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P con tui si se vole ligare morte e distruetione de Gonetaga Che uella Gi si ovesse massare.
lasa rice, ut ricorda Che rancesco chlamato traditore Lui si 'avia, e ran dolor Ort. a. Pretava Bernat, per o tuo amore Dei parent ado, he On eco Via, Ch a Gonzaga osse dato dolore. Bernabo a Cansignore promettia, Uoleua con tui esse collegato, Far te vendet te grande oglia avia. che si tenes se ferino accertat , Che a guerra i se com in cierebbe, Come tu tollo foste appare cchiato. la uerra non abbandone rebbi, Finache Manto tui non avia. Non dubitava che tollo it farebbe. Cia scuti di loro in ordi si mettia Non mostrando di guerra vole fare. Mi Trecent e flant otio si veni a. Quelli damon Zaga lor non pensare Da ni una parte 'esse guerreggiati. M pur auean voluto collegare Con a Clites e con altri collegati. Per questo lor cur si tenta, Ne di a gente flavano v vi fati. Bemas eman Signore non dormia. Lo Merco Santo ne Serraglio entro no . Gent e belliam actat si se prendia. Borgoforte o campo fermon ΠO. Bernabo in persona ben armato, Lo suo navigii per o Pado andonno. Parte rima se e parte fu mandato Ad Ostia, si flava per Vietare Che soccorso a Manto non si dato.
Can Signore face gran guerreggiare Per terra e per ac qua, quant post a.
per o simile Bernat, fare. Que da Gon Taga ara dolore avia, per simile tute imittadini. Difendersi pensi e cias cun facia. Fur presi e sur robati monta dini, Assa fuggendo in Mantova Ventrava Ben rice vult a limiti ad ini. Bernabo a Milano si tornava. 'orgoforte est la sua gente Che in gni parte si lo uerreggiaVa. Percio simile Cane era ostente. Que da Gongaga dentro ava forte, Non e contenti, si flava dolente. Lodo vico si lagnava di morte, E co fratello pariaua e dicia.
Gran guerra in torno a Citta facia. le Porte spesso con gran furore Scara mucciaua e molli ne moria. Tom. VIL
Gran te m. aut vano quelli ignore.
Pensaron di soccorso in andare. Notificaror a lo imperadoro.
Ancora a Papa obbero a mandare;
a a Reina ch in Ruglia lasia. Et a Florena se notiscare;
Tutia a Lega che lor alta avia, Diro, chi Ono Comuni e Signore, .. - i tu i Oec Orso tollo si veni a. Messe Otto di Brunsvic con nore, De la Re in Gio vanna marito cala sua era gran ianore. Non venne in Orma 'un 'uomo marrito. Con bella e grande sente si veni a. Era et Cava ero, aggio, e ardito. Lo rate de Papa con Compagnia, Con seco ave va tuiti ii ignore, Ch a a Chies fedellate teni a. De la arca , de Patrimonio ancori , De o Ducato, e di Romagna 'era. en ut ieco tuti ii ignore. I 'Imperadore con a sua Bandi era,
Patri arca ' Aquileia, e Bologna, Florenga, e errara, e Pado a 'era, Tutti a Mantova, che' face bis gna. Quanta allegreZeta a ede tale schi erani tanta Nobiliade, hebennenno, Per esse contro a lae Biscia fera A egro iugno a mos ira si fenno.Quarant mila a cavallo armati Ne Serra glio tuit 'alloggiat stenno. Chi in Cale, e chi in adiglioni aliora lati. Grandi lichie ogni sorno sicia. Molli a Borgosor fur ammaZZati. Le genti de a Lega allor corria Chim reiciana e chi ne Cremone se.
Figlia van gente, , face an robaria. Ual attra parte corria in Nerone se.
Anch a Veronaci imperador gia Con sua gente, gran anno ne paeis. Molt e molli gloria limasia.
Con sua gente face gran guerreggiare. Gran parte de a Lega seco via. Era olire modo lo gran an neggiare,
Ch in gni parte loro si facia; Passato un tempo die tro si tomare. Dei sito Ues di Giugno venia Lo Re di i pro con sua bella gente. In Manto hon alloggiato venia A Uenezia era stato prima mente Peret, ii tui si s era dis montato, Da lpro sene etia con sua gente. In anto si s bene norato. L Imperad 0r volt da lui sapire,
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L Re dimi pro si gliel ebbe a dire,
Ch era venulo per ad domandare
Prima a tui, posci ad altri grandi Sire, Che lauri a uicio do vestero dare, Clio ' Sopolcro ui acquis a volia , Se i Cristiani ii volean' a jutare. L Impexadore e i Duci che li avia.
