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mio deli Instituti comincia. Impera- peradori i GiurisconsuIti chiam aro-toriam Maiestatem, & anche nella no delitio do fissa Maesia,Ogni voL ossa Maol.βuisquis C. ad i. Iuliam Mais ta che si commette qua Iche desilio, H Ge cosait 4 a Maesta dunque, secondo Tho ii quale si diriιra immediata mente δε τι,- mala Santo , nen Epistola ad rem in osse sadella persona , o delle coseo .h. bc breo , ne ilaletrione ieconda , ella e de Re , de de gli Impera doti, postia-
una grande Potesta ,& Maggioram che sembra che non vi sia attributo - eta, de come dice Ouidiones quarto che piu propria mente possa conue-delle Metamor&si,e una grandeaza nirii di questo,come gia ne Degesti,
ι Humana. bareticis,de anche dat capito Io, inuo, Antichi differo; chella era figliuola μου tui .dsinctis. la Maesta Diuina flat deli Honore, & della RiverenZa, dc Irsu.=tia. tribuisee solamente a Dio seu rano cosi segue Ouidio net quinto de . La Huma- facitore di tuite te cose. La Maesia Fasti. na se D. - humana duoque diuide si in quattro Donec bonor, placidoque decens reue d - ουν i in parti,net Ia Pontificale,nelrImperiam rentia vultu, P P se, ne ita Reale,& in quella della Re- orpora legitimis impoquere thoris a - publica Romana, delia quale iunga- Hinc ata Maiestas, qua mundum
mente patia Cicerone,netl'oratione temperat omnem, εper Rabirio,& pari mente nella Phi auaque die partu est, edita magna lippica terEa, dc attreficiosi pro ua fuit. nella L I. F. ad Iuliam Maten. oue Nec mora eonsedis medio Iublimis
Maiesatis autem erimen es,quod Aurea purpureo eo pittenda sinu. aduersus P/pulum Romanum , vel Non voglio lasciare di sat mentio--ηρl' adueυussecuritatem eius comittituri ne delia voce di CAVALI ERO, ta 'ia. - Ma come che la grandeEZa di R quale tanto impropria mente S in- tiles. d tuama, su ella ita sportata, alia Maesia tende,& diuersa dat suo significato, ti. dello Imperio,come apei tament a pol che veggo che uniuersalmente si molira nella Ll o. de ooc. ρυθα ciastu no nato nobile par che saccia prat. pol samo at pretente affermare pregiuditio alla sua nobilia, se gliche quant utique non visia que Ila . non si chiam a CAVALIERO, & te Romana, vi e tuitauia questa delia non giura alia se di CAUALI ERO, Vimui stlice Republica Vinegiana, la quale non contendo si dei nome di GEN- Lovoce νο ς. stura dubbio ver uno puo cita ehia- TlL'HVOMΟ, ii quale in se stesso si s si ' fiatiis abis. ma si in uoua Roma, Mncheno gnifica,&isprimela notata,piuche
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Francia, B vera mente aIcuno hab,
Fraueia Francia uso fouente giurare a se
ιιι βο-ο degno,& preZZ to,il qual giurame-' to gli fu colanto caro , di proprio, che mentre traita edi con il Cardinale Bibiena Ambas ciadore in Franeia,di Leone decimo Ponte fice,spessissime fiate nelle cofermationi delle promesse che gli saceua, visua ilcotale giuramento, alia sedi GENTIL'HUOMO, come apertamente si
Iegge nelle Letiere stritte dan'istesso Bibiena , at Cardinale di Medici topra glasseri,dc tratiam elidi quella sua Ambasciaria , delia qua Ie una hora me ne seu viene con la data de 13. di Maggio det Isi 8. Οnde per mio auiso ni una persona per Nobi. te,& Illustre che ella sia puci dii illa-
mente chiamarsi con altro nome s
breuita dic hiarato que segni di honore, che Titolisi chlamano; veniam o a'disconuene
uolt errori, che da quelli spessissime
fiatenello scri uere alitui peruengo. no, a finche colui che hail supremo go uerno delle cose in mano possa moderargit,& risor margit, in gui-sa che seneta torre altrui quel che esto, & senza dare a gli altri quelloche non loro coauime, si possa libe. ramente, & ragianare, & conuersa. re,& istri uere lenEa annotare te peris sone, & senza cadere in colanti eris
Poimo im Primieramente, quando fatui.
