Laurentii Patarol Opera omnia quorum pleraque nunc primum in lucem prodeunt. Tomus primus secundus

발행: 1743년

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분류: 시와 노래

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do; come ancora, perch i principi , de' quali egii si vale per istabilire te suenuove opinioni , sono suoi si propri , e si diversi da quelli di tanti altri puegrandi Antiquari, che, come sarebbe impossibile l' cordarci, coti egii pare,

che dei tutio inutile e vano sarebia per riuscire ii contendere. Ardirb dunquedi e sporte .la mia opinione in torno alla pie de ita Meda glia, per ubbidire a U. E.

ehe u m' impone; e lo farb giusso i miei principi, ed i mi ei fondamenti; cioEgiusto quelli, sura cui veggo stabilirsi da tanti Autori di prima classe lamae-china di tuita r antichii I ; e dimo strerb in primo tuom, dichi non sa la sud-desta, poscia di chi io mi persuada, che possia ella essere. Rappresenta dunque la nostra Medaglia nel ritto una Testa ignuda , sentaal cuna torta di corona, O di simile altro ornamento , con faecia di giovane ;

Iunior . Nel ro vescio pol sta la figura della Uittoria alata. che porta ne ita sin ill ra un ramo di palma, e nella destra una corona , n la parola CM YPN AIΩN, cloε Smyrnaeorum. Questo Vespasiano, it Giomane , effigiato nella medaglia dicui parti amo, suppone it prede ito Aurore, che si a un figli uolo deil' Imperado re Vespasiano , natogli di una seconda Moglie , cui egii nomina Domitilla tot his Vespasiani fisus, sed ex secunda conjuge mmitula ; cou egit. Crederet , che it pili sicuro e same di quello suppollo potesse tutio dipendere dati a Storia ; it che quando sia, non veggo a quale Storico pota meglio ri corret si, che a Suetonio, scritiore, come pili vicino a' tempi de dodici primi Cesari , ωαὶ piti de gli altri ancora diligente, ed accurato net riseri re ogni minutissimo particolare in torno a' medes mi . Egli ἡ ben vero , che questo Storico ha las fortuna di essere fra que' non pochi Autori, che non si ri Vono per autenti ei dat P. Arduino ; ma come per lo contrario tutio ii Mondo de' Letteratilo riconosce, e lo accella per legit timo, cost Drommi te cito di valermene in ei b, ch'ε necessario sapersi per la nostra qui stione. Dic' egit dunque t. Suet. in Vesp. cap. 3. nella vita di Vespasiano , cosi : Inter Me Flaviam Domitillam duxit uxorem, Statilii Capella Equitis Romani, G e. e poco pili sotto: Ex haeliberos tulit, Titiam, Domitianum, Domitillam. Per quanto cene assicura Suetonio, la Domitilla di Vespasiano non is la seconda sua moglie, bensi laprima ; po ich E prima di essa , egii non sa men Zione di verun'altra , la quale . quando mai sotavi stata, doueata egii per necessit, riseri re; e certamente non avrebia laseiato di farto. Delia luddetia Domitilla pol. sesi stata de Di a la seconda , o la prima , altri figliuoli non nacquero , che i due maschi , Tito e Domi etiam , gia mentovati , ed una sem mina , cui tu posto ii nomedella madre ; e queste Domitille, madre e figliuola , mori rono tulte e due , prima che Vespasiano giugnesse all'Imperio . Posto dunque per vero , comeio credo verissimo, che Domitilla altri figlivoli, ehe i tre gi detii, non a bia avuli, ham a vedere di quar altra Donna possa questo novello Uespasiano effer nato. Morta la moglie , siegue a raccontare Suetonio thi Coidem Antoniae libertam, oe a manu, dilectam quondam sibi , remeavis in contubernium, habuitque eam Imperator pene justae uxoris lora . Egli non dice perli,

ehe quesia abbia dati alia luce figliuoli; come nem men lodice Dione, che purdi coit ei strive non pochi particolari. M a supponghiamo in contrario; e per-ehὸ il giovane rappresentato dalla medaglia viene credulo per figli uolo di una seconda moglie di Vespasiano, flaret iamoci a credere, ch 'egii lci pota essere

delia

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della mentovata Cenide ; giacchὸ di attre mogli noi non fit rovi amo ancora serittore alcuno, che te ne parti . Ma come pol remo mai persuaderet , ehein onore di un sanet ullo di colat fatia , siensi contate monete E queste pereomandamento di chi Deli' Imper ore suo Padre quando avea egit figliu Ii viventi, di m trimonio onorato ereale, gii destinati all'Imperio; fra quali Tito erasi gi, implegato con lode fin da principio per Ia strada deli' arminella Germania, e nella Brettagna; ederasi Suet. in Tir.eφὶ posteriormenterendulo famoso nella Giud ea, colla conquista mammamente delle due sorti ei t-tri, Tartesea, e Gamada, e final mente con quella di Gerosolima. Per genio, e divoetione particolare delia citii di Smirna verso di questo nuovo figli uolo deir Imperadore di Roma λ quando la predetia citia erasi gia distinia ne li' os sequio verso di Tito, e di Domitiano , legit timi figliuoli det suo Prinei pe , con pili med agite in onor lorobat tute , ct col nome solo de' Cittadini di Smi na , , t ancora con unito in sieme ii nome di quegii di Ese , di notante la loro eoncordia; come presso de gli Antiquari, e speciat meme presso det Ua illant