Tulli loro soccorso promet tenno. Posse iacio Re a Manto partia. In Francia con a sua gente ' an denuo; tuiti l Re e Baro domandoe Soecors e altario. Tulli gliel denno. Di Ponente lui se partiva poeBen contento in i pro si rit ornava. Con suo Baroni si deliberoe. Cento alere e naυi si se arma. a. In testandria loro si an donno. dentro a Terra per forZλ en traUa. Alessandria tu ita quanta rubOnno E lae roba acie navi conducia. Fu gran alto uello, che vadagnon no .. Quello Sol dano, che questo sentia, Fece assu nare grandissima gente , Ch in Iessandria lui veni voliae Lorae senti non esse sum ciente tanto forgo pote contra stare. En tr in nave con tutia a sua genteo non cessaron mai di navigare, Ch in i pro loro si se arrivava Sani e salvi a terra dismontare Io torno a dire, come si portava
La gente de a Lega, e Imperadore, Che e Terre di Bernabb uastava Pe simi lo terre di an ignore Ogni giorno su uello si corria.
Da gente a gente era grande rumore.
Lo Bistione e la Scala , che Vedia Di non potere in nulla uadagnare,
a perico di perde si fiasia,Cercaron d accordo vole fare. Imperador ambasciator mandonno , Ch do vestero a tui acco mandare. Di fari accordo insem si partonno. Fu salta pace, e ' Serraglio rendulo.
La gente venula a ea loro tornonno. Rimas Gon Taga con nor compi ut O , Di Manto liberata hora ignore.
Quella allegreret tot se iacit luto. Poco tempo si se passava allore Dietro a pace Francesto moria. Rimas auigiis to adre ignore.
Della morte riuid di Gomaga adredi Lodo co e di Francesco. Ι Treeent Sessant Nove corria; Dei adre di Lodo vico a morte, Messe Guido per ovrano me Via. Mille recento Settanta a Corte Lodo uico ignor si e marare, Bor o di an Giorgio, per esse forte. Mi Trecento et tanta n e fare Lo muro a Porto ' in torno murato, quedo orgo fece minorare.
D tiu traitato fati contra Lodo υico a simae a per due suo conforti. MI Trecento et tanta re puniato, La Chi es tui te emitta perdie, In gni part di quelle perse stato. Mi Trecento et tanta re accertato. Lodo vico a senti tui si venia, Che contra ui si fac eva traitato. Un ch Antonio Gongasta si dici a Con iecol Gongasta suo consorte, D uccide Lodovico lor debia. M a Nicardino, heci amava forte De Magnavacchi di ad ova era. A usili due si ava consorte .. Ancora furono altri di tat schi erae. In Gio Vanni Boccam aio chlamato, Andrea da Gede eguia a bandier . Giaco mi d Alessandria hi amato, Zangarino famigii valente Tutti quanti erano in Imel peccato. Lodovico come ignor prudente L sopra detii fece iusti Ziare. Molao i piacque alia comune gente. Aviati loro li fece impiccare, Prima stra scinati , e tanaallati, Pria che ' capestro loro est dare. Nello et to Millesimo a lunati Uenne Salo ite in tanta quantitate. Le biade in mol te parti consumati. Mi Trecent Sottanta Quattro accer: ne Di aggio una gran fumana verita. Per quella te blade in campo quastate. In que II' An poco gran si ri cogita. Alia gente fu dolor assa grande Percli in raeco ter poco Via. Mi Trecent Settantam inque t pander Fn a fame per P universo mon dori ora di fame quantitate grande
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Di femine era nomini a rotondo.
Ρoco pane per tutio si tro vava
APend di dana te hors pie ' fondo. Alia donne allat semine saltava
Des corpo suo, per fame che Vi . .
Per vere et Tia. da mangiare, dura eos a laschedii piria Mi Trecent et tanta ei non fallare , Che eme uno terremoto si grande,
Che a terra e case face tremare,
Nello et to Millessimo ti pande, Bernabo con Lodo vico faciam nodo, che fu tenui grande. Una tua figlia per moglier alia Francesco di Lodo vico nato Damonoga dico, la promettia.
Queito te ce per eliis hen fermato
Ne a sua ignoria, per elle forte, Ch Manto gli osse palan cato.
MI Trecento et tanta ei a sorte
Di gran guerrarii ven ne a Ueneziani. Fecer dises senet serra porte.
