Laurentii Patarol Opera omnia quorum pleraque nunc primum in lucem prodeunt. Tomus primus secundus

발행: 1743년

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분류: 시와 노래

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tan altro genere, come secero savia mente it Par inetoni suddet to, Parad. Tere. ed ii To mesori non mai abballaneta lodato Institui. Rei Hob. H. 9. Ses . r. Gen. a. Quanto pol questo Insetto ami it Giglio, hollo con istupore oneris vato anche in cib, Elae, avendo io ne i Novembre deli'Anno pallato planta4ti alcuni Bulbi di quello, che porta la fogita striata, ed at cuni di quello ancora, ehe d agit Autori si chiama Lilium Montantim, o Lilium Florιbus refle. xis, in uia terreno allat lontano dat sis , in eui' si ita vano gli ordinari gi, molli anni plantati, tosta mente queli anno vi ho ritrovato sopra molle Canistaridi, che aveano gi incominciato a de porre te uoua sulle lor soglie. Fu

minuti Animali vanno dove gli allelia, e gli conduce t 'odore. Infecta enim, cost egli, tam pennata, quam non pennata Procul sentium, ut mel Apes, Culices dieti m liones, quod nis odore agnosterent, nunquam δ longinquo sentiarent; ed ii dottissimo Frantesco Redi offerv. intor. agi i Anim. Utv. ne' Uiv. chiamb l'odorato degli Insetti misabiimente acutissimo . NE so perch mai Iaintendesse alpopposito it per altro grande Samuelis Bocciarto, Animal. Sacr. Scrip t. p. I. l. I. γ ii quale de gli Insetti partando, ebbeastrivere; Taceo quod in plerisque visus, auditus, olfastus atis nullur es, aut hebetior. Ma sopra cibnon vogito pili qui fermarmi, nὸ in eonglii et ture , nε in raetiocini , essendola cola presso a chi ben' intende la verit, posta gi, Dori di dubbio; e mol. to men debbo farto, mentre favello eon V. S. Illustriis. che tutio sa, e chenon ha bisogno di acqui star da me cognietioni in questa matella. Rimet te romnii dunque subito ne i mio sentiero, per recarie menodi tedio, che giusta mente la graverebbe, quando volem troppo u scire dalia mia i pote si . IV. In cominciano a vedersi te nostre Cantaridi ne' primi gior ni di Aprilesbucate dalle sol terranee lor celle, ne ite quali si stet tero appi attate per ben'

otio mes. Io veramente non ho auuta ancora la sorte di rit invarne primache n' escano, come holla avula bensὶ appunto in queia anno di seoprire non

poehi Boetetoli della sua Mosea Rosi sega , vicino ad una planta della Rosabianca maggiore, mentre io flava movendo la terra din torno a' Gigli, ed os- servando se veni va mi fatio di vedere alcun Boetetolo, od altra forta di cosa,

che mi additasse queste Cantaridi. Egli ἡ perb piu che certo, ch' esse dat laterra se n'estono, come pur fanno e attre Cantaridi, e Scarasaggi, e tanti aDtri Insetti, ehe tuito giorno vedi amo, dat che pretero sondamento gli Antichi, e tanti ancora de'Moderni, che innocente mente andarono dietro loro, di

credere, ehe questi dati a terra si generassero. Canto percid it bucin Lucretio: De Re r. Nat. l. a.

Quippe videre licet visor exsere vermes Stercore de tetro, ptimorem eum sibi nacta es Intempestivis ex imbribus humida telius.

il nascono dalia rusiada, altri dat la piogeia, altri da legni, vaseguendo: Miarursus generantur Iordibus ar/di Soli, po tenorum erurum lascivia petauripartim Ialia pulυere humido in eaυernis, volucria . E niente meglio dimostra di aver'capito la verita inisectile in pili luoghi, ma speciat mente Hsor. Amm. lib. I. cap. I 6. ove strisse: Alia ex cano, aut fimoputrescente oriuntur ἰ alia an l/guir,

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cte. Nesia stessa materia sta' pili recenti iose licemente credet te , e scri si

Goυanni Ionsiono: t Taum c. Nat . cl. 8.c. I. ) Generant nonnulla , sed non fiat generias verηm vermiculos tantum I illaque non ex animalibos, sed ex humidi, o sicci orsa putredin ut E ira moderni, per finiria, anche ii tanto celebre Pa-ἐre monarem , che con sὶ grande sollecitudine, ed atte petione investigo pera intro gli arcu ni tuitii della, natura, . v*lle sollenere si forte la genera Eione de gli

