Eseqvie fatte in Venetia dalla natione fiorentina al serenissimo d. Cosimo II qvarto gran dvca di Toscana il dì 25 di maggio j62j

발행: 1621년

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ORATIONE

DI GIVLIO

RECITATA DA LVI

M. DC. XXI.

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Dὸ pur vero, o Signori, chera seiugate appen alet agri me domitamen te sparse per la perdita di Ferdinando, samo

duramente s rgatii rino uarie netl'acerba morte di Co-simo tuo figli uolo Z Cosi te nostre miserie ci danno brie-ue spaZio di respirare, che bene spesso it fine di una calamita dalia vegnente calamita non si dis iunge . Ma, chedico io per la morte 3 Ah, che sarebbe questo vn'in uilirquet premio, at go dimento dei quale e stato dilasso it nostro Principe richia-mato . Uiucit Gra Duca Cosimo, e di Signor della Toscana diu enuto Senator dei Clelo si s degna de nostri planti. Si duole, che quelle lagrinae, che ser barsi do uereb bono a piugi usto dolore, hoggi ci abbon dino da gli occhi per ilcambio, ch egli ha fatio della caduca conpeterna feliciti. Godi, Anima ben deita, godiit felice acquisto delia vera gloria, che noi non formiamo questeque rete per turbarii ii posse sita de' bent dou uti alla tua virtu . Not con si larga di molirazione, o senso di dolore non dubiti amo nὁ, che sfuggiti glincommodi delia vccchleaza, finiti i trahiagii deli' infer mitὸ, cessate te perturbationidely animo, schivati gi 'inganni de gli liuomini, & te note, ed instabilitἱ dique si a vita, non si a stata la prest erga delia tua morte via 'agrettar la ricompensa at tuo merito. Vediamo, che non per altro la Natura pietosa madre for-mὁ si fragilo legami ait 'anima nostra, che per liberaria pisi ageuot mente daque si a prigione . Ed hauendoci reterna legge aperta via'entrata sola pernassecre alle miserie delia Terra, ha voluto con tante, e tante inaniere diu scite corte semente ricondurci alle glorie det Clelo. Onde chi si querela,che la vita finisca, scioccamente si duole, che i mali habbiano sine . Cons-deriamo, che ni uno natiore auantiit suo glorno, auegna che Ii nostro vero gloria o si a quello, ne i quale final mente moriamo . Ed ὰ certissimo appresso di noj, che ni uno paga il debito alia Natura ann anzi ii suo tempo, polche niuno ξ in tempo determinato alia Natura debitore. Non tro uiamo,

che quegli,che pid iungamente ἡ visitato, si a pid felice, ma bene, cli essendo labri eue,e diri ita via di ri tornar alia patria it morire, chi scuro det buon 'allog-gio m uore auanti la vecchi eZZa , in ganni con gran vant aggio li suo compagno . Sappiamo, che non vi ὀ patagio nelle sospirate solitudini per ripos fabbricato o migliore, o pid delitioso delia sepol tura. Ε final mente intendi amo, che la sola imbecillitὰ humana ὀ stata quella, che ha reso alle nostre ore c-chic infame, &Odioso it nonae della Morte : non considerando, che la buo nam orte ὸ principio di ottima vita : ne discorrendo, che la morte dei corpo savia 'ombra della morte : e che vera, e lacrimabit morte solo si a quella, che separa l'anima dat tuo Dio. Onde rinouellandole tu egi ustissime a Zetioni, e ri- cordandoci, che appresso te tue prudentissime Cre cc si e graia paZZia era quella di colui, ii quale oppresso dat pes odi via sel graue peccato ardisce con tantas cureara sepellire ii corpo la nolle nelle delitie det solano, hau endo sol terrato prima l'animo ne' placeri det tenso : Teco pol remo assi curati da sentime-todi plerὶ cos 1 nobile Anima bella, rallegrarci, e crederii vitia, e riconglunta

