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Tatii in quella Donn. si vivia Non ne tu a uesaltra seu .dente Lo volo per uia Diocla tenta. Sapea te complacere a tutia ente. A vociva de Citta sin i chlama, i ci ascuno rispos umilemente. Limiti in tanto quella amava,
Che niente domandavales a Signore. Uomini e donne pur da ei anda va. In te ave vanor oppo grande amore. Di Di or balli e non e plia da dire. Lo Ponte a Borgo forte compi allore. Frances comonet a su iacire.
MIlle recento Novanta quattro allore Lo Conte di iri si se inducava.
Pavia fatio con u grande Onore.
quella festa lomon te invitava
Tut te te Comun anae e gran ignore. Di uel di Mantova non ricordaba. Volle ostrare ut o grande amore, Ch a uel di Manto Va lui si se avia, an cor perche et folla di sonore. Un che rus ab chi amato venia , Cavalier Messo deli'Imperadore Duc lo fece corri' ordine a Ula. Gran festa salta percio Duca allore. Que da Manto vaci' animo in grossava; Non era invitato tra i ignore. Benche innangi ratio tui pensava Per en che' Conte 'aves se invitato , D'averci an dare animo non avari Perche si cur non si saria stimato, Che instem loro non e si traitaVa, Per tat agione non ci saria an dato. La cosa nur'oltra aliora passa Ua. Cias cun grosso a casa sua stasia, Ma pur de falli ancora non curaUa. Francesco GonZaga portato avia Lo Biscione, che gli Ueva donato Lo Conte, per sua Arma data avia. quartier come la sua lavorato, A Palaeteti, a Torri atta fare. Francesco di quella 'era allegrato. lo Imperador lui si mandare pregario che iacere gli a L Arma, che porta, overgi donare. UImperadore a uel Messo dicia, Che volonti eri io voleva fare.
Clici data. Et a Mantova redia.
Stava tacitori niente ne dicia.
c6co suo flati uolo. MI Trecent Novanta Cinque corria,
Caste dimittavedra cominciato. Per diletto Frances cocio facia. Ancor ne deli An si ricordato, Giovari Francesco suo glio nascia, Da a Donna de Mala testi nato. Cran festa per a Terra si facia. Tutia gente de Putio ' allegrava. Citta di di uovo si vestia. Francesco , he non si dimenti cava, contra it Duca a P animo avia, Decio Maggio passato cavat cava Bologna, e a Floren Za se ne lari quelli Comuni tui si pregare, Ch guerra dura fare si debla At Duca, e non lasciario pii montare, Ch ogni torno si face va maggiore:
Non era m da overe aspellare. Quelli Comuni disser che timore Ha iocun, oler in guerra saltare. Piu secureetea Ia pace ruit ore. Ciascuu che uole guerra cominciare, Conυiene che de denari assai, aeteta, se ui di guerra et uor onor portare. uelli an tu , he non anno minadda.
Piu sicuro e io oves a petiare, Et esse grami, quando uicia faeteta. Francesse a toro: Non si uole Pare
Per auari , he no non cominciem . Ducati Cent ita Si o presare. Per danari, per Dio, o non Basemo. Facem, a guerra comi uciata sta. Da mondo Io Dura si accieremo.Quelli Comuni si gli rispondia,
Ch lor non ne vole vano far niente; Per suo grado a mai non comin cieria. Di questo Francesse ne u dolente; Ma d ogniciosa gli ordini si ava, Tutia a Lega stando a meiter mente. Francesse loro disse e si partava. Un Capitani conveni variare. D avem uno si se agionava.
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Cario Mala testa ebber ricordare, AC h lor pare va esse sum ciente, Quando pur uicio voles se accellaro. Frances co disse: Lui mi parente. And da tui . e si eli parte)o , Chy accetti, o pregher cara meUtδ. Rimini ranaes o a Ualcoe. Con limo nati si s obbo a partare. Traci attre cos si lor dimandoe, Cho Cario Capita si voglia fare Di tu ita a Lega. Gli ara nore. E grand' utile, se uole accellare . Cario a tui si gli is pondessa allore Che Capitani esse non volia Controci Duca ch era suo maggi Ore.. Clie mageior se nno ui si se faria
Di vole in uona pace Osare, Che voler torre puerra per ut i a. Francesse allor a uiri ebbo a partare r
s uelit a Pado υ errara Utiello V i ho alto ne mi andare . Terranio per e es , e aras ti cara . eos a loro tui fece mandare Tutio in scritto vel , he satio avia. Quelli ignori si se contentare.
