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nioni det cavalior Marini. Μ i essa procedeva da Piopnlico principio. Di rei quasi che il nuovo genio chedopo it isio o. predo mi tib iti Italia si vide nascere neII eth dei Boccaccio Tuite te prii portano nol seno questo
germe di corrugione, e Ia lamma ercelleneta in ognisorta di lavoro iocca it primo grado delia decadenzasen Za alcuti me Ezo. Quando si cerca il nobile . il su.
hlimo, ii nuovo. e chi nol desidera e nol ricerca' si trova it turgido, e lo strano. Dalla simplici th, o allaschieliezga si pasta agit ornamenti, alle figure, datPeleganeta pila affettagione. E bencho vi sia iam pro fragii laritiori che hari grido qualciano che d. . per Codi dire, it tracollo, si pian non dimeno osservare come sigiunga grada tamen ip at satal punto. Non vi h alcupadelle maniere pili generat mente riprova teda chi si pre gia di Puro e sino gusto. la quale non si posta con glis sempj delli scritiori classici Greci e Latini aut OriZZare Certe espressioni che Longino Ioda in Platone come sublimi, si polrebbero allegare come eattive te si trovas.
sero in altri. II giudi*ioso, Addison trovava Dei quo i liberi in Cicerone. M a stando pur agit Italia ui, it Boc. caccio Monio di piu alio ingegno e pio letterato, chonon fossero Giovanni, o Matteo Villani, o gli altri Floventini det tempo suo, temendo per avventura di cs-- sere riguprdato comestritior comunale. cercis di solle. Varo con figure e ςon espressioni cho avellero deli' erudito i suo i romanai. e quindi paeque lo stilo ampolioso de Filo colo, e deli Lurba ocicu B se 1l suo huon senis
Don gli sacca conoscere pbe i racconti di persone idioto do Feano tunere qualebe cola dei popolare. lostello De-
samero is appetia a pilava elante da uti tal viaio. Anglegii vi calido pure iat volt appunto doue partando in Peris Da Proprimi credeite necessario di innalgare Ia dicitura. li Petrarca flesso non solo in quo' Sonetti, che
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eome quello : Quando io muovo i sospiri a Glamar uoi ἔma net piis assettuosi, e pili belli ando vicino allo stile
erincetioso. e turgido. di che ora parti amo. Se ci sonsero net suo caneton iere dieci sonetti, come quello per altro bellImmo, e nobilissimo : PasIa Ia nave mi a coima δ' oblio . o quattro eangoni simili a quellet Mai non vo Piu cantare come io soleva. O aspeltata in Ciel heatae bella, egii non avrebbs avulo quella schiera di leguaci che ebbe, o li avrebbe trOviati. ill Sannazzaro parte per certa disposietione delia sertitori det suo paeis at grandioso, ed en latico, parto Per una deliberata attengione a scegliere Io stile ualle pere dei Boccaccio, e dei Petrarca, o det Poliziano, ando aucti' egli vicino at punio ostremo, e tat volta iitoecb. Ogni poco che altri volesse sollevar ancora Ieespressioni sempro nobili e gravi det Casa an da va nelturgido; e te idee si hien cotidotted Angelo di Costango Induc vano factimente alsofistico e al concelloso. Non
parto deli' Aretino. nh di Niccolo Franco, i quali puro
Iiti. Direi hensi, che ly academia degit Argonauti di Casale di eui it Franco fu membro, e cosi quella degli Eterei di Padova quasi per proprio instituto cio h per
certo obligo di sar allusione at loro nome dovettero ininclinar Ia poesia allo stile figurato. Tacendo clyaltri Par. ticolari scrittori, che pur ebbero fama di eleganti, Do-raenim Veniero, e Speron Speroni verso Ia mei. delsecolo troppo cercarono, I uno certa plenezza di senis melle poesie, P altro una troppo milarata armonia Delia prosa e cosi Incam mina rono gli altri ali' asthitagion m a. nifesta. La nobile vanita dei Chiabrera concorse Certa mente ad operare quelle rivo luetione. Egli solea dire