eonuisitie. buisce vn Titolo troppo diiuguale, chesie io & disconueneuole alia qualita , dena MVaia nascimento dicolui, squale la Leditera si diriaeta, olita che que i the terati sta seriue via in degnita dat canto
suo, cade sim timente in un'altro eris rore, peroche pareggiando una persona di bassa qualita, ad unal tra, alia quale diritia mente si debba quelli toto mala mente Iocato, cio sa conciliraggio di chi propria mente lomerita,iI che degao e di non picci la consideratione, & indi la Giustitia, che deὸ assignare a cia se uno ilsao,ia quaIe con giusta bilanza tuitele eose comparte, si viene ella a coris rompere, dc ad oltraggiare, non OG
seruandositI compartimento de'Ti toti predetii eonforme alla ragione,& allo stato delle persone. Appresso; parmi che con la somi. Me do imglirate alteratione de'Titoli, i quali οη emm ad altro fine non surono trouati,che t - per premio delle honorate attioni,
mi,o delle Letiere,o dat ite virtua se operationi,le qua Ii seneta fallo ver uno sogitono rendere Nobile,& tb guardeuote unMuomo, posciaehe si veggono confusa mente, & liber mente dare a diast uno non per ab ira eagione, che per una sciolia passionata, &pocoragione uole volonta; it che potiebbe facit mente se non torre at tutio, almeno in graparte ii venerando vis delle Scie
ches aequis auano, sacendosi notain bile differeneta tra Nobili,& merit uoli, dc coloro che non haue uanane Nobilia,ne merito, che se i Titoli si eompartissero con la douuta ra-gione, clascuno usarebbe ogni tramgliosa diligenza di virtuosamente is adoperarsi, o neli'armi,o nelle leti re, o in qualche altra honorata a tione, colla speranda che egit ha-
utebbe di acquistare maggiore honore, de maggior Titolo, per se, &perti suoi successori, it che sarebbe ferina mente cagione di piu utile
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set uitio at Re Nostro Srgnore, imperci oche tuiti gli adimi desiosi d'aequistare nobile fama, concorrere hono a garra colla certa speranEa
dei premio, auando egii non si desse senZa precedente merito delle bene spe se fatiche. Percioche kia Cattolica Maesta, verrebbe ad hauere occupati aliuo seruitio , vn numero maggiore de 'hu omini di hibilita, dedi valore, cosi neli Armi, come nelle
In olire , vi ha di quelli di poca quali tibi quali spesse fiate setiuo no a persone Nobila,& laute, dando loro
piu Τitolo che non conuiene, per prouocarii a dare nelle risposte, ab tresi Titolo che trapassi ii merito I IO , onde auuieue che i tali sau ij plutosto rice ueno a nota, che ad honore quel Titoloco si vanragiato , &isthi fano di rispondere,per non obligarsi a rendere it Titolo mendicato, conoscendo i errore, & lli adegnita, che in cotale vanita si commet te,&indi assai fouente per non rispondere si lascieranno at cuni negotij, &affari sorse non poco importanti, ilche risulta in danno se non di tuiti, almeno di particulari,& molle fiatenascono da questa cagione, odij, dc
olite acto non voglio Iascia redidi re,che con la predetia confusione de' litoli, sembra che vogliamo to re a'Pontestii, a gli Imperadori, dea'Re,l 'autorita di concedergli, pot-che a loro soli, dc non ad altri ioccail potergit legitimamete attribuire.
