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negogio famigliare, cho e ii sine precipuo delia lettera, e una noli Zia letteraria che da sino gli manda, si legge il geguente Peri O, responSivo, come apparisce, a una domanda deliosiusso Castelli: α Ouanto at eerahi delis Medisee, it minore hali suo semidiametro grande semidiametri di Gione 5 Η : il semidiametro δει sequente ἡ di tali semidiametri di Gione 8,: ra tro ne eontisne 14; e it massimo quasi 25, per quanto is hopοι uto sin qui eomprendere: e sento eon placere eli' Ella si sis applieata a queste osse mimi Gl1 DA ME. TRALASCIATE n. - Εehe Galileo non te riprendesse piu tardi, crediamo esser COSa, la quale non a isOgnasse at certo d'altra particolar prova, dopo la generale nostra argomentaZione in questa materia: Pure , ad esuberanZa, citeremo la sua lettera at Deodali delii giugno 1637 il), nella quale, rispondendo al detto suo amico, che, in nome dei commissan Olandest pel negoEio delia longitudine da Galileo intrapreso con quella nazione, to richiedeva delle Tavolo dei moli dei Satelliti di Giove, costscrive: a I sonan nominati scommissari in mi fanno istaneta ef ιιa ... io pero, rivetto allo stato in che mi trovo, sono o bligato ad aspellare di potermi servire della mia propria vista, essendomi impossibile semimi destii oechi di altri, in parιμeolare per rivedere ealeoIi, osse arioni ed attre esse necessarie μιιe GlA MOLTl A si soreo in torno at morimenιi dei Satelliti di
- Dei melli anni, che Galileo sopravvisse cieco e cadente sarebbe assurdo i 'intratteneret. 3' Finalmente, per concludere la mi a prima a Noment Eione, negli scritti det padro Renieri, discemio e continualore, come Sopra detto, di Galileo, a car. 26 e segg. deicitato codice Vl Parto II in si trova uno spoelio da lui satiodi taluno tra te osservarioni do' Satellili rimessegli a continuare dat suo inaesim 2 . Ora questo spOglio incomincia dat gennato dei 1610, e, loceando luili gli anni successi i , si
iii Padovana, Tom. II, pag. 472. iij II iitolo di questo spoglio e: Observationes Galilei ad verbum ad/ω- tutae prout ipso propria manu descripsit.
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lermina appunis ali otiobre dei 1619: ne puo indurat cho stamanchevole O tronco. avvegnache termini in pagina dispari. o Bella pagina a tergo incominci altra materia. Ε v' ha dipiu: a car. 57 e segg. di quel volume medesimo, ii Renieri prendo e ricalcolare coi propn elementi te postgioni glacalcolato da Galileo: ed anche questo fame, che cost eglito chlama iij, si aggira sui soli anni che corrono dat 1610al 1619. Che rimane tali a desideraret, cho si puo egii obbiettare conuo prove di tal naturar Qual sorZa rimane piu alia i terpretaZione che da inluni si e cercato di dare a una Dase non ben determinata dat Viviani, per inserirno che Galileo.
contro te sue proprie sopracitate consessioni, perseverasse inquegii studi sino at 1637Τ Le parolo dei Viviani frita di G Ium J sono queste: α Avendo it sig. Galileo per B spmio dire ventiselle anni sosserto grandissimi incomodi e latiche pera rettisicaro i moti dei Satelliti di Giove, i quali con sommaa aggiustaleEZR egli avea conseguili per ruso dello longitu-α dini noli' eta di I anni in circa, visitato dati a Diu vina Provvidenra con molestissima nussione d'occhi, e .u dopo alcuni mesi di travagliosa in sermila. privo assatio diK quelli, su costretto consegnare nelle mani det p. don Vinu cemio Renieri oc B La indurione cho si h cercato ditrame, non is olla distrinia o ridotta a nulla dat te formalio hen altrimenti valevoli attestagioni surriserito det medesimo GalileoΤ Ne mi Ia suddelta interpretagione deriva necessariada quella fram; ed anaiche apporre at Viviani un errore, elarge miglior senno l' indurre, che, sapendo egii essere statequelle carie congegnate at nenieri appunto venti mite anni domit principio delle lucubrarioni di Galileo in mella materia, collacitata frage, egit intendesse, senχ'altra conseg DEA, designare melle duo emolle est me. Eguat mente ci espediremo di una cilaetione det Nelli. laquale dove mancassem te formali testimoniango di Galileo, che abhiamo recate in mimhb'essere interpretata in modo aBa-
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logo a quella dei Viviani. sebhene per un mollo minor numero d' anni. Il passo dei Nelli e ii seguente: u Dovette ilu Galileo per qualche tempo non ἡ ben ehiara I emea a euiu si riserisca interrompere queste astronomiche sue laticheu per indisposta salute e per attre cause . sino a tanto chea dat medes imo surono rivisunte net 1627 e partecipato al
a stante te Obbrobrioso persecuEioni suscita leti contro da' suoiu inferociti ne mici, che si valsero dei tribunale delia Ro-α mana Inquisi Zione per ro vinario. od attesa la totale ce-α Cila sopra venulagii, non ebbe piu lem po ed agio peret dare ad esse ii meditato glorioso compimento 2ὶ. v Equi, o si Vuot dare alia parota rivssunte ii signi sicato di ri- prese e sequitate, e aliora it Nelli avrebbe citato a s proposito. o per lo me no gratuitamente, come dat termini stessidelia lettera in discorso si rite va: O si v uol dare a quet v cabolo il valore di messe insterne, o simile, a fine di essere ad altri conserite, come, da quello che ii Nelli stesso sog-giunge, piu gius tamen te si deve indurre: e in tal caso tutio quanto ii suo discorso si risolve in una ulteriore, sebbenean alto superflua, conserma Eione delia mi a test. Espedilomi ne i modo che s e vedulo dello pro e delprimo assunt O , vengo a sare ali rettanto per il secondo: ci a pro vare, che quanto su Operato da Galileo in torno at Satelliti di Giove dat gen nato dei 1610. epoca della Sec perta, sino atrollobro dei 16 19, epoca nella quale egii cesso daquesti stu', tutio, nulla eccultuato, si contione net codicisopracitati.
