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ab di tuiti i vegat d'una immaginata poesia, e ne seco una specie di tragedia . t salti erano noti, e te circostanae tuite, a cui s'alludeo sapean si a suoi templ. quando tin tal libro pasib nel Canone fra gli Ebrei, palehe Prosera fece i Comenti alla tragedia per eoninsin arsi la memoria di quei salti, e di quelle circostange , ehe ii corso det tempo pol ea fare obbliare .l primi due Capitoli son lyargo mento della tragedia : ecco it motivo per cui sono stritti in prosa: non han che fare colla tragedia di Giob ,ε son di diversa mano . Quel o medesimo Comen litore in fine stimo di aggiungere in una nota 1 eis
fila delle eoso dopo stiolio it nodo colla pariata .i Dio, che stendendo dalla maechina chiu de lauasedia e dar notiata delia felicita di Giob, della fimperata salute, det ritorno at primi ero stato, e finalmente delia sua morte . Tullo questo h in prosa , ed ἡ di diverso Autore , come specialmentes rede dalla notigia della morte di Gi ob medesino, e non ha che sare colla tragedia, perchὲ .
una nota dei Commentatore . Uguat mente dei Comentatore son molle parole inserite net i sto , che ransemplici note marginali, come net Cap. XXXV I .
Respondens autem Dominus Iob de turbine dixit .chi legge ii testo vede, che queste parole non hanno metro, e son di altro sti e . e non possis noeilere deli' Autore Idumeo. Si usa in esse ii nome
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dia. 'Questa e nota dei Commentatore Ebrea , chealia Amargine dei libreo vi appose r Ali' apriHῖdella foena comparisce usa nube , da cui vim cir- condato it Signore , che cosὶ paria . Questa mia con-gettura si conferma dat vederit, che dei nome di Iebovab si fa uso ugualmente ne' primi Capitoli in prosa, che contengo a it argomento delia tragetdia , come abbiam detto , e son dello stesso Commenta. tore Ebreo , giacchε dagli Ebrei in suori non Hexachi sapesiἡ questo nome arcano di Dio . L' Autor della tragedia chiama Dio , EI, Elaba , Elabim , disi, ma non Iebovab, come Io ehiama ii Comentatore . Ugualmente ε da credersi nota margianale quel, che si legge in fine det Cap. XXVI. ciobfinitu sunt verba Iob , parole, che si rigetiano in
alcune versioni, e si son credule importune , tr vandosi , che Giob at Cap. XXXIX. ritorna a Par lare . Quella ε una chlave, come noi notiamo in fine d' una scena , entra , parte , e non Vuoi direche se ne va, e non comparisce mai pili , ma ches' h terminata quella stona .
Di queste cois io ne ho raccolle non poc h ma basia questo saggio in conserma dei mio sist ma , e resti libero questo campo ad ingegni di meptu selici , e meno occupati. Non si maravigii aucuno ,s 'io sia d' opinione, che resti ancor campo
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a tire una poetica traduatone di Gio, dopo trefia te attre trad ioni di tre celebri Autori , cloh delvavassor, det Reazani, e des Ceruti. I primi due si hia proposto di sare un bel componimento soprassio, , che gareggiasse coli' originale . Vavassor citi dato un elegantissimo poemetto latino. Reazanici ha dato un gran poema , che ε almeno centovolte pia iungo deli' originale, e differisce da esso, eome P Anguillara da Ovidio. Ci son delle otiave raviolose, di cui polrebbe gloriarii Tasso, edariosto, ma la lungli egeta monotona dei libro glunte a ristuccare talvolta . L'uno, e P altro hansitio un poenia eontinuato de ' Capitoli in prosa , e ii quelli in versi; i' uno e l) altro son lontani Limi talora dalla vera intelligenga dei testo Ebreo; si ene Vavatar ne fosse bene istruito. Le loros se son pur belle, ma non sono quel libro distob, che noi cerchiamo . Ceruti ha pili di tutia studiato sult'. Miginale , egii ha capito Glob, ma sit contentato, che pochi capissero, ch' egli Ι'haveramente eapito . Egli ha voluto darci una trada Mone sedete e fovente plena degli stem idiotismi , per cui in certi passi h piis ostura delia Vulgata: cresce P oscurita quando si ristetis , ch' egii non ιδ voluto corredaria di note, ma rimanda solamente i letiori eon sempliei citaEioni a pili elassici in-