Valli. Numism. Impp. a pop. Gnec. log. percusi. veder puOssi; e come molio me-glio pub V. E. Osservare a suo belragio ne i grande , e nobilissimo suo Musco. E petchε pol rappresenlar ne i rovescio la figura di una Uittoria quando l' nore deit' armi erasi tutio di Tito ; in una provincia, la quale, come ora si E deito, avea sat te tante dimo stranete di amore, edi stima verso it medesimo; ed in una parte deliramperio di Roma , dove si era da lui riportata quellavit toria , per la cui ricordaneta stimasi bat tuta la nostra med a glia . Or cheuopo v'ha mai di supporre un'altra moglie, ed ua altro figli uolo di un Principe, ed in conseguen et a di far compari re in i scena , ed agglugnere un' Augusta, ed un Cesare alia Storia Romana, ove Autori appro vati da tanti se coli, e posio dire da tutio ii mondo, de'suddetii non ce ne dican parota , ed ovetagione voti conglii et ture diversamente ci persuadano Reste rebbe molio an eo. ra che dire sopra te genealogie , recate dat nominato P. Arduino , ne i gi, detio Tomo delle sue opere, la cui dot trina s E, che ex eo Vespasiano Ii niore ) Flavii Constantini ducum originem , per annos fere ducentos a principatus moti ; quoniam successiores Iulia Titi Mia , tamquam primopenitor , inoiqne

propterea Antoninos, assumi ad Imperium oportuis, quam Flavios ex Vespasiano

Iuniore prognatos ad id munus adscisci. Ma, come lio gia det to di sopra, non ἡ mio proposito, se non it sola mente partare delia nostra med a glia, e di fario con que' principi, che sono i pili ricev uti dalia se uola de gli Antiquari , finai tantochῆ o dat Padre suddetio, o da chi voglia seguirio , si producano testimonianete mi gliori di quelle , che hanno potulo meritare finora Ia sede

comune .

Dimo strato quel che non si a , sarom mi ad e sporre , chi a me egit limbrie he possa essere questo Vespasiano distinio eoi vocabolo di Gimane. Per mio parere questi non e altri , che Tito . Io non niego , che in questa med agitanon sien nuove due cose; l'una, che questo Principe Vespasiano si chia mi , seneta che gli si anteponga ii nome di Tito ; l'altra , che vi si aggiunga laparola NEΩTE POC, che per Iuniore e interpetra; parola, che inque' templialle med agite, per quanto sem mi Venulo fatio di osservare, non mai si ve-de. Non debbono, ne ι' una , nὸ l'alira pere, riuscire si strane , che abbia si per c agion loro, o a metiere la dubbio l' ingenuita della med aglia , o a fici- Tom. II. Nnu ger

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ter lagni per ritro varne la spie gaetione . E quanto alia prima , egit E certo , che in tui te quantele meda glie di Tito si Greche, come Latine, perquella de lecognietione, che io ne tengo, si legge ii nome dei ptare suo Vespasiano, ag-giunto a quello di Tito . E cib, si per lo costume, che solea correre appo i Romani, dei prender si da' figliuoli qualche distinetione net nome, odalpadre, o dalla madre, come appunto aveata prelis tostes in Uespasiano ii ve eehio datala madre Uespasia ; come perchε nel cata nostro it Principe Tito era disti tamen te amato dat piare . It ehe parmi che posta egii conghietturarsi assai bene dat lavet tuiti e due guerreggiato inseme ne li' Asia , e dati' aver pure in sieme sollenute Suet. in Tit. e. o. le dignita di Censore , di Tribuno delia Plebe , e di Consolo hen set te volte ; come attresi dati' avere sese memente trionsato per la uittoria della Giudea; e dati' avere per fine Uespasiano ii uee-chio delici una volta in uscit di Senato, come pretis Si fili no Xiphil. in V FpU si legge : Aut mihi filius meus succedet, aut nemo . Puossi anche aratu.