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..t ad I no , E ch' egii volvva trovae nuovo Μondo. o ah,aogare. Ε tuita la lode che Ia sublimith e la varieti delle sue poesie Iiriche gli merita rotio. non si vieta didire che esse hantio talora doli' ampolloso e molio delhgurato. Benchsi si proponeste d har Anacreonte e 1 indaro, P enfasi trascendente deli' uno ebbe per luipiis altraitiva che la semplice Davit. dely estro. DGa-xini si lenne a gran pena ira i termini. Cio che d principio su raro e percio sorse giusto e TagioneVole, diverane in processo di tempo troppo frequente, ed an lardo. II gusto una volta alterato risiurando it sem. Plice e. il. huono bramo cibi diversi da quelli di prima. In vece degli autori che erano stati maestri e guide deis gli studio si Deli'. ela precedente pili volontieri si legge, vano quelli che nes passati tempi per lo stella genio era,rio caduti ne medesimi eccessi. Pihilaro, piu d ogti' altro degli antichi lirici consorme at genio dominante,
tu aliora tradotio dati' Adimari. Cost Margiale, e Luintano aveano occupato ii luogo clauu a Catullo e Vir. gilio. Le satire di Sitigator Rosa ci rendotio chiari, che, pio eura tenea si di seguitare quel carat tere declamatorio, ed i perbolico di Giovenale, che il lino. e ii delicato diorazio, come Ariosito avea fatio. Ε dovecel, h l Ala, marini. ii Dolce, e Cristo soro Guidiccioni aveano trafdo ite o imitate te iragedie di Sofocis o di Euripide, Menedet to Pa squaligo prete a tradurre quelle dei turgidqSeneca, cd Emanuel Tesauro ad imixarte. Cicerone parvo languido per non dir vatio e Ciaritero. in OmPa- Tahione dcI. Precetior di Nerone. Quinto Curdio, e Lucio Floro vii anteposero a Cesaye . a Sallustio. a Cornelio Ni pote. E quando vellia mo Francesco Panigarolache pur era de' piil sensati, e do' piu giudiziossi retiori delit eth sita, incitolare uri suo traitato d' arte oratoria Demetrio Falereo. che altro Possiamo credere se nora
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quenga pra I Greci. piutiosto che ad Isocrate chelo perinsegion δ' Se da queste tali opere . e pili se dalle pr diche dei Morotio, de Pa oletti . dei Gorta, deli' Olivaldel Salso lini. dei Giuglaris, s avesse a giudicare deliteloqueti Ea Italiana noi saremmo costretii di sar ragionea Boileau ed at P. Bouhours, che ne partaron O si male.
εd altri Francessi aridassero in gannati, e quanto temera Tia mente giudicassero di tu ita la nagione sopra qualchecomponimento particolare che forta non intendex ano. e es, e Ii stent Italiani di sappro vavatio o certo non Inda uario di cumune consentimcnto. Quanturique l'in se Eione si estoridesse assai larga mente . noti tu Lia l'Italia
Pero De Venne Contamitiata. La Toscaria. dove parectio. ii mal gusto non penetrasse o non facesse Ugualdaiano. ci darh luo go a qualche rinessione. Dictavio pero in primo luogo che anche la Tos. eana senti P influenna dello stile Maririesco o vero coris Io stella peri colo di passare dalia pulitegeta alia asset ta-stione e dat grandioso at turgido. Se noi confrontiam Ie oragioni o legioni academiche recitate in Firenge dopo it Isio O. non Ie 4roveremo neppur per lo stile illgusto molio migliore de' Saggj academici che piar alioras cliedero in Roma da diversi letterati neli' academia dei Principe Cardinale Mauritio di Savo ja. Gio vanni Ciam poli Toscatio non si perdet te meno stranainente di et ro at concelli ed alle meta fore che Claudio Achillinae Girolamo Preti Bolognes. Anche ii senator Fili cata, 1l solo pocta commeri levole, che aliora avesse la Toseana. segulio Io stile dei Chiabrera e dei Marini pili
εhe quello dei Petrarca. o dei Molga. Benedetto Memgitii Delle su e satire non δ meno the Salvator Rosa. di verso dat Berni. dat Mauro. dati' Ariusio. Ma egsi h necesibrio osservare cho anche Da Ie opere dei medesimi
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Importante. si trovano scritie con pili templicita di
sile ed eratio in gran parte elanti da' viZj della nia ova eloquenEa. Torquato Τasso pleno di metatore Deli' Oragione funebre dei Duca di Ferrara . assai semplice, e non pero meno elegante Della sua propria Apologia.