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Ebreo solo , onde per vederne la corrispondenisua vi h bisogno d' una gran fatica, che puis . farsi unica mente da uomini consumats nelle linguo Orientali. sEi dunque coll) esatteaza ha voluto supplire a Mel che manca at Vavassor , e ai Reaetani, e s ε servito delia poesia quanto gli basiava per la sua Iodevole intenetione, a cui ha plenamente ademptio . Tulli e tre han conosciuio che il libro di Giob . una tragedia ; ma niun de' tre ei ha dato una tra-gedia nella lor versione . ora se io dicessi intanto ,
ehe il libro di Giob non E sinora capito d* al-cuno, la gente, prenderebbe questa proposiΣione per se . t meraria , e arrogante, ugualmente che la propo- sgione avanzata nella dissertagione dei Movo siste- nua d' interpetrare i Tragici Greei , eloὶ che te Tr gedie, e te Commedie Greche non si sono affatio capite . Questa proposietione non offende tanti iii stri scrittori , che mi han precedulo. . Is non imiendo di quella intelligenza astra rea , che ε Attis mini han di tali libri , e deI placere ch.' es ne imcontrano nella lettura : ita dico, che. non ban tr ista la maniera di sar capirε le toro idee praeic mente at popolo, ii quale non si icontenta , che at 'Commentatore diea, che u libro di sit ob sia undramma , - vuo veder questo dramma e non lotrova quando in vece di estin ode .un poema ia
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ottava rima . Cosi allor dirb, che si son capite , efitte capi re Ie tragedie de' Greci, quando pratica in mente te vedrb con una tradugione rido ite at nostro gusto in maniera che senEa pena con un colpod oechio claseun Hirovi in esse un Dramma per musica de' nostri , e lo possa fare e guire . In tal senis Io dirb ancora, che Giob non s'heapito, e che si eapira, quando un valentHomo cene dara un dramma continuato , e dividera la pro
che riguaraano alc uni movi menti e steriori degit at tori, o son note di qualche Commentatore. Ed eccoci qui in un altro sco glio ove urtanodi animi deboli , e credono, ch 'io gil conduca a Baufragarvi . Questo sistema pare , ehe In debesisea l'autorita dei testo , e che gran parte di esso sainsarcitura di altra mano. La me desima disseoli incontrario motri ne' miei salms . quando Veggon , th Io eon gran facilita tolgo molle parole, e dico baneamente che non han che sar eol testo eo me
in easo similissimo nel salmo CXVii per ist festa tabernaeoli , eh' h un' agione grammatica , in tui tulte te note , eh' esprimono te decorazioni del retto son passate ner testo , o 1' hau raso oseum .
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Ivi in particolare v' ε un verserto che giee: Haec 'porta Domini a justi intrabunt tu ea ; che non hache fare co' versetti antecedenti, n. Eo 'seguenti, od ε stato d'imbaraazo agi' interpetri per tanti se coli, e si sono immaginati in effo tanti misted a1- legorici , tropologici , anagogici, quando era unRehiave semplicissima , che dinotaua , qui si ure laporta det Templa , ed entra Ia processione de ' Saceris doti , e de' Leviti , ed era simile la fungione a queula , che si is presso noi nella Domenica delle palme r E . se ii nostro rituale fosse stampato senΣa Iadiversita delle lettere corsive , e tonde , o negre , e rosse, con cui sono scritte te note, o sien ruis briche, dopo molli secoli non si eapirebbe, chaevuoi dire in meaeto alle Orazioni, percutiunt portam , quae statim aperta processio intrat Ecclesiam 1e si crederebbe un versetto det Salmo , o deli'Orassione , e Dio se quanti misterj vi si troverebbero. Queste dissicotta peris si sanno da coloro, choleggono la mia opera a pegeti, e vorrebbero ch'iorendessi ragione in Ogni versetto della mia condo ta, che lor sembra audace, quasi io dopo it consori tanti, e tanti seeoli mi dem it vanio di vedexquel, ahe nessimo ha vedulo , con dispreΣEo de 'PPiso di altri illustri strittori. Si prendan colloro Iapena di leggere te dissertaaioni preliminari , ove iorendo rasione dei mio sistema , ed ovo ro patio dei
