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icino allam te atronorato, h animo si ii verra allegre Di tanto trions considerato.
orni a Corte ii durare. Torueri, Giosire, Bastordi facia.
Dallar, cantar' sona iacea l. ir Quattrocent Sotiator si dicia, Con ustbni alia Corte si trovo . denari dona lor facia Cialcim molio contento si chia mae, Cos ii prandi come i minori. Parti ias cun ' a casa sua tornneis
Uno cli' in Grafignana era nato,
Con Fili pin a Gongaga stasia.
G glielmone grande era chi amato, Era bracci se iungo dicitatura, Due braccia iungo pili 'altro troUato Colui ave va grande in forcatura. Piodi e ambe alla persona eguia, La est grossa non olire mi sura. Cran sortegra ella persona Via Per altri re si era' suo mangiare.
. Tra gli auri assai discreto si tenta. Filippi damoneta et i vo pro VareΡm volae con altr' uomini pro vati , Alla sua orga tu pote durare. Come li pulti di otio anni nati Con di venti non avria posia, CG da lui tuti erano maccati Uno Sol dato, ii quale ebbe tant' olia, . Ch a lui in piaret disse villania, Guiglielmon d 'in pie gli die una percossa. Poscia percia in tura o prendia; S la arat teria si lo gittoe, Bracci oti' alta si a Piaret sta ia.
Filippino uno Nanet to si avia Quattro panne me iungo si trovoeo Innangi a Filippino a cava gia. Su a sella si convenia ligare, Che non essendo, ad ut saria. sape va colui molio en cantare. Cinscun di tui ave va gran diletto. Anco gli altri sepe va calefare.
Conae donii si se andava pulit o.
In uel tempo in Mantova talia , femina. Si fama lata mare La Ricci a Mutin .ira e ii dicia, Che quattro bracci di persona cra . In sacci prolla, e Iargo petio avia. Di prande forte ara femina iera Ses stata di frumento ei portava, Che grave pes aciei mal non si era. quando l'era cosi caricata, Per portare a blada a lo mulino, Ed a bore da alcun osse invitat , Caricata se flava a ber o vino. ς' altri ancor a ber te volea dare , Togli ea volonti eri a que vicino. Per sei stata non avara filare. Filando acio Mutino se 'andava,
Di uel pes non te parea curare. Ma non flando uno Oggio portaUa. Questo su vero e chiar a tutia gente
Per tre altriciei sola si mangiava.
Visconte enne a Mantova per aridare a Venerit , e come s innamor i gotino a
Ille recent Quarant Sette ancore Lo Rela Ungheria a Napoli s andoeCon grande gente e con grande nore La morte de Re Andrea vendi cor, Suo fratello mort a tradimente.
Filippin Gongaga seco me noe Ando υ vi Filio pin si orreVOlmente, Ch in gni parte tu lo Re paria ISD era norato a tutia a gente
Ne det to Milles mo veramente F in Manto la mogli di uehino De Visconti arande ignor possente. Isabella innamorossi ' Ugolino Damon et aga, cli' era o Cavali ero. Sterter' insem con gran iacere no.Quella Donna, volendo dire ii vero , Ad altro fine a Mantova non venne, Se non per saetiar concivi a mestiero E a Luchino la raeti si ottenne, Per suo voto a Uenegi d an dare
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Upolino a Veneria seco an dare Ben accompagnato seco se ne i a. Di noti in sieme stanno a solaZZare. Le Donne et simit, che seco avia, Cias cuna aveva seco lo suo amante,
Col qua la noti placer si dasia. esto face vaciei per Uigio, ante Cheralite o di ei di non potesse,
Perche in errore osse tui te quante La perdonan et avula si partesse Da Veneria: A Milano ritOrnava.
E Ugolino a Manto si rim esse. Mastino dacia Scala , ii quale odi ava elli damon Zaga quanto Otia,Luchi di tutiori fati si avulsava. parole tali sotto mettia, Che Luchino Mastino, elo Marchese, Tulli re in si eme lega si facia morte e di sirurio de Gonetaghese.
Mi Trecent Qua rant' Otto com in cice La guerra grande a Manto vane se. Innangi ch'io piti passi vo dir aloe Lo 1 1 an olo a ventu na Uenne Unoremuolo. Non su maggio da me. D'Aprile a Borgosorte 'alloggioe Luci, in is conte, it quale 'attendava; Mastino a Curta lone 'attendoe. Lo Marches a Go verno s' appoggiava.
Per nave e terra a guerra facia.