mere cib, che va raecontando Suetonio ; receitaqtie apud se prope omnium Osemiorum cura , eum patris nomine π epipolas dictaret, ericia conscriberet, re Prafectaram quoque praetoris suscemi, ec. cose tui te che ben dimo strano, se non erro, quanto bucina armonia passasse tra padre, e figliolo, e quanto l'un tral-tro si amassero; altrimenti, ne si sarebbero collegati tante fiate nelle principali cariche det eomando , nὸ avrebbe ii padre tanto di autorita concedulo alfigli uolo. Non leggiamo percio, ch'egii punto ne concedesse est' altro figli uolsuo Domi aiano , ii quale per lo cattivo suo genio , e per te pessime arionirendea si indegno deli amore di tui . Onde, come in vendetia, voleva ben so- vente colui prendersi queli' arbitrio, che non gli s concede va dab padre , e ,

regnante ancora lo stelso, Suet. in Domit. cap. I. far' a da Monarca assolutonet dispensare impie ghi, e digniti : sicchὸ era solito dire lo flesso Vespasiano, stupit si molio, quod successorem non σ sibi mitteret s aneti , come racconta il praccennato Si fili no, ebbe una volta a scri vergii: Ago tibi gratias, fili, qtiis

me sinas Principatiam tenere, quodque me ex eo nondum expuleris . Da cili foris

proviene, che nelle monete di collui non leggiamo, se non it nome di Domi Eiano, ni vi ritrovi amo unito quello di Vespasiano, come .gliono avemio quelle di Tito; ed in alcune solamente si legge, IMP. DOMIT. DIUI VESP. AUG. F come a U. E. E ian nolo. Cib supposto, egii non E da tra- secolare, che ne' tempi, ne' quali i nomν prendean si a fasci, s desse ali' Im..peradore Tito , olire ii suo proprio, ii nome ancora dei padre , come nelle Meda te apponio veggiamo dato a Traiano quello di Nerva , quel di Traiano ad Adriano, quel di Antonino a M. Aurelio, quello di Aurelio a L. Uero, e smiglia mi , che qui trala scio : ne' quali e sempli si pub Tedere comuni cato a' figliuoli ii nome de'padri toro, e di que gir ancora, che tali si surono solamente per l'adorione . Puossi in olire comprendere , quanto esto Tito si complacesse dei nome di Vespasiano , e quanto gli venisse questo accordato des lini Vastalli, anche nelle istrietioni, recaleci l'una dat Grutero, pag. 254

IMP. TITo. CAESAR L DIUL. VESPASIANI FVESPASIANO. AUG. PONTIFI-' CI. MAXIMO

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l'altra dat Bellori, net libro intitolato, Veteres Arcus Augustorum:

SENATUS POPULUS E. ROMANUS TITO . DIUI . UESPASIANI. FUESPASIANO . AUGUSTOnelruna, e netl'altra delle quali ii nome Vespasiano sta collocato ne i sito ap-punto , in cui doveasi ri porre ii nome proprio , e distintivo dei Principe ;quasi che ii vero nome di Tito sesse quello di Uespasiano : non altrimenti di quello, che in una med agita Soro delirim perador Domi Eiano, riserit ad alMeetrabarba occo. illustr. a Medi . pag. 133. si legge : IMP. CAES. DIUI. UES P. F. DOMITIANO. AUG. Onde appunto e ' si v ede riposto nelle so-pradet te iseritioni ii nome di Uespasiano nei luogo stelio , in cui su questa med agita sta deseritio quello di Domi Eiano, cli 'e quanto dire net sito delnome proprio . E se ε cost, percla non potea si in una me daelia , battuta in onore di Tito, col nome di Vespasiano, vivente lipadre, eh'era Vespasiano ilricchio, mi vi ii nome di Vespasiano ii Gimane Z Ne perchὸ nella med a glia medesiis ma at nome di Uespasiano non 8 anteposto quello di Tito, ham ad immaginare un' altro Vespasiano , per cui introdurre at mon do , voglias sconcertaret uita la flori. ; quando i aggiunta della parola NEΩTE POC , come dii intiva, sostenea interamente te veci dei nome di Tito λ Dunque pere hε non ab-biamo at cun' e sempio di questa salta , sat, egit un ira ira toto tanto incredibile it trovarsi med agite con una epigrase non pili veduta Sar, quella la prima, che sies cavata di sol terra, in limbianeta di tuita lanovit ante meiadaglie non ha ratrovate egit ne i lunghissimo suo soggiorno nelr Asia il eelebre Sig. Serard Ingle se , eguai mente dotio Antiquario , che eccellente Bota