Posci Francesto di pigner faciaL Arme di tuit' i Comuni ora ignore, Ch in Legacior collegati si a. Sucia faecia de suo Pala maggiore E et Palaeteto uouo acia iaZZZ,
Questo si fece per me iter timore. At Duca di Milano una minaZZa Ch e sapesse con hici ave va a fare L Duca con placer se ne solaZZa.
eo li suo lui se ebbe a partare ;Di queste tali os si dicia,
I Trecento Novant se corria, Che Sant' Anselmo si fu traglatato. Da uno luogo in Ualtrocio mettia,
Ne la Chies Maggiore abbricato, Francesse una appella fece fare, taurori Altare que Corso beato.
Ancora n altra cosa dei notare. Lo luogo de Servi allor si facia France Ico Gongag lo fece fare.
Deir ordine ella guerra da farsi pelisticaeli Milano a Mantovano e alta Lega.d Orniam alluca che gran oglia avia Di uel di Manto ua vole diffare , Tu tor pensando , come fa misi a. Per qua modo tu lo pote vaesare. Coi suo Consi glio gni torno stasia, sopra questo era o suo partare Concluso fu , che tu far non debia , he ' fornimento si ovo o fare, Di tor Manto averto in sua alia Lo Duca disse s avesse apprestare Gente a lede, anche da cavallo Che osse presti ai suo comandare F da loci ordin tutio tenga fati. Navi armate 'ogni genere allore , Che en in ordi langa alc uno stallo Secrete facea far te cos allore Quanto pote , perci, non si sentisse uel che facea . olean aVer onore. Pur Frances co ostro che non dormisse Quello fornimento ven ne a sentire Informato da uno che glie scrisse A tuita a Lega fece sapire Dei fornimento che ' Duca facia Ch egli era tempo do versi forni re La Lega di presente si scri via. Μolta genteis arme loro assoldare ,
Limsndutiori ti uo nominare Lo Conte iovanni a Barbiano, Lo Conte a Carrara non fallare Lo Conte Ugo , he era Alemano, Malalesta de Malalesti sero , Anco Prosper Francesco a Canciano. Antonio 'Obieteti uono Scudiero Bartolom meo da Gon Taga ancore ;Molli che nomina non a mestiero. Li Capi della Lega dir ancore Da Santa Chies deggio com inciare Florenga ricca , Bologna di valore, Malalesli Ravenna accompagnare Fori , Faenet acies mola seco avia , Que di errara e Pado va nota IC . Questa era una grande Compagni a. Erano gente di grande valore Mantovae seco era in compagni a.
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eon troci Siguore dimant a L A gente de Duca ton pran furoretna noti a Mantova li corria Tutiam Terr. miteli in rumore Intoria a Manto gente alla prendi , Gris quantitate di belli a me ancore.
Mi Treeent Novanta et te corria A la in i Marro , con gran furore La gente de Duca di no venia In torn a Manto a cominci rumore Frances comon Zaga , che id sentia ,
La campana de Popo son allore . Limiti ad iniis a laetet trasia tuiti armati si se presen tonno Al suo ignore tuiti s offeria. i Porti mittad in parte mandonn , Perche a Terra foste ea uardata
Poscia gran parte ne Serra gli an donno Francesto non avea gente assoldata
Altri hemiti ad in ando a Serrasio Di ales trieri and bella rigata. At encio, e allo P fu gran baraglio .
Con Ponti iis emici vole an passare Di es m balter u li grande traVaglio . Per foret i ponti convenne lasciare
Furo pressis in se me gl'Ingegnieri. Upolotto Bian cardo die a campare Non era tigno di far preghi eri imitiadi , he fossero a dilatari. Ciastu ardito , Scudier, Cavalieri a Permi Legamicos si is intesta
Subito a Manto gente mandonno i i
Malalesta con gente a la dilasa. Come velle genti si se arri Vonno Francesto si te prese a confortare. . Limitta dini tu non dubiton no . Mala test con i , he poter fare,. Quattro fratelli eran 'un volire, Manto ua furo sen'Za indugiare. . Di Francesto Cognati a vero dire Eran per a sua uona venulat Fece Frantesco tutio rigbaldire. Tutta lamente pie cola e minuta De Mantoani si reser conforte. Vider gran gente a I Lega crescivia. Lo Duca, o qua molto stava accorte, Tntia sua gente si fece aflunara
Di soprara Ponte di orgoserte, Vento aspellando a over' in eare Lo Ponte , oles era di festa a Serrajo. Quando fu tedipo lor si navi Sare .
