno olim ii 1619. Ora sostenendosi da me choquesti Codici medesimi contengano tutio cib che Galileo haoperato intorno i Satelliti di Giove, contengano tutia quetrat lantica latica che da due secoli si deplorava perdula, due assunti mi h necessario provare: 1' uno che Galileo non versasse in quegii studi Oltre it 1619: l 'alim, che i lavori a cio r lativi, da lui condolii nel detto spagio di tempo, si conten-gano tuiti in queste carte. Dei primo assunto sono testimoni ange inespugnabili letre seguenti:

1 Dat 1619 in mi, ossia da quando incomincio a man- eum assatio a Galileo la speraneta di vedere adoliata dat laSpagna la proposta per te longitudini, da lui salta a quella

corte, non si ha piu indigio alcuno dat te sue opere e dalla Sua corri sponden Za, ne da alcun'altra valida testimonianza sl emerge pur l'ombra di un dubbio, ch egii perseverasse ne poco ne assai in quelle ricerche: angi gli altri suoi studi ocontroversie se specialinenle quelle relative at sistema c pernicano , e l'eth gia provetta di cinquantasei anni, e losue Ognor crescenti insermitti, gravi innangi ai 16 19, gravissime gia nel 1622, corro rano quanto desiderar si possat' indurione, ch'egli, dopo queli' epoca, te abbandonasse. 2' Si stringe i 'argomentagione per un passo di letlera

inedita dello stesso Galileo η I ad re Castelli , det 2 ag sto 1627 2ὶ nella quale, tra una preghicra relativa a un suo

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