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Prex' dice dipus, che quella dote, 'io marito gliando, eri per darmi, Hur ob deIR delis celsi rote Sposaso atta, non debba mancarmiPerche di vesti, che mi sonita note Esse placentia ui, olsa adornarmi, O meglio innanci a me mandaris a cieto Sude alle di ai, b offende illelo. Pocosi preret a chi di que fa dono, e perse ritener non glise conceps. AD quelle se accelle e care suo, Che per porgerne abrui tuli a te pisso Di bina parte alpouerella, a buono Che albo quedi di miseria oppresso,
Se per astrui ciba tua mensa, e parca, E per carcer apris, non serri 'arca.
Osi in bel modo fa, chesi ricordecie que ne dona in vita, in regio visne i e troua a pri hi uoi l 'orec te sorde Delia adre disposta ali urar bene.
Lieta consente din vole concorde 'altri stilli e nulla e ritime.
Apieno arbitrio seu a che disso a Perche si antichi leni in e ripo a.
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LUCIA is ille sue cansa con oro,
Et apoueri pol 'oro comparte. Corronstrant, e vicini, e datose loro Dolcesoccoso. En dietos parte Alle edoue, ali orbe, at anto choro Di Sacerdoti non manco sua parte. Qua ente iovo barbaro, egrcco,
'era gia in casa homaipoco rimaso. Stolio , orche alvolta, anchei fu preno A ende horde peris, hordor uvaso. sitiando chelio non fusos a lui moleso, L 'hauea sagacemente persuasoLa nutrice di ei, dicendo , ob ellis Compra volea post esto piu bella. Iperdergli reco non poco assanno, Scorno it ede si si bessato, ira.L 'esse Italo ministro et risi i annomia piugii coce, ba vendetia i tira. Orsea Roman Prestio, e tace ii danno Sol a negletia religio sos ira, Edice ei contra volera Augusto
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Lara hiama Pascasio, e la confortac e sacrificio far υClia a Diana A uidit 'Ange suo a Donnascorta Ris se in voce mansueta, e plana. A Rὸ de riel chi riverenetba porta Ada comando suo non Palloniana, Ese pilo gioua alpouerellia illo, Tal rende a tui gransacrificio, e dristo. Io non homer tre anni altro aifatio, che sacrificio alisio DIO vero e viso, D'Eni immondo pense se cor ritratio I corpo ioci Uni dilatio schim. Hicio hauea per amor seu distratio Achisu mai di restigeri privo, Di holocau Iocii in gli os fero questa Mia ita , s astro homai piu non mire M. Volse saper i Giudice, qua erasiue io, cui rende honor suo ero DIO. Ella, che nulla qui eme, ne L era, CRI STO ris Egli elisio bene, si mis
Sommo conforto e nemo tanto altera
siuanto felice Letopius ritu is D pos prer argi Idoli vostri, Che nulla son se non1. larue e mostri. Non
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Pugna 'io creda asimulacri vani, e fabricando an d 'oro, e d 'argento
Per adora si potius mini insani
Ne per se, ne per altri han sentimento Sesen olfate orgii occhi, ede mani. cie a ditemi Oreochia ne non odi, O lingua baueritae dei parti nonio Come verrem a magito proua, althora Forse tu ut erat he ero e Ulia. Ela feret, Dra quinci a breue hora Che questa tua temerita ti doglia, E cesseran ante parole ancoraci a far innant, a me follia sinu lia.
Prima potia a machina superna Resta dat corsosvo rapido, e leue, Prima lusu, labilitate eterna Potra perder a terra, e 'essergreue, Ch dilui , he a terra si ielgouernacis,i vano rima ain det to breue.
Lesue parole aran vere a pleno, Come, quando disse es, ne piis, nὸ meno
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cuena lingua ne parta, e queste labbia Certos onmie, ma I lescor te, emoue. Egli ne disse, a pensa non shabbia Come habbia a partar, per e negioue , Disanci ab Regi, ne con ira, e Olbia Vorran dinoseras retione e proue,
siu lsantostirti suo habita in not. Ne tisi quem dis di merauiglia,
'habiti dentro noi celeste nume, Che doue canto aliun iure consiglia , charitate abbraccia, ese coInum , Erche a 'in puro cor di litto piglia,
A quiui ipsa liga te plume. sitient e diluis auesanetis, e degna, E come in templo suo, qui viae, e regna. Dis se it Prestios ei Fauolesono Esogni anili a fallo, e di te degni Io che chesia, di torti questo dono Eposo in poterisio, tu is insegm Eperfarne a proua, in preda dono Senetis indugio i tu eno a chis et ni Inso macchiaris, se ne se ua in tanto siue Io, che dicitis Pirit Ianto.