Tut te alloc .ita a Ponte conducia. In loca lo Ponte con grande nitra O. Chi era sul Ponte, parti con Uenia Percio foco , te me Van 'abbruciare
Nulla di festa a uel far si potia Francesco vid a cosa male an dare Co Mala testim altri Caporali
In Borgos orte conven non' cntrare
La gente de a Lega tali e quali
Si id uiser per loro si cureZ La Fuggendo forte langa a vere I a tr. Jaco dat Uerme vide I ampi egeta Di pote francamente ut entrare Necio Serragii senZa di VieteZZae, Entro v vi e si se misi a staminare , Dove lo campo suo ferma volia. Iaco dat Verme, uom da norare,
Genera Capitano si dicia De la gente de Duca . Era chi amato Saggio, e discret per cias cun si tenta . Go vernolo si se fu fermato Tuti it campo a pie deis da avallo , li appretIocio navitio armato. Ugolotto Bian cardo seneta fallo Con volt bella gente e torita In torno a lo Castes ferm suo stallo.
Non era cla cola cosi marrita, Che o verno non osse en ornito Di notabile molia gente ardita. Bartolom meo GonZaga saputo In alto ' armi iungament pro Vatin, Dentro vi era per difesta e luto.
Anche Marsilio Torello odato E Guido suo figliuol, che seco avia Cias cun di loro in armi avantaggiat O. Gran cara mucce ogni di si facia1 ' una parte conci altra in armeggiare Danno maggiorcio bombardar tenta Quelli di uori avan gran da fare que di dentro per Ogni mani era, . Si che poco ii ascia van posse re Non lascia vano a se stare in schiera La Torre de Castello hombardonno, Si he a guardaria parea Osa fera .. Da a parte di s pracia bution nota Era tanto lo suo combat timento, Che dentro at cun dicior 'abbandononno. Lo campo de la Lega a salvamento Era ad Ostia, per licio danare Uer overno fece cavat camento. Iaco dat Verme si res a partare Ad Ugolotto, e tracior si dicta: Se engono e noloche P a da fare'
In paria grande in sieme si stasia. Di non piglia battagii a s affermon ἰPerche racior alciaria facia:
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Che fati lia seliare non obbiam . Quando ebbero in siem assai pariato , Di non combalter si deliberon no . Mand grida, che ci astu fosse armato.
Per u Ponte, che sopra P aviano, In gran fretia tuti si cavalconno Come pecore da lupo suggiano. Parea che tetro lor a morte andasse, Si gran tumulto tracior si faciano Cario su consigliato , cavalcasse , Malalesta con tuti altra gente
Cario di que non volt farne niente , Temendo che lasse volt d inganno, Diceat Per no fa di sar fermamente .
Molle Fate tali alti se se anno ,
Fu fornito di ib, che bis gnava. Poscia lamente cos fermi stanno. Jacopo de Verme si cavalcava, Luetara o Sugara s acquiston nori Dati a tui e villani , he vardava E a que Castelli sua gente sermonno.
me reli pro eguis guerra fino alla fine, come pol fu faticla pace .
AL Duca Cavallari tosto and ava
dirgii comeri Campo era levato Tutio loriatio si gli recitava. Lo Duca ne sura mola turbato, Che sperava overno guadagnare , Lo Mantovano posci assediato. li suo Capitani se mandare, Che I antovano tutio si corresse, in altra parte non ovesse stare. Ugolotto concie sue genti spesse Marearia si venne, e li ratioe
Decio Castet Gli fur fati promesse.