ni eo Quante , dissi, in cui leggiamo molli nomi de' popoli partanti la lingua Greca, a noi finora onnina mente sconosci uti, e de' quali non ce ne fanno men Zione alc una te Storie , non che tui te quante te med agite vedule da-gli studios Douranno recar desse percio tanto di agitaetione at nostri pensieri, e eapovolgere quel poco che abbiamo apprela des monumenti antichi ;e non anai contola rei della hella sorte , che ei presentano , di accrescere ilnostro sapere, e di farci aequitiare nuo vi lumi da fonti pili abbon devoli , epit, sicuri, quali sonosi te medaglie at paragone de' libri Ed attrect non do-vranno an et i farci sperare, che siense ne per i scoprire molle ait re ancora, dat te quali recate ei vengano sem pre nuove, e sem pre pili belle noti Zie , ove eimpie glii la dotia sollecitudine delle persone letterate, che sappiano trar fruttidi erudietione des loro vi aggi , eo me con tanta sua lode ha saputo farto it si promem ovato soggetto ; e come pure tanti altri, fra' quali nominar v uolsi pereagion di onore it Sig. Barone Filippo Stoskio di Prussia, a U. E. ben noto , e gia congiunto, come nella semiglianeta degli studi, cou ancor neli amore, i eui rati discoprimenti di antichit, si v edranno ben presto alia luce, condi- letto e profitto de' Letterati, e con debito loro ben grande verso te fatiche, ed i sudori di un erudito cost benemerito Ora , quanto alla predella parota significante la latina Iunior, egit e certo, ch'elsa molto nuova riesce , comenon solita vedersi usata in que' tempi, o net torno ad em vicino; e the principiasi ad osservare nelle med agite di Collantino II. figli uolo di Costantino il

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Grande, di eui scrive it Patino net suo Volume delle Medaglie Imperatorie, eli' egit E in Nammis, ut in Inferstimibus Iunior dictus. Siegue a lasciar si ella poscia vedere in quelle di Ualentiniano Secondo, figliuolo di Valentiniano Primo, ed in Leone pure Secondo, ni pote dei Primo, e dilui anche colleganel Principato. Ma in quelle di Teodosio Secondo non mai, ch'io sappia, si Iegge ; perchὸ ii nome di Teodosio era di suo Avo paterno, non diseopadre,

e non ebbe egii parte netl'Imperio, vivente l'Avo medes mo, come la ebbero gli altri accennati con quelli, di cui porta vano ii nome . Ma chech ε siesidi questo, egii non mi pare improbabile, che cib che caede net pensiero de-gli uomini ne' secoli posteriori di molio, posta essere sev venulo ancile a que-gli de' tempi di Vespasiano; benche se ne sa poscia traseurato l'uso fino a quellidi Costantino, seneta praticario nelcaso o de' due Gordiani, o de' due Filippi Iche furono padre, e figli uolo in se memente Imperadori. Si aggiunga alle conglii et ture fin qui recate ii rove scio delia ses Ianostra meda glia , in cui stas colpita una Vittoria, di nota me, seneta dubbio, come bene anche dat P. Arduino si spiega, la celebre riportata da Uespasiano nella Giudea. or la memoriadi questa a quale pili de' figliuoli di Uespasiano dovea dedicar si , che a Tito ii quale, e sottomi se la Ciu dea, ed es pugnh Gerosolima , per quanto scri velo

Storico et. in Tit. e. 3. tanto militum gaudio, m favore, ut in gratulatione Imperatorem eum confataraverint , m subinde decedentem provincia detinuerint .

Onde nE mi, che fra te me da glie la t i ne di questo Principe ve n'ha parecchie colla ilcrietione net lovescio, IUDAEA CAPTA r e lo stesso dicasi dial ne greche; vedendosi in quelle per Io pid emgiato l'albero delia palma, consolio ad ello una o due figure in alto di plangere ; o due figure pure sedenti , conin meetro un trofeci, od una Vitroria, che impronia carat teri in uno studo ,

come veder puom presso l'occone , ii Uaillant , it Patino , e tanti altri : ilche ne illa med agite di Domi etiano, pure anch 'egli figli uolo reale di Uespasiano , non mi ἡ ventito fallo di osservar mai , almeno si chia ramente , comenelle suddet te; non per altra cagione. s' io hen mi appongo, se non perche egliin quella vittoria non thbe parte, benche abbia voluto colla solita sua bald aneta farsi pol veder ne i trion sis; e perchὸ sl al padre , come a Roma tutia pineo dovea montare, che venissero a tui rendute certe nobili, edistin te testim nianete di onore. Con quanto dunque finora si h det to , parmi , essers dimo- 1 rato balteuotmente, che questa, per vero dire, bella e rara med agita , pos sa ripors ira quelle di Tito, e ad esto appunto a siegnarsi.