Frances co ignore de Padoani Un granoratiato si pen d di fare, Per diιfar o stato de Veneriani. Co Re ' Un heria seppe traitare, Col Duce ' Olierich e o Furiani, Co Gonove Anconita ligare. L Istrix, Schia voni , e li Marchiani,
E la Dalmagia e latroaZia ancore, morte e de frugio de Ueneziani. Questo tutio si procede Ua allore Per grande invidia , che loro ' avia Che Ueneetia di lor osse maggiore. Non ia per attre osse se lo facia. Pare vacior, si fosse troppo altieri, dice van che gran superbia auia. Pensaron di tener tuti i sentieri.
Che Ueneetia in tutio si dis acesta.
II Carrara puntava volontieri. Veneriani ostro che non dormesse.
Di Galere fornimento facia, di gente ' arme en si fornesse Cario en per Capitano eleggia Decio Navigilo, Qui lo accellare. Era valente, e a queli onor alia.
D 'igni cosa iacean grand apnrellare Che a .ut d arme si se ab his agnava
Per far disesa, quand 'era a fare. La Lega c lo mille appressa Va. eno vel navitio in quantitate, Anconitani per sit nitri arma va.
Lo e de umeri tu apprestate, Lo Duce ' si eric, quel ' Aquilia,
Patri arca dico con genti arma te.
et a Carrara con a mente ria Gran forni menti tui si fece lare
Naυ in lagune mettere volia Ancora grande gente se apprellare Da pie de e da cavallo tuti armati. In punt flava per OVer cavalcare.
Gli ordini, che tra di loro eran dati, In questo modo e forma si stasia, Ch oste a Trevis folla cominciati. Con ordin che a gente ' Ungheria re Visocio campo si meti esse,
Quol ' sterico seco in compagni'. Que da Pado a ChioZZa s attendet se Eo Ortago con quello guerra sare, Ch Uene1iani bene losentes se. Ancora a Patri arca ' ordinare Che gente e vetto vagii da debla, Si che niente lor en ga a mancare. Genoesi e Marchiani ordine avia, Ch at mare si se oves ferocitare, gran guerra per lor far si debia. In Candia loro si ebbano an dare, Modone e a Corone, a far guerra per gli Schi avone schi uerra fare. La Dalmazia e latroaZia per terra per mare gran guerra far debia ' Conte a Signa seco a tal si ra. In questio modo i suo ordi das . Quando lor parve ove com inclare , A lo baraglio gnun suo si mettia. per terra e per acqua diffidare Cominci ossi a uerra forte e grande. Vene etiani avean assa che fare. Percio mare te Navi si se pande In gni pari, che VeneZiani avia, ordi si era, et, a quelli si mande. Gario en o navitio non dormia. Acie Terre de Genoves an doe, grande uerra a uelli si facia Candiotti molle navi si se armoe Acie Terre de Cenoes guerreggiava. Notabit mente loro si portoe . Modone e Coron con navitio an dava dan neggia nimici in gni parte. E suo viril mente si portava. L una parte eci altra fece sua arte Nel an negetiare 'uno i altro forte. Ciai cun con seco si portava arte.
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Di e noti serrat sta facia D apriri acia fata venia sorte, mand la loro gente an da volia 1 sul terreno decio Carrare se Che molle volt gran anno facta E con sue Barche e Gangaruoli ossese Al Pado vano molio lor facia, molle genti in tu fate prese. In ogni parte loro si corria Dove potester lor annificare. suo nimici molio en ' facia. Per o simile ' altra parte stare. La guerra grande si facia tra lore
Quanto pote V an pur in male prare.
Genoves con sue Galere allore A Porto di Veneat si presentava.
Veneriantis ave an gran timore.
Poco tempo loro si se indugi ava Partirono, et a ChioZZ se 'andonno, quella con a vilio assedi aUa. Breve tempo li Chior Ze si duronno. Genoves Chiorga per forZa avia, dentro de a Terra si se entron no . sacco manno quella lor mettia.
L si fer maron e fermi i lava. D Ago sto se , quando a Terra avia.
Venegiani gran dolore portava, Veggendo a cos anda pur male. Gran fornimento di navi appresstava.
Genove si h in ingegno assa vale,
Credendo far en, per lor fecer male. Due Cocche lor si fecero asson dare Ne Porto di Chiogra Questo facia, Per vietar, he non si possa passare. Di ire a Chioetra non aves se Via, Che te due Cocche asson date impacclava, Galere di i passa non possia. Per cola modo Chiorga domi nava
Cenove si , non ave vano eman Za
Pe suo potere gran guerra facia. Di dis are Uene1ia avea speran Za.
Carlo Zeno fulmen oves stasia, acie Terre face gran an neggistre In gni parte dou egit an dasia
VeneZiani ave an tanto a vardare ;In ogni parte eran inimicati, Che mal pote an tanto riparare .