imali dalia putredine ; bene hὸ in cid stasi sco stato tanto dat vero, quantolo dimostram elami avido te sue ragioni, ed e sperienete, ed alle mede si me risepondendo di recente ii dotio Nigrisui Uid. int. allagen. de' vis. , e prinma di tui ii celebre Francesto Redi: coiser. im. agit Ani m. vi v. ne'viv. at quale speciat mente molio do iamo, per esset tui sta is sta' primi , che lasciati gliantichi scrupoli, ei additasse strade mi gliori, per i scoprire seczndo la verti, leproduetioni, e te mei amorissi di questi viventi. U. Guardi U. S. Illust. nelia Tav. . H. i. evedr quivi a at naturale di segnat Iasopradde ita Cantaride. Haesi a tutia la st biena colorita di un likio e vivacinabro; il venire poscia, la testa, e te gambe time di un prasenda , e tu cido nero. Porta sulla fronte due corna, o dicans con piu acconcio vocabo lo Antenne; giacch8 cosi veggo chiam arsi Ie corna degli Insetti per sin da biotile Hist. Anim. lcl. c. 7. . Sono queste composte didieci nodi, de qualii tre primi a , Taυ. r. H. a. che piu riguardano ii eranio, scino minari, edi struttiit a diiserenti; gli altri set te b molto maggiori, ed eguali fra toro; e dati'ultimo pare che 'esca una certa punia e , in cui te stera Antenne finis cono. Ha voluto rappresentargliene una molto ingrandita da uri buon Micro scopio,perch E ella osservi speciat mente rarticolaetione de nodi mede simi, e la sabbrica loro, parendo gli stem coperti di lunghe setote, o peli.

VI. Quattro sono te ali di questo Insetto, due membranose v. I. fg. 3. conperent m quella tessitura di tendini, o muscolichetiensi, come nella Figura apparisce; e Taυ. ι . R. q. due cartilaginose: di cui lo provide la natura per riparo delle due prime pili de ii, com' ella pur fece con attre Cantaridi, e congli Scara- faggi, on de strasse Plinior Hist. Nat. l. o. c. 28. Quibusdam penuarum t tela erilsa supervinis, ut Scarabaeis, quorum tenuior , fragiliorque penna , &c.

E nello stelio senso prima di tui anche Aristotile ; Hist. Anim. l. q. c. 7. Ex

molucribus i parta degi' Insetti alia pennas crusta supersemente , quas vaginam , inclusas gerunt, ut Scarabat, &e. Dalle quali partae demento vati Serit tori raccolgo, chiam arsi col nome di Penne una colat forta di ali; onde mi appresso Giovanni Ioustono Taumac. Nat. 8. el. 8. c. r. veggo chia marsi gli Scara faggi Vaginipennes, col quat vocabolo chlamar si possono anche te nostre Cantaridi, ed ogni altra semigilante specie d'Inlatio .

VII. Tullo ib iratio delle sopraddet te due Ali eartilaginose E punteggiato D. I. R. 4. gentii mente di a bucolini, ali nee quasi parallele fra loro disposti, e questi , ove contro it lume t 'Ala ilessa si ponga , veggonsi corri spondere anche nella parte di solio della mede sima. Pare percib , che sien'esti cometanti fori aperti ; se pure non fossero guardati da una tenuissima e tra spa rente membrana, it che sembra essere, se attenta mente si osservino col mi eroscopio : NE per altr' uso credo sieno stati dalia Natura formati , se non

perch E passi per ii mede simi alle parti pili interne deliriniatio 1' aura vitale delle rugi ade, la quale altrimenti alle stesse non giugnerebbe , quando torm

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non permettessero questi a certa gnita l' endrata . Io cong hietturs 'dunque , che quella corteccia cosi traforata serva di un certo vagi io, o filiso, pereui non ne passi se non Ia parte pili sottile, e pid pura , ed in eon seguenet' lapid benefica. Nὸ si dee credere in verisimile, se benimi apponto, che, cerinthino questi nostri Insetti l' esterno refrigerio deli et rugi ade , quando ben si considera, di quanto pro queste seno a tanti generi θ' Animali. Imperci ch8, per lasciare l'erbe, e te attre Piante, che dalle ste in mirabit mente fe- condansi, aneti sen Ea di esse si avanetano o poco a nulla, sappiamo che ab eune sorte d'Insetti di rugi ada sola nudrisconsi. Onde tengono molti per certo, che questa si asi uno de'principali cibi delle Farfalle, e di tanti altri pic- coli anima lueteti, prove duti dalia natura per questo esset to di iunghe , e di-licate Proboscidi, fra' quali distin tamente si contano te Cicale , come lo dissero e Plinis Nat. Hist. l. G. c. a F.) , e rivisio Eglo. 9. , e prima di loro Aristotile Hist. Anim. l. q. c. 7. . Lo stelio tu credulo da ale uni per fin delle Chioeeiole; ond'ebbe a dirne Plautor Capti v. A. I. S. I. ὶ Cochleis in o otio latent: Suo sibi succo υλunt, res si non cadit . Aneti a questo proposito molle volte anche in altri templosservato, speciat mente net meis di Maggio, in eui per questi nostri giardini di Uenezia v' ha di ordinario una particolat copia di Farfalle Manehe, listate di nero per entro l'ali, ehe nelle mattine succedenti ad una nolle serena e rugi adola veggonfi esse polate sulla parte superiore delle soglie degli alberi , colle ali aperte , scche ne restitutio it lor corpicei uolo scoperto ; ma nelle piovose stansi appe se alle partidi solio delle fritie medes me , riparandosi a questa gutta dat te inglurie della piogge, e de' venti Puom credere ancora, che i bucolini seddelti servanodi meati ai solo pallaggio deli'aria, aceto si porti per quelli ad irrorare te parti coperte detranimale, Ie quali altrimenti o nulla ne riceverebbero, o molio meo di beneficio. Io per verita non ho v edule queste Cantaridi mile ali spi gate, se non molio di rado; e se mi ε riuscito at cuna volta, non perli molio facit mente, di fame volare alcuna, holla vedula subito ri tornare a polarsi . Non sar, pere id foris stor di ragione it credere, che essendo queste si tarde almoto, e per consegueneta ancora a somministrarsi ii beneficio dellaria, abbi ausortito tanti tome spiragii, per meeteto de' quali possano godere della introdu-2ione di quella, it cui refrigerio si necessario a tuiti i viventi sanno molio bene gli altri animali aequi starsi, o collo splegar , e col balter detrali , o col