D'ogni lato pur in matri' adoprava. Filippin orgo sorte disendia. Fel trino a Montanava se ne flava, far dites quanto lui potia. Ugolin' a cruriato fori asia. Lodo vico amo vernolo si laua Tutia Gonzaga di uora disendi . Luigi e Guid Mantova Guardava Co Cittadini, che dentro vi era, Di cui Gonraga molto si fida va Ogni nolle 'in torno grande schi eraDe mitta lini armati se and ava. Cercando a Terra con sua Bandiera. Cittat in te Forte guarda Ua. Cinquanta Galeon furon armati, Fornit dimitta di , he si amava. A fi di et tembre fur assu nati, Cib chemon et aga allor pote fare, Borgoforte grande genti armati. At eampo di Luch in confitia dare. Di nolle res ' navitio e sua gente. Non ci lava hi se pote v an dare. Masti di campo leu immantinente. Trabacche e padiglioni si lascion no . Lo Marche di errara simit mente. Grande fucio uti in che vadagnon noL Manto vani tuiti s allegrava.
Cias cuna de te parti in sui suo ava
Perche Gongaga dicior si efflava. Milan gran consigito si facta
Di vole lorcio campo is a forte tempo uovo; os conchiudia. Luchin iston te venne la sorte, Mi Trecent Quarant amove corria, Di Febbrajo 'ast alto dura morte. L Arci vesco vo die tro succedi a Milano venne tui signoreygiare.
Filippi damon Zaga a Milan gia.
Conci'Arci vesco vo si fu a partare, Percli'avea seco grande amistate. UArci vesco vo Qui se querelare Di quella guerra grande, ch era late. lui si a Veva molto incresciuio, Ma che voleva fer marci'ami state. Di presente modo si is tenui , Che a lega con Gongaga facia, pace in sieme con amor forulo.
Come fu grande mortali a ne MCCCXUVIII. Della morte di asino della Scala . C
IN uel ranno gran mortalita venia,
Benche ne pastato gia ora stato:
Di hiandus se alle inquinaglie moria. I 'in Anno e P altro si tu terminati. Le due parti elle genti morire. Cinquanta mila col conto stimato. Lesbiade percii campi non cogi ire; L uve in s le igne si rimania;
Non era chi curas di quelle vire. Le a se vote ab han donat stasia: Non era alcunci che di roba curasse.
Cias cun pur a campar pensi e facia. Mille recent inquanta dico allore Si fu lo Jubile a Roma dato: And gran gente Cristiani e Signore. Mille recento inquanta a pDuntato. Mastino alia Scala si moria
In Verona. Fu fatio gran plorato. Mi Trecento Cinquanta Due corria, Ch Mantova aliora si a murata. ue' damon Zaga murar a facia. Per far que muri, a terra fu gittata La Torre de Cremaschi ch era grande.
quella degi Asandri u atterrata.
Ancora uno alargo molio grande Con una Torre, cli in suci PiaZZ era,
La laeteta di an Pietro si ii pande.
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MI Trecent inquanta Quattro ap-
Filippin Gon Zaga moelie men Oe, Madonna Varena 'alto parentato. At Pentra di Febbraio uello foe. Grande Corte per quella si facia Gran Gentilega a uella si arri voe. Delli Uticonti grande ambas certa; Da a Scala venne Frigna prudente, Fio natura di Mastin si dicia. Lo Marchel da errara valente; et da Carrara conise grande onore, Altri ignori e Castollan saccente. Ugolino a Gonetae allore Con Frignano suo Cognato traitaVa, Ch di Uerona si faces ignore. Frignano di questo si contentava.
Dice : a grande si e per andare In Lamagna a Cognati , he P amauar. Come a Verona fou, far partare.
Et stolino a tui risposta amiga.
Auderet e Lappiat s le fare, Ch di meu ν' a Verona albia riga. uando ora si tempo di mandare Per me, h'io debba a Verona venire, Sar appressato a doUer caUalcare. Facevasi tracior questo a dire. I a Corte compita gnun a a tornaVa. Frianano a Verona lui redire. Co gli amici di presente pariau Di questo at o ver a compimento, Come a Grani via a Ualcaba.
Ugolin Gonraga de par lamento, Che con frienano fati si se avia, Con et trino ne fece sentimento . Et anche a Guido ita per o facia. Ma non ostro di iente sentire, Perche di Filippino tem a Via. Venne to torno a Grande partire Verso Trento tui te ne a Ualcava. Frignano in Verona lui rimani re. Tom. VIL
U mello a Mantova tollo manda va,
Che cistolis' prello cavat calle.