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Ma dati'altra parte non potiam o basian Za sar sei Za alle lagrime, ne moderar te doglienge, orat tenereiso spiri, ve den loci, o Dio, abbata donati davn Principe nato per nostro bene, e si tosio rapito ci per nostro danno. I inlcro, si come t 'incolpar di questa perdita altro, che ii nostro poco merito sareb be sciocche ZZa, e temeritΙ, cosi ii trouar capo di consola tione ξ molto malage uole a colui, che conosce da quel fonte me desimo, dat quale suol nascere iliolleuamento, hoggi pro rom per la fiera materia dei nostro dolore. Ma,co mel hauersem pre in bocca te proprie dis auuenture suol essere ἱ gli amittivno sfogo delle loro passioni, cosi ii rammenta mi te glorie di Cosmo, vir

ram marico sara, che rappresentandoci peccesso dei nostro male, permetierkancora, che meglio e sali per gli occhi, e perta voce Pinterno, e racchiuso cor-

doglio. Ne questa corona di nobilissime virid me no adornὁ l animo di Cosmo, di quello, ch 'ella degna mente circondi questo mestissimo funerale : e in ' vero, che alia nobilia dei sangue, alia chia reget a de' suo i ante nati, allo spici dore delia Famiglia de' Medici non doue ua egit con minor generosita corri- sponderer ed ancorche i priuilegi delia nascita fustero glorie est errae appresso dilui, nulla di me no sc guendo te pedate de' suoi maggiori procurὁ sem predi hau er per maestra la prudenZa di Cosmo 1l vecchio Padre degnissimo delia Patria Imit 3 la destre aeta dc' Loren hi, la forte geta de' Giouam, e de' Pieri, ed hebbe atianti a gli occhil a pieta, egrande ZZa di animo di quattro Som mi Ponte fici, che hanno nello spatio cisa. anni questa Serenissima Casillustrato . SiscordΘegii forte delia intrepide ZZa d 1 Cosimo suo Atio 3 o della benignitὰ di Frances co suo Zio λ o deli' accor tegra di Ferdinando scio Γ udrest.

1ab certo: aneti ne ita imitatione disi rare virid, come non fu loro in parte alcu-na inferiore, cosi di gran iunga gli tu per ὁ nello splendore delia si a Corte,

Deli'affabilitὰ de' costumi, neti humanita co' sudditi, nella magnificen Za convit hospiti, e nella liberalitἱ con tulit. Dio bucino, me ne sar anno Ottimi testimoni j te largite limosine, it continuo sola uenimento dei sic proprio te soro per la pubblica abb5 laeta, i frequenti alloggi, i ricchi donatiuiae sontuose feste, te spe ditioni copiose, gliai uti dati, clefabbriche, e legalleri e plene di dottissimi arte fici implegati tuiti in seruigio delia sua liberalitὸ. Me ne sa-ra graia testimonio l Italia: ma, che dico io i 'Italia Θr Europa tuita; ma, e perche mi ristringo io ne it 'Europa 3 se i 'Africa,t 'Asia, e te genti dei nuouo mon- do hanno larga mente pro uata la cortesia, e splendide geta di Cosmo, ed hanno in sieme ait 'est remita delia Terra portato it glorioso nome det loro bene Litore Z E po tremo a questo pasto 3 po tremo alia memoria de' suoi bene scir attener te lagrime, nol, che non inuidiando a Roma ii suo Tito, cloele deliat id dei genere humano, ve deuamo non passar gloria o, iaci quale egit non hau esse O noi, O at cuni de' nostri cortes c mente benescato ξ Se da popoli si lontani, se da nationi si barbare sta si cortese hospite amerauigii a celebrato ; uben giusto, o Signori, che ii nostro Principe con o si equio si assetiuoso, an etieon supremo sentimento di dolore si a hoggida noldesiderato, riue cito, ccomptanto : da nol, che t 'integrita delia sua giustitia, la rei titudine delia suamcnte, la temperan Za de suo i affetti, e res emplar sosse reneta n et patimento

