Antonii Genuensis ... Elementorum artis logico criticae libri 5

발행: 1753년

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3 Baseonor M. posamo eo ehἰarema turrἰ gr altri si lami eonfutare. Queste speate di ragionari, son per mechiamati amomenti negatiui flos ei. Em non hanno maggior soreta, che i negatis. Horici. Io non intendo A poter naicere da B: egli εdunque vero,che A non nasea da B . Egli ε un bel so fisma , pare a me. Pereciochε quel ch'io non intendo, non pubsomministrare alla mia mente principio alcuno diragionare, e percib ne di affermare . ne di negare chechesia. Non piti te idee oscure, che te idee, chenon abbiamo, pos no effere principi de' nostri ra-Eiocini: che se queste nol furono mai , sia Pur ce to , che nol saranno neppure quelle . E certamentemaravi glia, che la maggior parte de'Filosofi , i quali insegnano cosi falle regole di Loica, sene taentie hino a segno di violarie cosi spesso . E certo cheella ε vergogna, che it P. Malebranche, che tanto studi b neli' arte di ragionare e di cercar ii vero , vi si a egit eost deboimente, e cosi spesso caduto. Mavia su , accordi si loro tutio : guarda , quanto ita son liberale i io domando, come consulano emtulti gli altri siste mi ci rispondono,che in tuiti veg gono de' strandi assurdi. Orsu, serviamci di questa regola : limostriamo ehe niun s stema E pili assurdo det loro: essi non douran dolersi, di esser g iudicati a questa legge. Primieramente saranno essi obligati alcon volgere tutia la Teologia per soste nersi: egi sa-ranno costretii a dire , che Dio. eo me Autore delia natura, produca in no i quelle idee , alle quali co- me Legislatore vieta pur di pensare : e conse guente mente douranno em stabilire ii sistema dei Iurieu , edi certi altri predestinariani. delle due volonta di

Dio, la decretoria, e la Legislatoria a . Pol douran no negarei la liberta di pensare , che noi ci sentia-mo cost chia ramente neli' animo sgnoreggiare, si

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Eome the pensiamo, e vogliamo, cib, ehe dee commovere a sidegno tuiti coloro , che hanno senso oco scien Ea di se mede simi, quas ehe costoro solo intendan meglio sestem, di tuiti gli altri, e quasi

tot eo it resi ante degli uomini sieno cocomeri, e per et id seri Ea ragione netana, e senaa sentimento dise stem . Quindi dovranno a ggettime ad un Fato assai piu rapido , e piu potente, chequello non δ de' Stolei e de' Spino Eisti . Potchε come iudite te nostre a Eioni libere sono conseguenae de' nostri penseri, e questi sono idee, che in no i Dioproduce ; tu tre te nostre azioni non sono che con- se guen re necessarie di queste necessarie impressi mi. Final mente intendono eost oro eth che si vo glia adire queste parole Mea da Dio in noi ereare' sonor vesti i pensieri di Dio a not comunicatit non e rein

venserem mo per i pensieri medes mi di Dio . Sonoentit reali ma sono esse fosame , o modificaetionidi sostaneta 7 ne hanno em chiare idee R Certo estinon diranno , che sono altretante sostan Ee alla mente nostra congiunte ; the olere che stranissima cosa parrebbe a tuiti, solo cli' em pensassero ,' ma pure non usti rebbono d' intrigo ; che come pol rebbeea Pirsi. che una sestanaa fosse pensante per attre da se distin te se stanael E intendere bbono pol essi m glio, come queste attre sostanete pensassero ρ Quanto pol a diri e modificarioni , non veggono essi, chec id non pud intendersi , senaa che Pintenda' dalla foreta di effa sostaneta pensante derivarsi ρ Perocch che altro e la modifica Eione δ' una famma , chedia versa sua inclinaetione e serma , che senza essa sesera delia fiamma non ἡ intelli stibile ὶ Α quel modo dunque sarehhero queste modificarioni deli 'intendimento, e cib vale a dire, diverse applica Eioni della foreta intellettiva sopra diversi opstetri , i quali effer non potano , che idee, che queste sono gli immediati objetti deli' intelletio. Perchε dunque non

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eonsessano ingenuamente di non intenderne nienis te, aneti di teneme su la corda con parole Fote I 3. Credono parecchi , che la mente si produca leidee intelligibili, tosto che sieno impresse te materiali net cerebro . Per quanta voga abbia avulo e tat dottrina , che n ' ha pure a vula molia, io seis no obbligato a consessare , che non la 'ntendo .

