Uffizio dei defonti secondo la volgata glossa latina parafrasi italiana

발행: 1781년

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numquid oculi carnei tibi suntia), aut seut videt homo , S tu videbis pnumquid sicut dies hominis dies tui , dc anni tui sieuthumana sunt temp ra , ut quaeras iniquitatem meam, E peccatum meum icru teris 3

si seias quia Eihil impium

fecerim , cum fit nemo , qui de mauis tua rost eruererum actioni favere . Ceterum tibi innoeentia

gnita r nec oculos earneos tu bes , nec tua

videndi acies rastringitur, ut tua bominum. Dies, , anni tui nequaquam

manii ius; omne est tibi

praesens, nec longis experimentis opus tibi est

ut scias utrum ego peccaves im,

niώαι est. renetione Dei resto volper la mia innocenga non avete bisogno ditante prove esterne.

Uoi lo sapete da voistes i vostri occhi non son di carne, levostre viste non son limitate , comς quelle degli Vomini; i vostrigiorni, ed anni non son come i giorni, edanni degli Vomini di noave te bisogno de' gio ni , e degli anni per

ain Non si eapiste nella UuIgata a che sne domanda, se Dio ha gli occhi di earn et ii sentimento interrotto ses do it gusto Oriental. s'. suppilis

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I OB

Cap. XIII.

Responde mihi : quantas habeo iniquitates & peccata , scelera mea & delicta ostende mihi

Cur faciem tuam abscondis,& arbitraris me inimicum tuum' Contra sol ium , quod

vento rapitur ostendis potentiam tuam, &stipulam siccam persectue

enim contra me amati rudines , & consumere me vis

rum delictorum, di I celerum , quarumve iniquitatum imputatus sum, indefendere possim . Cur me torve intueris δTe judicem ad-gsoso, non ad versarium, tu que me non ut hominem tecum litigantem tractare debes. Sed ess : contra δε- Iium q'od vento rapitur ostendis potentiam

tiam meam, λinterim ad me

condemnandum in meam austeactam uitam iu-quiris , di punire me vis sub Dilami di graaia, o signore , la rubrica delmi. processo quat E i ionulla se delle iniquita, de' peceati, delle stelleraggini, de' delitii ,

ehe mi s' imputano . Misi dieano almeno per pintermi di fendere. Vol miguardate biecol Vol mitraitate come un vostro

nemies t No Signorer volsete giudice , non parte: il mio avversario non siete voi, nε io it vostro. Μa lo sa pure r vi prendete tanta cura dimep Di me , che sono una frondλ esposta ad Ogni sosso di vento Di me , ehe sono vn 'a

questo volete mostrare Ia vostra potenetap Volconoscete la mia presente innocenZa, ed an date in traecia di mieleggereZEe antiche, e

so Verbum judisiorum proprium : nam judices fen tentiam in reos dictam ab exceptoriis, di notariis Fry to jubout eommitti. Hiue judietum conscriptum est tum atque Mum. Vavassor hic.

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eccatis adole-kentiae meae .posuisti in nervo pedem in um, & observisti omnes semitas meas, &vestigia pe dum meorum

consideram . qui quasi putredo consumendus sum ,

mentum quod comeditur a ti-

Pretextu peccati illius, quod traxi mecum e sinu matris. Interim Causa pendente me compeἀibus ad-

dibus , obseervatus . Decisio in longum protra

hitur , ct ego

hic putresco , , consumor ut uestimentum quod comeditur

a tinea.

volete conto d' un peccato, ch'io trasti meeo dat nascere. In queste cose fondate P acerba condanna, con eui volete punirmi: per que ste anticipatamente algiudietio mi avete satio porre i ceppi ai piedi, e non ho liberta di eam- minare un passo se nona vis a delle guardie, .dobbo stare inceppato inprigione. La Causa in

tanto va a Iungo, ed ioqui imputridisco , e miconsum O, c.me nn panno , cho Vien rosio ualla tignuola.

sa Da tutio il- contesto si Vede , che la Causa non era salta ancora , e che si stava partando, ondo Glob si lasina non della pena, che dovea Venix dopola sentoneta, ma della restesZione, pendente ii gludis aio, glacchὸ egli era persuaso, che la Causa si abrigasse dopo mox te, e dopo la resurrezione , per cui volea, ehe restassero Eli alti, come net .Cap. XIX. suis mihi tribuat , ut scribsntur fermones mei y suis mihi det, ut exarentur in libro 'Io ferreo , ει ρ --ι1 flamina uel eeue Iculpantur in Mice ' Scio enim quod Redemptor meus vivit , di in novissimo dis de terra surrecturus sum

