Uffizio dei defonti secondo la volgata glossa latina parafrasi italiana

발행: 1781년

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tes tempo non si trovi esempio , che i Principi con- Mutatori portassero in lachiavith i Re vinii : ehecio, sosse uti Be , e ehe sede menato in ischiaviatu. La schiavi tu di Giob si vuot dedurre dat v. IO. Cap. 4a. che S. Girolamo tradusse , Dominus conversus est ad paenitentiam Iob o ad conversi eis Iob .l Cappuceini estiaman conaro tal versione vulgata, per altro conforme alla GD a , e a quasi tu te leversioni , e dicono , che questo h un senso' mora-is, e che letteralmente x I' Ebreo deve tradursi eaptivitatem . Ognuno si maravigliera dei gran zelo A questi dotii PP. che avondo con uri sistema continuato ridotio turto it te amento Vecchio ad unsenso missico perpetuo , quὶ saccian scrupolis d'unae ressione innocente . Si che debba fradursi 1' Ε-bseo convertit captivitatem, ε pol scuro, che so is questa espressione debba intendersi a foraa laschiavilli materiale solio un Principe conquistatore,

quando niente se ne p3rla nel corso dei libro λ Νoi non diciam continuamente io Ion fra cateue , si rompati questi lacci, vulio Ucir di pruione , tenga effer mai stati in Babilonia λOra per una espressione ambigua d'un verse Nio, non mi pare che si debba sar violenza at testo seneta necessita , non essendovi bi gno di mendiearsual per Giob , e figurarci una schiavilli, quasi i

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va si1lla porta delia Citi , e saliva sul Tribunale ;e consessa, che avea gran cura de poveri, e chenon andava se non bene, accini ce ponderava b

ne ogni articolo delia Causa a . Come uomo delsoro fece uso nev suin libro di tuite V espressioni forensi de' suoi tempi, e diede l aspello di un glu-digio Ormale, e di causst allaE condottae sua verso di Dio quella da Pio versa di se . Egli allude

continuamenue a tuiti i, riti det foro. Criminale, echi raeeootesse tuite I'espressioni , e te ajuxasse colis attre notiate , che si Posson ricavare dae altri libri, oὶ 2Panaeo pracedebam os φω tam Civitatic, ct in platea ponebant Cambedram mihi : pater eram pauperuin, ω eau iam quam nesciebam dilige issime, investigabain. E' notissima la siluaetion deI Tribunale alla porta della Citta presso gli Orientali ι ed ε eeIebre it pallodet salmo patiandosi d' un buon litigante, che non sismarrilce net Tribunale net pariar la Causa avanti aifuoi avversari r non confundetur cum loquetur cum ini inieis suis tu porta .

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b Abstulisti pignus fratrum tuorum sine causa , Mnador spoliasti vestibus. Aquam Ialso non dedisti , o

esurienti subri axisti panem . In fortitudine brachii tui plfidebas terram , di potentissmus obtinebas eam . G- οι dimisisti vacuas, O lacertos pupillorum commi

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ma egii dalle conseguenze tirava gli antecedentἔ .ci fon gran castigbi, dunque ei debbono essere gram retia i Dio ὸ giusto Glob ὸ castigato , dunque Giobe un Iadro, an omicida , un oppressore , NO, Ti- spondea Glob, non ὸ eosὶ. Dio ὸ giusto ma nomia ci) faue , ct ' io se reo di que' delitii, cor m' imputate et is fons innocente ; queste pene non misi danuo per tali delisti . Dis Θ podrone soluto , . o. dispone a suo modo delia vita, e delia morte, ,

degli Vomini e tanti emm ei fano ηἰ mondo felici , inunti giusti oppressi ; non λ regois Mura , quanaeo si

stiene, e questa sa vedere con quanto poca ristes sione discorron coloro, che imputano a Giob una troppa ostentazione di sua innoceneta, 'd una temeraria arrogariza . Sebbene te sue espressioni sos

ncipi . Propterea circumdatus es Iaqueis, ct conturbat te formido subita. Et puta 's te tene as M'n visurum , impetu aquarum uulsauia, nota oppressurim ii ιὰ