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23di scite anni habbia tno con tanto stupore pili da vicino v dita,Vedula, e commendata pid volte : d noi, che la prudenZa dclle sue risposte, lamodestia nel suo se uel lare, la dolcerga delia sua natura, l'eccellen Za dei suo in gegno, la nobilia de' sucii pensieri, e la schielieaza dei suo animo habbiamo dei continuo es perimentata, e gradita. Con quale apparato di genti assai inferiore perὁ aquello, cli' have ad 1 tante virtu fatio la pieta n et diuoto cuore di tui, fece it peregrinaggio di Loreto Θ Contrast aua in quel petio generoso la diu otione con la magni sicen Za deli 'animo, quando tui te due accordata tali te, diedero segno delia loro unione net Regio donatiuo , ch'ci vi lasci3 . Oh mifusse lectio fra questi planti serui udire te acclamationi falle alle sue vit-torie, te benedittioni date alle sue arme , e raccontami te numerose impresse de' suoi Cauallieri, e soldati : ma nὰ la breuitἱ det tempo me ne Adegno, nὸ in questo sacro tuo go, fra questi trosei, e rapi ne della Morte, inmergo i questi lamenti , e questi gemiti it ricordar v ccisioni, e stragis ancorche accompagnate dati a Vittoria9penso io, che post agiouarcialia consolatione: quasi, ch 'io volem allegeri r in ostri mali col racconto delle mi serie de' no stri ne mici. Bastici sapere, che con tanta brauura, e disciplina cosin ella Tos cana, come suo ri egii tenne sem pre la sua militia ad operata, ch'cra degnissima diessere imitata, eseguit ad amolii. Nὸ animo mera forte, o co-raggioso ad imprenderet pericoli hau eua eglidi Giouanni suo Bisa uolo, sed alia dignitὶ della persona, ὀ dalle serae dei corpo attenuate in tui dalla lun-ga inferinitI gli Lisse stato concedulo it poter con l'arme in mano dimostraria forte ZZa,che racchiud etia net petio: che ben egit con quella mistica coro

na di alloro, che nelle impresse caualleret che porto 1l suo scudo effgiata, cidiede ad intendere, che poco gli giouaua ii riportar di leggieri, e facili vitio-rie in frui tuosa ghirtanda. Questa iunga, e notosa indispositione cagionὁinta seme, ch'cgli non potesse esset tua rei luoi nobilissi mi proponimenti, ne' quatali come sarebbe stato egregia mente seruito, e sequito da' suoi fortissimi vas salii, cosi era 1l stio male, che gl' impeditia it cor so della gloria giustamente c5- patito da loro. Chi pol rebbe referi rui te preghiere pubbliche,i voti de'priuati, te limosine, i digitani, e te procissionide' Senatori, e delle pisi nobili Getil- donne, anco ἱ piὸ nudi, net rigor dei verno, trala sciati piu volte i sol laeteti car- novalleschi per impetrar da Maria laeti'aggravamento dei male la salute allor Principe desiderata γ Le quali co se tui te, come dimostrano ramor infinito de' popoli, cosi ci assi curano, cli' era egh degnissi mo di tanto amores, ne

ma 1 si gareggib in alc si Principato di beneuoleneta frἱ Padrone, e suddito piudi quello, che per lo spatio di do dici anni, ne' quali hά regnato facesse la Cit-tἱ di Floreneta, e la Toscana tu ita col suo Signore : on de se lo smi urato asse to suol'essere bene spesso punito da Dio con la morte delia Persona diletia, beta potiam o di via rapimento cosi nor de gli ordini delia Natura accagionare via' est remo di ametione, con la quale era da no i ii nostro Principe adorato. E comet' amor de' si id diti su pregiato da lui per scurea et a maggiore delluo Imperio, cosi non melio dei Pamicitia de' Principi Italiani fece gran con-t ab co quali Operistret te ZZa di parenta do,oper deuota figliolaneta, quale fu

di quella

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quella, che professa ua quc sta Serenissima Republica, o per nuoui benefici, oper antica, & hereditaria consuetudine mantenne sem pre via vincolo stret tis