At Duee ' steric ebber mandati Ambasci adori, ch a lui si dici a Come a tui loro ' erano an dati, Percli Veneri an da gli volia Treviso libero e a lui donare ;Ma una cosa loro a tui volia
Che a Pado vano no douesse dare
Ne per danari, ne per amistate, Ma che per se ' douesse conservare. Se pur per alcuna necessitate In contrasse, che vender a volesse , Ch a loro tui a faccia rit ornare. Lo Duce tutio a loro si pro melle. La Terra libera gli fecer dare. Le genti de Duce dentro rimesse. Poco tempora tetro aliora durare Per denari a Pado van a vendia, Chera cos di luo gran vergognare .
Vene Ziani gran dolore avia In pace se lo convenia portare. i, dilender i avan Zo i cor tenta
Dei es di Dccembre seneta fallare Vene7iani suo navitio apprestava. Gran forni menti a uello loro fare Tra loro Consi glio si terminava Volere Chiore aliora assediare
Perche sentiro , ch a loro mancava I pane et attre Os da mangiare. Lo suo navitio in ordine mettia. Lo primo di Gennaro loro an dare.
Lo Duce a Chioggia con sua compagnia Di inquanta Galere si menava, Al orto di Chiogra lor si mettia
Chioget ara in torno loro ' assedi ava Ne dentro ne uori si pote an dare Genove si affamati dentro flava Can , alti, orci , loro si mangiare. Da ni una pari soccors aver Otia. I a Terra in torno si face tu ardare .
Veneriani a Cario en scri via , Ch a Venegia si oves se venire Con tutio lo navigii , ch egit via. Cario en i presente si partire, non cesse tui mai di navigare, Ch a campo di Chio27 lui si venire. Gionto heri , si se grand allegrare Tutio lo campo si se confortava Perche forti l si ecleva stare.
et a Padova si dii confortava, Dei en far de Veneri an si dolia.
Vedea che per Genoes male andava.
Uedea la cosa non bene andare, Secondo che pensato lor si avia. Genoes , he dentro in Chio et et stare, Vedea di loro gni torno mori re
Per a fame . Non avea che mangiare. Ne i medio non potean Or a vire Eran 'intom di navi circondati. Vedean, che convenia lor mal nire.
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venetiani non Io volle fare. Per prii: loni tuiti se ii volia,
Altra mente non li Volia ae cetiare. Genoes , he tu tener non si podia
Gia pia di mille era morti di fame A' Veneetia liberi si das .
Non ave vano a mangia pira strame
Tali eos e per non mori di fame. Ne ne Zia i enoesi me nati Nove mila e inque cento si era. Nolle pristioni tuiti impristio nati. Grande confitia a Cenoves e fera. I Ueneriani aliora uadagnava Lo suo navigii e tutio uel che 'era. Tullo a Uene etia pni cosa menava.
De la roba lata de Genoesi Lo sacco man ii overi in grassa va. uel da ad ova e ancora si Anconesi Di dolore si voleva scoppiare, pel simile tuti gli Ungare si .
Non edea di potere altro fare. Genoves 'accordo lor pensaVa. Col Padovano 'ebbero a partare. Di cerca pace seco agi nava, Perche era dis alti e consumati. loro tu guerra non bis gnava. aando in sieme si furo consistitati Quel da ad ova si tor rispondia. Com sperava te cos non era an dati, che a la Lega questo di volia, Per voler'ognun i lor contentare, Di pace far, come lor det to avia. la Lega fece notificare, Chera enoves pace dimanda va Che guerra non potean tu portare. Di pace per Ognun si termina Va. Lo Conte di avola mediatore, Que dimandonno, e lui 'accet lava. Le parti mandaro in Savola allore. Assa ei fu da dire , e assa da fare. M pur in fine u pace tra lore, Con quelli alti, che or 'accordare. I rigio de te parti fur lasciati. Le Carte de pati si fecer sare. Cias una de te parti a ca tornati. Veneriani fac ea eran allegrare. Non si doleva de' anni passati . Di vittoria ede an 'onor portare; Che contro tanta gente eran diissi. Vedea i suo nimici vergognare Gran tempo die tro stet ter Genoves Cho pur di male in egetio lor facia.
DE Re di Francia servi lor si se si
Ueneetia di stato molio crescia. Ciascuno i tem eva molto forte. In mar e in terra ac qui stare facia.
Mille recent et tant' Otto corri , he a a pace su dato compimento. Mene Ziani grand' allegreZZa via.
Conae Francesio fit limoto di Lodot ire da G-- Taga men per moglie la illi uoludi eruabo Viscouti MIlso recent' Ottanta si corria, Che Frances c d Lodo vico nato, Damon et aga dico lor si dicia,
Lor volt ero che o lor parentato, Lo quale con Bernabo era promesse, Aveis effetio e compimento dato.