L altro torno dentro lui si se entro . Stet te poco la occa gli su data Concia sua gente fermo si sermoe . At Duc fu a novella mandata Di que tremastelli , he loro avia. In sui Mantovan avean acquislata. Lo Duca grande festa ne facia,
Sperando ancora meglio ove fare. i Capita gran conforto scrivia Scaramucci an ira loro in armeggiare
Fu res lomoni Ugo da n oldato E mandato su a Duca a presentare Per parte et Duc fu i mandato Quello , ch a Manto allor si facta , ii vero di , molio ne u regato. Lo Conte Ugo a verita dicta , Di vettovaglia si tibi en a dire, Come abbon danza ne a Terra avia. Lo Coni Ugo a loro respondia
Di Dettoυ Ita dico a vero dire , Ch P abbondanza pare arabia Lo Duca questo non pote lor crire Perche da molli aveva per certeZZa
Che per danar an non si pote avire. Da Conte volt saper per ferme ZZa L partar, di tui rances co facia L. Conte gli rispo con gran baldezZa. Vici di , tenete, che vero si , Francesco sua di moi uon artare
Questo partare se molio miliare L animo de Ducari placeagii forte, Che Francesco facesse a partare. lo Conte si gli die buo conforte, Dicea' , ch a ripos are ' and esse , che sperasse vere uona sorte Comand ch onor a tui si facesse Facendogii far uona compagnia Fin che volt ch a avia inesse Lo Duca e Barbavara si strengia
Insieme , e cominciaron a partare
Perche tui volontieri s averta Saputo lanimo e lo agionare Di uello a antova suo nimico Terminaron tracior di cosa fare. Barbavara dissed uello mi amico Che o sapere, che fa si len fare Tradimenti, is uelim hen inico, Modi hi di Cambio io fartIlo andare, Che V ada a Campo, e L s sarae . mandar a Frances domandare Salυ condotto , he s liel arae , Perch sa con me sere rigato Con uel Signore tui si parterae. M tra i attre, perch egli uanderatato , Dimandera , di fando tratio se , Lui dira cosa che gli ara grato.
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Cominete, di faraeliis partamente , Cos an udo Quando for Ioniano, che sedulo non a alia gente Con tina Daga , Urio roglier in mano, Subit a lui a morte se daroe. Uus far tenete per certano D li uot, che t a peltan' andero . Dir , he da tui non debbon landare Pe parte de Duca comanderoe. Sara in ordine allor si mi sta instare. Moserox, che vada a far ambasiata sue de Case mi la eranno andare Pim lino che pol, D, far levata Nauti che si senta far Ioniano ; besse forδ o tutia a rigata .. Pando per tui ora ques partat , ' sienον di Manto contente, De lo suo ore faret informato Iaprete posita come e la sua mente Se oud V a et , ii δε eret partito D foret pace , o di faria dolente. lo Duca si piacque uello dit . A Barbavara aliora comando , Ch dasse esset to come 'era dito .. Barba vara et traditor mandoe
In formollo de dire e de loriare. Con gli ordini a tui dati cavalcoe .
Mantova con Francesse partare Promet tendo ch uccide si volia Ι Duca, come et to avea di fare Frances co a traditore rispondia D conosco . heo verrebbe fatio, Ma ti prome o per a sede ia, Poco mi is en , he non corra limatis
in si le fori he di farti impiccare
Come attivo tradisore e matto.
tempori che non far roniore Come mo Hra tra adre e trabs livoli, Pens ricuperare o stio amore
Tolliti di qui , e in iu/io non sa partilli ' traditore di pretente ,
At Duca cava uo toti a Pavia Recit a pleno et in te stramente Tutio loci alto com egi era lato. . Lo Duca a intenderio si lava attente Udit i fati , ch'ebbe recitato Licen riollo, che 'andalle a potare. Barba vara concio Duca serrato.
Ebbe ui a dire : A me sis are L Signo di Mantova esse dolente.
Lo Conte licen et lato di presente , Informato alia da o Barba vara Giun se a Mantova liuon Conte valente.
Con Frances co pari con voce chiara Dicendo Dat Duc pace averet , Se o faret quella ch a lui para . M anno ne vetatana porterete ,i Se ' acconcia te a la sua volontate, Tino con ut in amor torneret . Francesse disse 'talio che torniate Da Duca , che mi derata dii mandare Uuo , ch a Mantoυα o conduciate Con se quale o mi possa pariare Udi, D, e diruti mi intendione. Non dubito , he farem ' accordare . Iaco dat Uerme gentile Barone Di noti a Mantova venne secreto. Fu ricev ut con gran diu OZione Non pori scri ita , ct anco decreto
Si pari con Francesse amico caro, Di uel paria Francesse ne u lieto. Lo partare dicior is molio chlaro. Jacopo i altra noti si partiari
Giun se a Cremona senZa di moraro. L astro giore a avia se ne i . lo Duc lo tutio ebbe contat . Udito h ebbe , gran iacere aVia. Francesse con a Lega ebbe pariato Decii pati , he o Duca cercaFa, Fur conrenti, che osse esset to dato. Fu concluso si che niente mancava. La Pace alta , cias cun se contente, Tut te e genti a casa lor tornava.