Apppresso a questo, po iche egit evero, che i Titoli sono segni di h
nore , & anche veto che sono simil- mente segni che ci danno inditio della distereneta diuersita delle sconditioni, & qaal ita de gli h uomini, dc ci insegnano come dobbiamo
conciascuno dessi traitare, mac me che at presente si compartono,&attribui scono cosi consutamente, si toglie astatio it conosci mento della disterenta delIe conditIoni, & de glistati delle persone, it che di quanto
noci mento at Mondo sia, Iaseerollo considerare a chi conosce, di intende quanto importiti pataggiare lata. virtu, & Nobilia di una persona acquistare coniunghe, & Illustri fatiche, di di predecessori, & di proprie; alia villania,& ni una virtu de gli altri, ta rhora piu merite uoli di bi asimo,& di castigamento, che di io mi-glianti honori;posciache non cliendo ut altro megeto da stimare , α honorare altrui, saluo che questo; non e dubio verunci , ehe dandosivguat mente a'meriteuoli, α non merite uolt, rimangono questi cosi honoramente, & appreZetati, comequelli.
rore uascente dat consulo, & irragione uole compartim ento de'Titoli, mestiero sara cheragioni mo at quanto dei modo come si deo no eis eompartire, accioche placendo a colui chepuo , posta egit colla mi glior man iera che a I suo purgato giuditio parra conueneuole darci legge uniuersale, che da hora innanZi possi amo regolara mente compartirli. Eglieben vero chelo DAuto,
non ho voluto altrimente ragio na-ragio
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a a chorache t ustio si rinunt ij, o si lasci per altro accidente , come piu
uenient. a' vilicii det Regno, come sono, it granpossessori, Commestabile, Mariscallo chia ma-aud i a. x0 d 'F Dcesi, it gran Giustiti ero, i νὴ o. grande Admirante, it gran Cameratio, ii Protonotarioni gran Siniscalco,e'l gran Cancelliero , et andioche non iussero Titolati, licue radevolte succede conuiene it Tito lodu L USTRISSlMO,& cio lor toc. ca per conto de gli ussicis che bano, i quali portano seco tanta degnita, che pro edono tuiti i Tito lati det
inter alios, essendo egit una grandeZza,assai vicina alla Reale, di ciolor conuiene cosi pet ragione dei Tito 4 Io, come anche perche ii Re li chia.
Puchi. STRlSSIMO, impercioche questa voce di Duca dei tua dat nome delle Ducee, che sono prouincie intiere, come at presente si dice la Ducea di Borgogna, di Bertagna, & so mi-ghanti, & perche i 'ellere bignore divna Ducς con Titolo, quantumque net Rea me nostro sieno poche attesta e dignita notabile , di im,
iLLLVS LRl. Ma come a'intenda propria mente cotale voce di Duca,
vedasi ne i si toto de gli usi seudati,
nerali de gli Esserciti di Tetra, di di
tendoli in alcune Regioni di quella,chia mandone qua tiro Ducati, &due Marcheiati , i Duchi furonoquel di Beneuento, di Spoleto, di Turino, & dei Frioli, i Marchelati; queld 'Ancona,&i altro di friuigi, di da indi in pol cotali Tiroli cominciatono ad egere in Italia conosci uti, & reputati degni di valuta, & distima, della mamera che at presente veggiam O. Titola deri tuiti i Marches, conulene iI TitoIo d 'lLLUSTRISMMO,& questonome su deriuato dalle Terre,& C si esti , che stanno locate ne confinidi alcune Prouincie, percioche in lingua Tedelca,Μarca; risuena it c6- fine, & cosi an ene fi pro ua mi capitolo predet to,ne grusi de Rudi, coa
que seeoli di Longobardi, i quali co-
minciarono a portare in vloquella voce di Marchest, erano confini d'aitre prouincie,risposte ne idi dei Mare, quantunque altri vogitono, cheΜarchesiato significhi Maestrato, altri Plesidentato,alc uni Prouincia a comunque si sia, ci basta che cola leti toto egit e una grandeZZas conce.
duta alle persone di qualita,che possesgono vastallaggio, & perche h no essi la Degnita ti, sieme col domi nio sopra Vastalli, dirit tamente pos sano meritate ii Titolo d'l L L. GSTRISSIMO, tanto seu che dat RE, ii qua Ie attribuiste i Titoli, & con a loro insieme t ordine dei gradudimento
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mento det Ia precede neta, che est a Ioro , sono chlamati l LLVST M.