Face, a far che 'Liopolo '. rma Ua, ch a Verona con loro 'andalle. Nerona tuiti or 'arrivava L Nerones tuiti in confusione, Di quella ignori si lamenta Ua. M a Cai Grande sena mancagione Seppe, che Verona perdui avia Suo trat et Frignan 'era a agri ne . Cane a Pado an gente queri a Lo Carrare se gente si gli aua. Con quellam altro a Verona veni a. Con 'aluto de Citta in entra va. Frignano fue mori di presente. Fel trino erat Manto vani pigilava. Novecento furon, he immantinente Tutti quanti si fur carcerati, Robati prima, lor non lalci niente. Cinquanta torni in prigione lasciati. Voneetia di pace 'intromettia. Manto vani alle rigion a Vati.
A Mantova turti lor si redia, Salvo che qua tiro, ch 'ebbero a morte. Da carnescia fu, quando res a. Quando fur res, si doleva forte Filippi da ConZaga ignore. Quando lasciat fur, che gran conforte lDel et to Millesimo dico ancore, Lo e Boemo a Mantova Venia, Vigilia di an Marti con nore. Que da Gon Zaga grand 'onor facia.
Stet te per tutio Decembre compluto.
Corona di Ferro in capo metuto. Da Milan a Roma ebbe a Ualcato. I a Corona 'Oroci si prendia. Parti a Roma, a cala sua Ornato.
M lle recent inquanta ei corria,
Lodo uico a Gon Taga me noe La Marchesana ch 'in oglie tolla. Per quella grande festa fati De. Marches a Ferrara seco venia, farie onore niente e mancoe.
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Ne deito Millesimo allor moria Filippino a Gon Zaga valente. At Popo Mantova molto dolia. Per a sua morte doliis a molta gente. Datelli facea gran lamentare. Gentiluomi tuiti simit mente. Rima sero diotro a signoreggiare Guid e et trino colli lor figlivoli,
Ch tra loro fac ean a partare. Eoosto tracior acquero gran doli, Cho eias cun dicior ire figliuoli avia. Invidia vatis, come fanZa soli. Cias cun figliuo de Signo si tenta. L'un tu deis altro oleva esse maggiore. per questo aeque gran gelosia. Quoi di et trita pensaron gran errore, D'uccido Guido con tuti i troi nati, seneta fallo stolino aggiore. Ugolino ven ne a senti ii traitati, di sit lo adre se avulsato. olli a cavallo subito montati. Verona seneta toglier comi ato Cavalaomno forte, per campare La morte, eho si saria loro dato Conia da la Scala fi posse stare, Lo quale si sentiva dei traitato. Fu contento 'averti ad accellare Suo adre rimas molio turbato. Dico et trino e figli scam pati. Per tat agione flava vergognato. Guido con et trino riconciliati Stavano imostrando uona Voglia. Le eos fati avea dimenticati ἀ
A. Condusse sua gente no a avia. EG si fece a sua adunanTaDi gente a pie', e gran caValleria. Sul Milanes cavalco senZa fallan Za, Mettendo e case a foco e a fiamma, non facendo ad altu serban Za. Bernabo ' Ugoli sapea a fama Lui e ' frate grandemente degnati,
Eora loro en sur gli ordini dati Che tutia gente si ebba fornire, E Quando Hrranno, che en' apprestati. Ugolin aggio si ven ne a sentire.
per questo agetior guerra facia. Stavano i Milane di mal olire. Bernabo grande dispello si aura, Udendo ch'il suo terre fi uastava ;Modo di ripara non ci edia . Ugoli di ornar a a pensa Pa. Me se era stato a salvamento Levo' campo. Uer rescia si tirava Bernab se subito pensamento, Mandare a Montechiaro a sua gente , Ch a Geta facesser impedimento. Ugol in sagace e uom a cente, Fu prima a passo colla sua rigat , mi is in ordin tutia a sua gente. Quella gente di Bernab armata Correva a passo , he torcio voliae Con quella de fratello adunata. Ugolino, hemia non si temta, Con a sua gente di buo coraggioe Coris tra loro, e lo campo Ompia. A molli si furiatio grande oltraggi O. Pochi moriron, a gran parte presse, Condotii a Manto col loro carriaggio. Quando Bernab la novella in teste; Egli non fu mai di si mala vota. Di far consigito eo Galea prese. Ciastu dicior aveva grande dota , E la vergogna a loro pru dolia, face va at lor' animo gran nota Galeargo a Bernab si se dicia.
uso non e da ozer comportareis Fac iam , Uun' altro campo si fia.