VIII. Le gambe delle nostre Cantaridi sono sei, numero ordinario in mia

is capo nodoso a), da eui principia la parte loro superiore, che pessi amo .chia mare la eoscia, la quale pili gracile net suo principio si va poscia ingro se sando, fine hὸ arriva ali articolaetione ch , con cui ai Fusolo o si conglugne. Questo E sottile assai, e va a terminare net Pi ede, ch'ὸ composto di ire nodi d , fra it se eondo ed ii tergo de' quali e esce, non so se dir de his umdito, oppure un' ghia assai curva dalla cui lammita uotabit mente pili ossa deli altro est remo spuniano due sottilissimi uncini I , mediante i quali questi animal et ii con tu ita ferme eteta ad Ogni cosa si attaceano. I tre nodisopraddet ti, che sormano it piede, sono tuiti armati di minutissimi peti, simili appunto a que medesimi, che vestono anche te loro antenne: ed olire aque

. . sti

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sti veggon sene per te attre parti della gamba stem alcuni altri pili lunghi, a Diai rati perb, an Ei nella parte superiore rarissimi. Res a cla elaminare la Me ea; e questa ε guemita di due piccole Tanagliet te, vicino alle quali pendonoque due corpicci uolt, comuni a tante attre salte d'Insetti; i quali, se hen miricorda, accennommi attre volte V. S. Illustris s. essere certi strumenti senseri,

eon cui sit stessi vanno e splorando cib, che appetiscono, ed a cui vicino si portano. IX. Ustite appena di terra queste Cantari di si danno subito a proccurare l' opera della generaetione, e dei propagare la propria specie. V 'ha qualche piceola differen et a fra i maschi, e te femmine; mentre quegli sono atquanto pili graeiti, e queste hanno la schiena sensibit mente piu lunga, ed ii ventre piligon fio. E per verit , se anche appena uscite si laglino, ed interna mente si OD set vino, veggonsi gi pregne di molle uoua , raccolle tui te in un lungo conretto , o dir vogliamo Tuba, formata da una tunica sottilissima, e iras parenis te, che te riceve, ed involve, in gutta perb che l'un 'uovo si stia dom l'altro; e cosi appunt o l'un dopo l'altro se n'escono , ove si prema it condotio me desimo, come ho sperimentato ptu volt e. Il che non solamente in questi animali mi ven ne fatio di olservare, ma in una pure di quelle grandi Farfallenotturne colle ali occhi ute, in cui, non seneta stupore, contai, non ha molto tempo, ben quat trocento e piu uova, della mole di un grana di millio, rin. ehiu se in un'Intestino iungitissimo, e disposte in maniera, che pareano tui te in filate . Nelle nostre Cantari di ne rit rovat in torno at numero di venti percia, scheduna , tulte della figura, e grandeZZa medesima, delia quale ancora veg-gonsi essere michὸ sono itate depos e. E questa si ella ben parmi una viva, enagliarda pruova per avvalorar l' opinione in torno ait' esistenta deli' ova-ja nelle Femmine di ci astun genere d' animali , in cui sit an si colloeati dati a natura nella cre Zione, o produetione della madre me desina i pie

coli seti , che dee effa pol partor ire; on de ii se me det maschio , che vis' insinua, non serva gia a sormare gli stem, come su una volt a credulo, eda altri ancora si crede, ma sola mente a secondargit, e ad introdur ne' mede-simi que' principi, che ὸieno spirito e moto alia vita. Imperei oeche eglieceratissimo, che queste uova si osservano prima ancora che it maschio e la femmina sta loro si uni scano ; e molle volt e ho Vedulo accadere, non in una forta sola d Insetti, che quando la copula tendente alia generaetione non sia duratala douuta mi sura di tempo, attre delle uova, che pol ne nascono, restano fe- condate, ed attre non giΙ: it che tosta mente dat lor calore hen si comprende, come ed io notat della sopraddetia Farfalla, e l'inervano tu itodi anche te sem-mine ne' vermi comuni da feta.