ci oche questa voce e traita dat te conte e , che sono simit mente Iuωghi habitati, & indi posio no ancheessi per colat capione meritare it pred cito Titolo di Molio ILLUSTRE, si perche ii Re toto da it Titulo di Spetrabile, & non pili, & si anchora perche te Conice predet te sono elleo atquanta minore stima, che DC a
prccello cap. I. st is dicatur Dux, Marilio, Comes, o c. con queste pa Iole. Qi vero de aliquo comitatu in-xe litus es: comes appellaIur, ma nesti anni piu in die tro i Conti strono iliciali, & anche Gouernatori de' Regni comegia ne i Codice vi sono molli Titoli de gli Vffcij di coloro. Et ait resi quelli che legge uano perio spatio di venti anni continui nepti studii public hi si chlamarono Conti Palatini. A tuiti l COLON ELLI, & Mae- stridi Campo, per ragione deli v ificio conuiene it Titolo di Molto lLLVSIRE, percio chei cotali Ussicii rella nobilissima arte militare,si pos
priuati, i quali sono nati in famigliadi Titolo, eo nute ne l'iLLUSTRE, per i agione dei sangue,come peratio di e si empto;vn IDuca haura quattro figlivoli, que figliuoli tuiti perragione dei sangue meritano i 'ILL STRE, & cosi per consequentea'Discendenti loro si potra attribuire questo Titolo, ii quale ali hora si perdera,quando alc uno de predetii discendenti, maculera Iasua Nebi L
A tulit gli altri priuati Gentii LIquomini che sono ut famiglia, antica conosciuia, & Nobile, i quali oesti,oiloro magggiori hanno parentato con attre famiglie nobili di Ti- toto , conuiene i I Molto ECCELLENTE,per ragione dei sangue. R tuiti coloro, che posseggono Citta, Terre,& Castella, i quali co rotta mente si chlamano BARONI, quantunque non siano di famiglia
antica, conosciuia, & Nobile, tocca
loro auule ne per ragione det vastal-lagggio. ri tuiti que Gentii liuomini Nobili di qua lunque Citra , & Terra det Regno, conuic ne ii Molto MAGNIFICO; auertendo che c tale Titolo si dee pari mente a Dottoridi Legge, perconto dei grado cheessi hanno , anchorache non stario
nati da Padre, & Madre Nobili.
pol aridi piu bassa conditione, puo dat si ii Nobile,e'l Mes lare, non per che quelle voci non sieno elle dimotio honore, ma perche l'vso presente Iericula in gutia, che quasi haloro mutata Ia propria Natura, & IaDegnita, nilla quale ne gli anni antichi si tro uarono, come di sopra habbiamo diste mente rapportato.
ii nostro Discorso, pol cheliabbiamo gia det to checola itala NOBlLTA, & in quante mani ere ella se diuide, & come in te idue conditioni si richiepgono; te quali sono, Antichila,& l splendore,& habbiamo in olire narrato cui A a 3 cosa,
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eosa sia Famiglia,& come intendere si debbiano gli vi ficii, i Titoli, & le
Degnita, & attre si dimo strato ches gnificato portino seco quelle voci N obile, Magnifico, Messere, Signore Eccellente, Circonsipetto, Spei tabile, Illustre, Illustrissimo, Eccellenta, Aliezza, Serenissimo, & Maesta, ocinsie memente habbiamo discorso idisconueneuoli Errori,che dat compartire confusa mente,& vant aggiosamentei predetii Titoli nascono,&vltima mente ragio nato dei Modo come si polrebbono da hogo in na-zi regolatamante attribuire. Rimane hora, che I Eccellentissimo Signor
Conte di Miranda , degna mente Vicere di quesio famosissimo Regno Napoletano, a cui Io diri Zao questa mi a picciola Fatica, colla sua usu a viata, & singulare Pruden-χa si complaccia di risor marii in guisa,che dandosi a clascua o quello Honore, che ragione uot mente si dee , togliendo at tutio quelio via
scia che colate risorma si desidera uniuersat mente da tu u.