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adri con quel rispello, ehe giusta mente si dee , ehiego, onde n 'avvenga Ia diveritia delle traduΣioni, e l' oscurita . La mia disserta)Ione Delia confervaesone de 'li hi sacri r e deII' Autorita delis versioni , servira dirisposta a tuiti i dubbj, che possono suscitarsi su diquesto argomento . Μa siccome questa dissertagione elle sto stri vendo va in fronte ad un libretto dipreet, che gira per te mani anche delle donne misia leeito d' accomodarmi con poche parole ali' intelligenΣa de' piu semplici, perchε non restino consus, e scandalizetati . Quando io dico queste parois non han ebe fureul teso , o fon di altra mano posteriore , non inten-ἐo che perciis seno giunte salte di qualche Rabbi-
ηο, o da qualche nostro interpetre per corromperea testo , intendo, che non son di quel primo Autore, ma che un altro Autore eguai mente iseirito ἐε Dio, un altro prolata posteriore te abbia aggiun- te per ischiarire iΙ testo , e cho si han da considerare come note . e striversi distin tamente . Questo meccanismo di lariverte a parte, e non continuate, trascurato da' copisti, ha cagionato dei distud, ne, e delia confusione. Dei resto quanto alia vera
sit, , e gli' i spiraetione, che preme se l' ha seritia Glob, o Daniele, quando i uno , e P altro eranoMidati da Dio, e non erano altro, che un istro
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xxvx NUOV. SIST. IUL LIB. DI SI OME . mento, di cui serviva si is Spirito Santo, ch 4 II vero , e solo Autore della iacra seri itura λDi pili queste questioni cessan subito, ove si confideri, che tuiti gli scritiori delia sacra Bibbia fom
ri gato, sic chε poco giova , o nuoce ii contender det Autore presso i Cattolici . Cosi ii corpq della Legislaetione Romana autori getata da Giuiliniano non hcomposto tutio di legat, ma parte di leggi antiche , parte di moderne, parte di consigli di Giureconsulti, e parte di Comentad fatii alle leggi si esse . Oggi hiulta una legge per noi, e s 'io pariando di qualcho passaggio dei Comentario dei Giureconsulto Cajo alla legge Giulia , che si fosse i ischiata nello strivere colle parole delia legge, dicessi , queste non fon paroiedella legrae, ma det Comentatore σπιο , ciis non sa- Iebbe altro , che una mia rissessione per erudiatonee per rischia ramento della cosa, glacchὶ o parole delia legge, o det Commentario omi tutio ha for-xa di legge, e ii nuovo Comentario non ε pili Comentario , ma testo d' uguat foreta, che la legge antica . Hi si perdonino queste proteste, e queste duchiaraxioni , perchE siam debitori a ' sari, e agit ignoranti, i quali solio ii pretesto di zelo dispr--Σano quel che non han mai imparato dalla sanciuuleaaa , e non vogitono imparare nella vecchi a.
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Mi m ire questa disertassone me opprime M
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Huc. adeste. qui . juventae . quIquae . sormae. fiditis Iulia . illa. quis . profusis , temperarit. lacrymis
Cui . parem . nescit. venustas . gratiaeque. effingere Ut . rosa. occidit. surenti . lancinata . turbine Febris . ardor . frustra . adurit. & . doloris. vis . sera Trigido. tremore. nervos . frustra . & . Ossa . concutit Corpus . asperis . ut . usque . verberetur . ictibus Sana . mens . nec . victa . cedit. sed . virili. pectore MortiS . arcum . nil. pavescens. jam . minantis . aspicit Aspicit. matrona . fortis . irretorto . lumine Astra . nunc . evecta. supra. summo . olympi. e. vertice Illa . victrix M. triumphans. nos . gementes . reIpicit Coniugem . χΙatur . aegrum . cara . & . orba. Pignora Quid . venustas. quid . vel . aetas . occidenti. profuit Sola. virtus. otiosis. denegatam . per . viam Sola . dux . fuit . comesque . caeli. ad . usque . regiam Huc . adeste . qui. juventae . quique . formae . fiditis Visit . annos . P. XXXII.