Berna, ancora tui istoste De la fi lia Lodovico invitava
Era contento, ch a marito an desse.
Le parti contente , gli ordi si ava. Bernab si a fece ac compagnare Al 4lio, che uigi si hi amava. Gran Corte Lodo vico fece fare. In Manto grand alle greZZa facia. Torneri e Giostre, ballare e sonare. Assa Signori a uella si veni a. Tulli quanti si fur en rite vult. Di gran presenti aliora si facia. Quando a Corte moret fur compluti Ciascuno a casa loro si tornava Dico di quelli a lamor te Venuti. Francesse con Agnes sua donna flava , Et in se me uo tempo si das a. Lodo vi con sua donna 'allegrava.
Della morte di Madonna Alda Marcheonae conforte di odoυic damonet aga Signore di Montoba. Ille recent' Ottant' Uno corria, La morte, ch'ames sun uol perdonare, La donna di Lodovico tolla. Nata 'Este, donna di grande affare, Saggia e valente per cias cun ri putata. Lo suo corpo Lodo vi se norare. San Francesco quella fu portata
In et Sepol cro quella si mettia. Con gran Chieresia in quello collocata.
Ille recent Ottanta Due eorria Lodovico si ven ne a sorte. La morte i totis, i alma port via.
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Alli Mantovani si dolis forte, APeret, era stato loro uon ignore. Della sua morte fu gran disconforte. Francesto si rimas pol ignore. Anni sedi cicio detio si avia. In reggimento poco valea allore.
prendersi vo tempo si stasia, Perche lo adre si gli avia lasciato
Gran tesor le eas plene Vea. Di genti luomin flava accompagnato, Ch lui si se teneo a provisione. Da tutia a gente era molto amato. Perche di far en ' avesse agione , A cias cun dena face prestare Con curtate di buone persine. Niente 'utile a coloro costare. i terrier, forestier, resta facia. Per tutia Italia tale voce andare. Cias cun grande bene gli Olia. Era iovi piacevole e corte se. Giocoso e allegro ava vitavia. Mille recent Ottanta re corria, Francesse allor si signoreggiava. Gran mortalita inmanio venia. Per tutio l'Oi tanta Quattro durava. Mor grande quantitate di gente.
Euor de a Terra, hi potea, si rava.
Lo Conte di iri si is pigit ara Os
Bernab suo barba alia sua gente. Lodovico e 'l figli uolo incarcerare. Luigi per suo nome era chi amato.
Gli altri gliuoli loro si campare. La ignori di Milano pigliato, Waltre Terre, che Bernab lenia, Di gran ignore ui si tenea stato.
Verona e di incenda Come Madonna L
fabella forella di France si damonet aand a marito a Signor Cario de ' Mala resti. I Trecent otiant Sette eorr
Lo etto Conte Uerona pigilava. Antonio dacia Scala campb via. Appresso Vicenga uiri acquistava QAntonio da a Scala dis cacciato, Malabbiando ' intorno sen' andaTa.
Dur poco, heri attollocato. Lo Conte aliora cur si tenta Di Verona e Vicenetari acqui stato. In quello illesimo ς' andasia L sorella di Francesse a marito. Damonetaga Isabella nome avia Cario Malalesta uom ardito.
Quella me noe con u grande nore, Condotta a Rim in con nor orito.
s visci oneri iani, che si ricordava
De te ore se e de to grande timore, Che ricevet ter non dis menti a UaDe Padoan, quando a puero sese, Di far vendetia loro si pensava. Frances co da Carrara grandi spe se Percia guerra, che tui fati s avix Con Antonio alla Scala cortese. In quella tuti suoi dana spendia, Si b d o rimas overo ignore. Ueneetiani, che questo sapia, lo Conte mandaro Ambasciatore confortari di uerra pigliare Con uel a Pado va ch era ignore. Che seco si voleva collegare, caccia Carrares di ignoria; Che in breve tempo si se pote lare, Perche danari tui tu non avia, Ch gente lui astalda si potesse. Per questo a costa fati verria. Padova prima che ' Conieci avesse, Trevis che osse suo Io volia Concit Castelli, e tuite 'appendi se . Questo a Biscione tutio si iacia. Fu concluso, e tuti l ordine dato. Gran forni menti di gente facia. Francesco a Carrara uom sensato Di quella Lega si ven ne a sentire. Co suo Consigito si s ebbe pariato. Dicea loro, chera parea da re Non s Dede che fender mi Ossa
Da questi , ch ora anno tanto potire. Esse tanta conoseo et fua poma, Ch da se non mi potr r arare, Che non Denga a trabocca ne a fossa.