Bernab si prese a partare. Parmi essere bene et seliore
Cercare accordo, e Toler pace fare .
Galeaggo allor rimis Io furore, Quando che ebbe Bernab ascollato Consenti gli, perch'eracio maggiore. Aliora fu, he eruab mandato Ugolino per accordo cereare, Dicendo, per lui non seria mancato. Ad Ugoli si piaeque lo partare. Disse, che et adre non ancheria. Di far Paccordo, 'e' ' voleva fare.
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F conclo adre, e concio suo lirieser partito cli' andare oveste, Et molio accompagnato a Milano Cavalab con tu ita a sua rigata. Berna ni 'incontro a Marianano. Di parole fra lor tu pran errata. Insieme a Milano si se ne pia . Milanes corre vano alla strata. Di edere polin elastu desia. Era coperte te vi e te irati, Dicordandosi ' mal, lae Uut avia. In un Palaeteto si fur allogiati Quando se tempo insterne ove stare,
In una camera ambedue en trati.
lorista far di uel, serra fare Bernab di questo su contentato. Toin a Manto a Ugolino valente; Al adre et L Barban ebbe contato Cib, che Bernab ave va ella mente. lor dice va ον vi dei herate Di uello , he non fate dolente. Quand obbero te eos masticate Pensaron the eglio per lor facia Non argii tributo, macia Cittate. Fel trino questo non gli iacia. Uoleva innan et lo tributo dare,
Perche vassalli non si volem are.
D liberat fu per loro in ulto. Che stolino ri tornasi a Milano, che accordo si folle compluto.
Diedero a libertate in tua mano, Stando contenti di ci ili' ' iacia. Ma pure a tril trino non parca sano. Sta υ lirmo di mala oalia ria. Dole valli perdere una Clitate, tra se si penta . e si diciar Se i Qeio perno a lifertate,
Ptins subito di sarta a compagno. Most, volore an dare a uilitare L Castellanete, e fecer petister stagno. Lui non cesto mai di cavalcare, Ch fu gioni alta Cittate di eZZO, quella tot se per o suo hilare. Ugolino di quest che oreZZO, Quondo lui ne sentie a novella, Disse a Bernabb: Non δ 'io' cretes. Udit ho no che in mi par bella. Messe Felirino se e caet alcato , F lassi tollo erat a mau asella , Bernab se ne ostr turbat . diste: Per quesio no non Rarem ,
Che i nolino actoris compito si si Pe Felirino non oglio che saemo. Ugolino rispo In fede iaSon contento a voicis tribtito are. Lo Vere lio per uoi rendulo a. Fur contenti. e carte fecer fare, Lo parentato sit fu stabilito. Utolino a Mant OV a Itornare. meit a Fadre, com era compito L accordo di pace, e lo parentato,
colo iseonti era a uono partito. Di questo ii ad re si fu contentato, Di uona pace, che fati diciari molio gli piaeque o parentato. Di uello che et trino fatio avia, In se me assa ne partaron', e disse. Pol silen Et di tu i si mettia.
Quando a Pace si strid e si serisse,
Mille recento inquant' O corria Grand allegr ZZa atta e ballarisse. Mille recent inquanta Nove ancore Una neve di Genna si venia, Non fu edula mai una maggiore. Guido dendo ' esse fati pace,Co Citiadi grand allegre reta Via, Ma di Feliri non uole dire, e tace.
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Cias cun allegro, placer si tolia Percli a loro pare va essere sciti tuo di rare e gran malen conia. Fu datori ordin con modi compiti Checia Donna menare si ovesse F condo ita e Cavali eri arditi La Corte se grande con genti peste.
Fu atta magna nient ii mancava;
Emiolire e Torneri con ballaresse Ugolino, he non dimenti cava Di Reggi , he et trino tollo avia , Μ lo adre di ci se ne passa va)Guerra Ugolino pens tuti avia Di faria a Fel trino e dura e forte Conci'ai ut di Bernabb ch'e' avia Sol trinocho ia se ne stasia morte Cocli gli, cli' a Re 'gio eran' andati, Guardavan bene a Citta , e e Porte. M Ugolin concie sue genti armati
Fece la guerra con tanto ardimento ,
Molli Castelli ebbe ricuperati,
quali eran de nostro enimento Di Mantova e de a sua agione Tornati fur at primo reggimento. Falto questo, si se decia agione Uetoli di volet poco potare, Non alta pace, ne det to sermone M pur lasciaro di i guerreggiare Ciascuno a casia sua si stasia.