Fu endulo ' Serra pli di presente, L Castellan re, che ' Duc teni a. Torn a a Contadini et altra gente. Milla recent Novant Otto corria.
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Cqme alta a Pace, Frances da Gozσ- ando a Paυia a stare Duca di Milano. APavia Francesto cavalco , Per farsi conclo Duca in buon amore. Con grande onore molio 'accettoe . EG Duchessa gli se grande onore Molle fiat in siem lor si parton noDi molle cos , per tor iaci errore. Grande ac tra loro si fermonao E molli torni stetier in iacire Eci' osse se ut te dimenticon no. Francesse tui volendos partire, Un torno a Duca comi ato tot se, Perche voleva a Mantova redire. Lo Ducacio licen Zi , come volse Fermando tra di loro grande moreri De la partita molli se ne doliis
Francesco torn a anto con nore
Perche sciti erano di gran romore Grande allegrerga classeu dimostrava , Perche o Duca e star si edia Mille reconi Novant Otto passava Et in queli Anno ancora si venia Cosa , che ma non osse dita fare Frances Gon Zaga restitui iacia Tutta quella quantita di danare Contro agion o adre tollo avia Esse usure e per altro rifare. Anche di quello che tui fatio avia. Aveva tollo , corne i ignori anno, Che oscienZa alcuna non facia. D Italiano ancora era Alemanno Chi ovea vere venne a di mandare ;Cias cun era pagato de suo anno. Non basiaron te dimande a pagare Andar Ducati ' oro trent milia.
Percii Christiani quella fama andare.
Comeri Lure di Santa Maria elle Gra- αἱ fu cominciato. Come per divoetione in tuti P Italia si vi di blanco gran- dispima gente, che andava cantando is Laudi di nostra Donna.
MI Trecent Novant Nove corria.
1 queli Anno un et uogo si facia. Francesco Gonzaga di volontate, Santa Maria di raria si se fare, Presso a Rivallario suo edificare,
S la Riva de Lago come pare L luogo bello e di gran divoetione Gente spesso a si v a visitare Et in queli Anno io Duca istionuci lena e Pisa tui si se acquisloe . Le uerre , ch ebber, si furcia agione. Florenga, che di a non possieLe detre Terre sem pre si se odia APer a capione es Duca s appoggioe . Nello et in Millesime in contrava
os a materiale , ch io conteroe
Grandi, meZZani, e iccoli non fallava. Di Francia un falso rete si levo , Che condusse gran quantita di gente, Vestita di lanco, come ordinoe Ciun se in Ombardia . Qui poni mente Che tanto era o suo uo partare Chelio pare va esse suo gran zrente. maschi e semine seneta fallare Guel eo Gibelli pace facta Tutti dispost sua pra sequitare Per ombardia di lanco vestia. Μolti, ancoracia arca e la Romagna, la os cana rario facia Cantando audi de a Vergin Magna. questa an davan es vi e Tiranni.
D altri Diti non avevano agna. Giuniis o rete con ε grandi affanni Fiuo a Uiterb, per Roma visitare Con gente vestita di bi anchi panni. id face va, perche crede cacciare Di Roma 'l apa, e tui esse chlamato. F conosci ut i suo falso peccare. Subita mente su imprigionato, fati noto a tutia a gente Lo suo tradimento e gran peccato. Aveva uno Crocefisso dipente, Congegnato per o flangue gittare; Parea che se miracolosamente. Lo Papa sicio se aliora brugiare. Quando lo fati si s conosci uto, A gnun gra beta riceuuta pare Parea a cias cun d aver ricevulo Gran vergogna, hi egui loci' avia. La pena ch'ebbe gli era e douuto. Mille Quat trocent aliora corria
Lo Duca di Milano gran Biscione, Perugi e Assisi a tui si se asia.
Lo Duca allor si tenta gran Baroneis Com si uide ignor di tanta gente Feeeci' animo e come lione. Bologna lui teneva a mente. Gran desiderio di queli acquis ire. Di pende largo non curava niente.
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MIlle Quat troeent' debbi notare. pueri a a Boloma iacia, Per volu quella Cittate acquistare. Giovanni sentivogli a tenta, di quella era ignore iri amato. Francesse Carrara in croicia CI ' Biscio di Boloana a norato. Duo tuo figli a Bologna mandaba,L'un rancesco, 'altro Jaco chlamato. loro prande mente comandassa,
Cho solio prolata a la dis es tare Miltiander oloen ii ordinava. Bologia con tua gente 'andare. Gioa mentivoglio en i lce via , prande onore lor faceva fare. Francosco Gongaga a Bologna gia. In servigio de to Duca si an doe. Con seco men bella Compagni a. Aliora poco tempora palloe. Cente de Duca Bologna pigilava.