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Fuora di loro quella parte rei a Francesco eo rigli uolo ordi das . Che talla ardito contro tale imprei 3. Polcia lui a Trevis elandasia. Trivis an punio non 'amava, An Zi gran male a in iro volia. Peneliani e t icion cavalcava. Assediavano Padova e Trevise .
Gran gente a me e da caWa menava. Alloggiati ' in torno lor si inite. Trivisani poco olla durare. un torno armati concio suo arni se Comin clarono tuti di ridare.
Viva a Marco, e lo Cane mora. Francesse da Carrara non tardare
Di reuis tui se ne sciva fora. Padova di presente cabalcoe. La gente de Car piglion senZa mora. Venex iani in trions se ne entroe,
quel Ia molt bene si fornia. Feltro e Civida poco duroe. Misenea iani loro si dasia. Padova fi rimas assediata. Biscione e Veneriani li stasia. Padova era forte di sagiata
Di vettovaglia, che poco 'aVia, Si che dentro a gente consolata Poro tempo durata si se avia. M lo Biscione dentro fen'entrava Francesto a Carrara si prendia Sara figlio Francesse Novel scam pava. Dentro a Castello di Padova entroe, in quello lui si is vi di morava. Lo Capitano de Biscio mandoe Francesto a Carrara a presentare Almonte di Milan, che P accettoeo In una rigio lo sece mandare, Et in quella encio face servire, vestito e calata e da mangiare. Passo quel Anno. 'altro a vero dire, Francesco Nobel tener non possia.
Configliato Francesto ui Venia, Ch a lo Telon o Castet oves dare. Raccomandarsi a tui si obia. Furiatio come lorcio consigitare. Pa Via da Conte se ' andoe, Et a lui molio si accomandare. Lo Conte molio e siti accettoe, F non provigion e nor facia. Ma Francesto di que non content . Lo Conte Debbe allor la ignori aD Pado e de Casteli a compimento. Mi Trecens Ottaneta Nove corria.
Ne det to ille limo nono mon D.
Conte di viri u la figlia mandoe, i, marito con grande ornamento.
At Duca ae Ortiens a maritoe, Erate de Re di Francia stra Signo
Francusco damon et seco andoe. quella fu fatio grande onme. in quecent ita Ducat dotata, Furo dati a tuo marito e Signore. Grande Corte in larigi a quella fiata Fu fati di gran nobilia , che era.
Gioitre, orneri facean', e an Zata. Francesco a GonZaga con sua schiera Torn a avia, a Conte presentava Lo Conte i recepi con uona ciera Francesse a lomon te si contava, Come lo fatio tutio ' era an dato. lo Conte molt lo ingraZiava. Francesse a Mantova si is toruato
Di sua venula fessa si facia. La Terrata allegregZa agordato.
Comeo Verones, ibellaron a Conte di
Virtis, e come Verona su recuperatae musa a faccomauno.
MIlle recent Nonant si corria, Ueronesi a Biscio sol belloe.
La Citta di Verona lor tolla. 'Co Biscion Ugolo Biancard stasia. Per Cittadella in Uerona ' en trava Frances co Cona aga soccors dasia. Ducent provisionati ii mandava.
Quelli rubar o tergo i duronno Tuti' i Soldati ricchi se facia Pel gran attin, he loro uadagnonno. Gran parte deci Veronesi suggia, pure a Mantova assatis applicoe. Manto vani molio en i ricevia
Lo Conte poscia loro perdonoe. Ueronesi uti anche tornava Le case loro vote ri trOUOe.
Come Francesso a CGrara tolfe Padova a Conte di Virtu. IN que Mit Iesim ancora incontra Cosa ch a lo Biscio forte piacia, Percia qua lui molio si corrucclava. Francesto a Carrara si partia Senra comi ato Lui non volt stare Al agamento, che ' Conte facia. Con
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Con Pado vani tui si se traitare Per una Chia vica dentro toletto. Co su dentro, comin claro a ridare. Vitia Caro Mora Biston Maladetto. Per questo modo Pado va prendia.
Lo Caste pelisi scio si tenea etto. Francesse Novel forte si facia, E lo Castello lui si se assedi ava. In poco tempo uello si se avia. Bassano fermo; quello si restava
A Biscione gran te alta ostroe: D'essere con tui si se contentava. Francesse a i en egiani si mandoe, Ch figli di an Marco esse volia. Veneri an per figlio ' accelloe. Tullo uello, ch a i Ueneri an iacia, Frances co si se pensava di fare. In an sat suo consigito reggia. Lo Biscione non volle tu cercare Di fare niente allo Pado vano, Che 'accors come a cosa an dare. Ciascia di loro fecer pensier sano. i' una parte, e altra si se stasia Lyuno a Pado va, e lo altro a Milano.
