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pensano di cacciare Cosimo di mrenete. habbino primache ogni cosa. h misurar te large loro, e quelle cli Coissimo. Questa nostra parte voi Ι' havete batteggata . laparie de' nobili e la contraria quella delia plebe. Quando I a verit. corri spondesse at nom . sareb he in Ogni acciderite la vittoria dubbia, e pili tollo doveremo temernoi che sperare, in ossi dati eiam pio deli' antiche Νο-hilth di questa citth. Iequali dati a plebe sono state inente. Μa tioi habbiamo molio Piu da temere, sendola nostra Parte smembrata. e quella degli avvei larii integra. La prima cosa. Neri di Gino e Nerone di Nigi, due des primi citi adini nostri. non si sono maidi chiarati in modo che si possa dire chesiano piu amici nostri che loro. Sotici assai famiglie, angi assat casedivise; perchh molli per invidia de' ira telli o de conisgiunti dis favoris otio not. e favoriscono IOro. Io te Devo glio ricordare aIcuno de' pili importanti, gli altri considererat tu per te me desimo. De' figliuoli cli Meiaser Maso degli Albigi. Luca per invidia di Messer Rinaldo syh gittato dalla parte Ioro. In eata i Guiccia
clini, de figliuoli di Messer LuIgi, Piero h inimico hMesser Giovanni, e favorisce gli avvertarii nostri et Tomaso e Nicolo Soderint aperta mente per I' odio Portatio' . Francesco loro gio. ci sanno contra. In modo che se si considerata bene, quali sono loro, e quali samo no I. io noti iaperche pili si merita d' essere chlamata Ia parte Dostra. Nobile, che Ia loro. Ε se susse perche loro sono segnitati da tutia la plebe. noi samo per questo. in puggior conditione e IOro in mistiore, e in tanto, che se si viene h l' armi 5 a' partiti. noi non Lamo per Poter reIistere. Ε DOi stia mo ancora nella dignit, nostra, nasce dalla riputatione antica di questo stato, Ia quale, ii ha per L. anni Conservata; ma come e si venisse alIa prcio va. e che si scoprisse la de boleEga nostra, noi ce la Perderemo. E se tu dicesssi che la giusta gio
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eagione che cI muove, accrescerebbe . noi eredito, eda loro Io torrebbe, ii rispondo che questa giustitia con-viene che sta intesa e credula da altri, come da nol; it clie hi ullo it contrario perch h la cagione Che Cim vove, . tutia fotidata in Iul sos poti a che non si faccia Principedi questa citi. . Sequestolospetio noli habbiamo, non
quello che not accusiamo tui. L'opere di Cosimo choce Io fatino sospetio, sono perchἡ egii serve de' suo danari clascuno, e non solamente i privati, Ina ii pri.hlico. e non solo i Florentini. ma i Condottieri ; peris che favorisce quello e quel P altro citia ditio che ha bisogno di magistrati i perchh e' tira con benivolonga cheegli ha neli' universale, questo e queli' altro amico a maggior gradi d' honori. Ad utique converrebbe ad durrae Ie cagioni det cacciarIo, perchis egli si pietoso, ussicioso. Iiberale e amato da clascunO, Dinimi uri Poco quai
Iegge si quella che prohibisca. o che hiasiani e dantii negli liuomitii la piet. . Ia liberalith. I amore 2 E hetichis
Latio modi tuiti che tirino gli liuomitii volando, a
Principato, non dimeno e non sono creduit cosi, ne
Moi fiamo sufficienti hclargii h intendere; perclihi modi nostri ci hanno tolla la sede, et a Citth, che Datural- mente si partigiana, e . per essere vivula tem pre in Parte corrotta, non piab prestar gli orecchi . simili ae. Cule. Ma poniamO che vi riuscisse it cacciarIo che Po-oebbe havendo una Signoria propitia. rius cire iaciumente come potreste voi mal tra tanti suoi amici checi rimareb hero, ed arderebbero di desiderio della toris nata sua. ovolare che non et ri tornasse ' Questo sareb heimpossibile. Perch. mai clando tanti, e havendo Ia benevolenZa universale non ve ne polreste assicurare.