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stro ravolte a Dio , esse non di meno seri no lsuoi Amici , ed erano vn discarico di quelle calun- niose imputaΣioni. Doetea foris Glob consessare diessere uri ladro pubblico , un giudice , che vende ais justiaeia , un usurajo , e che per tali delitii soLsiva quella pene λ Egli a foraa dovea esagerareti sua innocenga, e dovea dire; che quelle pene se si e nsiderano come pene di delitii dopo it glu-ῶrio , erano sproporatonate , perchε egli nore avea commasso delittor espressioni, che son sempve relative a que' delitii di furti, di assassinj, di usure , 4i eui si traitava in quel figurato giudietio , e non

labbono considerarsi come una proposiZion generale in astratio, che Giob si vantasse di non esser reo.'un peccato veniale : sicchb pol s' andassero pr

movendo mille questioni scolastiche su d' ogni pa-

le circostanze, alle passioni, a' costumi, at genio delia lingua, at trasporto delia poesa. Ora in questa descrizion di Causae , cum ' lodicea, par che Giob alluda a molli riti, che non potevano essere, che di tempi assai recenti, e chemat convengono alia semplicita patriarcale , quando it Capo delia famiglia senaa giuri prudenga' λ molaria, era Principe, era Re , era Giudice , o Arbitro de suoi distendenti. Nel CV. III. v. 18. vetate, che si parIae deii ' azion personale su' debime tori

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tori specialmente poveri , che in carcere patav.M. cia corpo quei che non po evano col danaro . Nes p. Util. si lagna delia carcuratione, e si partadella pena delia forca. Nel cap. Iv. parta della suisbornaaione de' testimonj , che non volevano etiamtanarsi per lui. Νel cap. XVι I. v. 3. parta della si- curta , ed allude ad un rito, che chi si presenta .aper mallevadore batteva avanti ai giudice la manci

det reo a . Hel cap XXXJ V. si parta deli' uso ai

nbn seotissi ii reo se non presente . e nelle sorae . Giob in tuiti i suoi discorsi non si lamenta, comeabbiam aetto, det gludigio di Dio, ma della m mera di giudieare: egii dice, che sulle accuse ε lutiniose dei suo avversario 1'avea citato, e P aveachiuso in prigione : ei stava sicuro , che giudicar si , risultasse innocente , - il gridiato tirava axungo, ed ei frattanto dovea starsi in catena . Elin xinsaecia a Giob , che non fastea Ia pratica, e dicea Dio , ebe ben facea, e che Giob non poteva eL

sere inteis se non in laeei b) . Giob veramente

ain Pone nunc vadem, quis pervulere vult manum moeum ' Coia rEbreo . L'ignoraneta di questo esto benespresso dat Ceruti nella sua versione ha os talo it passonella Vulgura , che dice cujusvis mavus pueπep cstntra me .

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eome Uomo det soro sapea questa pratica , ma egliereMa , Che Dio non avesse bisogno di assicurarii MI reo, quando lo poteva avere in mano sempre, eha Io volesse , e che per isbrigar la Causa nepp se avesse bisogno di iungo tempo, quando conun'occhiata vedea tutia la vita di Giob , e scorrea quel, ehe in contrario , e in favore dirii po-

ter. Questa h presso a poco tutia la disputa dicio, , e des suor Amici, e con si belle immagini forensi Glob vuob dire, ehe quanto so amo inquesto Hondo non E sempre pena dei peccato a tuale, giaecis la pena si da dopo la semenaae, e aesta sentenEa si dὶ dopo morte, ma ε una pruora, che per indagar lae verita nel corso dὀlla Causi, eh'h appunto, la vita umana , fa Dio giusto

re caluaritato . Giob non dissido mai della giustigia di Dio mella sentenaa, ina tra l' espressiona parve, ehe si lamasse, deI modo di procedere, e che pr tendesse , che nore si dasse' l ogo a q-sta Causa . uindi per questa secondae parte su da Dio ripreso, ed egit confess, di aver trascorso a net C .XXXIX.