Restami di se torre una lieve obhieetione , che pub dipendere dat giudietio , ehe d, it P. Arduino in torno ait 'et a delia Testa rapprebentata . Dic'egii dunque, ch'ella si a di un giovane di anni quindici: Caput juvenile, nadum, an-nοrtim quindecim; liche, quando fosse, non porrebia mai supporsi per la Testa di Tito , che at tempo di quella Uittoria dovea essere non molio lontano dat trenta, come facit mente piab calcolarsi. Qui rimet terb at maturo senno dichiunque fasi ii decidere, se mal si posta con sὶ coraggiosa francheaeta di finiret'et di una testa, scolpita in profilo, ed in qualche parte anche logora e credere di non andar errati ne i volerne indovinare , non solo gli anni , ma , dirb cosi, ancora i mes. E perchὸ, quando pur anche la stessa fosse conservatissima , ed es rimesse con evideneta un' et assat giovenile, non si potrebia dieque ita di sedi ci , di die lotio, e forie ancor di veni' anni M a se ii conio me desimo ν

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desinio , nin Isime di non eccellente maeliro , quali per lo pili sono i eoniatoridolle greche med agite, non e atto ad esprimere certe linee, e certi traiti particolari, ehe posse ano contrassegnare con lanio di rigore ilati di una emgie; sequale he corrosone pol, anche deli 'emgie medesima se felici noi, se semigiiori med agite non ci capitassero per topia men belle, emen conservate dei lepidi vili) pub agglugnere qualche .rta di altera 1ione alia stelia, perch vorremo sollener mai certe caparbie opinioni , o professare certi rigori , quas che conun lineamento medelimo non si Veda sorte egit e spressa l'ina magine di ungio- vane di venti, e quella di un di trent' anni Io non niego, che in molte moda glie non comparisca eon osservabile diversia, e co uoi gradi pro retionatie eorri spondenti l 'et a degi' Imperadori , speciat mente in alcune di Adriano , ede gli Antonini : la piu parte di esse pero cela rae presenta altrimenti. Augusto regnb 44. anni, Tiberio 23. Domi Liano lue. Traiano I p. Alessandro Severo r3. Collantino it Grande at. Costaneto suo figliuolo 24. e pure , se prenderemo adium inare i lor anni suile med agite , ci sembreri , ch' essi sieno vivuli ne it Imperio assai men o di un lustro. Si agglugne e credo di poter cib dire congran costaneta ) che nelle med agite, come s E questa, pili piceole , in cui leteste sono lavorate con minor diligeneta di traiti, limbrami, che sien esse effigiate in aspello piu giovenile di quello ch'esser dourebbero , se si pol questo od effetio det conio, o studio particolare dei contatore. E se V. E. dari un 'ocine hiata a quelle speetat mente dei basis secolo , vedra , che sorse non E tantolontano dat vero ei b, che ho proposto. Questo si E quanto lavviene alia mi a debole Eeta di poter dire intorno atrae-eennata med agita . Ho procurato di autenti cario colle autor it , e co' fatii ,

quando rune e gli altri abbian potuto aver tuo go; e di appigit armi alle con-ghiet ture, che mi sono parule piu probabili, allore hὸ non mi si si a parata dina Ei altra pruova. Non E perb, che io mi supponga di avere stabilita una opini ne , cui non si abbia ad opporre ἔ aneti protesto , che intendo di sottomet tere quanto ho det to alle censure degi' intendenti, che tale si e ognuno sopra di me; e che bramo di essere illuminato, e ricondorto sul buon sentiero , ove io pera vventura l' avem fallito. Ne sar in tanto it primo a sermarne giudicio, ea donarmi compalimento V. E. che accoppia in grado si alto e raro l'erudieti ne, e l' intendimento de' monumenti antichi a quella ben grande, e posto dirregia serie di medaglie di oeni metallo , di ogni grande χχa , e di ogni altra fatia, ehe l'han renduta fin da molti anni celebre ali' Europa; come , senetaeh'io mi affatichi pili olire, puom raccorre da' libri, edalle memori ede' principiti Antiquari. Che se h anno det loco tanto desti finora, chedourandir pergiu-stiata, quando riesca lor di v edere la prodigiosa quantita delle med agite, ag-giunt e da qualche tempo at suo Museo, ben nobile, e quanto dir mai si possa magnifico ancor per avanti; conservando Ella sem pre atronor delle buone arti que' larghi beni della fortuna, chea Lei non servono, se non per soddisfare virtuosa mente ali alto suo genio E molio pili pol quando sappiano, che a tut-ta la predetia sterminata e magnifica suppellet tile di antichila, ha Elian uova- mente aggiunto in que si anno l'acquisto deli 'intero Museo dei famosissimo nostro Basiano Eri o ; di cui sar, assai l'accennare solamente ii nome , perci,

reni perito in quella sorta di studio polia da se sormarsi l'idea delia ὸovietia,e dei pregio di cib, che neI medesimo si contiene. Si, V. E. ha it gran me