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DECISIONIBUS SUPREMORUM TRIB UNALIUM ERegni Neapolitani decoratae subnectunnir. ALLEGATIO LSUMMA RIVM
a Magis ratias infriores in ostieiss m Ie versantes m paritiam mi ursas I uera ii quinione ulcisci mandasur. a casus infacto pecursus proponitur.3 λ esas extraordinarra quatiter Gubernatoribus prouinciaria cocedatur . 4 Potestas extraordinarra, qualiter in natu ecclesianico, Francra, Medio. Iani,ct alibi appellaturis Potenas μιraordinaria de ture com m unt arbitrium nuncupatur orgine habens ἀ manu Regia . 6 Populus Romanus manu Regia utila
7 Praeminentia M. C. V. in quo consistere videtur.3 Dis hentia, qua inter praeminentiam M .c. Opore Hatem ad modum bellir
llo Praxιs proceaendi vigore praeminentia M C. V. refertur. I P eminent a M. C. in eertis delictissantu admitt1tur, e fersonis. nu. 2 6.1 2 'Aemιnentia M. C. non admittitsoLtemnitates de pure citi;ti inductas. it Praeminenιιa M. C. V. Iolemnitatessantum de rure gentium iniroductas admittit. 14 Solemnitates raris gentium veritatem
facti requirunt. Is Princeps non pote Aper eoncessionem cath unque potesatis derogari ruri naturali, aut gentium. I 6 Appellatio neque defensio admittis
per potesatem extraordinariam mmodo procedendi ex praxi viti recc-pta in notorijs criminibus . . I7 Ponderantur verba text. LI. C. quom
I9 Laex sine ratione erit reicienda. a o Iudex habens libertim arbitrium deisset prouidentia acti veritatem in
a I Defenso quae eum sis iuris naturalistosis non potes per liberi arbitri, cf-
a a Iudex militari modo p ocedens causa expedire non poterat ab se solemn talibus iuνis gentium. a 3 Factum , ae inris naturalis veritas tolli non pessunt.
Iudex , fl eι de veritate facti liquido
connare non potes, vel aliqualiter buam contingiti autjussicλιο ur1a xur,vel veris militudo/ιm repugnet non debet ad sententiam deuenire. a s Veritas facti praecipuum effundame- tum potesatis extrao ιnaria viripe liheri arbitri=.27 Potenas ad modum belli praeerinia
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ct iudieatum, O in eorrigibilem pro-eedit .ro Ratio concessonis potesatis ad modum, belli, qua Princeps mouetur,refertur.3 a Forascitus quis nam dicatur , exprimitur ε
adducituν aduerissumologicor scitorum enucleationem 36 Sententia tunc exequι debet aduersit notorto orasitos nulla admi a defensione neqae appellatione,contra quos per horas proceditur,ct 39. 3 3 Iudicio Iudicissandum erit circa
36 Minor potius in dubio, quam maior praesumitur.37 Iudex tenetur quaestionem a talis ocu lariter deIerminare, osse decisum. 38 Potesias ad modum belli contra mino
flo Potestas procedendi ad modum belli nulla praecedente ma , neque indi-rio, o captura non admιu Iur. 4r Iudex nutium reumfacere potest, ne interrogara ab tie indilijs . 6 Iudex peccaret sub ue 1nditise princea ensibus reum interrogaret, oe 7 . 3 Inauia praecedentia ad ιnterrogasi nem, qualiter esse debeanι remisiae. ηε Iudex nequit ententiam exequι capiaςalem 1 non asmisa appellatione ex cap. Regni. I co esto nulla maioγ probatio noto NUMit , O vim rei iudicata habet. 6 Appetiatio su nouoes quando denega. νι debeat .
