Sopra Dante Allighieri : discorso

발행: 1865년

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mu esto pol it rimanente della umana vita liconsumi in quot luom in tre ultri settennari, di mantem cho, socondo lui, it naturale reo deli uomo ni uno ali anno setiantesimo: u me gili non pare che cosi chiam e mani- to sin, come n'h pnruto ni Landino, percibche Aristotele, regionindo net predetis libro della Furelia cisiis, det tenim a' mari in i DP rtuno, per in persulta generaetione dei figliuoli dice cho non potendo it maschio vitrol'nnno set tantesimo generum, ud la summina olim it cinquantesimo ingravidare, is di biso ocho i' avvedulo e prudente legislatore P V veda per temo cho 'l principio det loro coniungimento corri sponda a quei due termini, ei Oh eho l 'olli det marito trapassi quella dullamoglio di anni venti in circa: lo parolo suonet prodotio tuom son questo : a Nam cum

s ausnis gignendi ut plurimum piris quidem

. repluvegimus annu3, mulieribus autem qui qvay imra, ita conjugandi at initio rent, s ut aetaturiu ad hune Anem e currunt. DR alquanto pili sotto : a Quapropter puellasv quidem circa aetatem decem et octo annorumn nuptui tradere congruit, masculoo autem circas aetatem annorum reae et triginta; in Me enim

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η tempore, et του libra corporibuS conjungen- Θ tur, ac procedente tempore simul apte desi- Θ nent procreare pone : v dallo quali parulo sipud manifestamento comprendere cho 'l fit sola regiona ivi dei termino della generagioneo procreagione, che voltum dire, negli uomini,

o non gili det naturnio loro corso: ogli h benuom che dicundo lui nul presente tuom cho inostri corpi sono via pili gngli ardi e robusti

ultra olli, si ritruvino, it che conforma ogli altrosi net secondo libro della Retorica, ovo trat in du' costumi di quogli uomini cho tra lavrechiugga e la giovnnuZZn Si stanno, Si P trebbo regionevolinente stimare che vero sosse quello che no dico it Landino di mento sua, cloh che ii set tantesimo nnno si a in meta naturale dul corso umano : la quale opinione non discorderia punis datio parolo det Salmistanet Salmo nonantesimo: et Dira annorum noStr

η rum, quibus rizimus, anni gunt Septuvinia e vo como cho at decimo ottavo cam doli' Eccle-3iastico si leggano queste parolo: si Numerras dierum hominum centum anni cum plurin mum: v non pero elle sono, at dotio det Sul-miSin, contrarie : per iocelid it sapientissimo

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Salomone intende in quot tuom di quel pili

iungo termino, olim n cui radu voltu nuvionucho l' individuo umano impassi, ma non gitidi quello che s appartieno nila specie secondola intenetione dolia Natura. E che cid vero sta les guenti parole repressa monte ii dimostrano: a Nec reisqvam eae omnibus stata est obitus suiu rufio.. Avorme, pari mento acutissimo filososo uel commento cin iuniat imo ottavo dot secondo libro dolia Generariove e corruet e nssoriunio si so parem Pssore stato nuuto dui medici,

dicendo cosi : e Medici dismi quod tempus, jurentulis si in homive usque ad triginta

v quinque annis, et propter hoc ritu natur ullan in septuvinia rennis st: v c si duo notum che la conclusione addotia da Ave o pudsami chiam per quolio che dico Aristotele nolso nilo libro delia Generarione e corruetione, etod eho it tompo dolia generatione naturale non h putato da quello dolia corruetione disu-guale: ove per generaetione dobhinmo intendor, insi me con Fil oppono, i necrescimento corporulo infino nilo sitito, e per corruetione it min-mento dat lo stato infino at termino delia vita: prendendo adunque t 'vomo it persulto nugumento suo Panno trentesimo quinio, non solam