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rho di aver dilappellito un tesoro, che per lunga serie di anni se n'ὸ stato. h puli dit, se ito e perduro; Iacendo ne i tempo stelio due dignissimi sacri fi

ei, l'uno alla sollecita e nobile sua erudietione, l'altro alia memoria veaetabilodi quel grande Patrietio; ed accrescendo in si eme l'onore alia nostra Patria, coad imostrare, che inessa non gii spento ii vero amore alle Lettere, ed albuongusto dei sapere, e che negli studi si amo sorse piu cauti, e pili modesti , non piu vili, o pili meteti di qualche altra naetione. Ma hasti raver pariato, benἀchε si poco, di U. E. e dei suo pregiatissimo studio. Lascerb ii dirne piis M.tre a chi sappia cib fare pii, degnamente di me; ed io mi dat b l'onor di ta .cere , e di sotiolari vermi. Di Casa, questo vi 23. Giugno I 17.

anto alia Medaglia di Frontino , mi farebbe desiderabile it non averdebito di aecennare a V. S. Illustrissima la mia opinione, non potendo io certamente dir cosa degna di let, e delia materia. Cib ehe n handet to lo Sponio ed ii Crono vio, credo sest egli quanto pub dirsi sopra di unmonumento assai strano perch E seneta e sempli ; mentre i due allegati da questodi Marcello e di Postumio, per quanto dalla sua mani era d'esprimersi ben scomprende, non son sicuri. Qui non Veggo aver luogo, se non qualche languida conghiettura, si per runa parte, come per i altra dei Problema, it quali, se la testa sa dei Proconsolo, oppurdi Giove; con questo vant aggio perb , che come a me ne pare, sestenere puom quat piu si v uole, seneta tema di es.ser eonvinti. Egli sembra impossibile, che sopra di una moneta, la quat' erat ulta dei diritto de' Principi solamente, sa stata conlata la testa di un Ministro, e speciat mente che ei b possa effersi fatio sotio di un bnon' Imperadore,quai su Τraiano, a cui onta non pub mai credersi che suddito a cuno abbia voluto riporre rim magine d altrinei luogoal solo suo Principe destinato. Quanti Govern adori di Provincie, con qualunque nome siens chlamati, saran maistati aedet tissimi alle Provincie medesime; quanti Imperadori scellerati, e Ti-ranni saranno stati mai odiati dat te stesset Non per tanto fra quante Medaglie

portano impressi i nomi di Procon soli, di Presidi, di Presetti, di Areonti ,

di Asare hi, e smigilanti, non si veggono te teste mai di costoro, maia be ne quelle de' Cesari. Nemmeno in una riserita dat Uaillant, netropera dei IeMedaglie Greehe Imperatorie, fra quelle di Poppea seconda Moglie di Nerone, τ' ha la Testa dei Proconsolo, benchὸ vi si legga Tito Bassilao Ephsο ρ flutante Volasennae Proeonfiali Iuliensirem Anetranorum . In questa Meda glia, ches parte molio datio stile ordinario nella formalit fleti Epigra sis, parrebia chesi lasse potula praticare qualche altra forta di distinetione onore vole per lo Pro- consolo, di eui sommo , e distinio pregio si e I' Epigrais stest. ἔ e pur eos, non fit satio. Per r altra parte se la testa delia nostra Medaglia non ε det Proconsolo, di chi dunoue sari Di Giove la suppose ii Gallandio; e di Gio-Ve pure una simile ne lupposero in una degli Antiochensi sotto Silano lo Spanem to

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nemio neila dissertarione VI. de Praestant. assu μmism. ed ii Ua illantneli' opera sopra nominata in una de' Patrensi sotto Lucio Mindio Bolano , fra quelle di Claudio Imperatore . Ma perche di Giove nella.nostra Meda-glia non abbia a eredersi, sembra non lieve ragione ii non essere la testa ste Lia e inta di laurea, edit non appari rui altro carat tere distiativo di quella Dei. ta, eo me datio Sponio ben su notato . Credo di poter aggiungere un miori flesso, edε, che per quanto siem mi uenuto latio di osservare fin ora, it no- me det Proconsolo, e delle attre Dignita det te di sopra, suot Ieggersi nelro- vescio delle Meda glie, Ie quali portano ne i diritio rim magine degl'Imperatori: ma sulla noli ra n et Iureo delia testa imperiale vi sta quella contenetiosa con d' in torno l 'Epigra se di Proconsolo, e net ro vescio mi leggesi ii nomedet Pleside solio cui ta bat tuta, appunto come nelle Imperiali solea prati earsit Sicchε la testa emgiata ne i diritici pare che di altro Soggetto non voglia sup- porsi, se non di quegli, che dati epigra se vieci nominato . In questo dubbiodi eose polr, essere colpa non molio grave ratie nersi ali Opinione piu favo- revole, e piu onorifica at nostro Autore, quando anche sia la men o proba bile. Basteri ad una in itera giustificaetione in questo ea is l'autorita venera-hile di due eceellenti Antiquari , quali sono lo Sponio , ed ii Grono vio ,