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aringhe di Giob , e de' suoi Amici, ayra la chiave per entrare in varj Iuoghi finor creduli inaccessi bi-ti , e ritrovera it tutio connesio 1 e chiaro, e Pieno d' una forEa inarrivabile , a cui pochi poeti, o oratori possono stare a fronte. Μa restera uguai mente persuaso da tal lettura di eio che ho detto , e replichero , che tali espressioni , tali notigie, tali allussioni a 'riti forenfi mal convengono a quei

semplici antichitani tempi, in eui si vuot ehe Globsia vissuto . ma ad una eta per molli secoli posteriore , sicelth sa fra gli ultimi desti seritiori caci diei det Uecchio Testamento . Quel che ta arrestato molii a creder P operadi Giob un lavoro de' tempi bassi si h la belleaaadeli' opera steta . Ella ε it pili gran peazo di poesia orientale , che abbiamo : la magnificenza, lagrandio sita ε inarrivabile : i volt delia fantasia sonmaravigliosi : P energia delle hasi, la scella degliepiteti, P uso delle figure E degno di qualunque

piis gran poeta, o oratore. La viveκχa delie imis magini , la stretiezEa dei raZiocinio, deli argo mentagione , abbaglia , consonde , convince , persuade . Un' opera, che net iublime, e net grande almen supera tutio quel che di poetico abbiamo di Μosh,

di Davide , di Salomone, dispiace it fruaria intemPl barbari , ed infelici, che sarebbe lo ste , che

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ehe il eredere, effersi net secolo ottavo potuto fi

re nn poema piis bello di quello di Uirgilio neli

Aureo secolo di Augusto . esto argomento, che In apparenaa ha des grande appregio resta indebolito, quando si considera, che noi non traitiamo delia lingua latina. Quella MinEione, che i Grammatici han satio deliscolo d' oro , di argento, di piombo, di ferro, di loto per dividere in varie classi gli seritiori latinis h seloceamente credulo un Canone invariabile , ehe douesse eguaimente trovarsi vero nesse altis lingue, scchε ogni nagione avesse douuto avereun linguaggio recellente sol per un secolo, e potha quattro o cinque seebli peggiorare questo in modo , che si estinguesse , e ne sorgesse una nuova lingua. La lingua Ebrea ε durata per secoli , e se- coli: Ia lingua Greca ugualmente, In maniera,che voi non sepreste siluare presso quelle naetioniit seeo1 d' oro delia lingua . Quando si volesse credere iI buon secolo quello di Nosh , eh' ἡ it pili antico , e it pili elegante scritiore, e puro, cheabbiamo, e non fi volesse dar maggior durata alia purita, ed eleganaa delia lingua Ebrea, che fino a Salomone , pure avremmo dant anni a Oo. in eiNea deΙ Μonάo fino a 3 o. ii coris di einque se-eoli , eho tuiti dourebber chiamarsi secolt d oro.

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colo ἡ , quel di Omero: eppure dopo cinque, se e sette secoli ritroviamo inella Grecia a Platant gli Aristoteli, i Demosteni , gl' Isocrati, i Sosocii .gli Anacreonti, e scorrendo anche a tempi pili bas- si , i Teocriti, i Callimachi , e tanti altri elegantissimi poeti, e prosatori . Questo infelice sistema pedantes o di restrIEione si h fatio ancora a , dispello det buon sensonelia nostra lingna Italiana. S'. fissato it buon λ- colo d oro nes Igoo. a te i det Boccaccio , MDante, e dei Petrarca , ed ε ben satio, in quav-to prima di detii Scritiori non τ' era politeΣΣanella nostra lingua, che sorgea dalle rovine delis latina, ma non che a sorEa si fosse douuto stendere at peggio, sicchὶ nel x oo. si ritrovasse l'a gento, net Iso . ii serro, ne1 I6oo. Ia creta, ecosi di mano in mano venire a noi, e seguirea' nostri posteri, sinchε si doura a forκa eambiaria lingua per mancanga di vocaboli da dare a1 secolo, che verra . Se u secol dy oro lo vogliam far cominciare dat . 3oO., e non to vogliam fardurare, che un secolo solo , e non pub questo

secolo in una lingua ritornare attre volte, cho DCisremo dei Tasso , deli' Ariosio, e di tanti illustrieinqueeentisti λ Gli metieremo Bel seeolo di ferro δChe diremo di tuite te attre belle arti compagrio

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settura λ Metteremo net secolo di ferro I Buonaro ii, i Ramelli , per cui contrastiamo alia Greciau primato Ora E da avvertirsi , che non sempre la dec denaa delia lingua porta seco necessaria mente la de-eadenga det gusto di tuite te belle Arti , comesaniamente offerva it eludiziosissimo Tiraboschi ca) .