E quanti piu de' primi scoperti suoi amici cacclassi, tanti pia nimici vi fareste; in modo che dopo pocotemPo o' si ritornareb be e ne haresie suadagnato questo,
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che voi l' hareste cacclato bu otio, e tornerebheci catlivo. Perchh Ia natura sua. sarebbe corrotta da quelli che lorevocassero. a' quali lando obligato. non si potrebbe opporte. E se uoi di gnassi di sario morire. non maiper via di magistrati vi riusci rh; perchh i datiari suoio gli animi vostri corrottibili, sempre lo salveranno. Ma ponia mo che muoia. 5 cacclato non torno io non veggo cho acquisito ci sacci dentro la nostra Republica;
. perchh s' ella si libera da Cosimo. la si fa serva h Messerninaldo; ed io per me sono uno di quelli che desidero
che ni uno citia ditio di poteneta e dy autori t. superit' altro. Ma quando alcunt di questi due hau esse a pre- . valere . io Dori P quai cagione mi facesse amare pili Messer Rinaldo che Cosimo. Ne ti voglio dir altro, se non che Dio guardi questa citi. ch alcutio suo citiaridino ne diverati Principe; ma quando pure i peccati nostri Io meritassero, la guardi di havera Dhhidire . Iul. Non volor dunque configliare, che si pigit unpartito che d' ogni parte sta dannoso, ne credere. a
Compagnato da pochi, poter opporti alla voglia dimotii; per chh tuiti questi citia ditii, parte per ignoranEa. Parte Per malitia, sono h vendere questa Republica apparecchiati; ed in tanto la fortuna loro amicaeli' eglino Latino trovato it comperatore, GOVernati Per tanto per ii mica consigito, attendi . vivere modestamente. et harai, quanto alia liberi. . cosi a sospelloquelli deIIa parte nostra, come quelli della avversa. E quando travaglio alcuno nasca vivendo neutrale suis
Tai . ciascuno grato, e cosi gioverat . te, e non noceratalla patria. Queste parole ras enarono atquanto 1' animo dei Barbadoro, in modo che te eo stet tero quiete. quanto duro la guerra di Lucca. Ma seguit a la pace, e Conquella la morte di Nicolis da Ugano. rimate Ia citi hi oraza guerra, . Anza freno. Donde che ianza at Curirisyetto
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11spetio ex bero I malvaggi humori, e Μesset Rinaldo. i parendogli rimaso solo Principe delia parte, non cenlava di pregare ed infestare tuiti i citi adini i quali creis deva potessero Essere Gon salonieri, che si armassero Iiberar la patria di queli' huomo che di nec ssit. per Iamalignita de pochi e par l 'ignora tiga de' molit la con duceva iti larvitu. Questi modi tenuit da Mesper Rinaldo . e questi di coloro che favori vano la parte avis versa, tenevano la citia plena di sospetio, e qualutique volta si creava uti Μagistrato, si diceva publica mente, quatiti deli' una, e quanti deli' altra parte vi sede vanoe nella tralia de' Signori, stava tu ita la clith sollevata. Ogni caso che veniva davanti . l Magistrati, ancora chaminimo, si ridia ceva fra Ioro in gara; i segretii si publicavatio; cosi ii bene, come it male, si favoriva. odissavoriva; i buotii. come i cattivi erano rigua mentct Iacetati; tii uno Magistrato facevad' ussicio suo. Siando ad utique Firenete in questa confusione. e Mellor Rinaldo in quella vogli a d 'abbast, teda potenga di Cosimo. e sapendo come Bernardo Guadagni poteva essere Gon-faloniere pagis te su e grave e. acci ochis II debito puublico non gli togliesse quel grado. venuioli dimi allatratia de' Signoti, sece la fortuna amica alle discordie nostre, che Bernardo su tratio Gon saloniere per laclero II Settembre e lyottobre. II quale Messei Rinaldo an db subito a visitare, e gli disse. quanto la parte de 'Nobili. e qualunque desiderava ben vivere s' era ratIegrato perellat lui pervenuto a quella dignita ; e che a tui s' apis Parteneva operar in modo che noti si ius o rallegrati In vano. Mostrogli dipol l pericoli che nella disianio nasi correvano, e come non era altro rimedio ali unione, che spegnere Cosimo, perchi solo quello, per i favoriche dalle immoderate suo ricchezge nascevatio. gli tene. a insermi; e che s' era condotio tanto alto che se non
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amare it popolo in piaaza. ripigliar lo statio. per ren. idere alia patria Ia sua liberta. Ricordogli che Messet Salvestro de' Medici potette inglustamen te frenare I grandezZa de' Guelsi. . t quali per il saligue da i Iorstantichi sparso ε' apparten eva ligo verno e che quello ch: egii sare contra tanti inglusta mente potuite, po trebbnben far esse giusta mente contra uti χIo. Consoriolio . . non temere. Percho gli amici coci P atmi sarebbero presti per ajutario. Della Plebe che P adorava non tinpella conto. Perchh non trarrebbe Costino da let, altrifavori che si trahesse gi. Messer Giorgio Scali; ne dellelae ricchezae dubitasse, perchis quando sia in potest. de' Signori, Ie Dranno loro. E conchiulagii, che questo satio larebbe la Republica secura ed unita, e Iulatorioso. Alle quali parole Bernardo rispo se brievemente. eome giudicava cola necessaria fare quanto egii diceva; e perhhhes tempo era da spenderio in Operare, attenodesse a prepararsi con te large, per esser presto persuasoch' egit havelle i compastii. Preso che hebbe Bernardoti magistrato, disposti i compagni, e Convenuto conNesser Rinaldo, cito Cosimo. ii quale cancora che ne fuste da molli sconfortato) compari, confidatosi piu nulPinnocenEa sua. cho Dello misericordia de' Signori. ComeCosimo su in palagio, e sosten uto, Messur Ritialdo conmolli armati usci di casa, ed appresso a quello tutia I Parte, e ne verinero in Piazza; dove i Signori fecerochiamar il Popolo, e crearono c. s. huomini di Balia per risormar lo stato delia citth. Nella quaI Bdlia, como prima si potette . si tratio della risorma, e delia vita udelia morte di Cosimo. Molli volevano che iusse man, dato in esilio, molli altri tacevano. Oper compassionudi tui, o per paura di loro. I quali dispareri nun Ias.