seneta passar piu avanti ne ire fame, o delia ingenuit , o per usare ii volgarnostro vocabolo, delia identit, della Meda glia medesima. Imperoech ἡ perniente dire sopra la ingenuit r eppure quante Medaglie hanno imposto an-ehe a piu d'un valente uomo altrimenti che ei assicura che it Frontino Proconsolo de S mirnesi sa io stesso, che is Scritiore da noi supposto Questo vera mente su Consolo; ma non fu pol necessario ch'egii se n'andasse in Provincia in qualit, di Proconsolo. Egli e certo che i Proeon soli solean'es.sere gli stati Consoli l'anno avanti; molii perd sumn Procon soli seneta prima essere stati Consoli, come lo stelio Gronovio asseriis. Piti olire si sa, che Giulio Frontino su Consolo, che su Pretore solio ii Consolato di Tito e di Domi Eiano , che comandb nella Brettagna, ove debetib gloriosamente i Silu-ri, che da Nerva fu eletto sopra intendente ali Acque, che fu Augure, contanti altri particolari presso dei Vomo, det Cataneo, dei Pighio, e non sitro va serit to ch'egii sa stato Proconsolo de'Smirnesi Si leggon di tui tante Cariche, e non si vede parota presso agit Scritiori di una si rimarcabile, eptu cospicua Eliano siesso, che non solamente lo nomina Consolo, ma lono vera fra i Consolati pili illustri, non dice ellegii sa pol stato anche Proconsolo/ Sembra pol aneti , che vi ri pugni in qualche modol' estersi implegaton ella Brettagna, elo a dire, in Paesi eotanto disparati, dove certamen tenὸ inera molio giovane, n8 in poco tempo aver, satio te prode etete che ei raccontano; ed inolite ii suo complacersi det rit iramento alia quiete di Terracina. Tullo cib sa det to perb in confidenra tra U. S. Illustrissima e me, ed an Zimc e rimere quaelche obietto ii quat mi va vvenendo, che per andarne ce cando; mentre da let ben conosci ut o per molio pacifico, non sono per prom

ver mai liti s per suscitare discordie o Italo mi tolga questo pensiero, e mi liberi dat dente sanarico de' Critici, speciat mente Antiquari. Accordiamo pure tuiti gli onori possibili at nostro Frontino per lo passato, glacche per lo pre sente ancora gli tocca per buona sorte questo di vedere illustrate te sue belropere tali erudi Eione, e dat sapere di U. S. Illustrissima. Cosi consolando mi

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4 a LETTERE ITALIA NEt :

col medesimo, mi consolo ancora con est let, e per non nausearia pili Iunga- mente colle tediose mie dicerie, resto qui con vivamente professarmi.

AE' Illustr. St. Antonis Valli eri

I. TON ho saputo come pili esprimere a U. S. Illustrissima, e tome rappre. I sentarie pia at vivo quanto io rechi a mio pregio, chella abbia volu to indirietet armi la sua nobile istoria della Mosca Rossem, se non col farie e noscere di quaruso, e di quare sempio ad una simile applicarione sa per me stato ronore pregiatissimo, che ne ho ricevulo. Mi spiace bensi, che ella, per la troppa parZialita sua verso di me, abbia collocate te sue graetie con i sortuna in e hi non ne ha merito, ed in chi non ha di suo proprio ne saper,n8 talenti per hen valersene: niente dimeno perb la sua scorta , ed ii generoso

suo incitamento, come mi hanno invitato ad uno studio total mente a me nu VO, cosi hanno ancora promosso in me un' alto etelo di corris ponderie, se non

coli abilit , almen colla gratitudine, e col rispello. Ne iratio medesimo dumque di renderie uti pleno tingra Etamento, mi is anche Iecito di presentariequella mi a roetra fatica intorno ad una Canta ride, sulla quale ho filsati i de-holi miei ri flemi nelle prime occhiate, che diedi at vasto numero degi Insetti,sopra i quali ha sudato U. S. Illustrisi. tinora con si se lice solleeitudine di o chio, di mano, di mente, e con si grande vant agsio della Mona Filo fia , che pub ben gloriarsi la nostra et adi essere, mercε sua, arrivata in questa materia a que' termini, i quali non furono mai Veduti non solamente dat te piu a tiche, ma nemmeno da quelle a noi piu vicine. Come dunque la bella Mosca Rosi sega ha meritato presso a let una particolare i speetione per la rarit, di pilicose, che nella organietzazione delle sue parti, e net modo det suo operare si scorgono; cosi mi e parulo , niente me no di pregio avere la mi a Cantari de , perla curiosita de' fenomeni, che in essa ho ved uti accadere. Ed in vero mol-to stupisco, che, non solamente delle qualit, di questi due distintissimi Insetti, ma nemmeno della specie, e dei nome loro abbiano savellato gli stem Scrat- tori pia elatii, presso a' quali pur se ne incontrano nominati e deseritii cotan ti, e di mole molio minori, e di accidenti men' osservabili. Di che io credola ea gion' esset si, per non aver desii usata tutia queli' applicazione, ehe purvorrebias in torno ait Erbe, ed ali attre Piante, sopra te quali i medesimi In .setti si polano; od ii non aver mai credulo, a verve ne gran parte di questi, propri ci a scheduno di una colat Planta, e non mai di unal tra. Pure la conti-aeua e sperieneta dimostra, citi esser verissimo; ed io, in osservandolo tuti Ogio no, venero sem pre pili ridea grande delia Providen Za Onnipotente, la quiae , percia ancora in sὶ basse, e minute cose. tuita ta buona armonia si conservi , na divisci in certa gutta anche agi in selli it loro Mondo, con asse gnare ad D gnuno ii suo clima, it suo genio, te sue propriet 1; e con limitare, per dircosi, a tuiti i generi di questo popolo te lor Provincie. Ma come in clasche-