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Acorpo mai set alma contradice, Se malisio grado illocet altrimi tende E dat sim moto ii sacrificio elice DIO, be a mente ripugnante intende,
nisi de Dapero, ne guerra iudice. Guvnsolaritto ole premia, gradiscro contrario a virtu ere, epta sce-
Gonna, bio vento, e ric rirmen iramo,
Cosi uolet acrilegosurarmi La cantita, ch io mi con erui, amo Pario de corpo e viva forra farmo, Asa dis orata non pero mi hiamo Che era a lita net cor,inueris,
Eglisol a conserva, Cli a perde. Non e in tuaforya I cors delia personata pur quel, che tu uoi contra milvulia cie tutio esse mi uo donia corona, E L ero sauuerra, non misi toglia, Ma oce dentro a cor Alce mi uonach GIESU sua merce tanto non voelia, Ne orra comportar, he ista horrenda
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cualetolia astrui dissicilesimo irauuel, ch' u haue in sua balio crede, Isu disii coni 'aversariogio ira, E farie vuo con a moria feri. Hor u ggiam se a guerriera norira Soggiun e althor uanta virtu posede: Esella hascuri di si durosmasto,
Chesi post scherni da tale assalto.
Equenio detto , ad huomini lasciuio predidie astanca, humii donet ella. Come, quasso passati, caldi estiui, Spessa pionia da ciescende, procella,
Da que t falda di montagua, e quella T, quelle Anet, di fetido morso Veloci verso leturilia it corso. Edi menaria pol concordi furoo parte, che o nome anco distisce AD a te si trouo que corpo puro Rima se aflso in modo si tenace
C 'a rimouersaria IIato men duro siue duro monte, ch'a Marrocco face
Ombra o largo, e spar is tergo Dineui, e Piaccisempiterno albergo.
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E e mouer i monti alcuna volta Vuanto agraue a a terrenire mole Tutia in quel corpicciuolo hebbe raccolla. Allor seraba union vera senet arteis par de tuitosuograuo a parte.
Pone architello alta colonna, egraue,
Esura questa pol di passo, inpasso
O volta an gia, o ferina 'architraue Dismoueris indi i u pote . casso Efacit modo come pria, non have Gai non hebberguit omini maligni Forca a mouer LUCI con mille ordigni. La legaron per merso, e de a fune
Dierono i capo a zari torsergenti. Ancora stra dat 'ondes ne Vidi albo per catenate genti. Tiraron molio, maiesta deiune Le Elie, Hi pri hisen portaro itenti Ci cun inda ob assatica et foret,a 'tunser mano a m ob for a a foret a
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siuenti coa ridi, e conde Ueret edinti. Ma disti dor an eoi terghi uoi Cadde a terra dasan e a vinti. L 'entrem e delia lor possa e pol Muttirenta di meramglia tinti, i e sat uiderperosiosti, heu'opra Era de cieto, e delsigno risura. , he con modo da te sol intesCimmensa naue di Hieron leuani E con leuefatica Cnigra pso AIoue di loco a loco ti antasti ARCHI MED E ancor tu da stupor prese Atto diresi, ne io far non basti, Ac 'ast inregno, dondes tuo deriua,L'arte edisce e di poter a prina. ue os Pascasio no no ero
Cosi rugi cmpi, e miscris guaci, ala che questo auuenisse, hebberj Uero Per incantesmi suo troppo tenaci. Emodo diguasta que magistero Chi sero se altri incantato allaci. Cheper torre a VCI Alesu orti armi
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E comando chel foco a mano a mano
Hauesse a consuma que duro se lio. Esto geri pra et con larga mano
Pece , esitum e resina, Clio Pergiunge forca a ui, hei picciolhora C esce in immenso, Uni cosa vora. Ella , he da principio in terra gia que,d Anse inta di funi altro riparo, Se non chel nome di GL Sm non acquei et u punio salute auaro cie com'i mare intornos et 'alte acque Hauesses arse, e tutio, uti amaro, siuelle aride sche it foco non accense, et i in toccando lor attos is ense. Si merauielia it foco, he non coce,C 'arder non pu pur una sicca arinta Si morauigii Nonae ., hegli nocessuella materia, che vigorii acqui . Come hiuso albor eo erocesi ge i Proeti iniquo, e s contrinia,
Esparis i cor di negro fele, e d 'ira Ne sale di di cui, duos, esios ira.