η7 Notorium Ddri permanentis, quando
8 NMorium facti, qualitre dicatur. 9 Diuersitas norori' facti, vel auris avidueitur. Io μιorium iuris, quando eonnare dia
ret Notoriumfacti con Nit, in eo, quod
mistimes, O de rescientia habetur, quod impugnari non potes. Appellatio aenegari nullatenus possit ex Iententia prolata vigore confesso nu ret,auι probatιonis facta. I s Appellatio Mnegatur reo confesso, conuicto . Appellatio,an denegari debeσι eriola confession pontanea cuius vigore condemnatio obsequa ta fuerit. I DemensIponte confitetur , Osse iudi
3 6 Nemo dominus es membrorum suo M. 8 Delictum in genere , quando dissera a
confessione rei, non habetur ratio.
8 Idem eii non apparere delictum in
6o confessio emanata nullis ρraee dent bus indilbs nullius en roboris. I Condemnatisu equι non debet ex ς fessone emanasa absque legitimis in vitise pracedentibias ad poenam ordi
narram, sed eatraordinariam. 6 a confessosacta coram Iudice incommistente extra locum iudicij, nee Iiarici pro tribunati ferinxe non valet. 63 Iudex nomine publico confessone ree p1ι etiam parte interrogante. 6 um,m noceat debet cream omni otis iudicibus emanarιsiplures t.
O limitatur. num. 6 ad ε CO o Iacta coram illo Iudice, qui
poιesiaιem condemnanssi non babet, non valet.
I Iudex procurare debet in quantum potest veri ape delictum consessum esse verum, O tradatur cautela. 7a confestost non sit verisimilis, O pr babilis nihil operaretur sed debet ei eumfantias, ct qualitates isti Jι c se ais inuerigare. 73 confesso non vensicata instiis qualia talibus nonI Icιι ad coxonandum.
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Diuersiorum Iurisconsultorum. 28s
τε casus refertur de eo , quod confessus
ferat hominem occidio in certo Leonon facta diligentia Inuen Ionιι ς daveris,ut non post condemnari.
τε Iudeo condemnat reum non facta dilige tia ver eationis qualitatum σι t in lata culpa, O tenetur. 7 confessis,ut δε tat adeondemnandus qualiter se debeat. 8 condemnatio, an rite procedatsi praecedente confessone fa Ia in iudicio inquisitionis fuerιι repetita. 79 confessus, an condemnari pint nulla
So Iudex male con. mnaus graui poena puniendι,licet non doloιὰ, per ignorantiam.vel imprudentiam, O qualiter punitur num. 8 l. 8a Iudex condemnans aliquem calore iracundia, aut nimia crudelitate, quatiιer punirι debet. 83 Iudex condemnans aliquem ob negligenι tam non vise procem, nec actis percunt atra, quat ser punitur. 84 Iuaex1n Iemem iando aebet sudere, ιaborare pro veritate babenda, atras erιι in lata cklpa, O qua poena puni
26 Iunex conaemnans aliquem istunὸδει enter, quati er punietur. 87 Iudex propter inrufitiam condemnas ad mortem, dicitur dolo facere. 88 Iudex eondemnaηs aliquem at imp risiam, qualiter puniri debeat.
Sy Nemo debeat i ineium assumere, in
bata praeedenti tonina, vel metu aliquo, licet ex inter illo ponte comsteatur .
9ε confessio superueniensse re nullia reditu , flab initio fuerit extorta
metu aliquo. 9 Improperatio contra Iudices sienter sanguinem humanum condemnates retim ex abrupto.