Francesco con sua gente dentr'entroe.
I a Terra di presente domi nava. Giovanni Bentivoglio allor piglion no . Anco que da Carrara si piglia υ a. Gio canni Bentivoglio 'ammaZZonno Que da Carrara a Pavia mandare. Fian cel co da chi' guardava campOnno, Et a ad ova lui se ne tornare. Jacopo si fu menato a avia. Lo Duc lo face va e guardare. Francesse Gon Zaga a Duc se gia. Jacopo da Carrara domanda va,
Cli' in sua uardia dato a tui si a. Lo Duc niente non si di mora va. Francesse Iaco si e dare. Francesse a Mantova si lo enava; E molio en to fac eva norare Dimittadini bella compagnia, Ch sem pre seco , ove olea an dare. Jaco a sola per a Terra gia
In tuti parti, ch e voleva an dare, Eragii alto nore e cortesia. Francesse Gon Zaga si terminare Volere an dare dat Duca a P a via.
Tulli gli ordini suo allor dare. Essendo ne suo Cortile sitasia,L Cavalli erano tuti apprestati, Mando per Jacop, che veni debia. I sm. VIL
Grandi genti erano i allunati Francesco a Jacopo si se partare Deo mi an ata oll o che faniati
di perche a figi mola fine cara
II nchegli se pol morte molio amara. Eartito trancesco, Jaco facta Fensieri di do versen scam pareTanto trat id, che alto ti venia Un torno mi essendo a pas seggiare,
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nia Barba vara si gli die , conforte,
Dicendo, he non oves bubitare Per questo col ut a 'aver i sorte. Francesse a Manto ua si ri tornare. Jacono Carrara si scri via, Ch a la rigion oves se ri tornare. In altro mo traditor o terria,
Imper ador e a gran ignor he a. Jaco Nioote, cli' ancora arave et cheri' a fati per do ver scam pare, Comprigioni er ergogna non arave. Francesse gran dispello lui pigitare. quello si u lo corninciamento, Ch fece Francesse in animare Contro Carrara. Non uo pensa mento De suo fati ne de Stato facia. De li suo danni molio era contento. Mille Quat trocento Due si venia,L Duca di Milano trion faUR, Perche gran ignor lui si se edia. Venticinque Citta lui domi nava. Dirotti qui appresso per certa OPer nome ut te, a cui signoreggiava. Et incomincio prima a Milano, Pavia, e Como, e Lodi, e Cremona, Brescia e Bergamo, he no e lontano, Vercelli, Alessandria con Tortona, Bobio , Alba est tacen Za, O NOUara, Feltro, Cividat . Uicen Zari e Verona. E arma, e Reggio con Ologna cara, E lena, e Pisa adorna di bellerga, Sisi is erugi de la gente Uara.
O pensi tu, feci' era gran ignoro, Tanti e tali tenendo per fermeZZa. Non libal se grandeZZa ne alore Venne la dura morte 'i ori via,
Com tu placer et nostro Creatore.
Che per si, obit tanto si facesse Di tanta spe se, non fumat ignore, Pareria impossibit, hicio scri desse, Lae gran spes a che perci obito se nno. Nors ista alaun che crederi potesse.
, Innumerabili gente vestenno ;Cavalli operti tanti si avia,
Landiere, e oppleri che ardenno. Che troppo gran fati a cias cun paria. Fac eva assai ci a scuta mara vigilare
Decii gran atti , he lor si edia . Mille Qua tirocent Due si pastare. Mille Qua tirocent Tre si veni a. La faceta della Chies com inciare Decio uom di Mantova facia,
Chiel di Santo tetro nominata. Per queli Anno non fu mica compia. Ritorni amo ait istoria memorata De Duca dico , ch era sol terrato , De la sua rede, che fu mal traitata.
Due gli avea di tui eran nato. Lo magetior Duca di rutila tenta, L altro Conte di avia era chi amato. Pochi si tro Volan in sua signoria Checit amassero ne in di ne in fare Pel ad re lor, ch ognun a gli volia.
Cias cun suddito cerct, Suastare.