simo diami cheuole corri spondenaa t an Zie siendo co' primi Rὸ dei Christia-nesimo congiuntissimo di sangue volle di mi ouo, per crescer in Italia mag-giormente di beneuolen Za, edi aut horit ἱ, econia Casa Gon Zaga, e conlaCasa di Parma, edi Vrbino col nodo di trὸ Matrimoni amorosamente strinia gersi,e collegarsi. Da questa fornace di amore,e di carita nacque la con tinua

corrispondea a di affetto, ch'egli mostrὁὶ Maria Madda lena di Austria Prinaci pessae per la nobilia suprema dei sangue, e per la freque neta delle suerare virid degna di effer in tuiti i secoli honorara , dat consortio delia quale egii s

numerosa prole riceuet te, che maggior consolatione in Terra non poteua

ottener da Dio vn Principe, it quale si presto effer douea rapito dat seno delia cara moglie per effer collocato in grembo ali' eterna prosperiti. Da questa innata assti Zione velane rosseruaneta, che professau a Cosmo a Christiana di Loreno sua Madre, dat consigito delia quale, come di cole che e per proprio valore, & ammae strata nella scuola dei gran Ferdinando, ha di prudeneta ciuile dato segno molio fourano, vsciuano ottime, e gioueuoli ri solutioni. Daqueste tenereret e di amore abbondb l'asiatio verso it Principe D. Cario suo Fratello, che creato Cardinale di Santa Chiesa, operis, cli 'egii potesse in Roma, che ὸ la Scena deli' uniuerso, corrispondere con te Regie spese allo splendor della sua nascita, alia nobiliἱ det suo grado, alia grandeaeta dei suo animo,& alia fratellaneta di vn Gran Duca della Tos cana. Negli altri due Fratel.

li D. Francesco, e D. Loreneto Principi di somma esipellatione me noteneramenteam ὁ,che fatii in Ogni tempo partecipi degi' interessi, e consigii di Stato , procurὁ di apri r loro la stra da ait 'immortaliti con implegarii in gloriose operationi . Ma douetrata scio la stima grande, ch'egli faceua delle buo ne lettere, e de' professoridi Ogni arte, e secolli 3 I quali furono da lui con non minor diligeneta ricercati,cse co largo premio rico nosci utit ed era n ella iuga malattia la sua Camera uti ' Accademia diu enuta, oue i pisi pregiati ingegni procurainino ἱ gara di solleuargii ii fastidio dei male con la diuersitά, e dol-ceaza de' loro Componimenti. Ne picciola parte della gloria di Cosimo sara quella, che habbia Dio benedetto riserbato infino alia nostra etὶ ii disco prirci i quattro Planeti assidui Cortigiani di Gioue, acciὁchel'industrioso inuentore dou esse alla grandeχZa di Cosimo, non senZa fruito,il suo ritrouamento consacrare, onde si possa col Serenissimo Nome di Stelle Medicee etername- te in Clelo rico noscerit, e nelle nostre Essemeridi an nouerarii r Imitando in parte ii costume delia dotia antichila, la quale solio imagini di Stelle te anime de pisi pregiati Eroi lassilia uoloia mente ripo neu a. Ed in vero fu sena prel 'animo di Cosimo at Clelo riuolto ; ne per effer ii corpo oppresso dalla infer-mita , glaceu a mai l 'animo fra quelle plumes, ne mal ne' piti graui affari delmale, si scord 5 dei pubblico bene, ne tralasciὁ l'vsata liberalita con gli hos piti, ne trafando i consueti maneggi dello Stato, la consulta de' quali auanti ilsuo letto si faceua, pos ponendo egii la propria salu te alla salute de suoi Citta.