Di farsi anno si lasci oro stare. Guid di ignoria non ' impace lava , Perche golin il tutio si reggia. fratelli molio se ne turbava. In tranquillo stato se ne stasia Μ uello Uille recento Sessanta, Luigi damon Zaga si moria Avev d anni tu cho di novanta uandocia morte lui a se si rasse Quindici allor imaser di suo planta. Tulli maschi e legitimi si nasce .
Di naturali non fece men Zione , Ch anco quelli de suo sangu trasse. Per sua morte non si se mutaZione. Al suo corpo grand'onore facia. L anima sera an dc a benedigione .
Per ombardia allor si veni a. In Mantova, et antova si pande
Μoriva assa , medicar non alia Fuor della Terra an dava gente grande
Ugolino, che due ratelli avia ,
Lodovico, 'altro Frances chlamat , Ambedue de morbo si temta. Ad Ugolino ' ebbero pariato ,
Domandaro , he vole vano an dare
Fuor della Terraci se gli era grato. questo percio gran morbo schivare.
Fia contento , e die lor larga mano Fuor cava learon', e fer sola ZZare.
Andaron a Castigiio Manto Uan , ii lava con tu ita sua lamia , Da Mantova otio miglia e lontano.
la campagna ivan a uccellare. Venne u glomo che racior si dicia. In ignoria non avere a fare inolino auod e e la tene
Siam da oco , ancora pii ne tene. Si uole, che partito no prendiam , Uuando a casa ara nostro ornare,
concia O guas a s uo che facetamo. Dato ordin, cessaron di partare. to et tembre a Mantova tornonno ;Cominet aron' i fati suo ordinare D uccidere golino si trat tonno, tor per lor di ant ova ignoriari
Di farto tost lor accordon no Stava cheti, non mostrand of ria. Ogni torno an davan a uccellare. Con Ugolino man partare a via. Sta Uano in sieme a cena e a desinare;
purcio tempo loro si aspeltava Di fare quello, che voleva fare. due ' Ottobrem stolino cenaUa, con tui Lodo vico si se avia, France sic di cenare si scus ava. Quando per lor di cena si compia, Venne Francesse con a sua rigata, verso 'Ugolino se ne i a.
Ugolino ne petio si feria. Di uel colpo sit fu grande a data. Ludovico con spada ch egii a Via Gli die de un altro colo cos sorte, Ch Ugolrno a terra si cadia . Tratio che fue golino a morte, Si curam di fario sepelire. Fecer semire a Citta e e Porro. uando lo adre o ven ne a sentire, D Ugolino forte se ne dolia. Portolla in pace gli convie tacire. Lae mattina cicata si facia.
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s fecero Siguori imam L Odovico con Francesto Silanore
Di Manto Pa ebbero a ignoria. Limittadini non pli ave .in amore. cias cun dilone ito li paria, Ch avelle mort lo rate valente. Bernabo a novella se gia. Qtrando o leppe, fu molio dolente, tra i luo com incio di partare: E' Orto dimonet a luit valente.
Aucor endetia me ne credo fare.
Mand a piglia Ia NeZZa immantinente, Et a Milan a fece accompagnare. Lodo vico e ' fratello a par lamente. Di marita Francesco agi Onava. Fugii data Donna molio Valente. Madonna Lieta si se nominava; Figliuola era di Guid da olenta. Che osse saggia fama ne partaUa. Per te su atta una Corte pulenta. Giostre, orneri, con grand' allegreTZa. Mand Bh ab de ii suo i, che senta. Falta a Corte con grande largheZZa, eas lor ei astu no uot ornare. Laionna stet te adorna di belleZZa. Mille recent Sessanta ei notare, Ch quella Donna a Manto ua Venia. Per te furiatio u grande allegrare.
MIlIe recent Sessant Sei eorria,
Ch Galea Visconte fece fare Una gran Corte, che gni onor compia. esto se quando lui fece postare La sua fit liuola Madonna Violante Messe LioneI, per moglier dare, Filii det ora Inghil terra vallante. Fu atta a det tam orte in Milano. Non 1 ne fece ma I somi gliante. Io qui ii conter a mano a mano Le cose, ehe o Messe Galeageto Che foster fatis, E quest is certatio. Primi eramente sapere ii a ZZo, Chera Italia gran parte di tenore Fur invitati, e venne lita solareto.
L Comun an re si ii dico ancore,
D'cingitii terra e diri r ncia ris gente, Baron allat enne con grande Onore.