X. Hanno i nostri Animali la propria mani era di conglugners, simile veramente a quella delle attre Cantaridi, ma differente da quella di molle ali re speeie d'Insetti . U. S. Illustrisi. mi addit b, e mi sece osservare una volt a la curiosa copula di una certa raZZa di Cevettoni, te cui sem mine portano it sesso sopra la schiena. La sua Mosca Rosisega lo tiene per lo contrario ne i meeteto dei bassio ventre, onde i mala hi debbono lor farsi ai di solio. Le Farfalle OG servansi l 'una contra l'altra attacca te, e nella mani era medesima te Cimiet , ehe fidi eon terrestri: Tanti altri poscia in varie attre guisse, che qui tralascio,

bastandomi l'averne atquante accennate, per dimostrare, che andb errato ι-

stotile, Hist. Anim. l. 3. c 8. allo rche disse, senerat mente partando, Infecta

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478 LETTERE ITALIA NE

euopre la femmina; ed in questatici holle io vedule durare fino ad una inti eragi omata. Egli ε ben vero perb, che non attendono alla generaZione in tutioquello spaetio di tempo, in cui cosi accavallate si stanno; ma si complaeeicinoesbia mente, come credo, di quel si iungo contatis, o con esis sorie dispongon si a Quel Haere, ehe ogni amatore piis brama y Ariost. Ort. C. I. St. 3I. od altro ses rillinto, che a cosi far te conduce. E non E men vago speti colo in tanto vedere i maschi muci ver fovente te due gambe anteriori, e striis gnere con ua certo quasi abbracciamento te lor compagne, onde di ognunci Celsi par che si posta dire coli accennato Poeta C. 7. St. 27. , che Sino alii oechi ben nuota nes gesso Delle delιetie , e deue eos belle . Quando pol vogitono pallare alia copula , discendendo per la parte diret an adella lammina, si avvicinano at ses Io di quella, e v' introducono lo strumento della generaZione, che sta collocato nel restremita dei lor corpicello, dilatio at soro degli escrementi. Parmi, essere questo strumento di una forma non poco curiosa; onde to rappresento a V. S. Illustrisi. di segnato prima Taυ. 2. Figura . at naturale, poscia, perchε meglio postino e sprimersi certe minure particolarita, Taυ. 2. Fig. I. ingrandito, come piu ho saputo rico noscerto, dat microscopio. XI E' questo per tutio quasi ii suo tratioci lindricamente rilondo, alquanto perli plegato e curvo e va a finire in una punia assai acuta a , laquale in comi iacia da un capo b sensibilmente pili groila di tutio it rimanente dei membro mede simo. Sembra percid, ehesta a ni una cola rastomi-gliar pila si possa , che ad un collo eon testa e rostro di Occa , o di Gru .E' dotato di una sostaneta nervea, ed ii suo eo lor' neri celo. Attaccata alloilesso sta una certa come vesci chelta ed , di s aneta men rigida , e di

Color molio chlaro , che noi diremmo incarnato , nella quale va a meite Teapo, dou'ella col collo dello strumento stesso confina, un lungo Uaso fe la cui origine veramente io non ho sis puto scoprire . Ho bensi in molli emolli sem pre os servato dira marsi da questo un' altro Uaso assai pili bri eve gaὶ tendente alia Vesci ea medesima ; aneti in uno de' strumenti sud detii ,

che mi ε riuscito di est rarre pili selice mente , ho vedulo dividersi lo stesso Vaso minore in due altri rami pili pie li chi , atrocchio nudo appena sens bili, e con tulti e due scariearsi esso nella delia Vestica . L' uso di que Ili Uasi, quando sapessimo seoprire it principio dei sopria det to pili iungo , p trebbe con sicure eteta, e facilii, stabilirsi: Io peib, per dit quello che mi doa credere, penso, a nuli altro servire i medes mi , che alia sabbri ea , ed alconduci mento dei seme , che dee poscia passar per lo membro . Certa mente

te quali si preme un liquore album inoso; sicchε pare che in certa guisa eslo serva allossicio di Preparante , come attrest i due minori a quello di inferenti e perb la materia seminale disposta ne i Vaso sp) si porti per gi

ne iraecennata Vestica, come in uno scroto, dove o testicoli , O simili altriordigni contengansi per lo lavom dei se me stesso ; indi rit ornando sorse perch vada a scari carsi per ge ael principio della Uelaica medesima, per tacui