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ragione conchiuile quel famosissimo urubo clauin nostra naturale otii tra i geti aut inni si serra. Ora dice questo divino Poeta, che net momdel cum mino di nostra vita, ciud noli' anno trentesimo quinto, in una solva oscura si riuo-vd ; illi qui primi oramento mi saeclo n crederucho DANTE voiia, cosa dicendo, dimostrare quale lasse tu cisi sua quando da prima comini id tu sorae dei suo alto in guo implegare ni componi munis di cos maravi gliosa commedia, siccomo h stato parere d'alcuni interpreti suoi non ignobili; angi io mi rendo si curissimo clieit Mnso si a tutio allegorico, e che ii Pocta solio tu scorin dullo parole nasconda la mi doliad uia assui grave ed illustre concutis, ii qualo, porclid chiaramento appala, da pili ulla principio comi iaciundo dico che in not tro animo si ritrovano, per ingloriare at modo Platonico, te quali bonchh d' una comune voco parteeipiuo, sono liem, quanto ulla dissut Zione e nutum luro, diverse: la men nobile e pili bassa, oche tieno tu suo rudici nulla corporule muterin, dugii Ebrei vieno duita Nephra, la quale, comevogli uno i plutonici, e mussimamente Plotinia, compone in si uino col cori l' uni mille, Oudenui non sitimo lier lei diversi putato da' bruti ;

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questu siessa d dat sapientissimo Mora animavi vento chiuinata, da platonici soconda vitii; in qu tu me in pmprio luogo, tutii gli resseitio te pussioni deli 'animale si formano, onde die a intende Gesti Cristo salvator novim quando dice: e I ristis est anima mea usque ad mors tem nil vo: a Qui non habuerit odion animum suam perdet eum e o tu se uilli nnimii,

che sta di sopra ulla A ephes, h da' filo si chia-uanta regionevole, uia duxit ne demici spin inlinente prima vita, danti Ebret Ri uel ; latorin diigli Ebroi viene detin Nessamach, da Mossi spirnglio di vita. da Agostilio pomZionc superiore, da Pitagora o David tu lume, onde ilprimo disse: a Nemo de Deo sine ramine loqui γ audeat, s ii sucondo : a In lumine tuo ridebi- mus lumen e s questo h lo intollutio agentedi Aristotele, questa o la mente di Platone edi Trimogisto. Ora queli' nnima di mora,che rugionevole si di manda, o pur cui sium v mmento uomini, nngi puro, come h nul primo Alcibiade e nae libri dolia Republica, ultros conseruia Platone, olla d per sd sola tuitot' uomo intium, che di questo vnso corporalU, quasi di strumento, si servo: quest' anima, dico, di meeteto h iivista ira la mente ed ii senso, come

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uia principe tra due configlieri, i quali condiversi e contrari ricordi si glargano a Sh timria, ed in opposte parti rapiria, mn resa, avendola volonta libera, dono di Dio eccellentissimo, puli accostaret a quat parte meglio te paro, edora tanto verso in sensuultlade inchinarsi, ched'ogni canto nul materiato lango bruttata perda assatio quel puro e divino splendore cheduli' intelletio ricove; e is tui e la mente ilterrestro peSO smpponendosi, resti qua Si uti 'ultra luna ecclissata : ovvero tanto verso in Superiore parte innalgarat, che non solo, Comecanta ii prolata regale, si a poco ngli unguli inferiore, ma col proprio intelletio Atrottamen tu unita, cho la parte divina ticia di nostra naturae in cima sitae, si congiungo assulto con lasuprema divinith, talchh, ritrovandosi ella trata mente ed ii corpo dalla parte superiore interamentu lucida, o dulla inferiore tutia os urata, it mancamento dei mggi solari cirappresenti. Oh sorte deli' uomo troppo rura umeravi gliosa, at quale e stato dat grando Iddio in proprio e speciale dono concedulo it poterutrassormar sh medesimo in qualsivoglia natura

d di mandato Proteos Quindi d nata l'opinione

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c quella di Empedocle, di Plotino e di Mao-

metto della tmsBrinnetione d gli uomitii in bruti nnimali e in pinnis : quinei lo varie mutngioni des volti appresso Ovidio, te traffigu- metioni de compagni di Ulisse nppresso Omero,il eangiamento di Polidoro Dei virgulto nΡ- presso Virgilio, la conversiono di Astolso nolmirto appresso i Ariosto: la metamorfosi diui simili da DANTE Del xxv capo dei primo

canto suo, e quella dat Petrarca deseritia nella ungotio cho in mincia :