IN ueli'Anno ancora se nra fallari ZaFrancesco, he di Manto era ignore, Buo reggiment avea per certanZa. classe uno face va grande nore. Per molli modi a classe uno servia. Lui era molt be voluto allore.
Giostre e solargi di far gli iacia. Non si ed eva stanc de benesare. In ogni parte di tui si dicta . . Era largo Uoleva assa donare, in magne cos si se dilet lava. Avarieti a con tui non vole stare. Lo Conte di Uirtu che si studiava, E lo cor teneva a farsi grande D e nolle a uello si se ripensava.
Con Barba vara suo animo pande, con tui face va questo partare Io presso Dis, che gradia mi mande, CV io Ossa ancora signoreratare De la Tostana e de la Ombardia Certe Terre, Ucio orri acqui lare. Floren et mi grata tu P altra si a.
Luella superba se edessi assa,
Ni un arator contentamento Dria. Certo nanti, che trono tempo passa, Coriυiene, cle tale modo mi tegna I
A lologua conviene, che a me la Uegna. Se quelle due Cirtati io m aDele, Guelle sintoris avria poca ritegna. Aliora Barba Vara a tui si disse: Io credo, che o potiate sperare, Quando non fuse a hi questo incresces 2 et a Ferνara doυete notare, Di Boloena non vi orri vicino, Perche de la sua aurebbe a dubitare. ia uel di Mantoυa, FG amico suo, Se con vo egi fode collegato, ri Farebbe te me lagni suo Dicino Fare te hene far H e si inet italo
a con o la ei a de Matale Potras eo lui di ci far pariato Conte piaeque o paria reale, Ch Barba vara con seco facia, di a dire in alte re ZZa sale. At ignor di Manto Me Ilo venia, Ch a far a festa si oves se an lare Concio Conte, che ut o ri queria.
Francesse senZ'alc uno i tardare
Si is in ordin con hella rigata, sarcia festa a Paula si tirare. Pavia bella gente apprestata,
In contro gli ven a con grande nore. In et Palargo tu tutia alloggiata. Lo Conte gli mos trava grande amore, grande mente o face a norare Pru che non era alcun' altro ignore.
Ogni giorno, si face va ballare, Granii ollae e gran placeri si facia,
alc una volt gi vano a cacciare.' Mille recento Novant' Un corri aD De Mese di Gennaro a vero dire, Che Francesco Gonraga era in avia. Venne ad n giorno, che loro si ire, to Conte e Frances co si se stare In una camera si posse a se dire. Lo Conte a Francesco si partare, Erilargos si de a sua intenrione, Ch seco si voles se collegare. Erantesco, che conobbe in tengione, Ch lo Conte in questo satio 'avia. Rispo se hanc con cor dici ione; Ch per lui collegar si non facia, Per tem di non a guerra venire: Di stare in pace tui si se intendia. Lo Conte ancora gli cominci a dire, Che cara mente lui si lo regava, Che a graria da lui possa ottenire. Francesse pure gliela negava, Perche conosca bene to partito. Di ei ' Conte coperto si turbava. Lo Conte non ostr niente senarrito. Con larga faccia lui di se stasia; quel partare allor la compito. Venae
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i stomo che Francesco partia, tui a Mantova se ne tornare Sano et allegro con sua compagnia L Conte di mala inglia si stare. Con Barbavara si paria e digrigna.
Dicendo i iii Ora cla re ne are D. iii atri r animo se rit sua
Testae e veni con tui a ten Ion P. Collo Conte uno suo amico stas , A qua Francesse si se ri tornoe. Metter uo vole fatica toglia. Collo conte tali parole ui Oe, Ch lo fece di molio miliare, E 'n con 'altro si ri concilioe. De Mese di Novembre questo fare, Ch Mon voler tra loro si mo strava
Benche non osse, pur os mostrate. Le os mute tra loro si stava. Si manda vano bene a presentare D'alciane cose, che lor si donava. Francelao limand b, che volea an dare
A Natale dat suo ad re aggiore sarrie este tui visitare.
Giun se a avia con uia grande nore. Lo Conte e montesta hen 'l edia, Mostrandogli uo viso e Olto amore. cos cias cun' altro gli facia Standosi con dileti di rigata. Con grande onor cias cun lo edia.δnda vano a cacciare a lacitata.
Di far ballar ditet to si tolla. Tra o di gran proferte era derrata.