Avvenne cib nel Romano impero, perchh univer sali surono , e contemporanee te cagionti che i eutrono contro alle lettere , e contro alle belle

arti, e la durata di queste cagioni non permise, ehe risorgessero pisi dopo una caduta fatale . Nontosi in Italia , dove questa caduta per gradi non se mali ci a breve periodo di tempo net sesce to, in cul dopo effersi giunto at sommo delle co- se , i servidi ingegni che vissero, per amor delladorith, avendo trovato tutio occupato da' precedenti , diedero nelle stravaganae r ma siccome questa stravaganga su solo nella lingua, pro seguendosi intanto la coltura di tuiti' i buoni studj, dellescieare, delle arti, cosi si ritornb subito allyantico smarrito sensero .

a) Νella dissertagione avanti ai II. tomo della sita Storia della Letteratura Italiana : opera che fastnore ali' Italia, benehε seritia quattro secoli dopo

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te, cloε na' vocaboli, e non gia ne ' pensieri, non influisce in coci alcuna fuit' eloquenaa. Pub uno strittora essere eloquentissimo, vivo, pieno d' im- magini , forte ne' raetiocinj, giudiaioso , e savio , e statinnio costruire un verbo con uri cata in ve-ce d' un altro, e utar per caci retto un caso ob- 'bliquo d' un pronome : E pub ali' incontro e r povem, sconnesi, sciocco, debole, insignificante , iuri accuratissimci scrittore. in cui non s' ine oratri iacuta errore di lingua is Olire a cib su quest a1- ter agione non tuiti i popoli han pensato cosi scru- Polosamente . I Latini ebber quasi una lingua, ed .un dialetto , o sia tuiti gli strittori affetrarono di scrivere in un dialetici, ped cui, A v'. stato a

i Greci pili sari , e d' ingenno pili libero pensar

no diversamente . Da tempi dy omero, sino a quei di Demostenct ealtaris. lae lingua in minimae, che ledeclinazioni de' nomi, Ιe conjugazioni de' verbison tulte differentissime . L Greci non per tacito non carrestra: ogni Capitale formis it suo dia. letto: i Cittassint collivaro o. il dialetio proprio, e sebbene gli Attici pretendesseroe i: primato , fo se con giustigia per una nativa ,. e non acquislata selicita e venusta neI pariare ,. di nello serivere, come i nostri Tostani , cio non: astantae Pindaro ,

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e gli altri Dorici non s' arrestarono dat corso loro,aε si sognaron mai d'imitar gli Attici : proseguimano iotrepidi it lor cammino, e voltero illustrare alor dialetio, sebbene almeno net discorso per las onuncia credulo it pili roago . Questo tu it m tiro , che si videro nello Grecia quasi tante limgue, quanti iurono i dialetii. ci chε forma laquantita immensa di scritiori tuiti originali : percbhsebbene comunemente fiasi credulo i Attico diale to pili elegante , questo non ha fatio che gli altris dispreκκassero, ma si aveffero come lingue colle. In Italia non gia: la Veneaiana, la Napoletana, la Calabre , la Siciliana son tulte la medesima lingua , che la Toscana ramificata in vari di

ierenis assai fra it dialetio d' un Dorieo, e d' unaitico , che non ei h fra quelici dy uci Toscano ,e d 'ua Calabrese . Cio non ostante tuiti questi p poli non solo cedetiero ii primato a' Toscant, mariconobbero solo in quei popoli la lingua, e I soneontentati essi di rinuneiare alia propria , e di scruvere in un dialetio per loro strantero piis tosto , che coitivare it nativo dialetio, che se Asse ab-bondato di serit tori illustri, farebbe stato non menespressivo, nε men ricco dei Toseano. Gli Orientali sono stati uualmente liberi, ehei Greei : M le naaioni eonfinanti prendevan normada

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M Gerusalemme. Quasi tulte te lingue anticheorientali postan dirsi una sola estes a in varj dialetti, e specialmente la Caldea , la quale essendo nata coltivata da insigni seritiori, sebbene sembri ori

alteragione di lingua rispello all'Ebrea , quarido dati Ebrea si vuot prender Canone , non lascia P r. 4' essere un dialetto , o una lingaa ugoa1- mente felice .

Giob , sara alterata , e corrotta rispeti qiselladi ΜosE , ed a quella usata in Gerusalemme a tempo di Davide, e di Salomone: ma se noi lariguardiamo me una lingua particolare , o undialetio delI' Αusitide , o sia delia terra di Us , ovo Giobbe visse neti' Idumea , che confinava colla Tri-bsi di Giuda, e tacea parte deli' Arabia Petrea , troveremo , che per te circostange della siluaEione, dovea un tal dialetio partecipar deIl'Eureo . e deli' Ebreo aliora pleno di Caldeismi, e 4' Arabismi . or questo dialetio considerato da un Geros limitano de' tempi Davidici, potea chlamarsi Una corrugione, come corruZione di lingua latirea sis chlamerebbe la pili pura lingua Italiana da uta latino : ma considerato in se stesso era una lingua particolare deli' Ausitide Cosi mal si direbbo a'utibuon poeta Siciliano , che strive corrottamen te Tostfano : egii strive net suo dialetio, comunque

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