Lil Seuola de Principi dei Giuglaris si pub dir opera
heri in tela e ben composta. Iaddove Ie sne prediche clxiescono ridi cole. perchh I autore Ie volle far troppoholle. Quelli stem che conoscevano I inconvenien fidelle maniere figurate e rieercate. e the scrissero Pezdi sapprovarne o moderarne 1 uso introdotio . come nordinat Pallavicino e ii padre Barioli. appen a se nuguardavano essi stem allo rchh parea loro che I' argo mento Tichied esse qualche ornamento. Il Segneri nandante, si iacile e schietto neICristiano In alto. per ch si credeva necessario diessere Popolare in quei ragionamenti diretii ali' instrugione dei popolo, e cho nouo troppo lambiccato Delia Mancia delI' Anima, perehhiliteis di fare rinessioni famigliari e plane. riusci egit ancora ampolloso e gonfio nelle prediche destinate acl .un Piu nobile leatro. Peggior h ancora lo stile de Inoi panegirici, perchh veramente questa speetie di eloquetiza non solo comporta . ma limbra eligere una dicitura piis rassiuata e pompo sa. Non possiam dire cheia storia conservasse o perdesse ii gusto prim iero Da i Florentini,perctoechh essi in quel secolo I ahandonarono atratio. Ma non tralasei amo di osservare che Paolo Sarpiandis elante de' diserti comuni speetialmente alli scrit- tori della sua naetione. perchis Io importanti novit. ehetratio cosi nesta storia det Concilio di Trento. come neII attre sue opere, non clavan Iuogo a cercar fiori e belletti; M. Fra Paolo era Domo da an dar dietro alle vati ii . re tori che. edat capricci poetici come ii Bocca lini, eii Ma. xini. Quindi la vera 'vagione . perchh nelle opere do
Florentini di quel secolo troviamo uno stile pisi schietto
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e di mi olor gusto. non ἡ altra, se non ine em ebberonuove cose da traitare: iI che li pieservo dati asteria. aione, in cui si cade per i ordinario quando si vuol trat. tare in Du Ova maniera lo QOse gi. prima traitate e di. veniati comuni. Fu quella un epoca gloriosa non meno ait' Italia generat mente, Che alta Toscana. alia quale gli occhi delle attre nagioni surono aliora rivoIti. Non tragedie. non romanzi, non novelle, come prima, malumi straordinari di cose fisiche. ed astronomiche eno vita di invenaloni meccaniche occuparono auoragii in gegni Toscatii. II Galileo ebbe it principale onore. se. me ebbe i piu gran travagis a sostenere. N. io vois glio dimitivirgii la Iode. o disputare ii merito delle invenxioni ali' academia da Iut o instituita o artimata. ver accrescerio at Tedeschi, O ai Romani. Ma quelle strepito se scoperte, quel Duovo sistema astronomico chogli causarono te decantate persecuetioni, eratio it fruttodi uti libro stampato in Roma cent' anni prima da unΤedesco chlamato a Roma datio Schomberg Segretari di stato di Lebn X; e sorse ancora delle Conversa2ioni scientifiche dei principe Cesi alle quali h certo che ii Ga . Illeo interveniva. Leopoldo de Medici prese genio alIcteola fisiche e asse scien ge come ii suo fratello Ferdinando I 1. gran Duca. Il Galil eo che era nato veramentct per tali cola ve li riscald 5. Si fecero esperienae choxecarono indisnetione a que' Principi. e onore alli spe. rimentatori. Tulli gli studj si trovarono rivolit allo scietige. e neti' esporne i Principj, te contaguen2e e Ioesperienge. che i Florentini chlamarono Cimenti. non
si avea bisogno di pompo sa eloquenga. Che maraviglia pero se ii Galileo , che poco si Piccava di belle Ietiere. henchh Ieggesse i Ariosto, e ii Bet ni, per divertiis . si
tenella Ioniano dat sigurato stile che avea occupati tuiti Coloro. che attendevano alia pomia. o alla eloqMeneta et
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delle esperienae e che si pregi ava di bella letteratura, ehbe ellaia penare persostenere ii carico, cheglivetine ad dotato forse perchis contrastava tra la semplicii. EP elegatiga. Si crede percio che vi riuscisse metio bene di quello che avrebbe fatio it Viviani, ii quale avrebbeforis avulo minor tenta Eione di fare ii rettorici . Vi suchi diode alli Spagtiuoli ed ai Francesi Ia colpa dei cat. tivo gusto che aliora si sparse in Italia. Qualche appas xente ragione ne clava ii vcderio pist comune Delle province che aveano commercio Ο Corris ponderiga con gli Spagnuoli. e dat saperii che it cavalier Marini su iaParigi allorchi it Bartas era riguardato quat Principe des Parnasio France te. Io non credo che tat querele stano fondate. Μa con meno ragione i Francesi accusarono' gli Italiani cl'avere loro comunicato quel gusto. La suris des fatii lo dira manifesto. rit ': r
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Mihi veritatis cura vit,e commodis Antiquiorque cariorque fuit; Nulli facto. Voce nulli initarius, Iniurias Patienteae aliorum tuli. Tu quisquis es, qualis, quantusque. O bono si eura veri est ulla, si pietas movet, A me meisque iniuriam, quasso, abstine.