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evi vie poscia passi nello strumento , che a quella veggiamo attaccato . Ehench E la minutea Ea deis Animale non permetra che dili in tamen te si scorgano tui te quelle parti, che se mono ad una si bella meccanica , non sarebbesuor di ragione perli it creder sorse, che i Uasi h g) corri spontano col Ua- ge mediante quale he altro insensibile canaletici attaccatogli, ed assianisco a tui camminante , ne ita siessa mani era che negli ordigni della generatione delle Chioeciole, osservati da; ἰ' inge gnosissimo Redi, cosserv. inti agit Ani m. vi v. ne'viv. lunghelso it loro Canale spermatico se ne vede un'altro assai pili sottile, che lo accompagna. Οουν ero , qnando pita nuda, e plusemplice vogliamo supporre la cosa, e non essere cori facili a faria da visionari, pub egii forse essere, che dat Uaso piu lungo , per tante bocche, quante sono quelle degli altri minori e hιὶ, passi la materia spermatica nella Uescita, doue si lavori e persedioni; indi col mereto de' meati di quella nel mem .hro lsella tramandisi. XII. Compluta ropera tendente alia genera Eione, incomincia tostamen tela femmina a deporte te uova, delle quali 1ta pregna. Un' affret tamento cost MN lecito mi venne fatio di offeruar bene spesso in . quegi 'Insetti, che ne depon-gono in molia copia, e speciat mente nelle Farfalle bench8 pata, aver cidinteis Aristotile Hist. Anim. e. I9. I. 3. di tuiti quanti gi' Insetti stessi, conquelle parole, de' me desimi favellando , Brevi a coitu Dariunt . Me ne rendodi cib la ragione qualor considero e la tiruttura, ed ii suod zgli strumenti feminminili serventi alia generarione, scoperti gia, e tanto es attamente destritti dat

celebre Marcello Mal ghi. Disser. Epist. de Bombyc. E sebben questi furono dat lo stesso offer vati nella Farsalia det Uerme da sera, io mi persuado perli,

che o simili onnina mente, o molio poco differenti fianque gli ancora delle nostre Cantaridi, e di altri semigilanti animali . Osserva egii dunque, come a V. S. Illultri R. ben' e noto, neti' utero della suddetia Farfalla due sorte di rami, o condotii; i' uno atquam O largo, ma brieve, per cui meetao entra ne trutero ilesio it seme vibrato dat maschio; l'altro piu lungo, per lo quale incerta guisa vi en i o gato it medesimo se me at ramo maggior deli Ovata. Percibi e uova, generate e cresciuie gia dentro alle interne cavit, delia flessa, po tale dat moto perist altico di quella. at tronco o ramo suddetio, di mano in mano che per di la van passando, rice vono dat se me , che in certo modo te as- ita, una certa aspersione, che te seconda; onde pole ia, mediante certo su-go, che si a raccollo in un certo sito particolare, e foris ancor quel lodi una come Ueselea, amendue corri spondenti col det to ramo, se nescono per lo sora me dati a Natura a cib destinato. Quindi offerub l'Autor sopraddetio, chelagitato i' utero di una di quelle Farsalle, do po essersi congiunta effa cos m schio, e levate dat te Tube te uova, ehe non erano ancor disce se a quel primo ramo deli Ovata, que ite impicco tirono , e si leccarono , senZa mai rendere alcuna prole; e per lo contrario un' altro uovo, presio ne i tronco flesso, vicino alia hocca deli utero , conservom gon fietto , e di ede segno sicuro di effer se condo. Ora do vendo una si iunga schiera di uova passarsene ad uno ad uno per lo stretio ramo deli Ovata, e quivi rice vere raura seminale, egii eradi molio uopo, che questo passaggio tolla mente se guisse dopo Ia vibratione delis me male hile ne ii utero . Il che quando altrimenti accadesse , correrebberole uova itesse tutio it perteolo di rimaners inseconde; pol ch E il se me tropna

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48o LETTERE ITALI AN E

lungamente Ivi sermo perderebbe lo spirito pili vivace , e rendulo languido e de bole, ov' esse tardassero foverchiamente ad uscire, non polrebbe pili irrorarie con tutia queli aura, cli'ὸ necessaria. Ha voluto dunque l'alta providen Ea delia Natura, che quanto maggior numero di vova doveva uscire, tanto pili sollecitamente cib ne seguisse; perchὸ queste cost potessero, net passar per lo tronco accennato, ritro vare it se me recente, ed in conseguen Za pili ub