96 Confessio eorum , quae in tortu a Funt validantur, nisi erit in ea perfue
97 Iudex supersedere debet in condemna. ι iove poli conssionem ιn tormentis factam, O aviare reum. 98 Confessi acta nullis praecedentibur iuditθι respectu principi semper nulla G. Mendisu 99 conse facta per reum metu tormenisiorum se desponte facta fuerit, O
lapsus esses mensi a te illaIa tonara iniuste, an valeat. Ioo Iudex debes /abere oculam ad ver
Ior conse o minoris rati ari debet cum consensu curator T. ro a Iudices veri ιιιer ire prasumuntur,quod noLum est omnibus de ρορ- ιειυnde equitur mamfesta probasis. Io 3 Iudex panam debitam excedendo i
xo 7 Decisio Senatus Hiisan. producituν eontra Iudicem similiter per imper
tiam reum condemnantem. Io8 Pana mortuμι locum vendicat conis ira IudIcem condemusnIem reum
pana mortis indebita probato dolo, vel prasumpto eιiam nulla datas
ros Carolus Secundus ferit fuOendere Iadicem, qui iniusὸ condemnauerat
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'r Ir Dolus in dubio non afumitur,sed ti- Agistratus inscitorea
mitatunnum. Ira. RV in qui conira solitum
Ir3 Iudex nullis praeedentibus inditise Cli et Iudiciorum morem,
reum torquens es in dolo, nam proca- cotra requisitas a le
II Iudex tenetur ab iniusistam insin resque ritus , quid dum, O ad litis estimationem. stcerint, aut admise-1I Iudex in dubio non dolo,sed per imp rinr, id non solum in partis offensae inis ritiam mase iudicasse praesumitur. I iuria m,sed in summi,& premi Magia II 6 Itidici Merenti male iudiea e per stratus, cuius vices gerunt, dedecus imperitiam nou creditur, o praesu- converti, severaque ab eo i nquisitio-mituν in eo dolus non lata culpa, nec ne ulcisci, Imperat. Valenti Theod. imperitia. ' Archad. praefecto pratorio orienns r tr7 confesso extorta metu tormentorum seri erunt in ιμ quos Iudices C.de Us pontefacta appareret, arguit dolo- praefect ratoriorientis,ct uorici,quod se Ieriptum esse. idem firmauit, Zeno.in I. I .c.vν omnes 128 Eualitasfacti, qua dolum demons ι iudie. O ing. nec talis auth. vliud. nulla palimione velari potes. ne quoquo I r. δε-ὐbar Doctis-1 Is Iudex enormiter partem laedens, veι mus Regens Tapia ad archio Belmoniis fecerit nororiam iniustitiam proce - in ι . 1. de conLI. Prisc. par. I.cap. do sine causa cognitione semper pro num. 8. DII Greg. I μα inpar. 3 L a fumifur esse in dolo. O aDnt. 22.Bouadg.in apotit.tib. . rao condemnatio nullasubsequi potes ex cap. I .num. I 8. Andr.de Uer.3t xit. qua confessisne illegitime extortasti pe Ant Regal.in verb. bona committent
Iaameiates vocanνο- ὰ 'inein nulla Partes offensae iustitiam petunt, iu- causa exprem,quando ies delinque- sto commoti dolore iniurias suas pedirent, quodes urereptum. sequetes,Supremum vero, de Regium 123 O rates Imperium batinus, σοι. Tribunal, quod non tam priu*tas in- possunt roerceri a Principis man- iurias punire,quam publicam salutem, dato. α quietem sollicite procurare debet,
, γε Inqui ii nequeunt habilitarino eria offenditur quando Magistratus inse-mιnibus mortem ciuilem, vel natu- riores, qui tanti ordinis Maiestaten ratem,aut membri mutilationem imis imitari volunx, quique se iactant eius portantibus ,sedeausam in vinculis restrre leti aginen, & Icprescutare vi- dicere . . . ces, Iudiciorum Imperitis, & et toruma a 3 Inquisitus detinetuν in earceribus, tenebris sulgetem Clarissimi Senatus quando incipit conIIarriae delicto. i spIendorent obscuram,unde propriam rao incialis perpetui pro delimsfustem vindicantur iniuriam supremi Coli duntur ab administratisne,cto is, teralis Consilii Rectores inquirendo o in quibus eisinus. contra Magistratus Prouinciae Capit, ra7 .ciatis obfa ratems penditis ab natae, qui Regia potestate innasi,M Pro cis non expectato vicatu . . i regis, di Collateralis Coasilij no mine Ia8. alit perpetuus ob bomieidium, tanquam eorumdem delegati, negi o similia delicta grauia suspendituμ etis iudiciorum ritibus, legum form ab Ocio. lis, tantaque supina negligetia eorum