Truchesios redeo, qui glade a Pragellensibus illata irritati, deque iniuria apud Sabaudum conquesti ab 'eo muniendae SanmaItineae arcia a nostris ante XX a
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nos dostructae mandatum impetrant: in qua eonstituto praesidio vicanos divexerant. Dum festinatis operibus Iocus munitur. illi Nicaeam, quo ad principem Vene.
xunt. dum animi gratia in mare secundum littus exiscurrerent ab actuaria nave cireumventi cum aliis in miseram servi tu inm abducuntur, ex qua Post varios et contumeliosos cruciatu fi vix tandem celata nobili lato
se ledemerunt. Incidit sub idem tempus. ut Saba diis ipse graviter aegrotaret, quod nonnihiI Iaxamenti Valdensium rebus attulit. Nec multo post Philippus Sabaudus Raconii comes homo bonus et patriae qui tis admodum studiosus in Inferioris Angruniae partes descendit, et non sitie magna adstantium admiratione concioni, quae tunc sorte habebatur, interfuit: quatienigne audita pastores sevocat. et Pauca de principia aegritudine Praefatus nequaquam istas persecutionum procellas illius iussu excitatas assirmat, rogatque eos, ramtionem inirent,qua ipsius animus mitigari posset; ad quae verba non aliam se rationem videre respondent, quam si ipsi de vicanorum innocentia constet. ob id antea per Carolum Lusernao comitem ei libellum offerri c Tasse, quo capita suae confessionis continebantur; sed nescire an ad illum perlatus sit, proinde orare ipsi imobnixe, ut in miserorum hominum gratiam eodem
ossicio apud principem Perfungi dignetur, Oblatisque
tribus libellis, unum principi, alterum Μargaritae uxori, in cuius aequitate magnum praesidium pon hant, tertium Senatui tradi petunt. His acceptis et rein principis consilio agitata Baconius Iunio exeunte cum L. Costa Trinitatis comite ad Convallenses redit. et pro sessionem quidem eorum Romam missam ait. ad eamque responsum propediem expectari. Tum post levem cum pastoribus velitationem syndicos rogat,aium solemne sacrum inter eos celebrari in benti S hauda repugnaturi, et theologos, qui ad ipsos doceri . do.
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i dos ab eo mitterentur, ad missuri et audituia essent.
eessantibus interea ipsoruti, Concionatoribus, cum a sprimum negarent, ad secundum conditionem adiice.
rint, si Dei verbum pure ex Fnerent, ad tertium prorsus repugnarent, illi a Principe mandatum promunt, quo iubebantur vicani a sua dition pastores . exterrios quamprimum eripellere, quaesito colore quod Illi de hossili advellas principem animo suspecti essent. Cum nihil obtineri ea via potuisset, rursus edicta conistra Valdenses renovantur, et severae punitiones magis ac magis recrudescunt. Inde missa Germani fanum eo.
hors, qui vicus est in Perusia valle. Captus palloreum multis aliis, qui lento igne cremati sunt : vicani bonis spolia ii domos suas deserere, et in vicinos monistes ad tempus concedere coguntur. Tandem cotidiatiis Pinarolensium sodalium iniuriis adacti, consilio a pastoribus exquisio et venia petita ad vim repellendam te comparant, moniti, ut quantum in ipsis esIet. sanguini larceretur; verum sumtis semel armis ab ossenis sis ac longa patientia exacerbatis frustia modum exigas. Cum igitur Angronii in monte Germani sano opposito segetibus demetendis Quintili instante operam darent, audito scio petariorum Sangermano venientium streinpitii, statim sigito dato arma expediunt, et per summa et ima montium conglobati undique accurrunt, ex qui bus L circiter locorum gnari praeda onustos milites qui CXX erant, magno impetu aggrediuntur, et fundunt., tergis fugientium eo usque inhaerentes, donec ad pontem Clusohi impositum venere, cuius aditu in terclusi pars se in subiectum siumen praecipitavit, pars ferro periit, paucis admodum elapsis: mox ad gladiorum crepitum confluentibus plus CD e suo numero, victores impetu capiunt Pinarolense coenobium, quod haud amplius millia ri abest, petiere, et foribus emaeiis socios, qui crudeliter illic icaptivi attineb: ntur,