Pub Gunque lyanima rugionevole, come Purdiungi si d detis, canniar in varie e molio ise in stessa, Dd ora insiuino con la muteria in multitudine e divisione ullurgami, ora inuit illi indivisibile con l' intellotto rostringorsi; inde Platone ci luscili geritio nes Timeo, chol unima ora di divisibile od indivisibile essen-Zn composta: om cssendo I anima nostra dilibertis tale possedi trico, se uti sulso giuiligio dello sensibili o apparenti coso uora la in n- nn P, Potrubbo olla a volniente con i ii delincontemplagione, nilo divino cose innalgandosi

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unimi con la primiora e pili nobil parte di

SOPrct: mn, Ohimh, eho munire nilottata dat levane e salsu dolcerae sensuali si nccosta alia inferiore, priva in stessa dulla primistra sua liberili, sottometiendosi servit mente a questopeso terreno : o se cib in Ricun tempO RVVieno, si avvione egit munire la carno se ne va digiorno in giorno maggiori sorae nequistando me mina comanda alia regione cid cho lopineo uel regno suo : questo tempo h quot locho h posto in moego dei nasci mento nostro edello stato doli' accrescimento, clod mentre ilcorpo umano Son vn verso it termine dolio naturali misuro; nel quat tempo, come dicemino, la carne tuita gngliarda e poderosa usa Vi longa noli' anima regionevole, a cui tanto se ma di vigore, quanto essa ne vione di giorno inglomo prendendo : ma como si h giunto ngli nnni trentacin que, che sono it megm dulla vita nostra per comun parere degli uomini, si co- mincia a poco a poco raddolcire questa contem acerbissima cho tra in carne e lo spirito erastata per lo addiet , e la regione, che in sino ullom avova quasi dormito un iungitissimo e p sondiSsimo sonno, si comincia niquanto destare, in coloro specialmento che pili iusto

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si ritrox uno nulla disposietione det vigio intrienti, cho noli'ubito di quello sommorsi. Dicendunque ii Poeta n ver ritrovato fh modesimo in una selva oscum nil megeto dei cii inmino diquesta umnian vita, clod esseni necorto donli errori suoi, quando it sine doli' accrescinionis corporale dieitc principio n quello delia rugi ne, OVe Si duo prim ieramente avxortire cho lavoco megeto h solita n pigliarsi in molle inn- Diere: percili Cho ora merao h quolio cho dpartecipe degli ustremi, como it color bigio, rosso, verilo ed nitri simi glianti, clio dei blanco o nem partecipano: olire cib megeto si pubchinmn re per no Zione degli estremi, clod chonh l uno iid lyalim h, siccomo la conunt cenZno rigannmento, clio Vogliam dire, h meggo trata sanita e la insermita: pari mento tra duo abiti vigiosi socondo ly cccesso od ii dilatio incolai guisa la virtute vieii collocata: meZZO altrimenti si ritro va in quantitate, it quale sista uguat mente da qualsivoglia ostremo distante, come ii centro nul cerchio, conci si clid tutio te lineo, che dalla circonserenga a lui si distendono, sono u guali seu fh o di una m desima lungliriga : Oltro cid meraO si di maudaquello cliu ha distanga pari dati' uno e l' altro

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ostremo per Proporat Oue uri tinetica, cornu l otio tria it sei ed ii dieci : uppresso vi h it mrigorispettivo secondo Ia geometrica proporatone, como ii sui tra ii quattro od ii novo, per iocelidnella maniem che ii quatim nulla mutndo h verchiato dat sui, cosὶ egii pari menti ny h

di cessimo cho it cinque gia it megeto dei dieci; ed in colat munium d stato lutoso dat Poetanei presente luogo totiendo it merio dei cam-mino di nostra vita per la muta dei nutumlecorso deli' uomo, tu quale, come dicemulo, pur muli parere giunge ali' anno trentesimo quinto. Appresso io dico che it Poeta pone lavita nostra in cammiuo, per dimostrare chetuitu te coso mortali, o dei quattro elementi compoSto, tra te quali ancor noi in quanto uni mali si ritrovianio, nul modo che sono dullume o movimento coleste governute, SODO altrusi misurato dat tum , numero e mi suradui primo moto circolum: onde sic mu ii cel stu moto in il tempo seguace suo non mai gi

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