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ancora tem eva, Cheistra ordiualia merite i parti olari ni . mici IO facessero mori re Per questo ε' asteneva dat cibo, tanto che in quatro glorni Don haveva voluto mangiar altro che ian Poeo di pane. ι
Tu dubiit Cosiano di non essere a vve Ieriato. e sal te Horire di fame . e poco honore is me, Credendo ch io volessi tener te matii a una sinito sceleratoZEa. Io non
erodo che tu habbia a perdere la vita, tanti amici hai itipatagio, e suo ri; ma quando pur ba vessi a puri eria, vivi 1iculo che pigi iuranno altri modi che utar me per ministro h tortela; Perchis io non Voglio brutturini lo
mi offendesti mai : ita per tanto di buo navOglia, prendiit cibo, e mancienti vivo . gli amici ed alia patria. Εpercti si con maggior sidant a possi farto, io voglio delle 'ei se tu e medeli me mangiar teco. Queste parole tutio
.cbnfortarono Colinao, e con te lagi ime . gli occhi a braccio e bacio Federigo. e con vive ed efficaci paroloringra Eio quello, di si pietoso ed amo revoIe usticio. ol. serendo ellergli gratissimo. se mal dalla fortuna glieno iusse data occasio ne. Sendo ad unque Cossimo atquantoxicoci fortato; e disputandosi it caso suo tra i ciit ad incmccorta che Federigo per da inli placere condiasse . cpua Aco uno famigliare deI Gonialon iere chia malo it Far-gInnaccio. huomo sollagaevolo e taceto. Εdhavendo quali che cenato, Cosimo che perim valersi delia ventita di eostui perchis benissimo Io conosceva) accentio Fu-
derigo ine si partisse. Il quale intendendo Ia sagiona, 3 a sinis
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sin se di andar per cola che mancassero h sotnir Ia ema, o laseiati quelli soli, Cosmio dopo atquanto amorevoli parole Diate at Farganaccio. gli dei te uti contra gno. e gli impose cli' aridasse allo spedalingo di S. Maria Nuova per mille e Cento ducati, cento ne prendesse per se. e mille ne Portasse at Gontalon iere. mProgassequello che prela honesta occasione gli venisse . partare. Acceito costia i ta commissione; i danari surono pagatis donde Bernardo . ne divenne Piu humano . e De seguiche Cosimo su confitiato h Padova. contra la voglia di Messer Rinaldo che Io voleva spegnere. Fu ancora con- inato Auerardo e molli delia casa de Medici, e con quelli Puccio e Gio vanni Pucci. E per sbigottire quelli cli erano mal contenti deli' esilio cli Cosimo. det tero Balia
tobre net M. CCCCXXXIII. ventie diti angi h i Sisgnori, da i qui ali gli in denuntiato it confine. coclo tandolo a P ubbidire. quando ei non volesse che pistaspra mente contra i suoi beni e contra di tui si proce. lesse. Accello Cosmo con vista allegra it confine. an fermando che dou unque quella Signoria lo inandasse era per stare volentieri. Pregava bene che pol gli ha- eva conservata la vita, gliene di fetidesse, perch si senti vh essere in Plaeteta molti che desideravano ii sanguosuo. Osseris dipol in qualutique lungo dove susse allaciti. , at popolo. et a loro Signoria, se e te sostangs
me. Fu dat Gon saloniere confortato, e tanto ritenuto in patagio che venisse Ia nolle. Dipoi lo eondiasse in casa sua. E fattolo chnar se . da molti armati Io seco accompagnare a' confini. Fu douunque passis vicevulo Cosimo honoreuolmente, e da i Venetiani public mente visitato, e non Come abatidito. ma come post In supremo grado. honorato. Rimata Firenge vedovad uti tanto cittativo, . tanto universalmenin amato, a