' Conte di avola ch era valente, Ancor di Mon ferrat lo Marchete, Lo Principe de a More saccente, Grandi ignori, e Baroni Inahilete, Con Mellere toneti in compas: nia, Molli Baroni, e Ca valle Frange se Di molle parti ancora si veni a. Nobi Donne a lamori s appresen toe . Con grande onor tuiti si rice via. Tanta moltitudin moltiplico et Era Milano si pleno di gente, Che di tanto classe uno aravi glioe . Allogitati fur tuiti obit mente Si che ognuno dicior si contentava. Di far lor grande onor non era lente. Bernab a Galea ZZo partava.
L ordine de la Corte si vo dare. Per molli notabi si manda va. Fa uelli si e bene a comandare, Cho a P ordine Ioro si prendesse , Ch la Corte, che si oveva fare, Con grande onore si se procedesse, mancamento alcuno non ci a ;Ιn pende larga mente si facesse. Dato ueli ordine che loro avia Fu terminat lo di de sposare A tu te cos gli ordini asia Ora si che t voglio com inciare Di quella Corte a dirci ordinamente, Lo qua volter, si oves se os servare. Di Donne e di ignor i tu valente Per cento agiter si se cernia Da fare in Sala messi nobil mente. in quella sorte ancora si mettia Madonna Reina et consorte era Di Bernabb, grande mente alia. Anco Madonna Bianc in quella schiera, Consorte era di esse GaleaZZo, Madonna Uiolante figlia vera. Messe L Onello di grande legnaZZo, Marchesi e Conti di maggiore onore; Chi tu valea ' onor ave a Uanta ZZO. postia tuti l altra gente ancore Olim i cento agiter terminati. Donne e Signor era di gran valore. In attre Sale fosser asse itati, Che tuiti in una non poteva stare, grande mente surono norati. Venne o torno de a posta fare. Fu posita con grande allegre Za. L ordi si a da oue desinare.
suo Scalchi molio si sanno freZZa, Di fare che e eos in ordin a, Che desina si possa eo ampleZZa. Tanto
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Che P aria uita in torno risona UI, E di partare alcia non ' intendia.
Venneroci suo Scalchi S asset lava Come era i ordinato I asset taro. Consegioni eo in si portava. Postia aria Cucina si se an dare,
te Sale si faceva portare. Galea77 a cavallo se ne iaDin angi a tuiti la sua imban digione la posta portata gli venia. percio simile uello Barone, Ch lo agiter de lampos portava, cina gia. Dir l imban digione. La prima Porceletti si se ava;
Erano tuti ira in torno orati, percia oeca foco si molirava. Presso i imban digio fur presentate Dui iopardi con colla di vel luto, Corde di sieta, e te fibbie orate. Appresso un altro dono compluto, Cobbio odici di ausi presentava. Piu belli Cani non fu mai edulo. Collari et eo fibbi ch allacciaua; Quat te a copia corde di et avia. Messse Lionello molio ii vardava. Seconda imban digio che si dasa, Lepori orate, e Lurgi orati Sulle avole metrer si facia. quella imban digio fur presentati Cobbie se di Leprieri correnti
Colla di Uelluto, bbie orati, Sopracii collari prangi, lucenti. Ibi lassi di et tuiti si avia
Fibbie orate, et eranora argenti.
An cor ei Astor presenta facia. Laec di et con botton orati; L arma di Messor Lionello avia. la terga imban digione portati Vitello e rote, che orati era, se Cani Alani fur presentati. Αneora se Stivieri in una schi era. Tulli collari di vel luto avia, Fibbio orat, corde di et nera. Ia quarta imban digio si das a Pernici e uagite, cli erano dorate, Te moli orati seco via. SparWieri odici fur presentate. Forni menti di siet gli adornava,
An eo Cobbie dodici presentava Di Bracchi cli' era tuti ben orniti, Laec di ista, colla gli adornava. la quinta imbadigio non marriti Antire e Cisoni tuiti orati, Carpant secora' oro eran fulciti.
s appellet Ii velliat con perte Via , Bottoni ematiti 'argento orati.