Primieramente questi moti det cerebro trapassonoessi neli' animo eome te .stan Ee incorporee non posscino avere ne ita loro essen Ea movi menti di par tieelle, di eui seno scevre, non v' ha uomo , thepossa intendere questo passaggio de' moti eorporeinet Panimo . Che se essi non penetrano fin dentro essa se stanaa della mente, per quanto moltipliche.rans lai movi menti, non troveremo glammai eo entro esso animo, onde egit esser possa destato a sor-

marsi delle imagini di quelle cose, da l le quali ε mosso

it nostro celabro. Ma vi passino pure alor voglia reonverra che si trassormino, edi speate materiali diis ven gano intelligibili . Ci sara egii chi intenda unas mile transforma Eione ὶ Quat ne sera la cogione λΜi si presentera l'Intelletto Agente de' Scolastici Quest'intelletio agente introdotio da gli Arabi da' lum

hi di Aristotele pessima mente interpretati, non δ' istesso appresso tuiti i di tui di seniori. Gli Arahiil prendevano per una instanaa intelligente distiniadalla mente umana, e comune a tuiti gli uom inir

Ia Mirondola . S. Tomao tro vh questo sentimento contrario alla ragione, e 'l eonsutb in molli luoqbidelle Qe opere , e OeEial mente ne Ita prima parte delia Somma Teoloelia r certo io non veggo effervidelle ragioni daeib credere, che gli Arabi, per altr kttilissimi pensanti . si flavano aci intendere, rasionitali, dico, che meritino l'attena ione dyun serio Filo - ω.Μa come e ,S.Tommais, non trovavata via Tuscir

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deli intrigo , det eome i intellerio ineorporeo Potes se percepi re i crassi fantasmi , ritenne egii l' intelis letto agente come sacolia deli' istesi'animo, distin taperb dati intelletio pastis , o rec*iente , e in cili consua buona pace disse cola , che solo la metreχEa diruet secolo, che sertile tu in parole vote, polrebbecusare, mammamente essendo egit cost grande, ee sὶ penetrante Meta fisico. Comunque fasi, ne i ' unane I'altra sentenaa hasta a sciogliere la nostra disticolia . po ich in quel medesimo in trigo, net quales amo a riguardo deli' intelletio passim, noi ci tro-viamo essere a riguardo detragente: conciossecosa chὸ essendo egit cost incorporeo , come it primo , ε cosi anche distante da fantasimi, e cost ignorante di quelli, come it passivo . Eceo come ci sarradi bisogno d'un'altro agente, ch'ambedue illumini, Cib che sarebbe per mena rei in una infinita serie di testi intelletii. So che gli Arahi stabili vano i ma- nazione della luce ineorporea da Dio neli intelletici agente, da questo neli' anime umane, e quindi ne ii attre cose, eid che pol ritennero i Seolasti ei negli

come

a Prima parte q. 89. art. I. In 'omnibus eri;m substantiis inrellet ualibus imisu;tur virtus intellectiva

per DIVINI LUMINIS INFLUENT . Quod tumera quἰdem in primo principio es tinum ρο 1implex , O quanto magis ereaturae intellectuales di tanto primo prineipio , tanto magis diυiditur illud Itimenoe disert eatur , sicut accidit in lineis a centro egre dientibus . Eceo un sistem a Meta fisico Nevstoniano.