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era etaseun sbigottito. e pari mente quelli che have- vario vinio e quelli cli' erano vinii temevatio. Donde elie Messer Binaldo dubitando det suo futuro male, per non mancare a se, ed alia Parte, ragia nati molli citia-dini amici, disse . queIli: Che velleva apparecchiata Ia ro vitia loro, per ellarsi lasci ait vincere da i priegh dalle Iagrime . e da' danari de' loro trina ici: e nona' accorgevano cho Poco dipol haranno a pregare e piangore eglino, e che i loro prieghi non saranno Dditi, o delle loro Iagri me non t overatino chi habbia conii'ansione, o de' danari presi restitui ratino it capitale, epaghe-I anno I' usura con tormenti, murti, etesilii. E ch egliera molto meglici essers stati. che haver lasciato Cosmo In vita, egit a mici suoι in Firenete; perche gli h uomitii grandi. O e' non s)hanno . toccare. o tocchi a spegnere: me ci ve leva altro rimedio che farsi sorti nella ei illi. accioch si riseniendosi inimici ccbe si risepti ratino presto si votesse cacciargit con P armi, pol che co' i modicia vili, non se n' pratio potuit mandare. Ε che u rimedio era quello che molio tempo in Danzi haveva ricordalo. Hi rigua da gnarsi i Grandi. rendendo e concedendo loro tuiti gli honori della citi. . e sarii sorti con questa parte Perchh il loro avversarii syerano salti sorti coti la Plebe.
E come per questo, la parte loro sarebbe pio gagliarii quando in quella sarebbe pio vita, pia virtu, Piu animo.. piu eredito; astemmando che se questa ultimo et veroximedio non si pigliaua,non Ved eva Coo quale altro modo, L potesse conservare uno Stato, fra tanti Dimici. e cono Ce a una Propinqua rovina della parte loro e dalla citiis. Λ che Maristito Boldovinciti, uno de' ragunati s oppos in ostrando la superbia de' Grandi, e la natura loro iv.fopportabile; e cbe non era da ricorrere latio una certa Tirannide loro. per suggiret diibbii pericoli delia plebe. Dotide chei Messer Rinaldo vedulo it suo consigito non
esser udito, si dosse dqua sua sventura, e di que dulla Era 3 I sua
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s 'a parte. im Prata Ddo optrei cola pisi ci cieti, ehe volea a DO COsi. Hie alia ignfranga e cecit. degli h nomini. Scando ii la cosa adiatique in quina mani era. senZa farant una Decessaria provisione. ' sis iv vato tina letterascia ita cla Mes Ier Agnoto Acciat Doli h Ct,simo. laqvalegii in ostrava in dispos Eione della elli. verso dilui. eloconsor lava h far che si movesse qualch e guerra, ed a farsi amico Neri di Gino; perchih giudicava che Com. Ia citi. h a vesic tam gno di danari. non si trovarebbeth illa servisse, e veri ob be la memoria sua rita fresacar si ite ei ita lini. ed is uesiderio di sario ritornare. Ε se Neri si sinem brasse cla Mellar Rinaldo. quella parto Inde holirebbe tanto. che la noti sarebbe sufficiente . di senuerti. Questa lettera ventita alle marii de Magis. trati, su cagione che Messer Agnoto stasse prela, collato. E mandato in esilio. Ne Per tale essem pio si freno in alcuna parte l' humore che favoriva Cosuno.
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eratura Italiana comis classe a corrom persi. ed a dec dere applanto do po che si su instituita l' academia per x purgaria, e perseetionaria. Quella famosa Crusca chetanto iti quiei 5 il buori Tasio non valla ad aggitingere an sol vocabolo, risi correggere uia solo verso a tuiti gli iautori, Che ancora ammiriamo, Iah lampo co alla Ge. xii talem me, e non impedi che gli sortitori seguenti anctassero perduit die tro at cattivo stile. alle metasore, edalle antitest, alle Parolo riuove Iambiccato e tali siticheche discredita rotio la letteratura Italiaria Dei secolo se.
gnetite. In homa l academia de Lincet sonuata dat Principe Cesi tanto Pisi bene merita delle scietiete quantoquella delia Crusca su alle belle leti ero di pregindigio
E il cardinat di Savo ja che alla morte dei Duca sito pa-Zre lascio te academie di Roma per aver parte Delle eo se dei Picmonte, poth piutiosto ollervare che tratteoner ii corin flet riuovo stile. e velim la dii serenιa cfidvi passo ita te opere duli' A bate Botero suo precellore equelle det Cavalier Tesauro suo cons gliere La deca deneta, o per mugito diro P dltera et ione dol