XIII. Le uova delle nostre Cantaridi sono della grandezra, di cui te dimostra la Taυ. I. Figura I. e la Figura 7. della Tav. a. te rappresenta in grandite. Sono, com'ella vede, di forma iunga, e ri tondetia, coperte di una lucida, e tra sparente membrana ; e contengono una materia fluida, di col re giat liccio, o si a roseo lavato, con cui ancora esternamente apparistono . Somno si sottili, e si morbide, che a prima giunta palono an et i tanti Bruchetti, sicche solo ii ve derie immobili diversa mente fa credere. E Mnchὸ per lo pitile uova, che pretio schi onsi, segliano tui te avere una pellicella molio ar-rendeVOle , nientedimeno non mi δ accaduto ancora di osservarne ali re mai chel'abbi an piu tenera, o pili delicata. Dirb solamente, chel, anno in cibqualchesorta di tomi glianeta colle nostre quelle delia Cantari de deli Asparago oriense, la quale con inge gnosissima industria fauo un piccolo bucolino, ora ne i gambo, ora, cib ch'E piu mirabile, in alc una di quelle sottilissime lagite, quivile depone, e te planta in maniera, che vi sieno fit te per una delle loro est remita, rimanendone at di Hori, e scoperto tutio it res ante. Non ho mai ve-duto te nos re a deporte sulla superficie di sopra delle Foglie dei Giglio, mast bene sem pre su quella di sotto; e cid perchὸ stiensi in tal guisa meglio esse sed alle inglurie delle pioggie, e dati' ait re ellerne violenete , con quel eo mune provedimento, che hanno tutii quanti gli Animali, come ben notb U. S. Illustrist. net doti immo Trail. de veri ord. nel co . um . p. 46. suo Trallai O de' Vermi, di nasconder', ed assicurare colla sollecitudine piu g losa i lor parti . Estono percib quelle uova dat ventre della madre tui te intri se di un certo liquore lubrico e glutinoso, ii quale serve non sola mente a facilitare la loro u sciata, ma a tenerie ancor attaccate alle soglie perch8 non cadano; e fovente anche ad unirie in sieme , ove accada che la Cantaride tui te, seneta moversipunto di luom, vadate deponendo.

giore, o minor caldo della stagione , s bucano dat te suddet te uova i Bruchetii; o per dire cib, che piu vero esser mi sembra, diventano queste uova medesime tanti Bruchetii. Certamente, per quanto io mi sta studiato di elaminare, non emmi riuscito mai di v edere alcuna corteccia, o spoglia di uovo rimasta, da cui pala che i sopraddetii siense ne u scili, come altrimenti pur' e' si vede, dopo schiuis te uova di tante attre falle d'Insetti . Gli stem dunque, che compari vano prima cor picelli minuti, fermi, ed attaccati alle soglie, que 'mede simi dico, niente alterati di forma , di colore , di spoglia veggon si muovere lenta mente, e rosicchia re la buccia pili tenera, sulla quale si polano ; non po- tendo ancora per la de boleet et a de' lor ordigni penetrare tu ita la sostaneta dellefo lie siesse , finio alla superficie oppolia di sopra . Curiosa cola E il vederii ne primi giorni, tinat tanto che sono ancora minuti, ove specialmente in qual-che copia inseme uniti Ie ne ritrovino , tu ui caminare con esual ordine , eda gui

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agulis diun hen rego lato drappello marciare a passo lento e concorde. Postia i quanto pili vanno crescendo , tanto pili ancora si scostano l' uno dali 'alito ; eperchὸ hanno uopa di un nutrimento abbondante , si dividono ii campo , ela preda. Sogitono per lo pili incominciare a cibarsi deli' est remit, delle foglie,

e andarsete divarando a cammino retrogrado tui te interamente , fin dove allostelo si attac cano.

XU. La grandezeta di questi Bruchi, quando seno astatio ere tuti , it eheper lo piu nello spaetio di quindici glorni ivole avvenire, si e quella, che viene rappresentata dalla Fitura g. della Tavola t. e la forma loro si vede in grandita nelle Figure 6. e 7. della Tamia stella, e nella terra della seconda . Hanno sei pi edi, come nella deita Figura 7. e meglio nella o. apparisce, ammati di un sottilissimo uncino biforcato , eon cui si allaceano ; e sono di color nem , come n' E pure it pic colo loro capo , cogit omeri . Oltre a' sei so-praddetii veggonsi ne lia parte di solio di tuiti i loro anelli, o segmenti, net sito che a diri ita linea co'pi edi medes mi corri sponde , due , te dirb a caruncule, per clascheduno, fiat te a limbianeta eome di mam melle, e compostedella stessa sostaneta des Bruchi. Anche queste servono loro a uis di pi edi, conqueste si muosono , con queste pari mente s atta anci . I segmenti ora men iovati sono undici ; equesto ἡ il solito lor numero in tuiti i Uermi, come dat

celebre Dissere. Dise. de Bomb. Malpighi se gi offervato. At primo dique sti si eongiugne it eam; ali' ultimo una certa pendice a in cui questi Bruchrfinis cono . Taυ I. R. 7. Ogni anello sembra suddi viso in due altri minori ,