Pensa di orgii a sua signoria,
Contenti, che per an ovesse andare. Perderon ut te Citta che tenta,
Saluo avia mitia di Milano Dei Palrre perderon a signoria.
Come a fati dir, per certano. Cremona e resci si se com inci no; Bergamo e Parma non ne u lontano. Placenga, Com, Lod, Crema eguitcnno.Quelle Terre parti tra loro Uia.
grande quantita se ne ccidia. Cia istuno attende va a lo rubare. Forgava 'l grande uel che me potia. Nelle Terre te cos male an dare.
Gran quantita di genti si parten nori Per tem delia morte ' suo lasciare. Mantova , a VeneTia si spargenno , Et in uoghi ove meeli sperava. Mantoa di loro en si porten no . Case e masserieti a lor ava
Secondo a sua acolia convenia Avvi amento a cla schedun restava.
Si che ogni uom vive si possia,Second uomini di casa cacciati. De suo danni ei alcuno si dolia. Chi rimas in te Terre memorati, Con grande te a racio no stare, Perche venian ogni di rubali Pandolla Mala testa in Como entrare. Soldato det uca lui era stato A saecomano Como e rubare.
Postia i Ruseoni si tot se lo statori
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ab Ugolin Cremona via; Quella come ignor signoremima,
Braseia li Guelli quella dominava
Lim hi bellini per tutio acciando Bergo mo i Soarcii overnava Parma ii olli uella dominando.
Placeii Ia con lue parti mal facia,L' una parteci altra suori acciando.
Di Lodi unmiti ad in ignor acta. suo si lar per tempo ia Beccari. Pur a Signori tui si se teni a. Di Crema un altro Citta di ii fariSignore, quella si se go verna V a. Innanetici' era a sua arte Notari.
Conae Francesto a Carrae cere di assigran ignore opo a morte , Duca di
Se a fortuna nollo contrariaua: Co Guel si di resciana cerc amore E mand a loro una sua ambasceria, Ch accellar o volester per ignore, Ch lor arebbe uona ignoria. Trattava di Vicen Za e di Uerona, Non dubitandoche alto gli venia. Anco par lato ave va di Cremona. Simi di Bergomo non dubita Ua. Di Milano ave va speran Za uona. Brestiani uona speran ra gli a Va, Di farsi grande che tui osse ardito,Perche cias cun per ignor o bram ava. Francesco a Carrara non marrito, Fe pensiero di voler uadagnare Verona e Vi ceneta, tot et orito.
Con Guglielmo da a Scala traitare, Che' vole di Uerona far ignore, Ma Vicenga per ut olea acqui stare. Guglielmo a tui si is pondeua allore:
Son contento diri ὁ, che comandate, Averoisi empre per mio Meiore Ancora a cario is conte paulate.
Ma che per tui dana gli a prestate. Carlo Uisconte tutio gli credia. Ducati renta mila gli prestoe . Francesto di Carrara liciolia. Venegiani, ch a questo uardoe, Conober, he grande si volea fare.
Di sua grandeaZa si se dubii oe.
le conliglio. Non era a comportare,
Che Francesse si folle gran ignore. Di sua grandeto cra da dubitare. Francesco con animo di valore Cavat costi con tu ita a sua gente.
Di Colotii sui si sece ignore.
Veneziani allor subita mente Di te en et si fecero pensi Cro. Vennegli atto. Non manc niente. Mandaron a Francosco Messaggero, Che Cologna lui si lasciasse lare,
Minacciandost con partare alti ero. Francesco Carrara 'ebbe a partare.
Quel ch'avea, si olea ui tenire. Anche deli' altro volea procacciare. di iii ancora si gli ebbe a dire: Leurandi sies, ch ho gia riceυuti, Me te ricordo con grandi fioire. Ma se Dio mi a te graeti compluti, me spero, che a me ur derata fare Fa ad altri senti dolor e luti. Li Messaggeri a VeneZia ornare. Fecer relagion acia ignoria Di vel , he Francesse loro partare. Uene Ziani gran consigito facia; dili rurio di Francesco par lava; Conobber che per loro lo dicia.
Frances co da Carrara non tardava. Guiel da a Scala a Verona menoe . Veronesi molio en 'accet lava. Stet te poco che Guielmo attos sic o e.