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v. 34. Gli amici di Giob errarono, disendendo , che Dio non potesse qui punire alcuno , se in raper gravi misistit, e che chi sosDiva qualche malanno , necessaria mente douesse essere uno scellerato . Giob non pecco , o sia non errδ mai nel dom-ma , e nella diissa delia vera proposietione , ci ebe Dio poteva a suo arbitrio disporre degli Vomini , che non avean dritto di Iagnas, ma nella disesadella sua Causa particolare Meedε qualche P Co , sebben meno di quel che si crede comunemerate,

ora in rutte queste immagini dI Causa , digiudizio, di riti sorensi, Ognuno riconosce in Globr Uomo det foro de' secoli . posteriori , e non glai' Uomo, che prima delia terge fosse vissuto aὀ usode' primi Patriarchi, quale ordinariamente ei si di- pinge da' Comentatori. Ε' peris da avvertirsi , perchi contento det mio sistema vol8sse illustrar mag-giormente la giurisprudenta di Giob , ch' egit esendo stato un Idumeo, e non Ebreo , i riti det suo paeis non corri spondevano in tuti, a quei degli Ebrei, e che invano talor si cerca lume da' librisanti , potendo pi. tosts giovare quel poso, chos a delia legislazione. Araba Antica . Cosi nes Cap. VII. U- as. mi ε riuscito di offervare , che Globchiama egualmente alla successione delia sua eredia

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stumava fra gli Arabi , e su adottata da Μaome, to a , ma contrarissima ali Ebraica legislazione, per cui te Ammine , esistendo i mascuj , erano

con questi lumi della giurisprudenga det foro, a cui Giob allude di continuo , ogga ognuno Perdarisne un saggio quanto a proposito si potan tra- durre que squars dei cap. X. e Cap. XIII. che lachisia ha inseriti neli' ossicio de' Μorti per uso dileaioni. Apporremo qui la nostra version Latina, e I Italiana accanto alla Vulgata , ehe PCr mameanaa di tali notiate E non poco oscura cc .

aὶ Aleor. Sur. IV.iη Numor. Cap. XXVII. v. g. c Non abbiam voluto tradurre questi due Cais pitoli in versi. Come questo libro non si e ancora 4 noi tradotio, non sappiamo in questi passi dignat' economia ci serviremo per li metri , e per eut-to lyestetiore artificio delia poesia . L' oceasione di averti tradotii in prosa E stata per inseritii neli' os ficio de'Μotti . Le leaioni per distinguersi da' salmi o io' inni soglion prendetsi da' libri storici della Serit-tura, o datΙ'Omelle des Pades , e si riguardano come prosa, perchi sen lesioni, noli canto. Non abbiam Medulo di cambiat liturgia .

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CO X. v. I. Taedet ammam meam vitae meae : dimittam advorsummo eloquium

quar in amaritudine animae meae . Dieam Deo: noli me- condemnare ;indica mihi cur me ita iudices pnumquid bonum tibi videtur si calumnie

opprimas me Opus manuum tuarum, & consilium impiorum adjuves δ

Taedet animam meam vita mea: Sine , Domive , mo ipsum meam Causam perorare. Si quid transgrediar , his id homini malorum vi opprebo . Dicam igitur Deo : Si me vis

condemnare,con

dem. ,sed eum Ao die mihi.

ini judieii oraeo, quem tenes ' O-

rum ego sum . AEquitas tua pro me e se debe-

Pt Interim videris eatamnias inimicorum non modo non refranare, sed ita a-gcre , ut impii

suadeant, te es

In questo stato mirinereste di vivis piis . Lasaiate , o Signore, cho io parti un poco la stensa mia Causa es la pase

a Espressione oscura παφησον μ' ἐμαυτὸν si hane' Settanta, e I' Ebreo corri sponde : dinota effere a vinvocato di se stesso . h) Questa , e l' espressione seguente . plena dicaricatura orientale: il vero sentimento ammollito aInostro gusto s' . cercato di dare neue nostre versiona.

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