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sima me ne diε lli molo , non mi sono a vvenuto in alcuno, che abbia mos la mi a curiosita ad una cons deraZione piu attenta, quanto la presente Cant

ride: la quale io chlamo dei Giglio, perchὰ o non holla Uedula mai, o almein no molio di rado, e , come credo, per puro easo sopra ait re Piante. Di questa dunque ho prela a comunicare a U. S. Illustrillima quanto ha saputo Iamia de leEra raccor finora, ed intendere; non mai perche io mi lusing hi di pr sentarie un' opera compluta in quesia materia, o di ira rne lode dalla inedeliana , com' ebbe a dir gi, it Poeta, In renui Iabor, at tenuis non gloria Virg. Georgic. lib. 4. ma solo a fine di presentarie unabboeteto de ite mi e prime osservaZioni, ed una pura, e nuda testimonianeta della ilina a , che te professo.

- II. Suol vedersi que ita nostra Cantaride sui gambo, e sulle so glie deTigli , si di que'volgari eot fior candido, e di quegli ancora colla fontia striata , madi quegii altri, che da molli ven gono detii Martagoni, dat Eaυιns Pin. Theat. Bol. 73. perb , ed ultimamente dat celebre Totimefori Instit. Rei Herdi ci. Se i. Gen. 3. tuiti compresi dentro ad un genere solo di Gieli. Bea si vere gli pere id, anehe dalla sim patia di questi Animali con tulte te Piante accennate, esser'esse det medesimo genere, ed in consegueneta avertet suddetii Aut ri atragione collo nemo nome chiamate. Imperci chὸ , come it ris rignere igeneri deste Piante egit E unassai consondere quelle, che per avventura niente hanno fra loro di ismigliante; cosi ii moltiplicargii porta un foverchio tedio, ed una inutile distinetione a chi cerca di stabilirsi quellidea propria, e quel limitato e faelle melodo, di cui nulla v'ha n 8 di pili giovevole, nὸ di pili necessario in que ita forta di studio. Debbonsi percili tui te te lodi at mentovato

Scrittore France se, it quale, lasciate altrove te vie piu lunge, e men si curedi tanti altri, prese con non ordinaria bravura un caminino tot almente diverso; con cui giun se ad iscoprire un cosi sodo, e landato sistema nella Bot anica, che, a mio giudicio, poco, o nulla resta pili che augurarsi per bene ac-quillaria.. III. Ma per tornare a noi, vereon si te nostre Cantaridi anche sopra la Corona Imperiale, e supra it Turai, o si a Lilium Perseum det Clusio, Rar. Plant. Hiit. speete anchesis delia Corona suddetia, giusto ii nuovo accennato silietna . Puossi dunque da cib comprendere, ch'ella attre Piante non amano, se non, fra te molle, te quali nella Classe delle Liliacee sono comprese , quelle che hanno una seglia carnosa, e molio plena di sugo, ma tenera insieme, e dilicata, quat si e appunto quella de'Gigli, e delle Corone Imperiali , Plante tui te, che nella qualii, delia seglia si convengono onninamente. Eseb-hene, fra te molle deli una e deis altra forta ora det te, ne i mio Orto molle ne tengo anche dei Lilio. Assod elo det Par inetoni, frami se hiate alle stesse ; pure sopra di queste non is mai di avere ostervato nὸ una Cantaride, nὸ alcun des suoi Bruchi. Onde sto quasi per dire, che la Natura, gran madre , e graumaestra degli Animali, abbia inllillato a questi Insetti un pili retto discernimento delle Piante; mentre l'accennata, e dies Baυini amen due, e dat Morizoni, Plant. Hist Univ. Oxon. Part. a. e da altri chlamasi eoi nome di Gi-glio, e la nostra Canta ride pure per Giglio non is ritonosceria: onse che lailena, per te note proprie, che la contrasse gnano, meritava di esser posta ia

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