Pado va, o poco tempo duroe. Anco Cario is conte attos scaVa Percii danari , he gli ove dare. Di Uerona in signoria si fer mava. Quando si vide in ignori stare, chyosta colo alcuno non Via, Stava content be sape dominare. Mille Qua tirocent Quattro corria. Torniam di ombardia a ragionare. Caualcab Ugo in Cremona Via. Cabrin Fondulippe aliora fare. Cario Cavalcab signo facta Et stolino loro si ammaZZare. Cario per Cabrino si se reggia. Cabrino era in tutio obedito. Cario com iovan, buo tempo prendia. Parma Otto ergo h ne caltrito, Seppe per se uella Citta acqui stare. Caeci i ossi eo franeo ore ardito. Que Cittadini si fece rubare. Suoi soldati elle case mettia. Non ' era freno ello suo a fare.
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Pandolfo alatesta ' acquislava Brescia per danar, che ver debia D lo Duca di quella et contentava. Pan lolfo face buona signoria.
Breiciani ave van uo contenta mente,
Rit orni amo at Carrare se valente.
Che Verona lui si signoreggiava.
Era e voluto da tu ita gente. France sco, o qua pure dubitava, Se que da Mantova con tui non era, Una lettera scrive va e manda Ua.
Lui non a scrisse in forma di regii iera, Ma con superbia di grande ignore, Ch ' Manto vano osse seco in schi era. Core tui si ligasse senga dimore
Contra gnun che guerra volea fare,
In altro mo saria parti ci amore. se ' partito non olea pigliare, Da lui si guardasse Lo diffidava; Ch di Manto lo convenia acciareia Uenoetiani, che sui fatio pensava, Gia in Manto suo ambasciatore avia, Che ' Manto vano seco di mandava,
Che lega con loro far si debla,
E non vole 'I Carro per suo vicino, Percli egit e uom, cho sem pro a disia Lo Mantova , ch' intes lo latino, Si colleg tui concio VeneZiano,
Per non averrio Carro per vicino.
Gia ave vaeso ignore Manto uano La occa di esse hiera in anche Ostia, molt altri Castelli per certano', Ch lo Duca novel dati l auia Francesse di antova ignore,
Per agamento ch egli aver debia Francesto a Carrara con vigore Verona e Padova dominabae Dari Uerones rice via grande nore. Per a sua Donna , e uora mandava , pes figli, ch a Verona venia ia Uerone grande allegra menava. Carrares gran gloriar facia,
Ch lo suo adre acqui stat s avia Francesto i Cittad in s aeolfare , Jaco suo nato per Si 'nor Lor ad , Choe lui a Pado Volea ritomare.
Limittadini sit se ne allegrava D la signoria di Iaco prudente,
Che grande mento loro lues si amava, Francesto priae che esse parti mentED Verona si vo certificare Des antovam favere la sua mente Polo dat torvali mandb a partare, Et Arrigo Gallati in compagnia o Io Mantovano ambasciata fare
Era parente, e amico lo tenta rPlacer oves se P amisia tenire ;Che volontie suo uo vici saria. Ch si uoleste con seco iunire, Ligar si insem e fare compagnia Che en a questo era per eguire. Lo anto Vario allor si ii pondia.
Tutio ' fatio a tui bber recitato. De la risposita esse se ne se se. A P ad ova cavalco di presente. In Verona rimas Jaco corte se.
cero guerra a Signo di Padova, cheperdet te a Signoria.
V Eneetiani, che si flavano attente,
At Vanto vano si mandonno a dire, Che ordin et tesse a tutia a sua gente. che per Capitano debba ire Di tutio it campo. Et ei cos chlamato Com Capitano si deg ia fornire. tuti eos si H P ordi dato I Uenoetiani a Mantova tenta Due Citi ad in in a loro comandato,
Che mancare niente non debia In tutio, che bis gna uerra fare. Vicen ra grati forniment facia. Lo Manto an a Verona cavalcare. Da a sua parte non ci manc niente. Ueneat an per quella uada gnare. Stet ter poco, che die de compi mente. Ebber Verona, e quella uadagnoe. Fecer ' ent rata con molt bella gente.
Jacopo da Carrara si scam poeA Oitia, gia volle passare. Fu rite nuto, e lici imprigionoe. Uenegia si lacer tui mandare. Uenegiani Uerona si fornia Grando alleg regra si facean sare
Lo anto van tu riga non tolia. Uenegiani aliora cavaIcare, In torno a Padova campo Onia.
fu si fatici lo suo assediare, Che per fame i Pado vani si re se.
Lo ignore necio Castello entrare. Non gli iovaro Icune sue dis esse. Era assediato da ut te te parte Per fame aliora partito sit prese. Re Aduto