eoi meet Eo di est rei tante in icature, o canaletti b , che circondando it domso dat run fianco ali altro camminano; e sotio ad em, nella regione pili bina Taυ. a. H. 3. de' fianchi, scorgon si certe nere macchiet te a , silua te ap-punto ne i meet Eo de suddetii anelli maggiori ; delle quali sui primo e secondo due b se ne veggono, negli altri una sola per ela scheduno . Osservate queste attenta mente coli'aiuto dei microscopio, veggonsi essere tanti piceoli bu- eo lini quasi ritondi, i quali ad altro, eo me erevo, non servono, se non ad introdurre l'aria nelle Trachee , che loro corri spondono interna mente . Fur nou edule chia ramente queste Trachee dat diligentissimo mi ghi ne' Bruchidelle sue Farfallet e te medesime, quanto E a me, puossi credere che si ritr vino negli altri Bachi , anche minori , e per conseguen Ea in que' pure delle nostre Cantaridi, nes quali veggiamo ed esternamente i mede simi neri punii , e internamente ii movimento ui costri et ione, e dilatarione in tuiti quanti glianelli dei Bruco steta. Quesio movimento mi hollo io sem pre osservato nella

maggior parte de' Bruchi; come pur ne' medesimi, ove thcchio ha potulogiu-gnere, mi ε venulo fatio di vedere i sopramento vati neri puntini, per chiarapruova, che abbi an eost oro un grande bitagno di irae re in Q l'aria e sterna ;come attrest hanno copia tale di vasi, con cui rice verta, che Ia mole maggiore delle lor viscere, tollone it solo Ventri colo, dat mede simi vi en sormata. XUI. Ma per non dipartirsi dati' elamina de' nostri Bruchi , sono essi coinperti di una pellices la lucida, e tra sparente, per cui traluce l' interna lora s stanZa, ch'E tuita di colore rossio lavato , alquanto perb pili earico di quello deli' uosa suddet te delia Cantari de . Per io iungo della schiena , dat secondo fino ali' ultimo mella, Tav. 3.H.7. si v ede una certa striscia c. de di col re inclinante al nero, ii quale a prima giunta pare che venga rendulo solio R

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ι81 LETTERE ITALI ANE.

quella dia sana cute dat ventricolo , quivi collocato , e tinto di un color veris de oscuro assai carico, a capione dei cibo che vi sta dentro: Osservandosi per , questa striscia medesima, anche quando i Bruchi non mangiano , anzi ancora quando sono liati qualche giorno seneta mangiare , allorche voelion chiu-dersi nel proprio boχχolo , foreta e credere , che altra siesii la cagione , che Iaproduce. A mio parere percib non e questo un colore, che laladdetin striscia porti in se flessa , ma solo una cotale risessione di luce in ques sito , rendulo pili opaco dc margini che lo rin serrano. Imperci ch non illendendosi quivi pra nῆ quella rami sic aetione di Trache e , che dati' una parte , e dat s attrariem piono vn grande spaetio di quel piccolo corpo , nε altra forta di sostaneta,

resta una certa cavita, ne ita quale immergendos la luce viene a rendere quel colore, che altrimenti men oscuro compari relibe, quando la stelia non si pr

fondasse a quel segno . Pare dunque per mio giudicio , esser quivi un certo peeteto di canaletio, o di solco, che qual eonfine d alia natura a cib destinato, divida la parte destra dalia sinistra delle Trachee sopraddetis. Ed in vero, c me col beneficio di quella trasparente membrana l' interno moto delle viscere si discerne, cosi ve de si seguiresso ne truna parte dati a sinistra alia destra, netraltra dalia destra alia sinistra , allonianandosi runa parte dati' altra col motodella dilataetione, e con quella della costrietione riavvicinandos . E in questo movimento , ove attentamente si osservi , ve des ancora , che per lo piu lenominate Trachee net restrignersi, e riumrsi non passano olire la stristia ac cennata; dico per lo pili , perchε ne' moti violenti alciana volta la trapassano, ed avanetasi rura parte laoti det suo confine in quello deli' altra ; net quai caso Ia stristia pili non si scorge. Onde chiam parmi , esse re quello un colore non innato su quella parte dei dorso, ma prodotio dalia ri flessione delia luce , cheva a percuo tere in un sito piu profondo, e piu vuoto. In tal gutta mi iam brache spiegare si possa it fenomeno di questo moto, e di quei a striscia nera accennata ; consesso perli a U. S. Illustrissima , che non sono mica in cili quieto interamente, e non sono libero da'miei dubbj . Il gi, mento vato, e da men iovarsi con lode sem pre famoso Malpighi, vide o te stesse, o somi glianti eo se anche net suo verme da lata , ed osse rub pure ei b , che nello stelio nostro sis opre, essere pili sensibile it moto medesimo nelle parti inferiori, e piu vicine alia coda , che nelle pili alte . Vi lippe ancora distinguere con sottilissima notomia un lungo Tubo, o se si un corpo diviso in pili Tubuli ovali, collocato per lo iungo dei dorso, fra i rami gi, detii delle Trachee, e per conseguen Zanel sto appunto. dove net nostro Bruco la soprade ita striscia apparilae . Parepercib nella mec canica , ch' egli suppone , altro non essere ii movimento cheno gi, spiegato, se non la pulsaetione dei cuore deli' Animale ; ma limbrando a me, che questa diversamente succeda, e volendo i sentimenti noliri superbi coetetaria in tali falle di os serva Eioni col raetiocinio, non posso rimaner persua se, che sesi quello un moto dei cu ore r limbrami aneti suori di Ogni dubbio , che sa de' pol moni, irrigati, e gonfi dat raria, ehe n'entra, edesce col me Z eto di que' bucolini laterati, che ho riseriti. Come perli non ardisco distabilire una opinione , che si a contraria a quella di si grande Vomo , cosi me neri metto interamente at parere stimatissimo di U. S. Illustriis. che , ove senta diversa mente , mira correggere la mia opinione , e suggerirmi altri Iumi , e