Nel primo annungio, ch io detii al pubblico 3ὶ dellaesisten Ea di questi lavori, produssi gia alcune prove molio concludenti per la integrita dei medes imi, e queste eranO:
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i ' La immensa quantith delle Osservaetioni e dei cal- coli che, mito i diversi anni, si veggono in questi codici. 2' Il rinveni ruisi lutte quante te Osserva Eioni e te pam Liali Esse meridi, delle quali troviamo satia men Zione nelle diverse opere e lettere di Galileo, nessuna eccettuata 13.3' Il rinveni ruisi, ira infinite attre Osservaetioni, tutie
tati det Benieri: di quel Renieri, che, come si h Vedulo, possedet te lut te quante te carie di Galileo in torno questa
Tantoche Io flesso professore Mossolii, mal grado i p ehi istanti da tui dati ali' esame dei Codici in discorso .cio almeno non pote consentire ai miei avversari, choci in quei manoscritti sosse essen Ziale dilatio, e pubblico e ripetu tamente consermo: basiare ι'isperione di una o due ore di quei Maia critii per eonvincersi della integritis dei me
Ma la prova trion sale e di satio e ii volume stesso, cheora presento at pubblico: nel quale ho divisi questi lavori di Galileo in tre serioni, disposte Ognuna per Ordine cronol gico: e sono, te Τavole dei moti medi, te Osservarioni Originali, i Calculi e te Esse meridi. I lavori spolianti a clascheduna di queste seχioni si succedono Senga la minima interruEione dat 1610 al 1619: dico seneta la minima interruetione, henche vi si riscontrino molle lacune di setii mane e di mest: ma queste non per di-sello dei Codici, si hhene per avere piu volle Galileo, per piue diverse cause, intermessi questi lavori, comst esuberante- mente si prova col sussidio delia sua immensa corri spon-
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den Ea epistolare, la quale mi ha offerto it ineEro di tener dietro alia sua vita di questi dieci anni glorno per giorno. tanto da aver ragione, colle sue proprie parole e con quellede' suoi amici. di tui te te lacu ne che s' incontrano nolla durata di questi lavori. Del disordine dei Codici, e della immensa dissicolla deliorO riordinamento. terro discorso piis innanZi. Ε questa rargomentaZione, per la quale it decano degliastronomi viventi. p. Giovanni inglii rami. non esitava a dichia rare pubblica mente: II sig. Alberi mi ha eonvinio consaldissime ragioni esser questi appunto quei man Oseritii ehe datanto tempo si deploravano e me perduit: e eon questa fausta novella ha risvegliato in me quel silce contento . the natura mente lapirar deve ii ritronamento delle opere di uomini di qenis, qualunque queste sieno, e comunque scarso sta it stulto ehepossa ritrarne in selenaa Ormai tanto aranetata da non averpiti d' uom di riandare su si incerti tentativi dei primi suoi
Or bene, io ho redento un lavoro dei pili grand' uomo dei lempi moderni: lavom deplorato perduio per due sec li 2): lavom, una cui parte almeno veni va dati' astronomo Mossotti dichia rata soggetto di vera importanaa astronomica 3): lavoro, det quale l' astronomo Arago non esitava a dire
lM Vegosi ii suo Rapporto at Principe.
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a manose illi puramente inventuriati, HA FATTA UNA VERA SCO
Questa lode la inerito e la voglio: la urelio in nomedelle latiche o degli assanni durati nella ri pro va di questo vero: la vi glio a consorio di coloro, che te ragioni di una giusta di sesa fiano per condurre ad inglusti e peri colosi ci- menti: la voglio per risyetto della umana dignita. che tuiti abbiamo dirillo ed obbligo di disendere e tutelare in not stessi.