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24grime degna mente sparse, o sospiri bene implegati, o giustissimi desiderij, o Principe final mente degno di effer imitato da' successori, pianto da' sudditi, ericordato da tuiti. Ma come net breuissimo corso delia sua vita egit amὰ teneramente j s uoi popoli, cosi v edendo si in porto de' suoi trauagii, e vicino Igodere ii premio delle honorate fatiche, volle nes 'ultima sua volontἱ dimo strarci quali dei continuo erano verso di no i state lesue vogite. Egli regolato a nostro bene sitio ii go uerno de' pubblici nego iij, raccoma data alia pruden-za della Madre carica tanto importate, appoggiata PamministraZione ali'autorita della Moglie, pri tib se stesso delle douute honorange usa te si di fare a' Principi della Toscana, e di quel danaro, che seruir doti eua alia pompa delle

proprie Esequie, ordinὀ, che ne andassero in perpetuo Ogni anno dotate molle pouere sanciuile, volendo ancor morio, an cor separato da nol uuenire alle necessita de' suoi vaffalli: considerando, che durabili molio pid de' Brongi, e de' Marini seno quelle memorie, che vanno col benestio accom

pagnat C.

Ed ecco, che hau ea di gia la sua perseitione hau uta quella pietra , la quale

col martello di una iungitissima tribulation ς dalla mano di Dio in terra i uorata, doueua esser final mente riposta neli 'edificio det Clelo. Ecco, chegiu-toil nostro Principe ait 'estremo passo delia sua peregrinatione, come hauea in tutio ii vi aggio professato la pietἱ,cosi doue maggiormente si richiedeua, con maggior senso la dimostrὁ : e do po hau er due volte ammaestrat e bene-detti l Figlivoli, accomia lato si da loro con la voce, ma non con l'animo, chedeue ad Ogni hora dat Clelo effer presente alle loro operationi, si volse allacontemplation o di quella pace, at possessis delia quale egit doue ua ben tostoessere intromesso: etra te preghiere de' Religiosi, nelle braccia de' suoi pideari, munito deli 'arme di Santa Chi es adeggiero d'ogni pes o mortale at Cie-lo se ne volὁ . Non si pote ua, Signori, concedere ii premio do uulo almeritodi Cosmo, seneta che egit u scisse per questa porta, che alia gloria ci riconduce: Q forganiae per ornariae ii Cielo, ne restasse priuata Terra scarsa remunera trice delle altrui virid. Il castigar noi col priuarci dei nostro benefatiore, ἡ stato via rimunerar i suo i benefici : e come da principio vidissi, la prestegetadella Morte in chi fortem ente combatie ὀ vn'acceleramento de' suoi trosei, essendo, o pigra, o presta, che giunga la Morte, solo quella vera stagione di morire, quando la virid con te proprie mani ci ha it sep Olcro apparecchiato. Non te pompe de' superbi Mortori, non l'ossequio de' vaffalli, non te sp ogliedi porpora, e di oro, non te gram agite de' Cauallieri, non te in segne capouol- te, non gliaderenti, o gli amici,che plangano in torno alia Bara, non coloro, che con parole acconcie sanno commendare te a ZZioni det morio, non l'im-magini de'Maggiori, non gli elogi scolpiti ne' sepol cri faiano la Morte honesta, e lodeuote a la propria virid, ma l 'ottima fama, e la chiare zza dei no- me per alte imprese meritata. Questa assai pid della mia lingua, assai pid delle vostre lagrime, molto p id di queste ricche honorange rendera glorioso ilia ostro Principe, questa ii farὲ iungamente vivere ne ita memoria de' mortali, e immortal mente in Clelo.

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E se at cuna consolatione ci puὁ allegerir la perdita di si grande liuomo ,

questasia una, l'hauer lasciato si iccessor dei suo Imperio vn Figliuolo, ches otio diducatione di prudelissima Madre, imitandole Paterne virtu ci sera diu edere,che ii Padre an cor viva in tui, ne ch'egii sa morio tutio, ma che ne lvolto, e nelle aZZioni di Ferdinando Secondo vi si riconosca l'effgie, ii valore, taliberalita,& ilgouernodi Cosimo. Hὸdetto.

IN VENETIA, M. DC. XXI

Nella Stamperia di Gio : Battista Clotti

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