Carne di ve con grassi Capponi Sapor 'agitata con seco facia. Anche appresso si te di ede turioni. Pol die tro questo si gli presentava Di no acetar dodici ancieroni. Messe Lionello molio ii vardava. Le magZe e bbie 'argento orati Ρiace vagii forte e moti l lodava. Ancora acia et tima imban digione Uitello e Capponi con Limonia, Con queli appresso di grossi incone. Appresso presenta te gli facia
Arnesi oditi a Giosi a belleCon odici Lance, che seco via. Anche presentate dodici sella, Avean' i forni menti tuiti orati, Niente mancava lor' a farti belle. Uittava imban digione fur portati pastelli de a carne di oe, Con formaggio e con Tucchero impastati. Ancora Anguill si gli avan post,
Fati in pastelli, era Tuccherati, Coniuone specie, cli' que' non an CGe. Dietro a questi furono presentati Forni menti odiei, armi a guerra, Tutti compiti, icca mente agi ati.
Eran forniti οὐ ii se serra Con fibbi e marge 'argento orate, Coperte di vel luto, e seta erra. la non imban digione portate carni, e polli, e posci a gelatina . Poscia die tro gli furo presentate Pegge do dici tuiti 'oro fina, dodiei di et coloratari In uelle si s una di et albina. La decima imhan digione, portati Carni in gelatina saporita Con Lamprede e grosse avantaggiati. Per gnun si is molio gradita. Pol appresso ancora se gli donava Dui Bottagri di bub vino fornita. Ancora et Bacini presentava, Di Bron et in i 'argento Orati. Per gran iacere gnuno i vardava. L undecima imbaditione portati
L Capretii e li avari arrostiti Con seco Agonici furo delicati. Appresso se Corsieri en orniti Con felle di forni menti orati, Lance se con uo ferri u liti. Ancora Targhe se fur presentati, Pinti ali' arma di esse Lion et Io, se Cappellita' acciar ben gurati. Ancora
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ti donato un appello Comito di perte, ut lavorato. Non se ne vide ma uno pili hello. I. a duodecima in bandition portat DL Lepori Caprioli in apore,
Con pesce cineri ruccherato. Appretio a uello present allore Se stra Cortieri eo telle orate. Porn menti tuiti orati ancore.
Sei Lane e se Targe fur portate, Cappelli dira acclaro travi sati, Furo questi da gli altri nominati. L minimenti eran tuiti orati. V Arma di esse Lionello avia. Piu desti altri surono vant aggiati. Nella decima terra imban digione Carni di ue e di Cervi portate, Con sapore di et ucchero e limone. Appresso in che ros se roversciate, Con altri pesti , he si portava; Poco di quelle se ne fur angiate. Dietro a questo si se presentava
Se Destri eri con te riglie orati,
Con caperre Verde, che gli adornava. Aveva te coperte molio ornati, Di vel luto verde era suo colore ,
Forniti di feta molio orati. Nella quarta decima imban digione
Tinche rosis inversate 'avia, Polla stri ossis verdi, e ancor appone. post in presentato gli venia
Destri eri se da tostra molto grandi, Le riglie in testa dorate 'avia. Co erre libellu rosso con bandi, Et bottoni, con flocchi avia orati, Ornate 'opra con bellegete grandi. Ne Ila quinta decima imban digione Piccioni Verre, Fagioli asia,
Lingue Salate,' ancora Carpione. Dopo questo presentato venia Uno Caspuceio Manche uno Giuppone Lavorato a fori, di perle via. Ancheran Cappuccio, e anteida Barone, Tutti con perte erano lavorati, Et a compassi fati con agione. dyArmellino si erano Ddrati. Vestimenti eranis grande valore, per ei astuno fur molio Ioda tr.
Nella decima est imban digione Conigii, Pavoni, Cisoni ato, Anquille rostit sapor dimitrone.
Un Baci non 'argento presentato, Un firmato di diarnante e rubino, Con una perla, grati valor stimato.
Dorati erano, e que si re niava. F tendito e dono e pellegrino.
La tat te decim'imhan digio da vacili in cato e formaqgio avant aggiato. Do ilici Bovi praui presenta V a.
La dici otio imbandri: ione u dato Di fruiti belli di molia agione. Dopo questo latcun 'ebbe lavato. t ut te te Donne Barone Molli uoti vini si se presentava.
Ancora appresso uone confeZione. Falto questo laseuno si levava.
Tuit' i Baroni in sieme si rasa. Messe Galeaeteto si ii presentava.
Secondo che a classe uno con Veni a.