ondamenti mi gliori per non errare.

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XVII. Olire at moto accennato di costri Eione, editataZione, se neolserva unaltro perist altico assai gagii ardo , e continuo ne it In testino, che va a scarie arsi ne i forame degli escrementi . Giace quello forame , con una manieraparticolar, edistinia da quanti Insetti io mai abbia veduti, non nes' est remit, gia dei ventre, dove fretio no gli altri averto, ma sopra υ. I. M. 7. Ia schiena, netl' ultimo anello e verso lacoda. Esce dat s radet to continua- mente una mucilagine molio densa, di color verde oscuro. la quale dat movi mento, eon cui si a pre, e si chiude ii foro medelimo , viene spinta anai atrinsti; indi dat moto , ehe sanno i muscoli della schiena nelle varie plegaturede' suoi segmenti, ε portata alia parte pili convessa, edalia della schiena mede-sima; dondepol, come da un pendio, va cadendo per tulte te partio Ella e , perdir vero , cosa di maravi glia ii veder uscire questo escremento , e spandersi in tanta copia, che non sola mente restane ii Arum Taυ. r. m. 9. intriis , e coperto, ma carico ancora, enascosto inguila, che chiunque losserva sen- et a se perlo, non pub immaginarsi mai quivi essere un verme, che si muova, e the mangi. Nel contemplar questi nostri parve mi divedere appunto que riseriti dat Redi, peri intomo alia gener. degi' Inoui i quali and avano volt landosi ne ita pol tiglia delia Tucca infracidata, Me avoco appoco attaceandos uinis addosso glirieopri- tuiti, Mos tanto che pareano tante piscole eolle ἀι terra, &co E qui in passaggio parmi di accennare a U. S. Illustriis. che non capisco eo saegii intemta per feeonde uerita , quando dice , che i Bachi aliora eram vieinia fremarsi , M a eonυertis neue seconde uoua . Nuir altro, per mio parere , erano vicini a fare aliora que' richi, se non ad incri salidarsi , per pol rito narsene at primi ero stato dimosche. Percio raggrinetandosi essi in quel ratio e riducendoli ad una figura molto inclinante ali' ovale, come nella forma Eione delle erisalidi .gliam vedere, speciat mente se quegii nel proprio borroletro si elitu sero, fu credulo, che quelle si fostero nuove uova, dat te quali somtir do vestem pol te molle he. Non istupisco perb, che l'accennato celebre Αutore abbia preis quale he piccolo abbagii amento mem re entrato egit , eomein un nuovo mondo, ne ita nuova Filose fia naturale intorno a questa produet iocidi viventi, non potea riconoscere interamente quanto mai gli s parava dinan-ri in una materia , per cui bene intendere, nuovi principi , e nuo vi vocaboli si voleano nε piu cad eva a proposito quanto aveva egii letto sopra gli Antichi, o quanto pote ano avergit deitato te Scuole. XVIII. Questi nostri Bruchi sono ingordissimi di Woratori, e sono unosse minio totale de Gigli, c quali divorando fieramente te laglie , sanno che anche it Flore medesimo ne pati sca. N men di voracit aera necessaria pertrat tenere uno scaricamento eost copioso ; o menci di facilit, a scari eat si dovea corri spondere ad una sὶ arrabbiata ingordeeteta . Percib la natura , che volevast heretare ancora in questa distintissima forta di vermi, ii provvide di un ei proprio per age volare I'una e l' altra delle suddet te operaetioni .. Imperciocclida cib nulla Aeglio ser ir potendo , ehe una materia tenera ed abbondante dilago , a questo esset to scelse essa it Giglio , te cui seglie sono si vaste , e sipiene, che da' Bolanici Histori plant. Lugdun. lib. I e. r. γ ongono chia matet arno se . osse rub ancora Teofrasto, de ea . plant. lG- l. e. r. abbondare ii Gi-glio di gran copia di umido, mentre Io novera fra quelle Piante, quarum ramduces, rami , ligna, caulesque plantis abscissi se cre suum vitati principium p

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