It centro di tolli gli esseri intelligenti e P Eder priamor e per questi raggi di lume i' er primo, sicco- me it Sole i Planeti , non solo gl' illuminerebia existat dere begit , ma gli trarrebhe a se , sorse conquella, medesima legge detressere i quadrati de'tem- si come i cubi delle distanae . E ancorcM io tema

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326 eome da un centro di ssera dira misi questa Iuee, spercib sita piu densa , e pili copiosa ne' primi ordinidelle IntelligenEe piu a questo centro prasii mane, pili dira data e minore neel' infimi ordini . Ma o io tra-Veggo, o questo un bel fanatismo, che dari i orientali a' Pittagorici e Platonici . da questi aI Pseudo Dion igi, e quindi in tuiti i Scolastici derivosti, delquale e maravi glia che un si dotio Meta fisico si complaccia. Queste imagini di ssere luminose., di raggi permeanti, e diramantisi, son propie a lusingare lafantasia di coloro, che si flarzano d'intendere te cose in intelligibili: essi vi si sperdono, ed addormentan- visi dolce mente. Il che adiviene per una ragion fisica. V intendimento nostro o non pub agglugnere alle pure intelle aioni, o non vi pub gran satio durare. Quindi che quando v 'E sforzato, vi si sperda: nel quale sperdimento tutia la soraad'intendere ricade nella fantasia. La mente stanca dat primo volo meta

fisco, e quas sbalordita, non avvedendo si det suo ρος saggio, si intratilene con piaeere nelle imagini fantastiche, credendosi di effere giunta net sereno debla pura intelligenza,

Lascian te membra quas immobil pondo. I4. Questo medes mo possiam noi dire de Tanima sensitiva, che come me Zaana tra la mente e 'l corpo introdusse ii Gassendo, promosse it Campanella ne liuo celebre libro de Sensu Rerum , e se gul ii Cud-vvori net suo si lima intelleituati . Quest' an illi a sa-rebbe anch' ella inutile a sarne uscire d'imba ZZo. Noi non intenderem mo prima mente , come in let sitras forme rebbono te impressioni corporee: pol comeda quella passerebbono nella mente. Piu : entre rem

di queste immagini , quando io delle eose di Dio

ragiono; pur non dimeno a meret, che questo siste mafosse da qualche grande in regno ricercato.

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mo in nuove dissieoli1 : saremmo sorzati a credere in no i due spezie di pereeEioni per loro principio saltivo distintissime : noi non intenderem mo te leggi deIl' unione ne di queste due sea di toro, ne diam- ρbedue col corpo . Ma bene r lo Sturmio ha costlattamente discreditata quest ' anima mondana dei a Moro , e 'n conseguenEa quella det Campanella , e det Cudvvorth, ch' appena ch'io mi creda trove- rebbono esse , non che tra i sereni ingegni d'Italia, . in ego tantastico Settentrione, chi potesse a sangue 'Deddo di fenderie. Sicche sono elle svanite , A

13. Ci resta a vedere , se quel , che i moderni

Filosofanti han detio, o piu tosto hanno rinnovellato , e rim pastato , sa piu ehiaro , che quello nonh, che finora 8 detro . Costoro son certi , che lamente non possa essere produci trice delle semplici eprime sue idee : S' accordano oggimai, ch'ella deb-ha riceverte. E come essi credono, che i sensi nonne sieno stati dati in vano in che, se pur non mi ira latesta, essi non vanno errati , stimano, chenon altro fieno queste prime e semplici idee , chele impressioni falle ne sensi, e communicate at cerebro Or come llanima E presente at cerebro, o al-meno in 'uel punio det cerebro, doue convengono cosὶ litte impressioni, ella te percepisce net cerebro h medesimo, come net suo Sensorio, secondo che un graniuilosofo paria. Ha pigliato una si gran voga queston timento, che i presenti Filosofi niente credono diveder con pili chia regeta . Un dotio Tedesco non si ha satio scrupolo di scri vere , μ' una tal dottrinasia oggimai inter demonstrata, E, quel che e ancora Pili , ἀποδικτικος. Ma ecco una det genere di quel- Iecose, ehe io dissi intenders da gl'ignoranti, e nonda'sa vj. Prima mente, queste impressioni dei cerebro, queste vibrazioni, oscillaetioni, ondolazioni, e comeche ci placeta chlamarte, avrebbono esse ragion diforme, o imagini di costὶ Non si troveri uomo, senon