Ancora Robe e tot presentati, Secondo ch 'erano e condi Zione Di tuiti quelli, a cui furo donati. Messere Bernab, largo Barone Di pran presenti ancora tui facia. Di pra largheetae si face canZone. Messse Lione colla sua compagni aD'altri Baroni per farissi onore, Robe in quecento aci iusso dasia. Bussoni Zigoladri, e Sonatore Per aleaetro assai robe donate. Bernabo lor se da denari ancore. Gios re e Torneri erano ordinate. Nobilimente gni giorno si facia Etan divise ut te te rigate. Altri eran, che non te donne stasia; Cantar, sonare in sieme ballare: Crande iacere gnun si tolla. Non si potria di tanto in partare, Come tu quella Corte nobi grande Altra simi non si potria contare
Mille recent Sessanta Se ti pande, De Mese di aggio tu dei notare, Che fati si is quella Corte grande, A Uistonii perpetuat onorare.
Francesto di Lodovico nascia Damon et agata Mantova Signore.
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Sua Uadre a donna Alba si dicia
D limarchesii a Ferrara nata, BeIla Donna e faggia si se teni a. Ne det to Anno si nacque bucata, Ch si s dura e forte da lavare. Conter come I fu terminata. Uno che Corradino si hi amare,
Da Gon Taga essere si se dicia;
Per alcu fallo a Verona 'andare. Can ignore a Verona i rice via, Et a lui molio facea fare onore, provigione ancora gli asta. Lodo vico e Francesco ignore Di Manto tra lor era pelosia.
Con Francesco u Compagno iu stasia, Antonio a Gon Zaga fu chi amato, Ni pote a Corra dino si dicia. Costui Francesco ebbesi instigato, Ch si Voles Ie ui ignore fare, Lodo Vico si osse acciato. E per questo si se en ne a traitare, Che Corradin ch a Verona stasia, Con an ignore do veste partare E secreto quessester si debia. Di gente a Francesse debba servire, Di Manto Vuo torcia ignoria.
Antonio era uello at vero dire, Ch con Corradi la tracti menava. Francesse non mostra varaui sentire. Can ignore che di servi molira Va, Non volen consentire a tanto male,
A Lodovico si notificava, Che tui era uomo edete e leale Che si do ueste saper hen pu ardare, Che non gli avvenisse dogita e male. Lodovico e Frances co si partare Di quello, che an ignor scritio avia. Francesse a tui si 'ebbene a scusare;
Che di questo tu niente ne sapia, E che a Cane ignore si scri vel se Che chiar il fati scri ver si debia. Aman ignore di questo gl incresces
Ma pur si volt parer veriti ero. Tullo lo ut a Lodovico crisse.
Francesco a Lodovico ero. Per Antonio Gonet a si mandato.
Eo forem ques fatio intiero. Antonio de fatio 'ebbe seu sato, Ch mai di questo non avea sentito,
Ma per commet ter questo di trovato. Ius per me non ara consentito.
Che a Corradino lui scri ver volia. Cio che dice, per a gola mentito. Corradino subito scri via. Ch egli era uno tristo traditore ;Prisar talia m a persona ia.
, Frances co si scriveva a Can ignore, Che per traditor lui scio chiam ava,
Ch tra frate volea meiter' errore. La costa innanai tanto si se andava ,
Che si ven ne cli' ordine si asia
Di farne a attaglia 'ordinava. Corradin' Antonio pugna debia. Pado vacio campo terminato,
Can ignore Corra dino apprestato D'armi, di cavali', e di compagnia,
Compitamen te niente su mancato.
Per o mi Francesse si facia. Ad Antonio niente si gli maneoe. En trambe te parti a Padova gla. L loro amici ad essici partoe,
Dicendo Che volet et oi οὐ are Se 'incidete, che si dira poe V relio, che vivi lasciat stare Una carne sis sangue o vi fete.
Corradi nocii se rivolt allore, E presenti ictu on uomini dicta:
Che male alcuno non fu maioratiato
Tra me in Antonio per far, ρ per dire. NE cosa alcnna contro stato Di Lodo vico e Francesto ignore. tuit' vi Vicii si protestato. Di a dire si rati carta allore. Corradin WAntonio ritor nare
Can Signore non si pub pace dare Di tale effa , he a lui e in contrata.
Di mala oglia di quello ui stare.
Francesto Gon Taga non dimora Ua. Imperador', arae, e Signo scri via Dei tradiment cheman Signor trat lava. Can Signore gran dolore 'avia, Ma in vendetia non to pote mostrare: Dentro de cor serrat lo tenta. Mi Trecent Sessanta et te notare, Quando CaneSignore rumina Ua,Cercando i modo di vendetia fare, Ne suo animo si se ricorda vaD offesa che Bernab si tenta. Di ricordaria a Berna pensava;
Come Francesse Ugolin orto avia.
Checi' ora ' tempo di vende ita fare; Seco voleste a sua compagnia, Perche