Mai animo contro lor ingrossato: Per o similis Bolognes facia. M pur flava cos eo loro en fato. Francesco non 'attentava dire Di questo. Tacea, e in se riservato. Francesse che a Roma volea ire A lo Conte partava e si dicta: Padre mi , o vi faccio ora opire, Ch o Roma diis o fon facia via, P, m ei peccati a Papa confessare E ehe per lui assoluetion inita. Tam XVII.
non facesse lega, dubit oe Vi luoi emici, ne i sapia,
he da loro Frances et era invitato, Elie ut con loro serra si de hia. Prance Ico o Conte ebbe pariato Votin tιer Dpressim P in tenetione Che I abere contro' nostro Bato. ποι ara grande consolaetione Che nanet che o a Roma 'andati inseme οι sacciam Ullatione.
Se arcite, non fendo collegati.
Temo che o non entra te in riga Se con loro votis collegherere, Non crediat tutio uello U ei dica. Francesco disse: A Dio vi rimanete. Far ri' posta, come a casa sa. Credo di far, che vi conteuterete. Parti Francesco con sua compagnia.
Subito o Conte fece pensiero Di farto prende pri , he vada vix. Bel trando Rost favio Cavali ero Diste a Conte, che non era a fare, Ch a lui faria troppo gran vitupero. Lo Conte tesse, e lasciolio an dare.
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Di non legarsi a parte pigilava Rispo se l. Conte, non vole far liga,
Ρerche 'entrare in guerra dubitava. Lo monte in uello tu non ' affatiga, Stando pure cos a me iter mente,
In quat modo a lui pote V da briga Francesco allor senga fallimente Molli Castelli de Conte tenta Che si ave dato in egno sufficiente, Per mi gliai di vati, che avia Prestati a lomon te per uon amore. Manu i danari imast ili volia. Fu dato compiment en Za dimore. Gli animi loro pure ' in grossa V A.
Non 'era e compita mente amor .
Florentini pur spesso ricordaWa in Francesse , che seco de egia fare Lega baona, e di quel molio reflavae. Francesto a loro si 'ebbe a partare Come a Roma lui anda si volia, Saria con loro at suo ri tornare.
Come Frances da monet V and a Roma Come ne suo rit mare, ii 'onte di mihi Io molle far psellare. Come Francesto collet co Florentini, e co Bologus.
MIlle recent ovanta Due corria,
Francesto a Roma si pose ad andareis Con seco ave va bella compactnia
Lo Conte si dispos a suo ornare, Quanto pote che tui osse pigliato. Ne lo Patrimonio tui mandare una Compagna, che tenea stato. Cinquanta mila Ducati cilia Darie se glielo ava pri Rionato. Francesto che questo ut si sentia Per mare a Pisa ui si sene andava, Sicche alcuro offender nol possia. Da ita a Floren Za a UalcaVa. Co Florentini aliora si partoe, Della Lega tra lor si raeti nava. Florent in per Bologne mandoe. Traciores a dire de la Lega sere. Francesto in questo modo dimandoer ollio En - e mi obbiat dare Pe temto di pace di proDison Dueati Mille a MantoUa portare. Y se di uerra ara a coelone, Dua Mila Ducat mi crete .sus dimando per mi provisione .
L mi Serragii faria abbandi nato ;Per querra et entro non 'potria flare. Quando Frances co ebbero ascollato, integra mente tutio promettia
Frances co a Floren 1 si partire . Bolo na tost si arri V a Ua . . Co Boiognes ancora fura dire. Da Bologna comi at si pigilava. In breve a Mantova s arri UOM. Gran festa Manto per lui menava. Per sua enuta si se agordoe. Gran est e gran sol aggi sit facia. Perche tui fenga anno si tornoe. Florentini a la I ega ordi mettia Quando e cola sur ut te ordinati, Danari a Manto porta facia, Perche egnam fossero comprati Da fare it Ponte che 'era ordinato. tuiti i bisost ni fur ii ordi dati. Mille recent ouanta Due passato. Decio Novanta re si resta a dire.
Lo Ponte a Borgoforte com inciato. Frances c damon Zaga a vero ire Due anni senZa Donna 'era stato. Procac clava di una Donna vire. tot fu ' una Donna ricordato. Malalesti una orella 'avia; Era alente e buono parentato.
La costa masticata si compia. L Donna si gli su promessa allore. Francesse di ei contente ZZa via. Di Novembre di anto lo ignore Quella Dcnna a Manto si me noe.
Fu ricev ut a grandis limo onore. Due der ratelli si 'a compagnoe. Madonna Margherita era chi amata. Mantovani per ei festa me noe.
Per ei gran Corte si se quella fiata. Giostre, orneri, solargi si facia,