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non voglia combalter la eo scien Ea, ehe l' assermi. Peroechὸ di che eoneepiremo effer forma un' oscilla aione di questet pub hen'ella effer l' esset to d 'una Lagion movente, e premente : ma che Ia rappresentiquesta colat cagione , ε chi possa comprenderioὶ Adunque non posseno elle passar per idee , giacche non v ' ha uomo, che non prenda l' id ea per forma, o imagine di cosa possibile, oesistente. Forse chenoi non intendia mo questi Filosofi inlegne ranno per avven tura , che non essi movi menti sieno idee , ma chel' idee sieno impressioni falle da tat movi menti, Co me sarebbono te figure, che per via di moto d'altro corpo si producessero in un per Eo di cera Ionon soquanti partigia ni tro verebbe questa dottrina . Perquel che a me s'appartiene, io non intendo . eccet tuat ne una certa o flessione, o flessibili, delle fibredet cerebro, che altro in esso potia prodursi da questi moti . Pure io loro accorderb tutio: intenderb pol, come la mente percepi sca queste sorme, o speEie impresset te pereeptra ella per di mori di se P ma se leperceatoni sono arioni immanenia , non transeunti, s condoche i Filosofi comune mente insegnano , non pub meglio la mente percepi re te idee mori di se, chetlacchio vedere per di suor di se i colori. No , ella, Come tanto quel di entro non dichiara . Ut si ridere herebbe una delle credule da gli anticha extrami ssioni. ora questo ε quello eh'uomo non intende, o per meelio dire, the intende effer contra rio a chiari sensi, che delle cose ei abhiamo tuiti quanti. Ad unque te percepir, entro di se : ma notiorneremo alle dissi colla, che sopra ne hanno tanto avvi luppato. No, dicono; leve de , perche unita alcerebro. Ma intendono essi, che voalia dire quest'

unione in che sa posta 3 quali ne sano te leggi tElla si quanto vi han disputato, e vi disputano tut-tavia i savi , e che la lite Sotio it Giudice ancor sospe a pende .r6. It P. Malebranche, ii quale ave va sottit men

te Diuili do by Corale

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329 te di seminate tuite Feste opinioni , i veὀutane Ι'oscurita , e la incerte EEa , fece in citi savia mente, di non auermari e ni una per vera, ma non ush dellamedes ima sapieneta , quando si vergo gnbdi confessarpiti tollo la sua ignoran Ea, che di pro porci una dot trina assai piu strana ancora, e pili inintelligibile. I amente, die' egit, ch'e cosi dentro di Dio , come icorpi sono dentro dello Spazio, e che E piu unitaeon Dio , che col corpo uinano , non intende chein Dio . quanto intende . In Dio sono te forme eterne ed incommutabili d 'ogni cola: dunque halta che noi et rivolii amo a tui, e in tui, perveder que ste forme. Queito sentimento, se i' anticipazione non mi is travedere , tro vasti in qualcheduno degli antichi Platonici . Iamblico paria spesso d' via lume di Dio cadente ne ita superficie deli 'anima noti questa hi EZarra es prelisione) , e quivi riflettentesi , ed illum in anteci colle serme eterne. Io dimostro nella mi aDisserta Eione de Reram Corporearum Origine Constitutione , ch'ho prehssa agi i Elementi Fisici di Muscembroeli, essere stata questa openione de gli Orientali. S. Agostino s'e studiato di pro vare colla Scrit- tura e colla ragione net suo libro de Ma Risero una Dot trina non molio dissimile da quella di questo Franceis; e lungi da a irratiarsene, i 'ha egi i conserinmata nel primo delle Ritratinetion. . Mi giova crendere, di non intendere Agostino: egi i di fatio non