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E qui ii luogo d'avvertire the questi Codici, the ci accingiamo a dare in luce, Ono in lingua latina: onde la loro illustrarione do vova danoi eondui si neI med os imo idiomae e tost per vero alibi amo tigato. So non che considerando chst la es posiχions di questi singolari lavori potes se ssere prPl rila in idioma volgare da coloro . cui it Ialin lasso per avventura men o familiare. abbiamo fili malo Pon Pni Pnle ripe-lere la illustrario ne in italiano, anche per la rapione per la quale Galileostes o die hiarava a Giuliano de Mediei d 'avere serillo in italiano ii suo diseorso sui Gallegyianti: u Mi e convenulo seri ver questo discorsore in lingua italiana, accio Possa Pssere in teso. almPno in gran pari P. a da lutta la cilla, porche cosi ha portato i 'occasione di certa diu spula. n i Venturi T. I. pag. 173 .E procisa mente abhiamo sermato che ii volumo italiano. in quanto allaallia traZione. si a questo. che la parte della presente odiatone delle operodi Galileo : e che it volume latino rimat pa romo opera stac cala, delia quale polra pro vedergi Ogni in o che la desiit ri.
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li luogo proprio alle Tavole dei moli mel che qui publilichiamo, sarebbo stato Da i Calcoli, a inisura delle divorso corre-2ioni, per te quali Gallisto venne successiva mente passando dati una allyaltra. ua siccome la loro esistenga o una delle maggiori prove delt ostro assunto nella questione agitatasi intorno questo argomento. non abbiamo sapulo astene rei dat produrte sul bel principio tulto quante, riserbandoci a ripariarne quanto occorra at luogo proprio. Tuite Ie Tavolo che qui reehi amo, ad eccerione dolia Tavola E. the o collocata ne1 Codiee deIle inservarioni, si i vano rael
Vol. Vt Pari. IV dei Codici Galileiani; in quello apputilo, che nella prelaetione abbiamo chlamalo it Codiee deIle rivola: que1 Codico,
cho non sii mal veduto, non elie esaminato, dat nostri contradit- tori nolla concreta materia.
Fino dat primi tempi delle suo investigationi in torno i Satelliti di Giove, Galileo si provo a costruir Taxolo dei moti mei' diquei Planeti: I avole, cho in viri u di successive osserva Zioni. venne modificando sin quasi ali' ultimo momento do'suoi speciali stulintorno questo senomeno celeste, con vicenda indispensabile a Iut, it qualo non potera renderat sussciente ragione deIle perturbarioniuei Satelliti, spiegate solo pili lardi colla teoria neu loniana della gravitagione universale. Laonde era egit necessitato, non altrimenticho dopo lui Io surono gl' immediati suoi successori, e lo stesso Domenico Cassini, a corroggerte empirica mente di mano in manoche nuove osservarioni gli manifestavuno una disserenga dat caleoli prevenlivi: disserenga, delia quale, ripeii amo, egii non pol evache riconoscere it salto, senZa darsone sus friente spiegaaione.
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Lo Tavole che qui rechiamo, the puro son tui te quel Io eitato progressivamento da G ali leo ne I Codice delle Osservarioni e do, Calcoli, non rispondono pero a lutti i diversi termini, dei quali Iovedia mo sar uso nei Calcoli medesimi: Ia quat cosa ha la sua naturale spiegarione in ei6; che sebbene, per Ia rasone predelia, lovariarioni, chyegii veni va introducendo, lassem necessaria mente frequentissime, non rinnovava egit gia Ie Taurae ad Ogni nuova disserenga emergente, ma indagava studiaua la ragione di questa disserenga con ripe tuli confronti, sin che lasse venulo delerminando nuovi valori, dei quali meglio si capacitasse, come v dromo risullare dat progresso dei Caleoli medesimi, dove troveremola ragione dolia formarione di Ogni nuova Tavola, dat lo primo eorrello in Roma netl' Aprile dei 161 1, sino a quella dot di 11 gen nato 1617 da Belloςguardo, ehe e 1' ultima da lui citata noleorpo de suoi Iavori, e per clo flesso la piu perieua, cho nel Iungo orso di quegii sturi egii giungesse a cost mire. La cronologia pol dolio Tavolo rabbiamo noi desunta si a d alle date certe apposiovidali Autore, si a d alia loro corrispondoneta coi Caleoli, come in parte vorrem notando fin d'ora, o lata mente dimostreromo neIprogresso dei Calcoli siessi. La Τavola Α, o te paratali Τavoleii e che vi succedono, corrispondono at primi tentativi di Galileo in quesia maioria, come,
eon rigorosa successione, ampla mente conformano i Calcoli. LaTavola B rapprosenla i movi menti, ehe sinat mento gli parve dipolere con sufficiente esalterra stabilire ne ita prima vera dei 161 lin Roma, come egit stesso dic hiara nel principio deI Diseoro in- torno i Gallegyianti, te cui parolo letterat mente riporii amo a
Le penultime Tavole pol, cloe quelle dei 1616. non sono state da noi rinvenui e che dopo te piu lunglie e laboriose ricere he, esuperando inopinabili disticolla materiali, come nella esγstrione loro laremo palose: dat che il lettore trarra nuovo argomento
della cosi anga colla quale abbiamo voluto e sapulo vincere una conlesa cosi aspramente e inglusia monte promossaei.