E stato molio chlaro su questo sentimento , e non Conviene combattere uno uomo , che non hen s' l

plegato. olire che io ho per tui, e te cole sue cointal rispello, eh' io sti merb sem pre non intenderio, come mi pare , ch' ei pari i men che ragione vol- mente . Quanto at Malebranche , egli su si pertinace net suo sistema , ch'ei arrabbiatamente rispose a quelli, che lo chiam a vano fanatico, ch'egli ama vameglio d'essere chlamato Entustasia, e Gnatico,e Illuminato , che credere, eh'e' potesse avere ii lume di

ia te

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Ma non Φ da comportare, che si schereti colle cose serie. La dot trina di Malehranche e una fantasmaveramente, ma che Pub portare a delle cattive cc n' guen Ee. Ella non ha ragion che la sosti naa : e quanao non vi so sero ragioni, che la consuta Cro, che a V ve

ne delle huone, e delle helle poste in su dat S gnor

Locke , e da altri; ella ea drebbe da se stessa: sare, he eos i incerta, come turte l'altre. Ma it pergio ch'ella , e sel porti in pace l' uom dotio e religioso , dirit tamente ne conduce a s en timenti tali, quali nonvorrehbe it Malebranche . Ut potrebbe annidare unerror nefando,

Cartesus Sy inoli mi Aresiustitis. Spinoaa ne i traitato Teologico Politico avea stabilito, che it pensi ero umano E esso pensere di Dio, e in eon se guen Za la menteumana contiene in se un saper diuino, e che sta ei a scuno per natura Proseta, o come Catone in Luca no paria,

. . . . Diiitque semel nascentibus autor

Quidquid scire licet . . . Quindi rivoliandosi edint rigandosi sem pre piu in questa belle ita , neli Elieanegb esset la mente sostana a distinia da Dio, e coestitui tu ita la sua esseneta in una idea di eouea particolore. E po iche tui te te idee particolari contengon sineti' unica eterna idea divina , e' voleva dire inhvon linguaggio, che la mete umana sosse una deli' idee di Dio, o vero essa idea eterna ed infinita modificata ne i corpo umano da uno individuo corporeo, o sia da esse corpo dei Puomo, inpra che rota tuti Ia seeonda parte delia sua Et iea . Gio vanni Regis ha dimo strato , ehe queste erano conseguenae del

artesianesimo , ed io gli sta Caecordo , con tutioche

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che io sappia di certo , che tanto su iungi da sire e conseque nre it Malebranche, quanto la sua vitata di vero savio, cio 8 di Cristiano . Ma pure non intendo che voglia dire queli' unione fostaminis dellementi umane con Dio: che quando io mi si or o d'intenderia , io non posso altra mente in enderia, chen ita mani era-di Spio Ea . Cheὶ vorrelibe Malebranche sol tenere uia liliema cosὶ peri coloso P Sosteneriolaneta raetioni R disenderio con puri ni somenti negat

oi flos ci ὶ non illa bene ne alia sua Filosofia, ne alia sua piet. . Ma, venerarissimo Signore Abbate

Centi, ε omai tempo ch'io conchiuda , che, po ichε Dio , come egit c'm segna nelle sue divine parole, a lascinte te cose delia natura at bujo , in sui a chequanto piu 'li uomiui le r cercano , m eno ιe capi cano , angi di perdere ii nostro intendimento in vane ri- Cerche , confesti amo ingenuamente, che tra te infinite cose , che no i ignoripiato , e nelle quali Dis V Uole essere ammirato , non gii compresio , una staque ita , che nOi abhiamo per te mani . E il vero, ch 'euli non giovarebbe it saperto : per ocche noi non perci, ordine remino me glio lanostra vita ed i nostridoveri: Egli ad unque non cel dimostra. Si contenta di velerne come ham bini as ira rei curioli dat torno alte su μ opere , e ridere , diciam eost , te nostre impresse, che noi chiam iam n grandi, e magnifichiamo molio , comechi, elle non altrimenti sembrar glidebbano, che trast ulli da him hini. i7. Ecto te ragioni della inia ignor Anza d' in torno alia natura, ed alia origine delle nostre idee . Icinon mi vergogno di consessaria , perci occh E io houna conscienaa chiara di questi mia oscurita : dun.

que Cur nescire pudens prave, quam dicere malo ZI Scolastici, i quali , che che auri s dica , erano versatissimi ne' nudi Metafisici, non han potulo non sentire la serra di tali ragioni, bene hὸ lasciati si tra- sportare dat gualto gusto dei se colo, etsi non vli un- Ll a no

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